Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 25 Aprile 2010
Parte I, Capitolo 3: Nani e barche...
Seduta del 24 Settembre 2003
Nani e barche...
il
giorno seguente alla nostra gita che ci aveva mostrato la Divina Speranza,
cercammo di fare mente locale sul da farsi, soprattutto per quanto
riguardava i tempi a disposizione. In realtà, i due mesi necessari per il
completamento delle attività al cantiere dovevano essere più che
sufficienti, tuttavia non sapendo se e come i contatti di Thorin ci
avrebbero permesso di accedere a Bor-Sesirim, ritenemmo saggio prepararci a
partire prima possibile. Cercando di guadagnare tempo, infatti, avremmo
potuto escogitare un piano alternativo in caso tali contatti non si fossero
rivelati sufficienti a farci raggiungere la biblioteca ducale.
In
effetti, il compito non doveva essere poi così semplice, riflettei, dal
momento che pur avendo abitato a Bor-Sesirim per qualche anno, non avevo mai
avuto la possibilità di accedere a quel luogo che era riservato al duca in
persona. Il vero problema, al solito, era nascondere i nani. La loro
presenza, infatti, avrebbe insospettito eventuali pattuglie themanite che
avremmo potuto incontrare strada facendo, così stabilimmo che la cosa
migliore da farsi era ancora una volta ricorrere ad un carro coperto sul
quale nascondere i nostri amici durante il viaggio.
Valutammo
la situazione. Partendo l'indomani mattina all'avvio della rotaia, saremmo
stati al cantiere della Divina Speranza entro il pomeriggio. Se avessimo
potuto trovare lì il carro e le provviste di cui avevamo bisogno, partendo
anche il giorno seguente avremmo potuto portarci nei pressi di Bor-Sesirim
nel giro di dieci giorni, dato che lungo la costa avremmo potuto sfruttare
le antiche strade Auldim e Esmeldiane che di sicuro erano ora nuovamente
mantenute ad opera degli uomini di Themanis che ormai insediavano l'Esmeldia.
Avremmo potuto fare base in uno dei tanti villaggi di contadini nelle
vicinanze della grande città, e lì attendere l'esito dei contatti che
Thorin avrebbe cercato di stabilire.
Dunque,
la prima cosa da fare era ancora una volta parlare con Guglielmo perché si
occupasse, come di consueto, dell'aspetto logistico. Io e Morick ci
incaricammo di seguiire la faccenda mentre gli altri si sarebbero dedicati
ai propri preparativi.
giungemmo
all'abitazione di Guglielmo trovando la porta socchiusa, cosa che ci
insospettì immediatamente. Con un cenno della testa, ci intrufolammo
all'interno dell'abitazione, io con la spada già in pugno, mentre Morick
aveva lasciato andare avanti Dieb, la sua bestiola (un furetto), con il
quale sembrava avere una particolare affinità di sensi. In breve fummo
all'interno senza far rumore, separandoci uno sul lato destro e l'altro a
sinistra, pronti a fronteggiare un'eventuale aggressione. Da qualche parte,
davanti a noi, provenivano delle voci sommesse, come un bisbiglio, che
avvicinandoci riconoscemmo senza difficoltà. Guglielmo stava parlando con
Shair, ed accennavano a qualche contrattempo, una disdetta, a dir loro, che
portava a stringere i tempi di tutta la faccenda.
Considerando
quanto misteriosi fossero sempre stati i nostri datori di lavoro fino a quel
momento, avrei volentieri proseguito ad origliare quella conversazione,
cercando di carpire quanto più possibile potesse riguardarci, ma Morick si
annunciò con un colpo di tosse, quindi entrammo nello studio in tutta
tranquillità e parlammo loro di quanto ci eravamo prefissati.
-
Purtroppo c'è un problema di cui siamo venuti a conoscenza solo da poco -
mi disse Guglielmo, quando gli chiesi se poteva approntarci un carro per la
nostra missione. - A parte il fatto che non ci sarebbe il tempo di preparare
un carro e le vettovaglie per domani, dati gli scarsi e lenti collegamenti
che abbiamo con il cantiere, purtroppo dobbiamo accelerare le cose ed un
viaggio via terra non è più possibile.
