A&P Chronicles 2003-2004 (I, 1)

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 22 Aprile 2010

Parte I, Capitolo 1: Prologo

Seduta del 17 Settembre 2003

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Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 22 Aprile 2010

Parte I, Capitolo 1: Prologo

Seduta del 17 Settembre 2003

Prologo

la
tanto attesa riunione fu più che altro un annuncio da parte degli
importanti personaggi che presenziavano l'assemblea, una sorta di riepilogo
della situazione attuale nel corso del quale non vi fu modo di fare domande
o discutere quanto veniva detto. Del resto, non ce n'era gran bisogno, dal
momento che, pur se sconvolgenti, gli avvenimenti che ci avevano coinvolto
apparivano ormai abbastanza chiari. Ciò che restava assolutamente oscuro
era cosa fosse accaduto durante i quattro anni del nostro "sonno",
ma per quello, ci fu detto, sarebbe venuto il momento opportuno in seguito.

"Siamo
qui per discutere del nostro futuro" aveva detto Shair, aprendo la
riunione. Poi, avevano preso la parola il Reggente della Forgia ed
anche  l'imperatore Auldim, i quali ebbero anche parole di stima e di
elogio per quanto era stato fatto da noi e dagli personaggi coinvolti nelle
nostre stesse vicende. L'esperienza del "sonno" aveva permesso di
identificare fra gli eredi dei cristalli coloro sui quali era ancora
possibile fare affidamento per il futuro, individuando al contempo quelli
che avevano ceduto alla seduzione del potere oscuro di Themanis, come
Frostwind. Oltre a ciò, un altro importante risultato ottenuto era quello
di nascondere e far sparire ogni traccia degli eredi dei cristalli. Nel
corso dei quattro anni passati, l'Oscuro Signore aveva conquistato quasi
tutta la terra conosciuta e non aveva più motivo di temere alcunché da
parte di coloro che presumibilmente riteneva periti nei vari scontri
militari. Questo era il nostro vantaggio. Una magra consolazione, forse,
considerando il dominio ormai quasi assoluto delle forze themanite. Come
potevamo risorgere dal nulla e costituire una minaccia per il Signore degli
Inganni ora che tutto era nelle sue mani? Anche se le ricerche nei nostri
confronti erano terminate da tempo, non ci sarebbe stato un solo posto
sicuro per noi, fuori dall'ultima roccaforte ancora libera, Bar-Arghaal.

La
soluzione era una sola, quella che conoscevamo. Themanis non poteva essere
battuto sul piano fisico e militare in alcun modo. Solo la distruzione del
cristallo, ancora nelle nostre mani, poteva arrestarne i piani malvagi. E
per questo, occorreva ritrovare l'antico popolo elfico. Una singolare
coincidenza, pensai. Come finiva il nostro sogno, così iniziava la nostra
nuova vita reale, con lo stesso obiettivo. Ma in condizioni peggiori.

al
termine della grande riunione, i prestigiosi personaggi abbandonarono la
sala, lasciandosi alle spalle la confusione dei numerosi gruppi in cui i
superstiti eredi dei cristalli si erano naturalmente riuniti, ricomponendo
le compagnie che avevano sognato assieme. Oltre a Frostwind, nel nostro
gruppo mancava Warland, probabilmente ancora in preda alla crisi mistica
che  aveva sconvolto il rapporto del paladino nei confronti della sua
stessa divinità. Da Shair, che fermammo poco prima che lasciasse il salone,
venimmo a sapere che il valoroso cavaliere non ci avrebbe seguito nel
seguito delle nostre avventure, impegnato nella ricostruzione della sua
stessa personalità. Perfino Thorin si preoccupò della possibilità che
l'impulsivo paladino potesse giungere ad una drastica soluzione del suo
problema, immolandosi al suo dio come segno di estremo pentimento, ma ci fu
confermato che godeva di una costante sorveglianza allo scopo, oltre che dei
migliori assistenti spirituali presenti a Bar-Arghaal.

