A&P Chronicles 2002-2003 (I, 10)

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 13 Novembre 2005

Parte I, Capitolo 10: Decisioni per il futuro

Seduta di Ottobre 2002

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Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 13 Novembre 2005

Parte I, Capitolo 10: Decisioni per il futuro

Seduta di Ottobre 2002

Decisioni per il futuro

la
stanchezza iniziava a farsi sentire dopo gli ultimi eventi. Eravamo spossati
per la marcia nella palude e per il combattimento notturno, e molti di noi
ancora soffrivano delle ferite ricevute. Io stesso ero allo stremo delle
forze, e Thorin, nonostante la sua massiccia corporatura e la pesante
armatura a scaglie, era visibilmente indebolito, anche se non lo avrebbe mai
ammesso...

Tuttavia, non potevamo perdere tempo in quel posto, occorreva stabilire cosa
fare. Gorg ci aveva detto di essere alla ricerca del fratello, ed aveva un
compagno che aveva lasciato al villaggio con l'ostessa, il quale attendeva
di conoscere l'esito della sua ricognizione. Noi, d'altra parte, avremmo
dovuto al più presto tornare a Bor Sesirim, per riferire a Shair della sorte
di Gaios e svelare, se possibile, il significato della spada gemmata per la
quale tanto sangue era già stato sparso.

- Dobbiamo andar via al più presto - commentò Warnom, guardingo. - Non
trovate strano il modo in cui siamo stati assaliti? Tre contingenti, da tre
punti diversi, come un accerchiamento accuratamente preparato: era come se
sapessero che ci trovavamo nella gola!

- E cosa ci trovate di strano?! - brontolò Thorin. - E' chiaro che quegli
immondi orchetti sentivano l'odore della presenza di un valoroso guerriero
nano qui, e per questo sono accorsi in massa! - Mentre diceva queste parole,
il nano fissava con aria di disgusto Gorg, come per farci capire che non
approvava affatto il nostro amichevole modo di comportarci nei suoi
confronti. Tuttavia, nessuno raccolse la provocazione, e Thorin si isolò
dalla discussione mugugnando fra sé e sé.

In realtà, la cosa più facile era supporre che qualcuno avesse tradito, e
confesso che questa ipotesi mi venne in mente, in quel frangente. Tuttavia,
i soli che avrebbero potuto avere una simile occasione erano Adesir ed
Agherwulf, ma effettivamente si erano allontanati per un tempo troppo breve
per consentire un simile dispiegamento di forze; inoltre, dati gli utlimi
avvenimenti, avrei giurato sulla lealtà dei miei due compagni, uno dei quali
aveva perso la vita nell'agguato. Restavano solo i sospetti sulla misteriosa
figura che ci aveva osservato nella palude, anche se era impossibile al
momento capire come avesse saputo con tanta esattezza il punto in cui ci
saremmo fermati...

ad ogni
modo, non potevamo trascurare che eravamo del tutto privi di equipaggiamento
e viveri, inoltre, il compagno di Gorg ad Arl-Bocherim avrebbe potuto
rivelarci qualche importante informazione che l'orchetto non era in grado di
comunicarci nel suo stentato linguaggio.

- Credo che la cosa migliore da fare sia rientrare al villaggio - dissi
guardando in faccia i miei compagni per studiarne le reazioni. - Anche se
siamo stremati e feriti, questa è probabilmente la mossa che meno si
aspettano da noi, ora, ed inoltre avremmo il vantaggio di non dar loro tempo
di riorganizzarsi dopo la fuga cui li abbiamo costretti. Con un po' di
fortuna, potremmo trovare molti meno themaniti ora ad Arl-Bocherim, e
potremmo recuperare la nostra roba più facilmente!

L'idea sembrò buona, e ci incamminammo verso il paese, mandando Adesir e
Gorg in avanscoperta.

dopo
quasi un'ora di marcia, ci accorgemmo che i due esploratori si erano fermati
a parlare con una figura che sembrava attendere seduta lungo il ciglio della
strada. Quando giunsi in prossimità dei tre, Adesir e Gorg stavano parlando
con un individuo avvolto in un mantello che celava il volto all'interno di
un ampio cappuccio. Dall'atteggiamento, compresi che Gorg conosceva quell'uomo.