-
Cosa intendi dire? - chiesi, incuriosit, mentre Morick sembrava indaffarato
in una qualche conversazione con la sua lontana parente.
-
Come spesso accade con i governi profondamente legati alle religioni,
Themanis ha iniziato un'opera di razionalizzazione culturale e spirituale
nelle terre dell'Esmeldia - spiegò Guglielmo. - In pratica, stanno
rovistando ed analizzando tutte le biblioteche, prima fra tutte quella del
duca di Bor-Sesirim, per verificare che contengano testi coerenti con la
loro dottrina. Tutti i testi giudicati, per così dire, "eretici",
vengono messi all'indice e distrutti appena possibile. Fra dieci giorni è
previsto un grande rogo a Bor-Sesirim, e non sappiamo se il libro che ci
interessa sarà fra quelli destinati al fuoco o meno...
-
Ci sarebbe da sperare che lo sia - osservai, suscitando la perplessità del
mio interlocutore, mentre mi accorgevo solo in quel momento che Morick era
uscito in tutta fretta dalla stanza lasciando Shair con aria visibilmente
preoccupata. - Infatti, - spiegai - se non fosse messo all'indice vorrebbe
dire che probabilmente ne hanno compreso l'importanza, e questo sarebbe un
grosso problema.
-
Forse hai ragione - rispose il buon oste, osservando Morick che rientrava in
quel momento. Anche lui aveva percepito la strana tensione che si era creata
da qualche istante.
-
Siamo spiati - disse Morick, rientrando con Dieb. - C'era un uomo un casa, e
certamente ha ascoltato tutto ciò che stavamo dicendo. Ora è fuggito, ma
purtroppo non sono riuscito a rintracciarne le tracce...
-
Questo significa che abbiamo ancora più fretta di quanto pensassimo -
aggiunse Shair.
-
La sola possibilità è che dal cantiere vi muoviate in nave, quella
possiamo metterla a disposizione fin da domani - completò Guglielmo.
-
Una nave? - esclamai. - Ma lo sapete che abbiamo due nani nel gruppo? Come
li convinco a salire su una nave, accidenti?
Nonostante
le mie proteste, era ovvio che non vi fosse altra soluzione, come intuii
dagli sguardi degli altri. Viaggiando su strada, non saremmo mai giunti a
Bor-Sesirim prima del rogo dei libri, e comunque non avremmo potuto
scegliere una simile possibilità a meno di non viaggiare apertamente con il
rischio di essere facilmente ostacolati, visto che non potevamo avere un
carro.
La
sola cosa da fare era trovare un modo per convincere i nani ad avventurarsi
via mare...
rientrammo
per essere accolti dalle grida di Polgrim che tentava di sfuggire ad Adesir
scuotendo la testa in modo da far ondeggiare le trecce dei capelli e della
folta barba. La ragazza si era messa in testa di costringere il nano a fare
un bagno, cosa di cui certamente aveva bisogno, ma che tuttavia non
incontrava il favore del nostro burbero compagno a causa della scarsa
familiarità che quella razza ha sempre avuto nei confronti dell'acqua. Se
quella scena quasi surreale era causata dalla prospettiva di una semplice
tinozza d'acqua, figuriamoci come avrebbe reagito all'idea di imbarcarsi...
Io e Morick ci guardammo l'un l'altro, perplessi.
-
Non posso credere che un valoroso guerriero erede di Felgrim abbia tanta
paura dell'acqua! - commentò a voce alta Morick. Compresi immediatamente
che il bardo cercava di stuzzicare l'orgoglio di Polgrim nel tentativo di
convincerlo ad abbandonare le sue remore.
- E
dire che non solo Felgrim non aveva paura dell'acqua, ma fu imbarcato per
lungo tempo, ricordi? - disse, rivolgendosi a me che prontamente annuii. Il
nano aveva uno sguardo misto d'odio e di terrore quando si girò a
guardarci, mentre badava bene a tenersi fuori dalla portata della sua
aguzzina.