D'altra
parte, Polgrim sembrava più preoccupato di Frostwind, sulle cui sorti
eravamo ancora incerti. Fu Guglielmo a confermarci la decisione di lasciarlo
in vita, intervenendo magicamente sulla instabile mente del mago un tempo
nostro alleato. Non avrebbe più costituito un problema per noi e per la
nostra causa, secondo il nostro amico. Frostwind sarebbe stato privato della
conoscenza della magia e di ogni memoria del passato, tornando a vivere una
nuova vita normale, padrone di sé stesso con la sola eccezione di non poter
lasciare il Bar-Arghaal...

Ma
la sorpresa più grande doveva riservarcela un altra persona che ben
conoscevamo, ma che non avevamo riconosciuto, sulle prime.

- Buongiorno e bentornati - disse l'uomo, avvicinandosi, con una voce che
suonò assai familiare.

- Warnom! - esclamai, riconoscendolo a stento e strabuzzando gli occhi per
lo stupore. L'uomo sembrava aver vissuto venti anni in più rispetto a noi,
ed appariva visibilmente invecchiato. Incanutito, curvo e malfermo sulle
gambe, solo il tono della voce e lo sguardo ancora vivo e profondo tradivano
la sua reale identità, che altrimenti sarebbe rimasta ben lungi dall'essere
individuata.

-
Che piacere vederti, Warnom - tuonò Thorin sopraggiungendo alle mie spalle.
- Perché non vieni a cena con noi questa sera? Una bella bevuta, e ci
racconti cosa è successo in questi ultimi tempi... - si soffermò un
momento, grattandosi la barba, osservando l'aspetto invecchiato dell'uomo
come se lo notasse solo in quel momento.

-
No grazie - rispose Warnom garbatamente - magari vi raggiungo dopo cena...

-
Fà come vuoi, sempre che ci trovi... - replicò il nano, senza curarsi di
celare in alcun modo il fatto che quella risposta lo avesse indispettito.
Salutai quindi Warnom, rinviando ogni spiegazione e racconto a più tardi,
sperando che ci avrebbe davvero raggiunti dopo cena. Poi ci avviammo verso
la casa di Felgrim.

polgrim
era finalmente riuscito a riguadagnare il possesso della propria abitazione,
che per così lungo tempo aveva ospitato i dormienti e tutti i preti, i
maghi e gli altri personaggi coinvolti nella vicenda del nostro sonno. Ci
aveva messo due giorni per ottenere che anche l'ultimo degli
"abusivi", come li chiamava lui, lasciasse la sua dimora con armi
e bagagli. In effetti sembrava proprio che alcuni dei partecipanti avessero
stabilito lì la loro dimora per i quattro anni dell'esperimento, e qualcuno
fu indotto a uscire di casa ricorrendo anche alle minacce e a qualche
spintone che il nostro nerboruto amico elargiva generosamente.

L'ultimo
occupante indesiderato fu messo alla porta poco prima dell'ora di cena. Dopo
pochi istanti, il maggiordomo Skrothus ci informò che il pasto era servito
e noi, come di consueto, rendemmo onore al desco. In effetti, anche se si
era trattato solo di un sogno, l'impressione di aver mangiato carne secca e
gallette per tanto tempo restava ben salda nelle nostre menti, alimentando
quindi un sano appetito di cibi freschi che tentavamo di saziare ad ogni
occasione.

Avevamo finito di mangiare da poco quando bussarono alla porta.

Warnom
si presentò accompagnato da uno strano individuo di mezza età che non
avevo mai visto prima, se non occasionalmente e di sfuggita nella sala delle
riunioni. Era piuttosto magro e di media statura, indossava dei curiosi
pantaloni a sbuffo dai colori sgargianti su cui aveva messo un corpetto di
velluto sormontato da una mezza mantella. Dalla schiena si vedeva spuntare
la sommità di una faretra ed un grosso liuto, ma ciò che più colpiva era
il suo viso. Aveva occhi azzurri e lunghi capelli neri raccolti in una coda
che ricadeva dietro la schiena, ed emanava un indiscutibile fascino
alimentato, oltre che dai bei lineamenti, dal singolare modo di muoversi.