- Qualcuno che conosci? - chiesi all'orchetto avvicinandomi in modo da poter
scorgere meglio la figura. Era alto quasi come me, indossava un mantello
color bruno sotto il quale intravidi un'armatura di pelle verde scura, dalla
sua cinta pendeva un'accetta e impugnava un bastone che non mi diede
l'impressione di servire per sorreggerlo. Di sotto il cappuccio
fuoriuscivano ciocche di capelli chiari, il volto rivelava un'età prossima
ai trent'anni e poiché parlavano in Auldim, immaginai che venisse da quel
lontano impero decaduto.

- Bene, qui incontrano gruppo del nord con gruppo del sud - disse Gorg
schiarendosi la voce, - Lui è Sir Zaku, nobile cavaliere ed abile mago, già
da un anno compagno di Gorg della Montagna. Assieme affrontammo le milizie
themanite nel nord e qui giunti per cercare Gaios e fratello di Gorg...

Zaku fece un cenno del capo in segno di saluto, mentre l'orchetto si sforzò
alla meglio di presentarci al suo amico. Entrambi avevano spille simili a
quelle che ci aveva dato Shair come segno di appartenenza al gruppo di cui
ancora non sapevamo neanche il nome, ma nel loro caso la pietra centrale era
di colore più scuro, né avevano mai visto spille con una pietra chiara come
le nostre. Supposi che fosse un modo per distinguere gli appartenenti al
gruppo che provenivano da regioni differenti, mentre mi chiedevo perché mai
Zaku non fosse al villaggio come aveva detto Gorg.

- Circa due ore fa - spiegò Sir Zaku - i themaniti hanno fatto irruzione
nella locanda portando via l'ostessa e la figlia verso la torre di prigionia
a sud di Arl-Bocherim. Fra cinque giorni saranno processate pubblicamente
con l'accusa di alto tradimento...

Ebbi un moto di sdegno al sentire quelle cose, e Zaku dovette accorgersene
poiché fece una pausa. Per una volta avevo sperato che le cose potessero
essere facili per noi, e invece anche in questa occasione i themaniti
avevano trovato il modo di complicarci la vita. Il dubbio sul da farsi, se
tentare il salvataggio dell'ostessa o abbandonarla al suo destino per
riportare la spada gemmata a Shair iniziò a rodermi.

- Sembra anche - proseguì Sir Zaku guardando direttamente Gorg - che abbiano
trovato un orchetto. E' stato portato alla taverna di Themanis, per quanto
ne ho potuto sapere.

All'udire quelle cose, Gorg pronunciò qualche parola nel suo idioma che non
mi fu possibile interpretare, ma era visibilmente eccitato ed era ovvio che
pensasse al fratello. Si rimise in cammino a passo accelerato verso il
villaggio. Lo raggiunsi e lo presi per un braccio.

- Gorg, aspettaci. - gli dissi - Abbiamo un debito di riconoscenza per
l'aiuto che ci hai dato, e se i themaniti hanno trovato tuo fratello, ti
aiuteremo a liberarlo! - Ad ogni modo, pensai, avremmo dovuto comunque
entrare ad Arl-Bocherim per ritrovare il nostro equipaggiamento...

zaku
andò in avanscoperta entrando nel villaggio per studiare la situazione,
mentre noi aggiravamo l'abitato per entrare dal lato opposto. Era quasi
l'alba quando vedemmo tornare l'amico di Gorg, che sembrò quasi
materializzarsi a metà strada, una figura tremolante ed inizialmente
invisibile che via via divenne corporea. Compresi allora perché aveva
insistito per andare da solo.

Appena ci raggiunse, notai che aveva un'aria scura in volto e chiese di
parlare in privato con Gorg. Dopo qualche istante, un lamento straziante e
rotto dai singhiozzi ci fece ascoltare per la prima volta un orchetto
piangere. Zaku aveva visto il fratello di Gorg della montagna, ma non c'era
più nulla da fare per lui: era morto.

- Evviva! - esultò Thorin battendosi le mani sul corpetto dell'armatura,
mentre io ed Adesir cercavamo di consolare il povero Gorg facendogli le
nostre condoglianze. - Un mostro di meno a infastidire la gente perbene su
Terala!