-
Scusa, Polgrim - dissi, decidendo di reggere il gioco a Morick - ma se fossi
costretto a scegliere fra fare un bagno o imbarcarti su una nave asciutta e
sicura, cosa faresti?
-
Una nave? Stai scherzando, vero? Il bagno, il bagno piuttosto! - gridò
Polgrim, deludendo le mie speranze di barattare facilmente le due cose.
In
quel momento, rientrava Warnom, che subito mi fece cenno di volermi dire
qualcosa. Lasciai Morick ai suoi tentativi, mentre Adesir provava a
sfruttare l'ultima dichiarazione del nano per costringerlo a lavarsi, e mi
avvicinai per sentire quali novità vi fossero.
Da
un colloquio avuto con Colod, Warnom aveva avuto le stesse indicazioni che
ci avevano dato Shair e Guglielmo, ovvero che avremmo dovuto imbarcarci.
Tuttavia, l'anziano e malizioso nano aveva suggerito di
"convincere" Polgrim e Thorin a imbarcarsi ricorrendo all'uso di
un'erba che li avrebbe storditi per un po', in modo che si sarebbero
risvegliati solo una volta che la nave avesse preso il mare. L'idea non mi
piaceva affatto, nonostante Warnom sembrasse favorevole all'idea.
Innanzitutto non mi fidavo affatto di Colod, che sembrava sapere tante cose
sul conto di tutti, troppe per i miei gusti, dato che non le condivideva con
nessuno, ed in secondo luogo sapevo che un simile inganno avrebbe
probabilmente incrinato irrimediabilmente la fiducia dei due nani nei
confronti del resto del gruppo. E data la situazione, avevamo bisogno di
loro, almeno per quanto riguardava Thorin, il solo ad avere un mezzo, anche
se ancora incerto, per entrare a Bor Sesirim.
L'erba
in questione era lo Yadrick, e Morick, che aveva chiaramente origliato la
nostra conversazione, ci mostrò un sacchetto per farci capire che poteva
occuparsi lui della cosa. Ma io mi opposi, preferendo ricorrere a quella
scelta solo come estrema soluzione, qualora non fossi riuscito a convincere
con le buone i nostri compagni barbuti. Warnom era assai scettico sulle mie
possibilità di riuscita, ma alla fine lo costrinsi a darmi una
possibilità, così ricorsi ad un nuovo tentativo di suscitare l'orgoglio di
Polgrim. Sapevo che sarebbe stato il più difficile da convincere, poiché
Thorin sotto certi aspetti era talvolta più accondiscendente di fronte alle
urgenze ed alle scelte obbligate.
Per
poter parlare della situazione dovetti attendere il rientro di Thorin, che
era andato chissà dove, e che sembrava di pessimo umore, al punto che
voleva andare direttamente a dormire senza neanche passare nella sala in cui
ci trovavamo. Facendo loro presente che c'erano delle importanti novità,
tuttavia, lo costrinsi a fermarsi qualche minuto, ed esposi quanto avevamo
saputo, illustrando come non avessimo altre scelte che partire
immediatamente la mattina seguente, con la rotaia, per poi utilizzare una
barca fin nei pressi di Bor Sesirim, il solo modo che ci avrebbe consentito
di accedere alla biblioteca prima del rogo annunciato dai themaniti.
-
In nave?! - obiettò subito Thorin - E' una pazzia, non se ne parla!
-
Non metterò piede su una barca neanche morto! - gli fece eco Polgrim.
-
Te l'avevo detto, vedi? Ho vinto io, paga Gawain! - mi disse improvvisamente
Morick, tendendo la mano. Ebbi un attimo di esitazione, poi compresi che il
bardo stava tentando un'altra delle sue astute mosse. Facendo finta che
avessimo scommesso sulla partecipazione dei nani alla cosa, potevamo fare
leva ancora più in profondità sull'orgoglio dei due compagni.
-
Non ancora, Morick, sono sicuro che capiranno che non abbiamo altra scelta.
