A&P Chronicles 2002-2003 (II, 6)

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 27 Novembre 2005

Parte II, Capitolo 6: Il gruppo cambia ancora

Seduta del 27/11/2002

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Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 27 Novembre 2005

Parte II, Capitolo 6: Il gruppo cambia ancora

Seduta del 27/11/2002

Il gruppo cambia ancora

dopo
circa quattro clessidre di marcia, attraversammo le Mura Ciclopiche della
città di Bor Sesirim, confondendoci nel viavai del traffico che ogni giorno
animava quella grande città, senza che nessuno badasse a noi o ci rivolgesse
domande. Eravamo stanchissimi e sporchi, feriti e affamati, tanto da
sembrare parte di quella mole di straccioni e vagabondi che invadono i
luoghi civili alla ricerca della carità dei più abbienti. Per strada ero
stato sul punto di svenire ed avevo vomitato quasi su Thorin, tanto che
eravamo stati costretti a fermarci perché Warnom potesse invocare su di me
la cura del suo dio.

Ma iniziai a sentirmi meglio non appena entrammo in città, ed una sensazione
di casa mi invase quando passammo anche le Mura di Luce costruite dagli elfi
dei tempi antichi, che non mancavano ogni volta di suscitare le aspre
critiche di Thorin circa la loro robustezza. La confusione della città, che
da un lato mi stordiva, dall'altro mi faceva piacere, al pensiero di essere
tornato fra la gente comune, che vive tranquillamente la propria vita, in
uno dei momenti in cui l'esercito themanita aveva interrotto l'assedio,
ritirandosi nelle campagne.

- Un regalo per bellissimo padrone bello! - esclamò ad un tratto Joseph
dall'aria gongolante, mentre porgeva qualcosa a Zaku. Si trattava di un
borsellino tintinnante di monete che imbarazzò visibilmente il nostro amico,
il quale prese a guardarsi intorno per accertarsi che il proprietario non si
fosse accorto del furto.

- Ma che diavolo ti salta in mente? - lo redarguì Zaku, afferrando l'oggetto
e nascondendolo fra le mani. Fu evidente che il povero folle non si rese
conto del motivo di quel rimprovero, data la sua aria contrita.

- Regalo per padrone bellissimo - disse, riprendendo presto il suo sorriso
ebete - regalo per bellissimi vestiti di padrone santo! Nuovi vestiti, sì?

Zaku, spazientito, estrasse le monete e gettò via il borsellino cercando di
non farsi vedere. Quindi afferrò la mano di Joseph e gli mise nel palmo il
denaro, sforzandosi di mantenere la calma.

- Ora, prendi questi soldi e vai a cercare i vestiti per il tuo padrone -
gli disse - poi torni da me alla locanda dell'anguilla moscia, capito bene?
- Mi venne da sorridere, poiché capii che intendeva disfarsi di quell'uomo.
Non esisteva alcuna locanda dal nome così ridicolo a Bor Sesirim, e prima
che potessi avvisarlo che sarebbe stato per noi più pericoloso in giro a
piede libero che non sotto il nostro controllo, Joseph era già sparito tra
la folla, canticchiando felice per l'incarico importante ricevuto.

Discutemmo brevemente sul da farsi, incerti se fosse il caso di recarci
immediatamente alla locanda di Guglielmo oppure se non fosse preferibile
fare provvisoriamente base a casa mia per rimetterci in ordine e renderci
più presentabili. Alla fine prevalse la prima idea, e in breve ritrovammo la
strada senza difficoltà, giungendo alla locanda da cui usciva un delizioso
odore di stufato che fece leccare i baffi a Thorin.

- Ti ho detto che questa non è la locanda dell'anguilla moscia! - gridava
una voce dall'interno. Era Guglielmo, e fu facile immaginare con chi stesse
discutendo. Zaku alzò gli occhi al cielo vedendo vanificato il suo abile
tentativo di liberarsi del suo folle servitore.

Joseph ci venne incontro festante non appena riconobbe Zaku sull'ingresso,
biascicando bavosamente ogni genere di complimento nei confronti del suo
padrone. Ebbi compassione della sfortunata creatura, e pensai che in fin dei
conti non doveva essere un cattivo diavolo. Salutammo l'oste che apparve
felice di rivederci, ci diede subito le stesse stanze della volta precedente
e ci riservò la sala privata in cui ci eravamo incontrati la prima volta con
Shair. Alla mia richiesta di incontrarla al più presto, tuttavia, ci riferì
che Shair non era in città al momento, quindi avremmo dovuto attendere un
po', ma comunque avrebbe subito mandato qualcuno di fidato per informarla
del nostro ritorno.