Rischiammo la crisi in quel frangente. Gorg, che aveva sempre resistito alle
provocazioni del nano, fu sul punto di saltargli addosso, e d'altra parte
Thorin non aspettava altro. Ci volle un bell'impegno sia da parte mia che di
Adesir e Warnom per evitare che ci scannassimo fra noi! Dopo qualche minuto,
ritrovammo un equilibrio, Thorin si sedette in disparte, mentre noi ci
avvicinammo a Gorg.

- Nonostante tutto - sussurrò l'orchetto con gli occhi ancora velati di
pianto - la missione deve proseguire! E' la cosa più importante, se non la
completammo, la morte di mio fratello fu inutile!

- Gorg della Montagna, - mi rivolsi a lui cercando di capire - di che
missione parli? Vuoi dirci di più in modo che possiamo aiutarti, se
possibile?

- Fratello di Gorg della Montagna doveva prendere delle cose - spiegò a
bassa voce, senza voltarsi, con lo sguardo fisso a terra. - Rubare documenti
importanti per gruppo e stampi per documenti...

A quella rivelazione, un campanello si accese nella mia mente. Ricordai
l'episodio con l'ombra. Certo, l'orchetto che avevo visto morire quella
notte con Thorin era il fratello di Gorg! Ed i documenti e gli stampi che
cercavano li avevamo presi noi, erano sui muli... forse era più facile del
previsto aiutare quella disgraziata creatura, dopo tutto...

Raccontai tutto, narrando nei dettagli quanto era avvenuto un paio di notti
prima presso le rovine dove avevamo pensato di trovare rifugio dalla
pioggia. Raccontai dell'ombra, che fu riconosciuta da Zaku come un
"Cercatore", e ci disse che eravamo fortunati che quella creatura delle
tenebre non fosse sulle nostre tracce. Sia Zaku che Gorg furono sorpresi
dalle mie rivelazioni, ed anche Thorin ruppe il suo isolamento, mostrando
orgogliosamente l'ammaccatura provocata dall'ombra sulla sua corazza.

Ora, più che mai, dovevamo ritrovare i nostri muli!

lasciammo
Thorin all'ingresso del villaggio per proteggerci le spalle, anche se la
vera ragione era che sarebbe stato troppo rumoroso se lo avessimo portato
con noi, e ci dirigemmo verso la via laterale che dava sull'ingresso
secondario della locanda dell'ostessa. La via principale era deserta, ma
davanti alla locanda di Themanis cinque o sei cavalli neri rivelarono ancora
la presenza di milizia nemica all'interno del villaggio.

- Le stalle della locanda di Themanis sono piuttosto grandi - commentò
Warnom - se quei cavalli sono lì vuol dire che dentro è pieno di themaniti
oppure che qualcuno sta per lasciare Arl-Bocherim a breve!

Adesir non ebbe difficoltà a forzare la porta di legno sul retro, che
stavolta trovammo chiusa. Una volta all'interno, tuttavia, fra i vari
animali che trovammo non c'era traccia dei nostri muli. Ma lo sconcerto e la
delusione ci fecero dimenticare la prudenza, infatti ci accorgemmo di
parlare a voce troppo alta quando qualcuno che non potevamo ci intimò di
identificarci.

- Chi sei tu? - replicai secco, intenzionato a menar le mani dopo quell'ennesima
delusione. Ma non venne alcuna risposta. La voce misteriosa sembrava essersi
ammutolita di colpo. Sfoderai la spada e mi avvicinai ai pagliericci, con
l'intenzione di iniziare ad affondare la lama per trafiggere chiunque vi
fosse nascosto, quando Warnom mi indicò verso l'alto.

La testa del garzone della stalla spuntò dal suo rifugio, tremante. Era
terrorizzato e si calmò solo quando riconobbe Warnom. Allora scese
dall'impalcatura di legno e si avvicinò con un sospiro di sollievo.

- Che diavolo è successo qui? E dove sono i nostri muli? - gli chiese Warnom.