Vedrai che alla fine saranno dei nostri - dissi, cercando di apparire
naturale dissimulando il primo momento in cui io stesso ero stato sorpreso.
I nani parvero spaesati per un attimo, poi tornarono a scuotere la testa in
segno di rifiuto, proponendo di muoverci via terra nonostante io ripetessi
che in quel modo non saremmo mai arrivati in tempo per evitare che il libro
venisse bruciato. Tuttavia, l'iniziale incertezza dei nani di fronte alla
falsa scommessa che avevamo inscenato mi diede modo di pensare che forse,
insistendo, si sarebbe potuto ottenere qualcosa. Forse la notte avrebbe
portato consiglio.
Ad
ogni modo, fummo interrotti da Colod, che si presentò alla porta,
inopportuno come al suo solito, mostrando a Warnom una bottiglia vuota che
desiderava riempire nuovamente. Si trattava in realtà di un liquore, che
Warnom sapeva produrre con le sue capacità, denominato "Olio di
torcia" per via della sua sconvolgente forza alcolica. Non vi fu modo
di liberarsi dell'anziano beone, il quale insisteva per una bevuta assieme,
come si usava per ospitalità presso i nani, così mentre Adesir e Thorin ne
approfittarono per andare a dormire, noialtri restammo a sorseggiare quel
fuoco liquido, attendendo che Colod si decidesse a levare le tende...
Nessuno
si accorse che Morick era sparito.
quando
il bardo fece ritorno, Colod era appena andato via e solo io e Warnom
eravamo rimasti svegli, accorgendoci infine della sua assenza, per scoprire
che fine avesse fatto. Non lo conoscevamo ancora bene, ma le sue sparizioni
erano state finora fonte di preziose informazioni e temevamo ciò che
avrebbe potuto riportare dal suo breve ed improvviso allontanamento.
-
Eravamo spiati - disse Morick rientrando in casa. - Lo stesso uomo che oggi
origliava da Guglielmo, ha sentito tutto e ora sicuramente sa come e quando
intendiamo partire! Purtroppo, ho cercato di seguirlo ma ho perso le sue
tracce nei pressi della stazione della rotaia...
-
Ma la rotaia non funziona a quest'ora, ripartirà solo domani mattina -
osservai.
-
Non so cosa dire, Gawain - rispose il bardo. - Tuttavia, è là che io e
Dieb abbiamo perso le sue tracce. Temo che possa andare ad avvisare
qualcuno, per prepararci una trappola o per ostacolarci in qualche modo.
Forse sarebbe il caso che rimandassimo il riposo a domani quando saremo
nella cabina della rotaia, e ora mi deste una mano per vedere se assieme
riusciamo a rintracciare che fine ha fatto. Che ne dite?
Svegliammo
Adesir, le cui capacità ci sarebbero state assai utili in quella ricerca
notturna, qundi lasciammo Warnom con il compito di vegliare sulla casa ed i
suoi occupanti, recandoci di fretta alla rotaia, nonostante il sonno, l'olio
di torcia e la crescente sensazione di disagio che dava la consapevolezza di
essere spiati quasi di continuo anche in quel luogo che ritenevamo sicuro
fino a poco prima.
Nonostante
i nostri sforzi, ogni tentativo di rintracciare la misteriosa spia fu vano.
Cercammo ovunque, esplorando la possibilità che vi fossero passaggi
segreti, aperture nascoste, o simili vie di fuga, che tuttavia non trovammo
neanche dopo aver esplorato ogni centimetro del suolo, delle pareti e del
soffitto della stazione e dei corridoi che vi portavano. La misteriosa spia
sembrava essersi volatilizzata nel nulla. La sola ipotesi valida è che
avesse fatto ricorso alla magia, per sparire a quel modo, forse una simile a
quella che aveva usato Frostwind in sogno quando comparve l'immane piramide
nera durante il nostro incontro con la Caccia...