Prendemmo una delle stanze per le donne, e Adesir si congedò immediatamente
per prendere un bagno caldo. Thorin si diresse subito a tavola dove iniziò a
farsi portare qualsiasi cosa vi fosse da mangiare e da bere. Io presi la
stanza più grande per me, con Warnom che aveva bisogno di riprendere le sue
meditazioni e Aderlist, mentre nella terza stanza avrebbero alloggiato Zaku
e Joseph, oltre al nano.

erano
passate quasi cinque clessidre quando qualcuno bussò alla porta della nostra
stanza. Ancora una volta non riuscivo a riposare senza interruzione per un
tempo sufficiente a riprendermi dalle fatiche degli ultimi giorni. Non
aspettando nessuno, sospettoso come non ero mai stato in vita mia, presi la
spada e mi avvicinai alla porta.

- Chi è? - chiesi cercando di non disturbare Warnom.

- Sono io, Guglielmo - rispose la voce familiare dell'oste. Riposi la spada
ed aprii la porta, più tranquillo. Warnom continuava a meditare tranquillo,
apparentemente indisturbato dalla visita.

- Volevo solo farvi sapere - disse Guglielmo - che Shair ha saputo del
vostro arrivo e conta di essere qui domani in tarda mattinata.

- Grazie, buon oste - risposi, compiacendomi per la rapidità con cui
sembravano andare le cose. - E già che ci siamo - aggiunsi, - poiché sembra
che in molti siano interessati a noi nell'ultimo periodo, ti sarei assai
grato se potessi fare in modo da assicurarci che non accada nulla stanotte,
se mi spiego...

Era più che mai importante che non accadessero altri imprevisti, ora che la
nostra missione volgeva davvero al termine, così avevo preferito fare quella
raccomandazione a Guglielmo, pur sapendo che nella sua locanda non avremmo
corso pericoli.

- Non preoccupatevi - mi rassicurò - qui potete considerarvi al sicuro!

- E comunque ci sono anch'io a vegliare su di voi - gli fece eco una voce
roca da dietro le spalle. Dette quelle parole, l'individuo che fino a quel
momento non potevo vedere, celato nell'ombra del corridoio, fece un passo di
lato, portandosi alla luce, così che lo riconobbi.

- Gorg! - esclamai, sorpreso e felice allo stesso tempo.

- Della Montagna! - precisò lui, come era solito fare quando non si
pronunciava il suo nome in modo completo. Ci abbracciammo, felici di
ritrovarci, battendoci le mani sulle spalle, dando luogo ad un'insolita
dimostrazione di affetto che certo non era comune fra individui delle nostre
razze.

Scambiammo qualche frase, raccontando brevemente delle nostre vicende, così
venni a sapere che Shair aveva convocato anche lui per l'indomani, in quanto
si sarebbe discusso, fra l'altro, di una nuova missione. Poi, quando
Guglielmo accennò alle sue incombenze ancora in sospeso, Gorg lo accompagnò
di sotto, ed io tornai a dormire.

quando
mi svegliai era giorno fatto da un pezzo, il sole era alto nel cielo e
doveva essere quasi l'ora di pranzo. Fui compiaciuto nel notare che
finalmente ero riuscito a dormire un sonno lungo e senza interruzioni, ed in
effetti constatai come il riposo avesse un effetto benefico anche sul mio
umore. Mi sentivo ritemprato, ogni traccia di fatica era svanita, e
restavano solo alcuni lividi ceh sarebbero certo guariti in pochi giorni. Mi
sentivo più allegro e notai di avere fame, così mi affrettai a scendere in
sala per consumare la colazione.

Mentre mangiavo, facendomi portare non so quanti bicchieri di latte e
svariate porzioni di eccellenti dolci fatti in casa, seppi delle prestazioni
a tavola di Thorin, la sera prima, dato che gli inservienti non facevano che
parlare di un nano che sembrava aver seduto a tavola per otto ore
consecutive senza smettere di mangiare è bere. Sembrava che avesse divorato
un intero cinghiale arrosto e, non sazio, avesse proseguito con alcuni
cosciotti di maiale, prosciutti, salsicce e formaggi di tutti i tipi,
accompagnando la carne con ogni tipo di verdura e ortaggio vi fosse in
cucina, ed irrorando il tutto con un intero barile di birra locale. A
conferma della cosa, Guglielmo sembrava molto indaffarato a compilare una
lunga lista della spesa, lamentandosi che non vi fosse praticamente più
nulla in cucina!

