A&P Chronicles 2002-2003 (I, 4)

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 7 Novembre 2005

Parte I, Capitolo 4: L'ombra

Seduta di Ottobre 2002

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Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 7 Novembre 2005

Parte I, Capitolo 4: L'ombra

Seduta di Ottobre 2002

L'ombra

discutemmo
a lungo sul da farsi con i cadaveri dei themaniti che avevamo ucciso. Io ed
Agherwulf eravamo dell'opinione di nasconderli fra gli acquitrini ai lati
della strada, in modo che la vegetazione li rendesse difficili da scoprire e
l'acqua favorisse la loro rapida decomposizione in modo da non lasciare
tracce. Thorin non era d'accordo, e ce lo fece notare con il suo tipico modo
di dire le cose, che non sembrava ammettere repliche quando si impuntava su
una decisione.

- Anche se themaniti, questi uomini si sono battuti con onore e meritano il
fuoco! - ribadiva il cocciuto nano, incurante delle ragioni che mi sforzavo
di spiegargli circa l'inopportunità di renderci visibili a miglia di
distanza accendendo delle pire. Adesir non capiva la nostra conversazione in
romeldano, così fui anche costretto a fare da interprete, mentre cercavo di
trovare una soluzione al problema, dato che anche Agherwulf sembrava ormai
farne una questione di principio. Mi venne in mente un'idea e provai a
proporre un'alternativa che sembrasse valida al nano.

- Erano esmeldiani, Thorin - dissi. - In Esmeldia, siamo soliti seppellire i
corpi anziché dar loro fuoco, e la consideriamo una cosa altrettanto
onorevole. Se proprio non possiamo fare a meno di perdere tempo con questi
corpi, diamo loro sepoltura ed evitiamo di farci vedere da chiunque!

Il nano sembrò meditare sulla proposta, mentre Agherwulf scuoteva la testa,
decisamente contrario ad ogni perdita di tempo. Tuttavia, avevo capito che
non c'erano altre possibilità: un nostro totale rifiuto non avrebbe infatti
modificato di un dito la posizione del nano, che sarebbe stato disposto
anche a restare indietro da solo, pur di mettere in atto quanto si era
prefissato.

- Bene - disse ad un tratto Thorin, scuotendo la testa. - Suppongo che se
queste siano le vostre usanze, possiamo interrarli anziché bruciarli, in
effetti... ho portato una pala, nel mio equipaggiamento, mettiamoci al
lavoro!

Mi diedi da fare aiutando il nano per rendere le cose più semplici e rapide
possibili, mentre Agherwulf, contrariato, si occupò di rendere
inutilizzabili le armi e le finiture dei cavalli, mettendoli quindi in fuga.
Con mio sommo dispiacere, avevo dovuto riconoscere che non sarebbe stata una
buona idea impossessarci degli animali, visibilmente marchiati con i simboli
dell'esercito di Themanis.

ad un
tratto, Adesir richiamò la mia attenzione indicandomi un punto
all'orizzonte. Sulle prime non vidi nulla, ma dopo alcuni istanti mi sembrò
di distinguere un lungo serprente nero che si muoveva a grande distanza da
noi, eppure sulla stessa strada che avevamo già percorso. Si trattava di una
colonna di persone, un piccolo esercito di circa un centinaio di individui,
che non era possibile distinguere meglio. Era improbabile che si trattasse
di orchetti, dato che ormai eravamo abbastanza a nord da trovarci fuori
dalla zona di guerra di Bor-Sesirim, tuttavia era probabile che si trattasse
di militari themaniti, ed averli alle spalle non fu una scoperta piacevole.

Era quasi il tramonto quando finimmo di sistemare le cose, e l'apprensione
causata da quella scura colonna in marcia ci convinse a riprendere il
cammino durante la notte, senza riposare, nonostante ancora una volta il
tempo minacciasse pioggia. Già mentre Agherwulf finiva di bendare alcune
ferite superficiali di Thorin, le prime gocce iniziarono a risuonare sulla
corazza del nano.

Marciammo nella notte, tenendoci a breve distanza dalla strada, in modo da
non costituire un facile avvistamento per eventuali malintenzionati, ma
senza poterci allontanare maggiormente a causa della quasi totale mancanza
di riferimenti in quella notte priva di luna e quasi completamente buia.
Solo il nano sembrava non risentire della scarsa visibilità, e marciava con
il suo lento passo che non sembrava risentire in alcun modo della fatica.