- Li hanno portati via - raccontò il garzone, ancora timoroso. - Come
l'ostessa e la figlia, prima è arrivato in paese un uomo calvo vestito di
nero che è andato alla locanda di Themanis, poi dopo circa un'ora sono
venuti qui e hanno preso la padrona...

- Ed i muli? - chiesi. - Come mai hanno preso solo i nostri muli lasciando
tutto il resto?

- Non lo so signore, giuro! - implorò visibilmente intimorito dal mio tono.
- Dopo circa due ore che avevano portato via la padrona sono venuti altri
soldati e li hanno portati via, cercavano proprio i vostri animali, ma non
so perché!

Tutto andava per il verso sbagliato, pensai. Era probabile che anche i muli
fossero stati portati alla torre di prigionia, e l'idea di assaltare un
posto simile non mi piaceva affatto, anche se tutti dovevamo essere convinti
che fosse la sola cosa da farsi. Tuttavia, a quel punto avevamo davvero
raggiunto il limite estremo per le nostre forze e dovevamo assolutamente
riposare.

- Se volete, vi posso indicare un posto sicuro e tranquillo - disse il
garzone. - Poco fuori dal villaggio c'è la caverna del sottocolle, è
piuttosto riparata e la conoscono solo le coppiette che vogliono
appartarsi... se intendete cosa voglio dire!

Era una prospettiva più allettante che non restare in quella stalla, dove
peraltro avremmo avuto il problema di condurvi il nano, così tornammo ad
uscire da Arl-Bocherim, guidati dal ragazzo.

raggiunto
Thorin, gli spiegammo brevemente la situazione e continuammo la nostra
marcia verso la caverna del Sottocolle, già pregustando il riposo ampiamente
meritato. Durante la marcia, Zaku e Gorg riconobbero la cintura che portava
Adesir alla vita, presa dal corpo del defunto Gaios.

- Io fossi più attento, donzella - disse Gorg ad un tratto, - prima di
indossare una cosa di maghi, chissà che possa succedervi!

Scoprimmo allora che Gaios era un mago, e che la descrizione dei suoi abiti
e del suo equipaggiamento non corrispondeva a come lo ricordava Gorg, che
era stato suo compagno di avventure fino ad un anno prima, quando aveva
conosciuto Sir Zaku. Era evidente che il nostro misterioso contatto
viaggiava sotto mentite spoglie, ed il fatto che conoscesse le arti magiche
dissipò i miei ultimi dubbi relativi a come avrebbe mai potuto penetrare nel
sotterraneo del tempio da solo. Ora ero sicuro che la spada era ciò che
cercava.

In qualche modo, durante quella conversazione, Adesir si sentì in dovere di
confessarci che aveva trovato un altro oggetto frugando il cadavere di Gaios,
del quale non ci aveva parlato: si trattava di una fiala contenente un
liquido rosso. La rimproverai, pur senza cattiveria, arrogandomi il ruolo di
capo del gruppo che da solo mi conferivo in quel momento. Ma non tolleravo
che qualcuno operasse per propri fini tenendo il resto della compagnia
all'oscuro di qualche cosa; più che rimproverare Adesir, in quel momento
intendevo lanciare un messaggio a tutti i miei compagni, per far capire che
solo nella nostra completa fiducia uno nell'altro e nella condivisione degli
obiettivi e delle informazioni avremmo avuto la forza di portare a termine i
nostri compiti.

Ad ogni modo, non fummo in grado di conoscere alcunché di utile circa le
misteriose proprietà della cintura e della fiala, nonostante interpellassi
Zaku che, in teoria, doveva avere delle capacità magiche. Avevo qualche
dubbio sull'utilità di quell'individuo.

giungemmo
alla caverna del Sottocolle dopo una marcia estenuante, durante la quale
avrei voluto lasciarmi cadere a terra per dormire fino alla fine dei miei
giorni. Eppure, ad un tratto la vedemmo, parzialmente nascosta dalla
vegetazione, una posizione sopraelevata e difendibile, all'interno della
quale, pensai, avremmo anche potuto accendere un focherello per riscaldarci.
Dovevo essere così stanco quel giorno che non ricordo neppure di aver messo
piede nella grotta: ad un tratto ero a terra, disteso a fianco di Warnom che
si era avvolto in una coperta, e immediatamente presi sonno.