Tornai super le scale, intenzionato a prendere un bagno prima di indossare i
miei abiti di ricambio, che ritenevo necessari per l'incontro con Shair.
Quando aprii la porta, fui alquanto sorpreso nel trovare, ben piegato sul
letto, un vestito alquanto curioso. Lo presi, osservandolo mentre mi
chiedevo di chi mai potesse essere. Si trattava di un completo di buona
fattura, cucito con pezze dai colori sgargianti, arrangiate in verticale in
modo da comporre un'insolito motivo a righe: ricordava in qualche modo gli
abiti che erano soliti indossare certi menestrelli, non certo un vestito per
andarsene in giro. Qualcuno bussò alla porta, e chiesi chi fosse ancora con
l'abito in mano.

- Piaciuto vestito per amico di buon padrone santo? - la voce di Joseph mi
congelò sul posto. Le parole mi si bloccavano in gola, incerto se offenderlo
rispondendo realmente cosa ne pensassi, o se inventare qualcosa che, nella
sorpresa del momento, non mi venne in mente.

- Bello vestito, amico di bellissimo santo padrone? - insisteva Joseph dal
corridoio. Notai solo in quel momento che, oltretutto, doveva essere di
almeno due taglie superiori alla mia: in pratica, avrei potuto indossarlo
comodamente sopra la cotta di maglia ed al corpetto di cuoio!

- E' molto bello, Joseph, grazie - riuscii a dire infine, certo che non mi
sarei liberato di lui se non avessi risposto in qualche modo. Sperai che si
sarebbe presto dimenticato della cosa, soddisfatto del mio apprezzamento, e
mi augurai di non dovergli spiegare perché non l'avrei indossato. In fin dei
conti, aveva avuto un pensiero gentile e non desideravo mortificare quel
poveraccio che, alla fine, mi stava diventando simpatico, forse più del suo
padrone.

Mi recai verso il locale dei bagni e mi rilassai nell'acqua tiepida, senza
far caso al suo colore. Restai nella tinozza a lungo, fino a quando la
temperatura dell'acqua non mi diede più sollievo, quindi feci ritorno nella
mia stanza, dopo aver invano bussato alla porta di Adesir per chiederle un
po' del profumo che le avevo donato. Mentre indossavo gli abiti puliti,
notai che Warnom aveva terminato le sue meditazioni e mi guardava.

- Abbiamo un problema con il mago - mi disse, corrucciato. Mi mostrai
evidentemente stupito, dato che ero stato convinto, fino a quel momento, che
il peggio fosse passato.

- Da quando c'è stato il tentativo di rapimento, stanotte - proseguì Warnom
- il mago si è come chiuso in un sé stesso, una specie di coma...

- Beh, se è per quello, non è che sia stato mai molto vitale, in questi
giorni... - risposi, con finta indifferenza.

- E' una cosa diversa - replicò con calma il prete. - Le mie meditazioni mi
hanno consentito di appurare che si tratta di un qualche effetto magico,
attivato dallo stesso Aderlist, immagino un meccanismo di autoprotezione,
che ha fatto scattare quando ha realizzato di essere in pericolo...

Lo seguivo ora con maggiore interesse, vestito per metà, per quanto mi fosse
difficile seguirlo in quei ragionamenti indubbiamente legati a concetti del
mondo della magia.

- Il vero problema - continuava intanto Warnom - è che non sembra in grado
di uscire da questo stato autonomamente, e se resta così troppo a lungo
potrebbe morirne... dobbiamo parlarne urgentemente con Shair.

venne
infine il momento di incontrarci con Shair, e scendemmo al piano di sotto,
trovandola sorridente, intenta ad osservare Thorin che faceva colazione,
dando uno spettacolo decisamente rozzo. Ci salutammo calorosamente, e notai
che la donna era realmente felice di incontrarci nuovamente, mentre ci
invitava a seguirla nella sala privata. Eravamo tutti presenti, compreso
Gorg, a parte la figlia di dama BroccaVerde, Aderlist e Joseph che non
riuscivo ad immaginare come fossero riusciti a separare dal suo padrone
putativo. Era tornato anche il mio corvo, che mi aveva raggiunto mentre
scendevo le scale, ed era anche presente uno straniero dall'aria allampanata
tuto vestito di una tunica blu notte che nessuno ci presentò.