Dopo alcune ore, io, Adesir ed Agherwulf eravamo stremati e decidemmo di
trovare un riparo per riposare. A poche centinaia di metri più avanti, su
una lieve altura sul lato sinistro della strada, alcune rovine potevano
costituire un riparo sufficiente per dormire ed accendere un fuoco senza
essere notati da lontano. Guardando in quella direzione, improvvisamente mi
sembrò di notare qualcosa.

- Avete visto? - esclamai, richiamando l'attenzione dei miei compagni su un
punto all'interno dei ruderi.

- Un tenue bagliore, forse un piccolo fuoco - commentò Adesir. Anche
Agherwulf era della stessa opinione. Trassi un sospiro di insoddisfazione.
Nelle condizioni in cui eravamo, temevo l'ipotesi di dover affrontare un
altro combattimento, e non mi piaceva l'idea di dover condividere un rifugio
con degli sconosciuti quando avevamo bisogno di riposare tranquillamente.

- Facciamo così - proposi. - Adesir che sembra essere la più leggera e
silenziosa del gruppo andrà a vedere cercando di non farsi notare, noi
staremo pronti a correrle in aiuto qualora le cose dovessero andar male. A
secondo di cosa ci riferirà decideremo cosa fare. - Gli altri acconsentirono
ed osservammo la nostra compagna muoversi agilmente su per il pendio,
scomparendo nel buio dopo pochi metri.

quando
tornò dalla sua ricognizione, Adesir era abbastanza innervosita.

- Le rovine sono poco più che resti di mura - ci spiegò la ragazza - ma c'è
una zona coperta da una specie di tettoietta, sotto la quale sicuramente è
acceso un fuoco. Non sono riuscita a vedere nulla e non so quante persone ci
siano, perché non so come ma credo mi abbiano sentita, ho udito una specie
di grugnito e così sono tornata subito indietro...

Come Adesir parlò del grugnito, ci fu un comune sussulto. L'ipotesi di una
banda di orchetti sembrava la più plausibile, anche se non si poteva capire
cosa facessero da quelle parti. Thorin iniziò a chiedere in modo insistente
alla ragazza di provare a riprodurre il verso, per accertarsi della sua
origine.

Ad un tratto, Agherwulf sguainò la spada e si voltò su se stesso, fronte
alle rovine, osservando il nulla. Mi allarmai e sguainai la spada anche io,
ma non vedevo nulla. Adesir stava in quel momento riproducendo meglio che
poteva il verso che aveva udito, ed a un tratto Thorin sembrò impazzire
completamente.

- Orchetti! - gridò. - Orchetti, per Morgrim! Orchettiiiii... - Prima che
potessimo fare anche solo un gesto, il nano era scattato in avanti, urlando
nella notte, con il martello levato sopra la testa, caricando in corsa verso
le rovine poco distanti. Vidi Agherwulf e Warnom intenti a scrutare l'aria,
percependo qualcosa che io non potevo vedere; Adesir aveva imbracciato
l'arco ed aveva incoccato una freccia dalla punta metallica. Inizialmente
indeciso sul da farsi, pensai al nano fuori di sé, e iniziai a correre
dietro di lui, cercando di raggiungerlo; gli altri avrebbero potuto badare a
sé stessi, avendo mantenuto la ragione.

Udii un rumore poco avanti a me. Un tonfo sordo seguito dal tintinnare del
metallo e da un urlo animalesco che riconobbi come la voce del mio compagno.
Dopo pochi metri di corsa mi imbattei nel corpo di Thorin steso a terra. Era
supino, le braccia e le gambe aperte, il martello gli era sfuggito di mano e
giaceva a terra, poco distante. Non conoscevo nulla che avrebbe potuto
sbattere a terra un nano a quel modo, e in ogni caso non vedevo nessuno
intorno.

Feci appena in tempo a recuperare l'arma di Thorin, che lui la riprese e
tornò a correre verso le rovine. Lo seguii fino alle prime mura, che davano
sul retro della tettoia. Udimmo un grugnito che esprimeva una qualche
sofferenza. Girammo attorno alle mura e raggiungemmo la zona del falò, dove
un orchetto stava in ginocchio davanti ad un fuoco morente, fatto ormai
quasi solo di braci. L'ombra dell'orchetto si proiettava, in modo del tutto
innaturale, verso il fuoco anziché alle sue spalle!