Le
ricerche, ancorché infruttuose, ci occuparono per diverse ore, fino a che
ci trovammo a dover prendere una qualche decisione per via dell'alba ormai
prossima. Morick se ne andò per conto suo, probabilmente per contattare
qualche sua conoscenza, mentre io e Adesir decidemmo di tornare alla casa
per svegliare tutti informandoli della situazione e per muoverci il prima
possibile. In ogni caso la partenza non si poteva rimandare, potevamo solo
augurarci di tenere gli occhi ben aperti per evitare qualsiasi spiacevole
incontro o imprevisto.
Thorin
e Warnom erano già svegli e parlottavano di qualcosa che non compresi fino
a quando l'uomo non mi indicò, a gesti, lo strano involto che il nano
portava legato dietro alle spalle. Si trattava di un oggetto lungo e
sottile, avvolto in un panno. Passandomi accanto e cercando di non farsi
sentire, Warnom mi disse che si trattava della staffa di Perigastus, e che
c'era il pericolo che il nano ne stesse già subendo l'influenza. Era
proprio ciò di cui avevamo bisogno, pensai. Come se non vi fossero altri
problemi, quell'oggetto ricompariva ora dal nulla per gettare altre
preoccupazioni sulle nostre sorti.
-
Non sarà ciò che penso, Thorin? - chiesi al nano, sottovoce, appena ebbi
l'occasione di sedere accanto a lui mentre gli altri erano distratti.
-
Gliel'avevano lasciata, Corvo - mi disse scuotendo la testa. - Capisci?
quegli idioti gli avevano lasciato la staffa di Perigastus! Hanno detto
"gli faremo perdere la memoria", "lo priveremo dei poteri
magici" e poi gli lasciano la staffa quegli imbecilli! Che dovevo fare?
L'ho presa io...
-
Hai fatto bene, Thorin - lo consolai, pensando che effettivamente qualcuno
doveva aver commesso una leggerezza che poteva rivelarsi imperdonabile. - Ma
stai attento, sai che quell'oggetto può controllarti e non vorrei che ti
accadesse qualcosa di brutto...
-
Non c'è alcun pericolo - mi rassicurò. Non so perché, ma istintivamente
sentii di potermi fidare di quell'assicurazione, forse confidando nella
robusta tempra dei nani, che in qualche modo sembrava tale da consentir loro
anche di resistere a simili pericoli. Warnom, ovviamente, non era del mio
stesso parere, ma avendo ben altro a cui pensare, ci accontentammo di
mantenere un occhio vigile sul nano durante il viaggio.
Raggiunti
anche da Polgrim, mente attendevamo il ritorno del bardo riprendemmo a
discutere del piano, sottolineando come la scoperta di una spia accelerasse
ulteriormente la necessità di muoverci. I nani erano sempre riluttanti, e
addirittura avrebbero preferito cambiare tutto, per vanificare gli eventuali
progetti ai nostri danni messi a punto dalla spia e dai suoi misteriosi
mandanti. Proponevano di muoverci a piedi, di andare via terra anziché per
mare (ovviamente), di scendere a metà strada dalla rotaia, nonostante mi
sforzassi di far loro osservare che non c'erano altre stazioni intermedie,
che non avessimo altra scelta per via dei tempi ristretti a nostra
disposizione.
Warnom,
non sapendo che la scomessa fra me e Morick a proposito della partecipazione
dei nani fosse finta, mi propose il doppio della somma, rilevando il ruolo
del bardo ancora assente. Notai che quel riferimento alla scommessa
indispettiva e metteva a disagio i due: Thorin non commentava e si limitava
a distogliere lo sguardo, mentre Polgrim balbettava incoerentemente tentando
di trovare soluzioni alternative più appetibili, che ovviamente non
c'erano.
Eravamo
ormai pronti alla partenza quando Morick fece ritorno, dicendo che dalle sue
informazioni sembrava che la spia non fosse svanita per informare qualcuno,
ma piuttosto per preparare qualche trappola ai nostri danni durante il
viaggio. Avremmo dovuto tenere gli occhi ben aperti, ci disse, ed era
visibilmente preoccupato. Ancora una volta, i nani fecero di tutto per
sottolineare l'inutilità di mantenere i nostri piani di fronte alla
situazione che si era venuta a creare, e ancora inscenammo la pantomima
della scommessa, stavolta a tre attori, cercando di solleticarli sul piano
dell'orgoglio.
