Fields of Arle: un figlio di Agricola da recuperare?

Con l'uscita della Big Box che porta questo titolo in italica lingua e espanso a ben tre giocatori possiamo valutare se aggiungere il gioco alla collezione.

Giochi collegati: 
Fields of Arle
Voto recensore:
7,9

Diciamola tutta: io compro pochissimi giochi all’anno (perché ho la fortuna di avere amici che ne comprano fin troppi) e questa volta la scelta era ricaduta su Kutna Hora, per quel suo geniale meccanismo di gestione di beni a valore variabile attraverso un solo tipo di valuta. Ma tutti e tre gli amici con cui l’avrei giocato han deciso di comprarlo. Mi sentivo alquanto stupido a comprarne anche io una copia, così ho messo insieme una mezza intenzione mia e una mezza intenzione lasciata cadere di uno dei 3 amici per farne una intera e ho recuperato questa nuova versione tradotta e completa di espansione di un gioco che quando fu pubblicato originariamente mi lasciai sfuggire, nonostante le buone parole che furono spese, perché un gioco solo per due giocatori non in lingua al tempo avrebbe solo preso polvere nell’armadio. Ora, con l’espansione che lo porta a 3 giocatori conto che, fra solitario, curiosità dei figli che apprezzano Agricola e degli amici, potrei riuscire a portarlo sul tavolo almeno 4 o 5 volte. E poi eventualmente finisco di sviscerarlo su Yucata.de. Direi che 3 partite al momento possono bastare per sottoporvi le mie considerazioni.

No, non è meglio di Agricola

Meglio dirlo subito, tanto è quello che interessa al lettore. E se tu, lettore, invece non conosci Agricola dovresti prima recuperare quello e sviscerartelo per bene.

Se ancora non ne avessi abbastanza dovresti sicuramente comprarti anche l’espansione Contadini della Brughiera che aggiunge parecchi elementi interessanti e lo bilancia anche meglio per un alto numero di giocatori. Se anche quello è consumato, ti consiglio di lasciar perdere le millemila espansioncine di carte e passare ad altro.

Probabilmente sarebbe meglio se passassi a Le Havre (se la tensione di Agricola ti piace) o La Festa di Odino che ha la stessa vastità apparente di azioni di Fields of Arle e qualcosa di diverso da gestire. Se pure quello l’hai già spolpato… beh, allora potresti avere qualche motivo per leggere questa recensione. E io sono sicuro che per quei 30 lettori le mie considerazioni abbiano un senso, avendo i giusti termini di paragone.

Il gioco in estrema sintesi

Avrete 4 contadini che piazzerete per 9 volte durante la partita a svolgere azioni sugli appositi spazi del tabellone, dove chi primo arriva meglio alloggia. Nel senso che l’altro si attacca al carro e aspetta che il contadino altrui venga levato a fine semestre, per poter fare la stessa azione (anche se ci sono piccoli escamotage per aggirare i fastidi maggiori). Userete queste azioni per portare avanti una serie di professioni che faranno perno intorno al vostro appezzamento di terra, che estenderete con una certa fatica rubando da una parte spazio al mare costruendo argini sempre più avanzati e dall’altra parte alle paludi, drenandole dalla torba che utilizzerete per scaldarvi e avviare quelle attività che ne hanno bisogno come il forno per il pane.

Particolarità del gioco il fatto che alcune di queste professioni facciano riferimento ad alcuni attrezzi, migliorabili con una certa azione, per quantificare l’efficacia dei processi che competono loro. Quindi variabile sarà il numero di alberi che abbatterete, argilla che raccoglierete, pane che sfornerete, pesce che pescherete, animali che macellerete, lana che carderete, pelle che tratterete e lino che vi informerete sul giusto verbo da usare per ciò che normalmente si fa con illo.

Inoltre particolare valore il gioco dà a carri e attrezzi da stalla, da costruire investendoci legno e animali da usare come forza motrice: userete la barca da torba per raccoglierla e barattarla per altre risorse basiche, gli aratri per dissodare campi e seminarli (con unica azione e per sempre, non faticosamente e continuamente come in Agricola) a grano o lino e i carri per commerciare.

