A&P Chronicles 2002-2003 (II, 4)

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 15 Novembre 2005

Parte II, Capitolo 4: Il risveglio di Aderlist

Seduta del

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Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 15 Novembre 2005

Parte II, Capitolo 4: Il risveglio di Aderlist

Seduta del


20/11/2002

Il risveglio di Aderlist

marciammo
a lungo, cercando di coprire quanta più strada possibile, cancellando al
meglio le tracce altrimenti facili da seguire che una compagnia come la
nostra lasciava ben visibili. Il viaggio era funestato dal continuo e
petulante chiacchiericcio del folle che seguiva Zaku, ma nessuno ebbe la
forza di allontanarlo, forse pensando a cosa avesse dovuto patire quell'uomo
per ridursi in quello stato di pazzia completa.

Ci accampammo esausti ed affamati, dopo quasi sei clessidre di marcia.
Adesir fu abile cacciatrice ancora una volta e riuscì ad abbattere un grasso
cinghiale che fu la nostra cena, inducendoci a vincere i giusti timori di
Zaku riguardo all'accensione di un fuoco. E tuttavia andò bene, poiché
nessuno scorse il nostro falò, e potemmo mangiare e riposare indisturbati.

Il mago era febbricitante e, sebbene le sue ferite fossero state curate da
Warnom, era chiaro che le angherie subite avrebbero richiesto molto tempo
per consentirgli di riguadagnare le sue forze, così trovammo vari espedienti
per farlo mangiare pur privo di conoscenza, in modo da accelerarne la
guarigione completa.

La figlia dell'ostessa si era fisicamente ristabilita ed era ora in grado di
camminare da sola. Tuttavia, la fanciulla era chiusa in un isolamento dal
quale non usciva se non di rado, per pronunciare brevi parole ed
esclusivamente alla madre. Era evidente che i patimenti subiti dovevano
averla profondamente colpita più nella mente che nel fisico.

Noialtri eravamo ormai in qualche modo avvezzi a quella dura vita da
avventurieri e forse per motivi personali diversi eravamo in grado di
reagire diversamente alle atrocità ed agli eventi che ci coinvolgevano.
Riuscimmo a chiacchierare scherzosamente, ridendo per rompere la tensione e
sdrammatizzare, cercando di ristabilire un'atmosfera più serena, ora che
avevamo completato il nostro incarico e tornavamo verso casa.

Alternammo così periodi di marcia serrata a soste di riposo per alcuni
giorni, graziati da un tempo oltremodo mite che non gravò sul nostro umore
con piogge e temporali. Sembravano quasi giornate di primavera e ci godemmo
quell'atmosfera migliorando progressivamente sia nel fisico che nello
spirito, fino a che gli eventi di quei giorni iniziarono a sembrare sempre
più lontani nel tempo.

il
quarto giorno, il misterioso mago diede segni di ripresa. Dapprima dama
BroccaVerde notò degli impercettibili movimenti delle palpebre, poi aprì gli
occhi brevemente, fino a quando si rivolse a lei mormorando qualche parola
sottovoce. Durante una sosta, dopo averlo nutrito, l'ostessa ci chiamò
dicendoci che l'uomo desiderava conscerci personalmente.

Si presentò come Aderlist da Carusaal, rappresentante della gilda dei maghi
dell'est, non sapeva da quanto tempo fosse prigioniero dei themaniti. Fu
sconvolto nel rendersi conto della sua mano martoriata e parlava con voce
rotta dalla fatica e dalla sofferenza che ancora sembrava patire, anche se
ormai potevamo considerarlo fuori pericolo. Era debolissimo ed ogni parola
gli costava grande sforzo, eppure volle ringraziarci uno per uno, poiché
senza di noi egli avrebbe certo perso la vita in quella prigione.

Fu molto colpito da Thorin, apprendendo che ancora esistevano rappresentanti
di Bar Shamdar, che si ritenevano estinti. Osservò a lungo Adesir,
sostenendo che secondo lui i lineamenti della ragazza non erano del Rhemmath,
la terra da cui proveniva. Poi si accorse del libro che Adesir aveva portato
con sé e, toccandolo con la mano sinistra, lo vedemmo rimpicciolirsi
volteggiando nell'aria, fino a che gli si infilò in una piccola tasca del
vestito.

Volle ringraziare Zaku ed Adesir donando loro le pergamene che avevamo
trovato nella stanza sigillata. Esse erano infatti di sua proprietà come il
libro, ed erano destinate ad alcuni suoi apprendisti, ma in segno di
riconoscenza volle condividere con i nostri compagni quel prezioso sapere
che andava oltre la mia fin troppo umana comprensione.

Si scusò con me e Thorin per non avere la possibilità di ricompensarci in
modo tangibile, promettendo invece che avrebbe trovato un modo di farlo a
Bor Sesirim, dove aveva delle conoscenze. Infine, quando tutti gli altri si
furono allontanati, volle trattenermi ancora per un istante, per rivelarmi
qualcosa che non avrei mai sospettato.

- La tua spada, Gawain - mormorò, ormai allo stremo delle forze per aver
parlato tanto a lungo. - Dimmi di questa spada, come l'hai avuta, da quanto
la possiedi...

Gli narrai la sola storia che conoscevo, quella che pensavo essere la verità
fino a quel momento e che presto infranse con le sue rivelazioni. La spada,
forse, era stata di mio padre, ma certo non poteva essere appartenuta a mio
nonno, mi disse, asserendo di averla vista impugnare ad altri.

- Devi usarla con giudizio, Gawain, fai attenzione - mi disse - essa
racchiude un potere che devi controllare, altrimenti può avere delle
conseguenze...

Ascoltai con attenzione le scarse rivelazioni che fu in grado di darmi, e
che furono per me sorprendenti. Non sapevo che pensare quando chiuse gli
occhi ad un tratto, sprofondando in un sonno profondo. Da dove veniva la
lama nera, se non era della mia famiglia come avevo sempre pensato? Avrei
saputo controllarne gli effetti, se essa aveva davvero la strana proprietà
che sembrava essere la giustificazione per cui in più di un'occasione mi ero
rialzato da terra quando avrei dovuto morire? O forse quell'uomo era anche
lui impazzito per le torture e ora vaneggiava instillandomi inutili e
fantasiose preoccupazioni?

Per alcuni giorni mi chiusi in me, fra questi pensieri, fui solitario e
pensieroso, e non so se i miei compagni notarono quel comportamento, ma non
mi preoccupai di ciò che davo a vedere. Nessuno mi chiese nulla ed io non ne
parlai, ripromettendomi di chiedere ulteriori informazioni a Aderlist quando
si fosse completamente ristabilito. E in quei giorni non sfoderai mai la
spada come ero solito fare, non sapendo cosa attendermi da quell'oggetto ora
così oscuro.

Eppure, sentivo dentro di me che al primo segno di pericolo la lama nera
sarebbe balzata ancora fra le mie mani, come sempre.