-
Capisco le vostre titubanze, amici miei - dissi infine, sollevando il
pesante zaino mentre stavamo per uscire di casa. - Purtroppo non abbiamo
altre scelte. Ogni altro sistema non ci permetterebbe di arrivare a
Bor-Sesirim prima della distruzione dei libri, e voi lo sapete. Posso
comprendervi, e non vi serberò rancore se deciderete di non venire con noi,
anche se mi dispiacerebbe privarmi delle vostre valorose asce...
-
Perché, chi è che non viene? - disse Polgrim, guardandosi attorno.
-
Tu... - esclamò Morick.
- E
chi l'ha detto? - replicò il nano. Forse la nostra teatrale messa in scena
iniziava a dare i suoi frutti. Dopo mezz'ora eravamo tutti nella cabina
della rotaia, e per la prima volta iniziavo a confidare nel fatto che i nani
sarebbero stati con noi fino alla fine anche questa volta.
Appena
ne ebbi l'occasione, mi avvicinai a Morick e gli sussurrai di non rivelare a
Warnom che la nostra scommessa era falsa. Dopotutto, forse, potevo comunque
incassare qualche moneta d'oro se fossi riuscito a portare a bordo i nani...
morick
era il più agitato, durante il nostro viaggio in rotaia. Aveva salutato
Guglielmo, che ci accompagnava, senza smettere di guardarsi attorno,
sospettoso, e mi aveva sussurrato di stare in guardia poiché si aspettava
che accadesse qualcosa durante il tragitto. I nani erano semplicemente
silenziosi e non ritenemmo di dover insistere ulteriormente con loro,
preferendo lasciare che le parole e l'orgoglio facessero il loro lavoro, per
il quale serviva un po' di riflessione individuale.
Messi
in guardia più volte dal bardo, fu con estremo disagio che osservammo due
loschi individui salire a bordo alla prima stazione intermedia, e
istintivamente portai la mano all'elsa della spada, pronto a sguainarla in
ogni momento. Per tutto il seguito del lungo viaggio (ci vollero quasi sei
clessidre), l'atmosfera fu palpabilmente tesa, solo raramente interrotta da
qualche breve frase o dai mugugni dei nani, e per tutto il tempo tenni gli
occhi fissi sui due avventori, in attesa di un evento che fortunatamente non
si verificò.
Arrivammo
a destinazione e la cabina si fermò, aprendo le porte. I due individui
scesero scambiandosi qualche frase evidentemente poco educata dato il tono
con cui Morick replicò, ma senza tuttavia darci modo di pensare che fossero
loro i problemi che attendevamo. La cosa, buona da un lato, aveva l'effetto
negativo di continuare a tenerci sulle spine, dal momento che il bardo non
rinunciava a tenerci in guardia, sempre attendendo che accadesse qualcosa da
un momento all'altro.
Ci
avviammo, seguendo Guglielmo, lungo un sentiero che attraversava la grande
caverna che era il cantiere della Divina Provvidenza, per poi infilarci in
un cunicolo che doveva portare all'esterno, verso la rada dove avremmo
trovato la nostra imbarcazione. Non avevamo percorso che pochi passi
all'interno del tunnel che avvertimmo del trambusto nelle retrovie e Thorin
ci fece fermare, con espressione contrita.
-
Dobbiamo tornare un momento indietro, devo recuperare una cosa... - disse.
Vidi che non aveva più la staffa di Perigastus. Solo a quel punto compresi
come mai Polgrim trasportava lo zaino del fratello. Thorin aveva deciso di
liberarsi del tutto dell'oggetto, e lo aveva scaraventato giù dal dirupo,
sperando che si inabissasse in modo da non essere più trovato da nessuno.
Tuttavia, era stato così maldestro che, anziché trovare l'acqua, il
bastone magico era caduto in posizione verticale fra le rocce, conficcandosi
fra alcuni massi, ed ora sporgeva, diritto, evidente e ben visibile a
chiunque passasse da quelle parti.
