A&P Chronicles 2003-2004 (I, 10)

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 10 Maggio 2010

Parte I, Capitolo 9: "Contagio"

Seduta del 11 Novembre 2003

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Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 10 Maggio 2010

Parte I, Capitolo 9: "Contagio"

Seduta del 11 Novembre 2003

"Contagio"

finalmente
vedemmo tornare Warnom, dopo la lunga assenza, come se tutti ci fossimo dati
appuntamento in quel luogo, solo  teoricamente riparato e segreto.
Salutò cordialmente tutti, non ricevendo la stessa cordiale accoglienza,
almeno da parte di Thorin e Morick, i quali non fecero mistero dei loro
pensieri. In particolare, si mostrarono sospettosi circa la sua recente
assenza, durante la quale, guarda caso, avevamo patito nuovi attacchi e
sorprese da parte dei nostri nemici più o meno noti, ivi inclusa la recente
accusa per l'omicidio di Frostwind. 

Dal
canto mio ero più cauto. I sospetti, data la situazione, erano certamente
logici, ma non potevo fare a meno di pensare quante volte Warnom aveva
condiviso con noi avventure e disavventure, subendone egli stesso le
ripercussioni, traendoci d'impaccio in più occasioni e contribuendo alla
riuscita delle nostre imprese come gli altri membri del gruppo. A voler ben
vedere, erano molto più giustificati gli eventuali sospetti su Morick, solo
di recente aggiunto al gruppo, per via del suo equivoco rapporto con Shair.
Mentre riflettevo su queste cose mi resi conto che Morick era sparito, e
rammentai vagamente che aveva mormorato qualcosa a proposito dell'aver
dimenticato da qualche parte il suo famiglio, il furetto Dieb... 

Anche
se ferito da tali sospetti, Warnom ci rivelò il motivo della sua assenza,
si trattava di un nuovo incarico affidatogli da Shair stessa, per via del
quale aveva dovuto infiltrarsi fra i themaniti per tentare di acquisire
informazioni su alcuni progetti che avevano dato luogo di recente ad
attività giudicate anomale dai nostri informatori. E la sua missione aveva
prodotto i risultati attesi, anche se non ci piacque affatto ciò che aveva
scoperto..

In
sostanza, sembrava che i themaniti fossero al lavoro su una qualche forma di
malattia sconosciuta, forse del tutto nuova anche per la stessa Zeldana, una
sorta di morbo in grado di svilupparsi ed aggredire con particolare
efficacia chi aveva un rapporto particolarmente stretto con i cristalli come
gli eredi, come noi... La rivelazione, oltre ad essere preoccupante, mi fece
ancora una volta montare su tutte le furie nei confronti di Shair. In
teoria, il nostro sonno durato anni doveva servire a nascondere la nostra
stessa esistenza al nemico, il quale invece doveva sapere benissimo che
esistevamo, se poteva progettare l'impiego di una simile malattia contro gli
eredi dei cristalli! 

Secondo
Shair, che mi appariva sempre più debole ed inaffidabile nel suo ruolo di
coordinatrice delle nostre azioni, il morbo doveva essere di origine
preumana, e per questo doveva avere una connessione così stretta con chi
aveva a che fare con i cristalli. Naturalmente, questo non cambiava di una
virgola la situazione, dato che in fin dei conti sapevamo tanto poco sui
cristalli quanto sui preumani e tutto il resto! 

devo
precisare a questo punto, per chiarezza nei confronti del lettore e per
coerenza con queste pagine, che tutto ciò che narro dal momento dello
sbarco fino a questo punto è ancora oggi molto confuso e sbiadito nella mia
mente. Infatti, mentre parlavamo, fui colto da un malore che si esaurì in
un breve giramento di testa, ma che ebbe l'effetto non secondario di farmi
perdere completamente memoria dei fatti accaduti nell'ultima giornata. 

Ricordo
che la discussione era assai accesa a proposito di un processo e di uno
scontro con i themaniti di cui non avevo alcuna memoria, e solo ora mi rendo
conto di quanto strano potessi apparire ai miei compagni, quando chiesi
loro, in totale candore, di cosa mai stessero parlando! Fu solo quando si
convinsero che effettivamente avevo qualche problema che Adesir e Thorin
tentarono di spiegarmi i fatti più recenti, che comunque appresi in veste
più completa rileggendo le ultime pagine di questo diario, dove
fortunatamente ho l'abitudine di annotare tutto.

Non
avevo ancora finito di riprendermi completamente che la stessa cosa accadde
ad Adesir. La situazione si faceva sconvolgente, inattesa e quantomai
pericolosa nella sua totale assurdità. Polgrim con un espediente uccise il
prigioniero themanita che giaceva legato a terra, pensando che fosse lui a
mettere in atto qualche sortilegio ai nostri danni, ma sia Warnom che Daeron
e Shair non furono in grado di rilevare tracce di altre presenze in zona,
né di una qualche forma di incantesimo in azione. 

Peggio
ancora, dopo alcuni istanti anche Polgrim perse la memoria.