Prima che potessimo raggiungere la disgraziata creatura, la sua ombra si
allungò verso le braci, fino a distaccarsi completamente dal corpo. Sembrò
librarsi nell'aria per un istante, emanando un freddo che forse era più
paura che altro, quindi scomparve alla nostra vista.

Constatato che l'orchetto era quasi morente e che il nano non sarebbe stato
utile nel cavargli le ultime informazioni, feci in modo che Thorin tornasse
dagli altri, mentre io mi soffermai cercando di ascoltare le ultime parole
che la creatura sembrava tentare di pronunciare.

- Ombre da buio... - riuscii a capire mentre lo tenevo fra le braccia per
aiutarlo a respirare. - Fuoco finito... - disse con un ultimo disperato
sforzo. L'essere non aveva ferite visibili, ma appariva bianco come un
cadavere e sembrava aver patito un prosciugamento della sua stessa energia
vitale. Non vi erano altre spiegazioni apparenti per la sua morte. Indossava
brandelli di quanto riconoscevo come gli abiti che le truppe themanite erano
solite fornire agli Orchetti arruolati nell'esercito, e a breve distanza
vidi una scure ed uno zaino di pelle nera del tipo rozzo usato da quelle
creature. A disagio in quel luogo, con l'ammonimento del fuoco che si
estingueva, afferrai gli oggetti e mi allontanai, raggiungendo gli altri.

raccontai
agli altri quanto era avvenuto fra le rovine, in modo che apparve più chiaro
di quanto non avesse datto il nano, in evidente stato di confusione ed
eccitazione. Sulla corazza di Thorin, proprio dove aveva sentito il
terribile colpo che lo aveva mandato a terra, ora notammo un segno annerito.
Non doveva essere facile lasciare un segno su quel tipo di armatura e mi
chiesi quale orrore potessimo aver incontrato.

- Era un servitore della notte, lo abbiamo visto. - Disse Agherwulf. - Era
come un'ombra e ci è passata sopra le teste, allontanandosi per nostra
fortuna.

Il più interessato all'accaduto era Warnom, che risultava visibilmente
perplesso e preoccupato. Ci confidò di non riuscire a capacitarsi del motivo
per cui un così potente servitore di Themanis potesse trovarsi fra quelle
rovine, a meno che non fosse alla ricerca di qualcosa. Nonostante le nostre
titubanze, Warnom insisté tanto che fummo costretti ad accompagnarlo sul
luogo dove giaceva l'orchetto.

Salimmo sul pendio e Warnom teneva le mani protese davanti a sé come se
potesse percepire qualcosa dal terreno, dalle mura e infine dal corpo della
creatura. Ci disse che l'orchetto era stato ucciso da un potente incantesimo
in grado di risucchiare la vita, ed io rabbrividii alla sola idea che
potessero esistere simili poteri liberi di aggirarsi su Terala. Frugammo le
rovine senza esito, e Warnom era decisamente stupito del fatto che non vi
fosse nulla in grado di rivelare indizi sull'accaduto.

- Eppure qualcosa deve esserci - ripeteva quasi fra sé e sé. - Magari se
questa disgraziata creatura avesse avuto qualcosa addosso...

- Accidenti! - esclamai, battendomi una mano sulla fronte. Mi ero
completamente dimenticato di aver preso la scure e lo zaino dell'orchetto,
nonostante li stringessi in mano. Doveva essere la stanchezza, dal momento
che iniziavo a sbadigliare continuamente e gli occhi mi si velavano di
lacrime appiccicose. Mi sedetti sotto la tettoia, poggiando la schiena
contro il muro, quindi mostrai lo zaino ed iniziai ad aprirlo per esaminarne
il contenuto. Mi addormentai senza accorgermene.

il sole
era già alto nel cielo quando fui svegliato rudemente da Thorin.

- Thorin! - esclamai. - Per un attimo avevo sperato tu fossi una bionda
fanciulla che mi risvegliava dolcemente... - Il nano non sembrò cogliere
l'umorismo della mia frase. Probabilmente i nani non avevano senso
dell'umorismo. Erano sempre dannatamente seri. Invece, quel sole caldo per
la prima volta da giorni era per il mio carattere lunatico una piacevole
condizione, che mi infondeva allegria ed ottimismo.