-
Benvenuto Warnom, siamo lieti che tu ci abbia raggiunti - dissi, alzandomi
da tavola e andando incontro al nostro vecchio compagno che, all'oscurità
notturna, appariva ancora più vecchio e curvo di quanto sembrasse
prima. 

-
Vuoi presentarci il tuo... ehm... "singolare" amico?

Warnom
fece un gesto in direzione del compagno, ma questi si presentò da sé prima
che l'altro potesse aprire bocca.

-
Io sono Morick, Morick Jax il cantore - disse sorridendo, mentre tendeva la
mano con un movimento che pareva studiato.

-
Jax? - fu l'unica cosa che riuscii a dire, mentre gli stringevo la mano
incerto, facendomi di lato per lasciarli entrare.

la
sorpresa nel constatare ancora una volta come il nome della famiglia Jax
tornasse continuamente a interferire con le nostre vite mi lasciò
praticamente senza parole. Meno diplomatici furono i nani, come sempre, che
subito tempestarono il nuovo arrivato di domande, chiedendogli che parentela
avesse con gli altri Jax, da dove veniva, come sapeva di noi e tutto questo
genere di cose.

-
Vengo dal Carusaal - disse l'uomo con calma, mentre i due si accomodavano al
tavolo fra noi. - In effetti ho un legame di parentela con Shair, come
direste voi, siamo "lontani cugini"... è lei che mi ha fatto
conoscere Warnom, circa tre anni fa. E da allora mi sono state raccontate
molte cose su di voi, infatti sapevo del risveglio e anche io come voi ho
appreso molte cose di me stesso solo di recente...

-
Hai detto di essere un bardo, cosa sai cantare? - chiese bruscamente Thorin,
come per metterlo alla prova. Per tutta risposta, Morick intonò alcune
parole di una canzone nanica che, se da un lato lasciò esterrefatti noi
umani per la sua rozzezza, sembrò convincere a sufficienza i due sospettosi
fratelli.

-
Cosa ti è successo, Warnom? - Thorin preferì spostare l'attenzione sul
nostro vecchio compagno di avventura.

-
Sono successe tante cose, Thorin, in questi quattro anni - rispose l'uomo,
con una calma pacata che non ricordavo possedesse.

-
Portarvi fino qui a Bar-Arghaal, alla tomba di Felgrim, fu solo la prima
parte della mia missione - aggiunse, dopo una breve pausa, come se cercasse
di riordinare le idee. - Dopo che vi addormentaste magicamente, seguii una
mia evoluzione che sentivo necessaria. Era come se sentissi dentro di me una
parte che prima non conoscevo e che chiedeva di essere ascoltata. Con
l'aiuto di Tais-Nokar e del mio vescovo mi dedicai allo studio della magia,
faticosamente, e compresi che non facevo altro che sviluppare poteri che
erano già in me, latenti, ma che non si erano mai manifestati prima.

Warnom
fece una pausa e si versò da bere. Nessuno interruppe, neanche i nani, che
come noi apparivano assai incuriositi da quella singolare evoluzione appena
accennata. Era diventato un mago, dunque? La cosa non poteva che essere di
buon auspicio, dopo l'esclusione di Frostwind. D'altra parte, non avevamo
mai avuto ragione di sospettare della lealtà di Warnom in passato.

-
Sapevo che sarebbe stata una cosa difficile e... dolorosa, in qualche modo.
I poteri sviluppati in tarda età non consentono al fisico di abituarsi alle
energie che essi sprigionano come quando si è bambini. Ma sentivo che
dovevo farlo. Non capivo chiaramente il perché, ma avvertivo l'urgenza e la
necessità.

-
Quindi hai ottenuto la magia e in cambio essa ha minato il tuo fisico? -
chiesi cercando di capire concetti che sfuggivano alla logica semplice cui
mi sforzavo di obbedire.