L'ipotesi
agghiacciante venne proprio da Shair. Poteva quello essere un primo
manifestarsi della malattia di cui Warnom aveva parlato? Potevamo essere
stati già contagiati, magari da quel gruppo che ci aveva assaliti poco dopo
l'approdo? 

il
sole stava sorgendo in quel momento, avvisandoci senza far rumore che la
notte era passata senza che noi l'avessimo sfruttata per riposare. Eppure la
stanchezza era l'ultimo dei problemi. Daeron e Warnom sostenevano la
necessità di recarci immediatamente a Bar-Arghaal per sollecitare
l'intervento di un vescovo di Morgrim, che avrebbe potuto individuare
l'eventuale presenza della malattia, magari scongiurandone ulteriori
effetti. Il problema era adesso Morick, andato chissà dove, e magari anche
lui colpito dalla stessa amnesia. Non ricordando nulla delle ultime ore, non
avrebbe potuto raggiungerci, e peggio ancora, magari non si sarebbe
ricordato della nostra decisione di non consegnare il libro a Shair...

-
Shair - disse solennemente Thorin, dando voce a tali preoccupazioni, - data
questa situazione devi darci la tua parola che non tenterai di approfittarne
per impadronirti del libro!

-
Oh, ma il libro ce l'ho già - fu la sua risposta, accompagnata da un lieve
sorriso che mi sembrò beffardo. - L'ho avuto da Morick ed ora è già a
Bar-Arghaal...

Era
troppo. Come ci fossimo messi d'accordo, io e Thorin scattammo all'unisono,
le armi in pugno, intenzionati ad abbattere una volta per tutte quella donna
odiosa e subdola che giocava con le nostre vite come ne fosse stata padrona
assoluta. Udivo indistinte le voci degli altri alle mie spalle, che dopo un
primo momento di sorpresa tentavano di fermare la nostra aggressione
selvaggia, ma incurante seguivo a tempestare Shair di fendenti e affondi,
obbligandola a parare i miei colpi, oltre quelli di Thorin. 

Adesir
tentò di frapporsi fra il nano e la donna, mentre anche Daeron cercava di
invitarci a ragionare. Era tutto vano, l'odio ed il rancore erano troppi e
ora era venuto il momento di dar loro libero sfogo, almeno per quanto
riguardava me ed il mio fratello in armi. Polgrim, come se non si accorgesse
di quanto accadeva, discuteva amenamente raccontando una storia inverosimile
di quanto apprezzasse maggiormente il vino piuttosto che la birra nanica.

In
quel momento Morick annunciò il suo ritorno chiamandoci dall'ingresso della
caverna. Udendo l'argomento della nostra lite, il bardo si affrettò a
confermare che il libro in realtà lo avevamo noi, e ce lo mostrò come
prova, lasciandoci visibilmente sorpresi. Fu tuttavia subito evidente che
anche lui aveva perso la memoria dei fatti recenti, e peggio ancora iniziò
a favoleggiare di cose assurde ed impossibili, come l'avvenuto matrimonio
fra me e Adesir!

A
peggiorare la situazione, la stessa Adesir mi invitava a ricordare la notte,
a suo dire assai focosa, che avevamo passato assieme, mentre io mi trovai a
dare consigli di cucina a Polgrim vantando un'assurda esperienza come cuoco
alla corte dell'impero Auldim... Shair mostrò a quel punto di aver perso la
memoria anche lei, e subito iniziò a sua volta a raccontare storie del
tutto inverosimili. Cosa stava dunque succedendo? Eravamo forse impazziti
del tutto? Quando Thorin rivelò infine di essere stato lui a rubare la mia
gemma, la rissa scoppiò nuovamente, poiché lo aggredii senza pensarci due
volte.

Gli
effetti secondari della presunta malattia non avevano evidentemente tardato
a mostrarsi.

la
situazione fu sedata con la forza da Warnom, il quale prima ci intrappolò
in una sorta di ragnatela magica, e poi fece in modo di bloccare
completamente i nostri movimenti, così che Daeron, il solo apparente immune
a parte lui, potesse legarci per impedirci di peggiorare la situazione.
Morick fu anche imbavagliato, e notai che Shair condivideva la nostra stessa
sorte. Fu solo in quel momento che io, e presumo anche gli altri, iniziai a
realizzare l'assurdità di quanto avevamo detto e fatto.

-
Solo io sono dunque in grado di resistere ad un simile attacco mentale? -
proruppe una voce dal corpo di Thorin. Non ci volle molto ad identificarla,
era evidentemente Frostwind che parlava per bocca del nano!

-
Solo io, Frostwind figlio di Perigastus, posso schermare la mente di fronte
a questi sortilegi? Io che condivido questo misero corpo con Thorin, la cui
mente è stata obnubilata al pari delle vostre da una magia arcana risalente
ai tempi in cui le tenebre avvolgevano il mondo?