Il sole era già alto quando mi svegliai, e quasi tutti gli altri erano già
in piedi. Sir Zaku era stato da qualche parte e ne aveva riportato un
barilotto di birra, mentre Warnom era intento nelle preghiere del mattino.
Mi invitò a partecipare, dicendo che mi avrebbe dato forza per il nuovo
giorno, così mi lasciai sedurre dalla sua voce stranamente suadente in
quell'occasione, constatando che durante il rituale le mie ferite
rimarginavano molto rapidamente.

Adesir aveva fatto una buona provvista di bacche e frutti raccolti poco
fuori dalla caverna, e ne mangiai avidamente, accorgendomi solo allora di
quanto avessi fame. Il cibo, la bella giornata di sole ed il riposo mi
infondevano una nuova forza interiore, e mi sentivo finalmente più ottimista
circa le nostre possibilità di riuscita.

Zaku aveva preso qualche informazione sulla torre di guardia, che non tardò
a rivelarci. Si trattava di una vecchia fortezza esmeldiana riadattata a
prigione, che si trovava su una collina con un lato a strapiombo, lungo il
quale si inerpicava una strada che normalmente era sorvegliata in basso da
una pattuglia che non doveva essere molto numerosa. Secondo le sue
informazioni, era da lì che venivano le milizie che avevamo incontrato nei
dintorni di Arl-Bocherim, quindi dei venti o trenta soldati normalmente di
stanza alla prigione, in quel momento potevamo ragionevolmente immaginare ve
ne fossero assai di meno.

- Il fatto che vi sia una guarnigione ridotta e che partendo ora vi
arriveremmo durante la notte sembrerebbero condizioni favorevoli ad una
nostra incursione per salvare l'ostessa e la figlia e recuperare i muli -
commentai.

- Ho seguito alcune tracce, mentre riposavate - intervenne Zaku. - Purtroppo
i prigionieri ed i muli non hanno seguito la stessa direzione: i vostri muli
sono stati portati verso Yoah.

L'ottimismo che avevo ritrovato quella mattina stessa svanì immediatamente.
Era un imprevisto che non avevamo considerato, certi che la destinazione
delle due spedizioni fosse la stessa. Ero nuovamente diviso.
L'equipaggiamento ci era indispensabile, ma non mi piaceva l'idea di
abbandonare l'ostessa e la figlia ad un destino che potevo immaginare non
piacevole.

- Dobbiamo badare solo alla nostra missione principale - disse Warnom,
risoluto. - Dobbiamo riportare la spada gemmata a Shair, la perdita degli
informatori era un rischio calcolato e non sta a noi mettere a repentaglio
la riuscita dell'intera operazione!

Aveva ragione, e lo sapevo. Tuttavia, una voce mi diceva che l'occasione di
assaltare la prigione era unica. Come diceva Grog nel suo linguaggio
stentato, un buon informatore valeva di per sé gran parte di un'intera
organizzazione, ed anche lui aveva ragione. Tutti sembravano aver ragione.

Ci consultammo, e solo Warnom sembrava contrario all'incursione. I nostri
dubbi furono sciolti quando Grog prese la sua decisione:

- Io andrà in Yoah a riprendere muli e documenti con stampi importantissimi!
- del resto, in quella regione l'orchetto sarebbe passato molto più
indisturbato di noialtri, visto che era praticamente di casa.

Adesir consegnò a Gorg il lasciapassare che aveva trovato fra le cose di
Gaios, e stabilimmo che ci saremmo incontrati nuovamente a Bor Sesirim entro
quindici giorni. Zaku sarebbe venuto con noi per tentare di liberare i
prigionieri dalla torre themanita. Con un po' di fortuna, lì avremmo trovato
cavalcature e viveri per il nostro ritorno, in modo da sopperire alla
mancanza del nostro equipaggiamento. Ci salutammo, e in breve ci
allontanammo in direzioni opposte sotto il tiepido sole del primo
pomeriggio.

Per la prima volta da quando ci conoscevamo, affrontavamo una missione che
ci eravamo assegnati da soli, consapevoli dei rischi e delle responsabilità
di una nostra eventuale disfatta.