-
Non esattamente. Il risultato finale è lo stesso e se ti è più facile
pensala pure così. In realtà, il mio corpo non ha potuto adeguarsi allo
sviluppo del potere magico al suo interno con la stessa velocità con cui
esso cresceva, ed è invecchiato precocemente di conseguenza.

Riusciva
difficile afferrare certi concetti, ma credo che non interessasse a nessuno
comprenderli fino in fondo. Ciò che era importante era che Warnom ora aveva
poteri magici, oltre a quelli della sua divinità, e il fatto che
ricomparisse dopo l'abbandono di Frostwind sembrava più che mai un segno
del destino... 

chiarita
la questione del precoce invecchiamento di Warnom che si esaurì dopo
qualche breve commento, nessuno sembrava interessato a indagare oltre la
questione. Né avevo voglia di impegnarmi in una discussione con Morick
circa la sua presenza, dal momento che sospettavo che Shair avrebbe saputo
giustificare la sua aggiunta al gruppo, come sempre era accaduto.. anche per
Frostwind. Del resto l'uomo, al quale i nani avevano cercato di tastare il
polso, aveva dimostrato una sorprendente abilità manuale, facendo comparire
nella sua mano un anello che fino a pochi istanti prima era al dito di
Thorin. Solo Adesir percepì il rapidissimo movimento della mano destra di
Morick. Probabilmente non era solo un bardo come asseriva, ma i chiarimenti
sarebbero venuti da Shair. Per il momento mi bastò l'ammonimento di Adesir
e lasciai perdere.

I
nostri discorsi andarono invece alla situazione attuale, a cosa fosse
accaduto fuori da Bar-Arghaal, a quali speranze avessimo di proseguire la
nostra battaglia, a cosa era stato fatto in quattro anni per rendere così
importante il nostro risveglio in quei giorni.

-
Tutto è cambiato, fuori di qui - disse Warnom con una punta di amarezza, -
la guerra è persa, Themanis ha vinto e le sue orde dilagano ovunque.
Dall'alto delle montagne si possono vedere le pianure annerite, non per gli
incendi e l'insozzamento causato dalle truppe, ma per via del brulicare di
un'infinità di guerrieri themaniti, numerosi come le formiche. Essi sono
ovunque, e sono tanti quanti non potreste mai immaginare. Persino
Bar-Arghaal potrebbe cadere da un momento all'altro...

-
Non diciamo sciocchezze! - intervenne Polgrim picchiando un pugno sul
tavolo. - Bar-Arghaal non cadrà mai! Anzi, se ci organizziamo con le nostre
truppe naniche possiamo ancora farcela e respingere l'invasore! - Thorin
annuiva solennemente.

-
Proprio non riesci a capire, vero? - rispose Warnom, stavolta con un tono di
voce un po' più brusco. - La guerra è persa. Non c'è modo di battere
Themanis sul campo, dal punto di vista militare. E a loro non interessa
neanche prendere Bar-Arghaal. Vi hanno costruito tre gigantesche città
attorno e c'è un'infinità di truppe e Guerrieri di Ferro che circondano la
confederazione. Non hanno bisogno di entrare, perché essuno può uscire, e
le provviste potranno durare tre, al massimo quattro anni... 

-
Bar-Arghaal è diventata una gigantesca prigione, signori miei! - aggiunse
infine, dopo una breve pausa che sottolineò la gravità di
quell'affermazione. L'enorme peso di quella rivelazione aleggiò nell'aria
sollevando una tensione che era quasi palpabile. Morick teneva gli occhi
bassi, e perfino i nani si erano azzittiti.

-
Dunque non c'è alcuna possibilità, non c'è speranza... balbettai, quasi
incoerentemente.

-
Non ho detto questo - replicò pronto Warnom, sollevando un po' l'aria mesta
che si era venuta a creare nella stanza. - Ho detto che non c'è modo di
vincere sul piano militare, in uno scontro diretto. Ma abbiamo ancora una
soluzione, l'unica possibile: la distruzione del cristallo. Ecco perché gli
eredi sono ora più importanti che mai.