Non
ci eravamo ancora ripresi dalla sorpresa che Thorin tornò in sé,
evidentemente del tutto inconsapevole di ciò che era stato detto per suo
tramite. E faticammo non poco per convincerlo della cosa, mentre cercavamo
di capire cosa era realmente accaduto. Sembrava che quella malattia, se di
essa si trattava realmente, avesse colpito tutti i portatori ed eredi dei
cristalli. Non erano stati influenzati infatti i soli Daeron e Warnom.
Frostwind, in quella situazione, più che la causa sembrava essere veramente
il solo che avesse saputo resistere, il quale non aveva poi saputo invece
resistere alla tentazione di farsi beffe di noi.

La
sola possibilità che avevamo di scoprire cosa accadeva la suggerì Warnom,
proponendo di ricorrere ai suoi poteri mistici per interrogare lo spirito
del themanita morto ai nostri piedi. Quell'anima tormentata avrebbe cercato
di sviarci, di rispondere in modo ambiguo, ma ponendo qualche domanda ben
fatta, avremmo potuto perlomeno capire se veramente eravamo già stati
contagiati dalla misteriosa malattia.

Ed
in realtà era proprio così. Dopo una prima serie di risposte assolutamente
fuorvianti ed inutili a chiarire la nostra situazione, Warnom riuscì infine
a scoprire che il gruppo di themaniti che ci aveva aggrediti allo sbarco
proveniva dallo stesso accampamento in cui lui si era infiltrato. Lo stesso
da cui proveniva il morbo misterioso. Andare a Bar-Arghaal restava a quel
punto la nostra sola reale speranza.

-
E' tutto inutile, amici miei - la voce di Frostwind tornò a farsi sentire,
impadronendosi di nuovo del nano e parlando con un tono sarcastico,
sottolineando quella parola "amici" che ben poco significato
poteva avere per lui. - Solo io posso aiutarvi, solo io sono in grado di
manipolare l'energia necessaria, e Morick lo sa bene!

- E
come puoi aiutarci, tu? - chiesi, ben poco fiducioso nel mago defunto.

-
Dovrete prima fare qualcosa per me - fu la risposta - lo saprete a tempo
debito...

Ancora
una volta Thorin tornò in sé, e fummo nuovamente costretti a raccontargli
cosa era stato detto da chi ormai era chiaro che condivideva il suo stesso
corpo fisico. L'orrore di quella situazione, tuttavia, passava ora in
secondo piano, rispetto alle incertezze sulle nostre stesse vite.

presto
giunsero una quindicina di nani con un carro, evidentemente avvisati in
precedenza da Daeron o Shair, affinché si occupassero di trasportarci a
Bar-Arghaal. Con loro era anche l'onnipresente Colod, che fu molto
incuriosito dalla singolare situazione, trovandoci quasi tutti saldamente
legati come salami. La situazione sembrava in particolare molto sgradevole a
Thorin e Morick, che protestarono assai rabbiosamente per il trattamento,
sebbene io e Shair stessa rifiutassimo di essere liberati. In realtà,
credevo davvero che in quel modo avremmo potuto evitare di cadere nuovamente
preda del delirio della malattia, rischiando di causare danno a noi stessi
ed agli altri. Stranamente, Polgrim non si associava con particolare
convinzione alle vibranti proteste del fratello.

E
anche se mi sforzavo in qualche modo di spiegare l'opportunità di restare
legati a Thorin, il più incollerito era certo Morick, che non riuscivamo a
far ragionare in alcun modo, tutto preso dall'onta per essere stato privato
della sua libertà per essere condotto a forza a Bar-Arghaal.

-
Guarda che non ti obbliga nessuno - gli dissi, ad un tratto, mentre Warnom
lo slegava. - Mi sembra solo una misura di sicurezza, per noi stessi. Ma se
vuoi sei liberissimo di andare dove vuoi, la strada la conosci...

Non
pensavo che il bardo mi avrebbe preso tanto alla lettera, quando lo vidi
scomparire nel nulla. A niente valsero i nostri tentativi di richiamarlo, si
era volatilizzato. E con lui il libro, compresi troppo tardi!

Fortunatamente,
la mia fiducia in Morick non era mal riposta. Mentre ci avviavamo alla
rotaia per intraprendere l'ultima parte del nostro rientro nella
confederazione nanica, nel bel mezzo di una delle solite discussioni fra me
e Shair, mi accorsi che il mio zaino veniva strattonato. Tuttavia, non c'era
nessuno alle mie spalle, notai con sorpresa mentre continuavo a lanciare
accuse alla mia ormai dichiarata antagonista. Senza distogliermi dalla
discussione, sfilai lo zaino dalle spalle e lo aprii, esaminandone il
contenuto. Con mia grande sorpresa, il volume delle Avventure di Siir
Barjack era al suo interno.

Evidentemente,
Morick si era reso invisibile con i suoi poteri, e probabilmente non aveva
alcuna intenzione di andarsene. Probabilmente, voleva solo mantenersi in
incognito, ed io sorrisi, lieto della cosa, mentre mettevo piede nella
cabina di metallo.