- Bene - introdusse Shair dopo i convenevoli e le inevitabili battute
scherzose - ora veniamo alla nostra missione: ditemi di Gaios, l'avete
trovato?

Vi fu un momento di gelo, come se nessuno se la sentisse di dare la brutta
notizia. Qualcuno doveva pur parlare, così fui io il primo a rispondere.

- Abbiamo trovato Gaios - dissi schiarendomi la voce - ma purtroppo lo
abbiamo trovato morto...

Il viso della donna si oscurò, in una chiara espressione di dolore. Sapevo
che erano amici, ma evidentemente lo erano più di quanto non avesse dato a
intendere, dal modo in cui sembrava addolorarsi per l'infausta notizia. Ci
chiese maggiori chiarimenti, così presi a raccontare succintamente quanto
era accaduto, aiutato di tanto in tanto da Adesir e Warnom. Raccontammo
tutto, dall'arrivo ad Arl-Bocherim all'esplorazione delle paludi, dal
combattimento con le testedure all'antico tempio, al ritrovamento del corpo
di Gaios ed alla nostra decisione di trovare ciò per cui era morto. Narrammo
il modo in cui avevamo trovato la spada gemmata ed allora Shair ebbe un
sussulto.

- Avete trovato la spada? - chiese, con aria quasi incredula, interrogando
con lo sguardo Guglielmo, che sedeva di fianco.

Le raccontammo tutti i particolari del ritrovamento, e lei ci confermò che
quello era in realtà l'oggetto che Gaios era andato a cercare. Confabulò
sottovoce con Guglielmo quando seppe che Adesir aveva ricevuto la spada e
dalle parole che riuscii a sentire, compresi che non erano affatto stupiti
della cosa, anzi, ci rivelò poco dopo che la spada era in realtà destinata
alla ragazza fin dall'inizio. La spada divenne allora l'argomento
principale, e Adesir fu invitata a posarla sul tavolo, mostrandola a tutti,
cosa che lei fece prontamente.

- Non sarebbe forse il caso che ci diciate di più su questa spada, per la
quale un uomo è morto e noi abbiamo più volte rischiato la vita? -
intervenni ad un tratto, interrompendo la muta contemplazione in cui Shair e
Guglielmo sembravano sprofondati alla vista dell'oggetto. La donna annuì,
schiarendosi la voce.

- Quella che vedete di fronte a voi, signori, è la Spada di Uldan - annunciò
solennemente, ottenendo in risposta lo stupore di gran parte dei presenti. -
Questa lama è stata forgiata milleduecento anni fa, a Lalad-Nor...

Seguì un po' di confusione, dato che ciascuno sembrava a quel punto voler
dire la sua, ed io mi persi fra le varie voci, cercando di ascoltarle tutte
e, per questo, non riuscendo a seguire nessun discorso in particolare. Mi fu
chiaro, tuttavia, che si trattasse di una lama leggendaria, consacrata alla
divinità della giustizia, una spada dotata di arcani poteri che non furono
rivelati in quell'occasione, anche se Shair si premurò di mettere in guardia
Adesir circa la possibilità che l'oggetto magico potesse imporle una sua
volontà, invitandola a fare attenzione nell'uso della lama.

Quando l'ordine fu ristabilito nella stanza, superato il momento di
meraviglia e stupore, proseguimmo nel nostro racconto, suscitando lo stupore
e l'ammirazione sincera di Shair e Guglielmo per lo scontro con i Guerrieri
di Ferro e per le decisioni coraggiose che avevamo preso in quei giorni,
come quella di assaltare la fortezza per liberare dama BroccaVerde.

- Questa è la conferma, voi siete individui speciali, per questo vi ho
cercati - ripeteva di tanto in tanto Shair, commentando i nostri racconti.
Lo diceva in un modo tale che fu quasi sul punto di convincermi, quando in
realtà ero dell'opinione di essere solo un uomo comune che sapeva il fatto
suo e che aveva la fortuna di far parte di un gruppo valido. Lei proseguiva
invece dicendoci che eravamo speciali, anche se non chiarì mai cosa
intendeva, lasciando immaginare che ci ritenesse predestinati o prescelti
per un qualche epico compito. Anche quando ci chiese di Agherwulf e seppe
come era morto, rimase della sua opinione, dicendo che era stato un utile
compagno, ma che non aveva nulla di speciale come noi altri...