- Non sei stato edotto circa le mie brillanti supposizioni su questo
orchetto, immagino - mi disse ad un tratto Warnom con un sorriso
compiaciuto, mentre mi preparavo a bere qualcosa di caldo. Lo guardai
perplesso, non abituato a trattare con una simile dimostrazione di orgoglio
personale.

- Vedi, Corvo - mi illustrò sempre più compiaciuto Warnom - lo zaino da
orchetto conteneva una borsa di pelle nera del tipo militare usato da i
themaniti, peraltro macchiata di sangue. Nella borsa c'erano alcune monete e
dei fogli di pergamena recanti ordini di pattugliamento scritti in themanita,
secondo quanto ha potuto leggere Agherwulf.

Non capii se si fidasse o meno di quanto gli aveva detto su quelle pergamene
il mio compagno esmeldiano, ma quando me le porse le afferrai e iniziai a
leggerle. Conoscevo il themanita come la mia seconda lingua, una cosa che
avevo appreso e mi era stata utile in più di un'occasione durante la mia
militanza nei Falchi d'Esmeldia. Effettivamente, gli scritti erano dei
semplici ordini di pattugliamento recanti dei sigilli infranti ai quali non
diedi importanza.

- Cosa ne ho dedotto, quindi? - continuò Warnom sempre più enfatico nella
sua dissertazione. - L'orchetto era un disertore, ha rubato la sacca a un
militare e quindi se l'è svignata, sperando di farla franca, anche se si è
venuto a trovare parecchio fuori strada...

- Inoltre, non mi sembra chiaro perché l'ombra lo abbia ucciso - dissi,
notando qualche falla nel suo ragionamento. Sembrava improbabile che un così
formidabile servitore fosse stato inviato sulle tracce di un miserabile
orchetto disertore o ladro!

- In effetti c'è ancora qualcosa che non torna - commentò Warnom. - Il ruolo
dell'orchetto è indubbiamente poco chiaro...

In quel momento, Agherwulf, che stava giocherellando con le pergamene, ci
mostrò un sigillo di ceralacca che era riuscito a ricomporre. Rappresentava
un drago con le ali chiuse, immagine assai strana, pensammo, dato che il
simbolo di Themanis era un drago sì, ma con le ali spiegate. Nonostante i
nostri sforzi, non riuscimmo a rammentare nulla a proposito di quell'effige,
e continuammo a ragionare mentre facevamo colazione.

- A meno che l'orchetto non si sia disfatto di qualcosa prima che l'ombra lo
trovasse - commentai ad un tratto. - Forse il suo accenno al fuoco che si
stava spegnendo può esserci utile...

Non avevo neanche finito di parlare, che Agherwulf stava già rovistando fra
le ceneri. Presto trovò qualcosa, un piccolo oggetto metallico semifuso. Era
il sigillo usato per il drago con le ali chiuse, la cui impugnatura di legno
era stata divorata dalle fiamme. Il mistero si faceva ancora più fitto, ma
quell'oggetto poteva essere importante, così lo mettemmo fra le altre cose e
Warnom si assunse l'incarico di custodire quegli oggetti.

- Guardate laggiù - esclamò ad un tratto Thorin, indicandoci un villaggio
distante quattro o cinque chilometri, che fino a poco prima non era visibile
a causa della nebbia mattutina. Doveva essere Arl-Bocherim, anche se lo
avevamo raggiunto prima di quanto non ci saremmo aspettati. Evidentemente le
nostre marce notturne forzate ci avevano consentito di accorciare i tempi, e
fummo subito attratti dall'idea di un pasto caldo e di un posto per riposare
meglio.

- Non so quanto sia il caso di avventurarci in un centro abitato - ci ammonì
Agherwulf. - Non dimenticate che siamo in compagnia di creature per così
dire "esotiche" - indicò Thorin con lo sguardo.

- Non esagerare! - rispose il nano, apparentemente senza aver capito
l'allusione. - Avranno pur visto altre femmine in quel dannato villaggio! -
Sorridemmo, constatando l'inutilità dell'avvertimento. Il nano già parlava
di cinghiali arrosto e birra, facendo in tutta fretta il suo zaino.
Nell'arco di cinque minuti eravamo pronti a scendere dall'altura.