-
La prossima volta avvisaci delle tue intenzioni, visto che alla fine ci
riguardano comunque - lo rimproverai, mentre si slacciava le cinghie
dell'armatura per procedere al recupero. Perdemmo alcuni preziosi istanti
per recuperare la staffa che, incredibilmente, sembrava così affezionata a
noi da escogitare ogni trucco per farsi abbandonare. Sembrava dotata di
volontà propria, riflettei, sorridendo fra me e me per l'assurdità di
quell'osservazione.
Infine,
riuscimmo a riprendere la marcia e presto sbucammo all'aperto, in uno
spiazzo cespuglioso che sovrastava la rada dove vedemmo le prime
imbarcazioni non appena iniziammo il sentiero che scendeva verso il basso.
Le imbarcazioni erano piuttosto piccole, mi sembrò a prima vista, e questo
mi fece temere la reazione dei nani che arrivò pronta appena levarono lo
sguardo sul mare.
-
La nave non è delle più grandi - disse Guglielmo, - poiché abbiamo
preferito puntare sulla sicurezza...
-
Ma sono gusci di noce, Gawain! - esclamò disperato Thorin, mentre il
fratello imbronciato pestava i piedi a terra in segno di disapprovazione.
-
Avevamo detto il doppio, no? - disse Warnom, subito tendendo la mano.
-
Non ancora - risposi. - Quando saremo sulla nave, se loro non saliranno,
questi sono gli accordi.
Warnom
protestò ancora un po', dicendo che tanto ormai era chiaro che i nani non
sarebbero saliti a bordo. Tuttavia, riprendemmo la marcia, e i due ci
seguirono, pur con un'espressione corrucciata che non lasciava presagire
nulla di buono. Morick, come al solito, si guardava da tutti i lati, temendo
un agguato, ma Guglielmo sembrava sicuro e procedeva in testa al gruppo
speditamente.
-
Non è questa la nave - disse infine Guglielmo quando giungemmo sul pontile.
- Queste sono barche di pescatori, una di esse vi porterà a bordo della
nave con la quale viaggerete, che è ormeggiat a largo per motivi di
sicurezza.
-
Vedi? la nave vera è più grande - dissi a Thorin, dandogli un buffetto
sullo spallaccio dell'armatura. Non sembrava convinto, ma non disse nulla.
Poi, fu proprio Polgrim a rompere gli indugi. Sbuffò rumorosamente, quindi
saltò a bordo della piccola imbarcazione e, posato a terra lo zaino, ne
estrasse rapidamente una fune con la quale si legò all'albero.
-
Allora? Se dobbiamo farlo, facciamolo, ora! - gridò guardandoci furioso.
Sorrisi, contento di quella dimostrazione d'orgoglio, pensando che in fin
dei conti, era proprio vero che i nani non facevano qualcosa solo se non
volevano, non perché non potessero. Imprecando, Thorin salì a bordo e si
assicurò all'albero come il fratello, mormorando qualcosa, probabilmente
una preghiera al suo dio, mentre noi salutavamo Guglielmo.
- A
proposito, vi potrebbe far comodo sapere che abbiamo scoperto il titolo del
libro - ci disse, prima di congedarsi. - E' scritto quasi interamente in
esmeldiano antico, ed è "Le avventure di Siir Barjack". Buona
fortuna e a presto, amici miei!
Osservammo
il pescatore, che non disse una parola, sciogliere gli ormeggi e prepararsi
a prendere il largo, mentre i nani chiudevano gli occhi, forse già
pentendosi di aver voluto mostrare tanto orgoglio e tanto coraggio.
-
Allora - dissi voltandomi verso Warnom, - avevamo detto il doppio, no? Il
doppio di venti monete a nano fa quaranta, per due nani ottanta monete d'oro
- conclusi, allungando la mano.
-
C'è tempo, lo hai detto tu - rispose l'uomo sorridendo. - Non siamo ancora
sulla vera nave, vedremo come finisce...