Come era ovvio, molto interesse suscitò il misterioso Aderlist, e Shair
mandò subito a chiamare qualcuno che potesse verificarne le condizioni ed
eventualmente agire come era necessario per scongiurare i pericoli descritti
da Warnom. Ad ogni modo, l'argomento venne liquidato in fretta, dato che la
donna non sembrava volersi pronunciare fino a che non avesse avuto occasione
di parlare con il mago.

terminati
che furono i nostri racconti in quell'atmosfera di strana euforia che Shair
stessa contribuì a creare con i suoi commenti, Guglielmo fece servire una
merenda che ebbe l'effetto di calmare gli animi e predisporci ad ascoltare
quanto ora la donna aveva da comunicarci circa i nostri incarichi futuri.

- Da alcuni mesi stiamo cercando di allargare la nostra organizzazione di
resistenza, - iniziò a parlare Shair, seria - inviando contatti a chi
riteniamo possa unirsi alla nostra causa, facendo leva principalmente su
quei gruppi e quei signori che non sono passati con le forze di Themanis. In
alcuni casi, i nostri messaggeri sono stati rifiutati, altre volte sono
stati semplicemente ignorati, e purtroppo a volte sono anche stati uccisi,
ma ora, finalmente, sembra che un potente signore abbia deciso di schierarsi
dalla nostra parte, con il Duca di Bor Sesirim, fornendo appoggio e supporto
logistico...

- Questo fu invero l'immane contenuto dei documenti che il mio sfortunato
fratello portò - intervenne Gorg della Montagna, riferendosi alle carte che
avevamo rinvenuto nello zaino militare dello sfortunato orchetto ucciso
dall'Ombra.

- Inoltre, - continuò Shair riprendendo il discorso - di recente si è anche
aperto un nuovo fronte al nord, dove purtroppo sembra che uno dei nostri
gruppi si sia separato dall'organizzazione. - Fece una breve pausa,
sorseggiò un bicchiere d'acqua e poi riprese a parlare.

- Ho bisogno di seguire entrambe le situazioni, - disse osservandoci uno per
uno - pertanto ho deciso che sulla questione a nord indagheranno Gorg, Zaku
ed il suo servitore, dama BroccaVerde e Warnom che conosce il primo dei
luoghi da raggiungere per i primi contatti. Nel frattempo, Thorin, Gawain,
Adesir ed il nuovo arrivato Frostwind dovranno invece portare una risposta
ufficiale al nostro nuovo potente alleato, il Duca Alexander Vigassian.

Quel nome aveva risvegliato in me quanto appreso sulla storia dell'Esmeldia.
Quella dei Vigassian era una famiglia assai potente e conosciuta, che
affondava le sue radici nella storia di oltre cinque secoli prima, ai tempi
delle guerre civili fra Frosnal e Sesir, quando, ricordai, l'allora Duca
Vigassian era passato alla storia per essersi ribellato al Re del Sesir. Era
una famiglia di combattenti formidabili, che avevano a servizio numerosi
soldati di ottimo addestramento, e possedevano una delle rocche più
inespugnabili di tutta l'Esmeldia, situata a ovest, al confine con le Grandi
Pianure. Era dunque lì che dovevamo andare...

Le mie riflessioni furono interrotte da un brusio sempre più forte che si
era andato sollevando mentre Shair faceva i nostri nomi, stabilendo la
composizione dei due gruppi. Gorg era felice di tornare ad accompagnarsi con
Zaku e si scambiavano occhiatine d'intesa, Thorin bofonchiava qualcosa circa
la sciocchezza di utilizzare un valoroso guerriero nano per una missione
tutto sommato diplomatica. Dal canto mio, se non mi importava nulla di
separarmi da Zaku, non condividevo la scelta di separarci da Warnom, proprio
ora che il nostro gruppo si era dimostrato così affiatato.

- Se posso permettermi, Shair - intervenni ad un tratto - non mi sembra una
buona idea quella di mandare Warnom al nord e scambiarlo nel nostro gruppo
con uno sconosciuto. Warnom ha salvato la vita a me ed agli altri in più di
una circostanza e ormai siamo molto affiatati, preferirei averlo ancora con
noi!

- Capisco il vostro attaccamento, Gawain - rispose - ma Warnom è
indispensabile per l'altro gruppo, in quanto è a conoscenza di un contatto
che è indispensabile per la missione. D'altra parte, considerate che anche
il buon Thorin, come seguace di Morgrim, è in grado di badare alle vostre
vite... - il nano ebbe un atteggiamento di goffo compiacimento a quelle
parole.