-
Durante questi anni di studio - continuò dopo aver sorseggiato ancora un
bicchiere d'acqua che sembrava non finire mai, - abbiamo verificato che solo
ritrovando gli elfi si può sperare di poter distruggere il cristallo, come
sapevamo, proprio come se non vi fossero stati gli eredi non si sarebbe mai
aperto il sepolcro di Felgrim. Ma abbiamo anche cercato tracce dell'antico
popolo e io sono quasi certo che essi si trovino al di là del mare, oltre
le Mura di Ghiaccio...

-
Oltre le Mura di Ghiaccio? - tuonò Thorin. - Ma è impossibile, non c'è
nulla oltre le Mura di Ghiaccio, sono i confini del mondo, lo sanno tutti!

-
Certo! - sottolineò Polgrim con fare ironico - come fai a superare le Mura
di Ghiaccio? Arrivi fino alla fine del mondo e poi ti getti nel vuoto?

-
Le leggende non sempre narrano le cose come sono in realtà - rispose Warnom.
- Le Mura di Ghiaccio sono considerate la fine del mondo solo perché
nessuno vi si è mai avventurato o chi vi si è recato non ha fatto ritorno,
non per questo possiamo essere certi che il mondo finisca lì. Secondo i
più eminenti studiosi, anzi, Terala non è piatta, ma sferica!

-
Ridicolo! - esclamò Thorin, incredulo più che mai. - Non c'è nulla da
dimostrare e nulla da discutere, Terala è piatta, lo sanno tutti ed è
sempre stato così! Queste sono solo follie di menti ammalate dal lungo
consumarsi su inutili libri, che avrebbero fatto meglio ad impugnare
l'acciaio e combattere per la libertà. Allora, forse, Themanis non avrebbe
conquistato il continente!

-
Comprendo le vostre preplessità, amici - rispose ancora calmo il vecchio
amico. - Ma forse voi non vi rendete ancora conto di quanto il mondo sia
cambiato in questi quattro anni. Per questo domani abbiamo un appuntamento e
vi farò vedere la situazione con i vostri occhi, dall'alto delle montagne.
Ci attende una lunga gita con la rotaia, e allora potreste cambiare idea...

-
Io non vado da nessuna parte - replicò Thorin che sembrava stavolta
assumere una posizione più rigida di quella del fratello. - Io andrò a
Bar-Shamdar e recluterò un esercito di nani per unirsi agli altri e
combattere Themanis. Le guerre si vincono con le armi, non con viaggi
fantasiosi oltre i confini del mondo!

-
Bene, pensala come vuoi - disse Warnom mente Morick si alzava dal tavolo. -
Ma concedimi la possibilità di mostrarti ciò che è cambiato domani, poi
deciderai cosa fare. L'appuntamento è all'alba.

Ciò
che ottenne fu un grugnito del nano innervosito.

morick
ci lasciò al cadere della discussione, alla quale aveva peraltro
partecipato più da ascoltatore che altro. Evidentemente non era qui con il
ruolo di chi ha informazioni da dare, ma piuttosto come noi, in attesa di
conoscere il suo destino. Che fosse anche lui un erede? Che Shair avesse
deciso di unirlo a noi per compensare la perdita di Frostwind?

Tutte
le domande e le incertezze rimasero inespresse, lasciandoci solo la voglia
di non pensare ad altro, almeno per un po'. Meno che mai avevo intenzione di
pensare agli sguardi che Adesir rivolgeva al nuovo venuto, il quale del
resto non faceva nulla per celare il suo reciproco interesse. La ragazza si
ritirò presto, quasi subito dopo che Morick fu andato via dandoci
l'arrivederci all'indomani, all'alba ci sarebbe stato anche lui.

Con
i nani e Warnom, noi restavamo a bere boccali e boccali di birra ai quali,
secondo l'usanza, Skrothus fece seguire un giro di grappa calda fumante. Fu
allora che, vinto dall'alcol, lasciai cadere pesantemente la testa sul
tavolo e mi addormentai senza sognare.