- E' vero che Thorin può invocare su di noi la grazia di Morgrim - replicai,
accalorato dalla discussione che mi sembrava inutile, tanto ritenevo ovvie
le mie motivazioni - ma lui in genere entra in combattimento al mio fianco,
e un guerriero che combatte non può badare ai feriti come faceva Warnom...

Shair sembrò riflettere sulla cosa e disse qualche parola a Guglielmo, il
quale si avvicinò al nostro amico per dirgli qualcosa. Vidi i due che
annuivano, mentre Shair attendeva, pensierosa. Poi, l'oste tornò al suo
posto e riferì alla donna quanto aveva verificato con Warnom.

- Bene, Gawain - disse Shair - allora faremo così: Warnom accompagnerà il
gruppo a nord e fornirà il contatto, quindi vi raggiungerà per proseguire
con voi il resto della missione.

Ero soddisfatto, ma solo a metà. Restava il fatto di Frostwind: dovevamo per
forza accogliere fra di noi uno sconosciuto? Shair sembrò leggere le mie
perplessità e mi rispose prima che potessi replicare ancora una volta.

- Quanto a Frostwind - fece un cenno allo straniero che fino a quel momento
era rimasto silenzioso e in disparte - penso che ormai avrete capito che
potete fidarvi di me. Sono io che vi ho cercati e vi ho messi assieme, se
ora vi indico un nuovo compagno, potete stare certi che si tratti di una
persona degna della massima fiducia e del massimo rispetto.

Annuii con il capo, poiché in effetti aveva ragione. Non c'era motivo di
dubitare di chi ci metteva a fianco Shair che certo conosceva molte più cose
di noi, e rimasi in silenzio.

- Vi presento Frostwind delle Tempeste - disse Shair, indicando l'uomo magro
allampanato con la tunica blu notte, che ora vidi essere ornata da piccole
rune. Sembrava più vecchio di noi, avrà avuto circa trenta o trentacinque
anni, aveva lineamenti esmeldiani dallo sguardo severo e portava capelli
cortissimi, impugnava un bastone nodoso di legno chiaro. L'uomo fece un
cenno di saluto cui risposi alzando una mano.

- E' un uomo che conosce le arti magiche e dal passato burrascoso - proseguì
Shair nella sua presentazione - ma d'altra parte non è il solo fra voi, e
certo saprete riconoscere in lui un valido aiuto ed un compagno sulla cui
lealtà garantisco personalmente.

vi fu
quindi un momento in cui ciascuno di noi ebbe l'occasione di parlare
privatamente con Shair e immagino che Adesir ne approfittò per chiedere
maggiori informazioni sulla spada di Uldan. Io, dal canto mio, colsi
l'occasione per verificare quanto mi aveva detto Aderlist sulla lama nera,
ottenendo le conferme che forse preferivo non avere; tuttavia, fui
soddisfatto nel venire a sapere che comunque dipendeva da me l'uso che ne
avrei fatto, e più tardi decisi di confidarmi con Adesir e Thorin,
raccontando loro ogni cosa, in modo che fossero in grado di aiutarmi qualora
avessi mostrato segni di debolezza.

Quando infine Shair sciolse la riunione, ci salutò e fu rapida ad andar via,
come se avesse urgenza di trovarsi presto altrove. Restammo con Guglielmo
che ci servì un buon pasto che divorammo avidamente, compreso Thorin che
sembrava proprio non essere dotato della sensazione di sazietà. Conversammo
amichevolmente, ed il clima tranquillo instauratosi con quei compagni mi
indusse a raccontare, per la prima volta, la storia della mia vita fino al
momento in cui avevo incontrato Shair. Thorin fece altrettanto, rivelandoci
i particolari della sua ragione di vita, che nessuno poteva sospettare fino
a quel momento.

Sulla scia delle reciproche confidenze, ciascuno raccontò qualcosa di suo,
chi più e chi meno, ma nessuno tentò di forzare gli altri a narrare la
propria storia, convinti che quelle rivelazioni avevano molto più valore
qunado sorgevano spontanee, frutto della fiducia e della stima reciproca fra
compagni d'armi e d'avventure. Fu in questo clima che anche l'ultimo
arrivato, Frostwind, ci rivelò un aspetto inatteso di sé, quando si scoprì
la schiena mostrandoci il grande tatuaggio a forma di drago nero.

- Questo è il simbolo di Themanis! - esclamai, stupefatto.

- Questo è il simbolo della mia vita passata - rispose l'uomo, tagliente. -
Fino ad un anno fa, sarei stato un vostro nemico, ma poi non ne ho potuto
più di quella vita e di ciò che è capace di fare quella gente...