Le varie cose che otterrete da tutte queste professioni hanno di per se un valore in punti vittoria (tranne legno, argilla e torba) ma troverete spesso nel gioco modo di convertirli in punti in modo più efficace costruendo edifici che li valorizzano. Gli edifici disponibili o, meglio, alcuni di essi, sono in realtà l’unica variabile a differenziare una partita dall’altra, oltre alla volontà di sperimentazione stessa dei giocatori al tavolo. Devo dire che mi sono in questo senso mancate molto le carte di Agricola e de La Festa di Odino che mi spingevano a sperimentare ogni volta qualcosa di diverso per valorizzarle.

Inutile dirvi che vince chi alla fine fa più punti.

Appunti sull’aderenza all’ambientazione

È stato fatto un ottimo lavoro per far sentire che tutto sia perfettamente simulato senza che pesi sui giocatori: il gioco è quasi scevro da bookkeeping (questa la metto in inglese solo per far vedere che non sono un integralista dell’italica lingua, tanto vi mettono il collegamento alla bellissima Goblinpedia).

Gli animali si mungono, tosano e riproducono in automatico ogni 8 mosse; i campi producono con la stessa frequenza; i contadini mangiano (molto poco rispetto a quelli di Agricola e Le Havre, senza neppure essere schizzinosi: in mancanza di cibo cucinato si accontentano di grano o… interi animali neppure macellati) una volta ogni 4 mosse e si scaldano, solo in inverno, ogni 8. Tutto quello che dovrete fare voi è trovare il posto dove mettere i campi e gli animali a pascolare e procurare le stalle per farli riprodurre. Per poi impegnarvi in tutte quelle attività di contorno per far fruttare nel modo che preferite le materie prime che vi forniscono.

Approfondimento sui carri

I carri sono una delle poche cose che funziona indipendentemente dal piazzamento dei contadini, una volta costruiti. Hanno degli spazi in cui mettere cose che, alla fine del semestre, si migliorano nel relativo prodotto finito: pare insomma che Arle fosse un posto adatto a produrre tessuti e pelli conciate da mandare altrove, coi carri, per creare vestiti. Ma allo stesso modo funziona con legno e argilla, spediti altrove per tornare sotto forma di assi e mattoni.

I carri vengono inoltre usati per proporre un commercio con località più o meno vicine simulato caricando sul carro un talloncino col loro nome e svolgendo almeno uno dei cambi sopra proposti. Scaricando il carro questi segnalini vengono girati sul retro, dove rappresentano una strada che va ad allungarsi sopra un apposito tracciato a punti che ne porterà fino a 10 alla fine della partita, se ben sfruttato.

Di larghezza, profondità e varietà

Il gioco pare complicato per il numero di cose che ci hanno infilato, tanto che alla prima partita in solitario mi ci sono perso per un paio d’ore alla ricerca di “cosa va fatto prima”, portando comunque a casa un punteggio solo discreto. In realtà una volta che l’ho assorbito e spiegato sia mio figlio che il mio amico l’hanno digerito facile portando da subito a casa un punteggio ben migliore di quello della mia, di prima partita.

Benché ci siano tante cose da tenere d’occhio, infatti, non ci sono grossi modi di “sbagliare”.

L’impellenza della ricerca del cibo (e del riscaldamento) è addirittura inferiore a quella di Caverna e forse solo sulla raccolta di legno e argilla ci si può pestare i piedi in maniera vagamente fastidiosa. Per il resto pare una piacevole passeggiata esplorativa fra le possibilità economiche della Frisia con adeguate dosi di soddisfazione sotto forma di punti e visiva (nel vedere la propria plancia riempirsi) quando si porta a compimento una strategia. Il range di punteggio fra chi gioca bene e che gioca male credo possa essere ampiamente inferiore a quello degli altri famosi giochi dello stesso autore.

Benché le possibilità di esplorazione delle possibilità del gioco siano ampie credo che il gioco possa però avere una varietà inferiore a quella dei suoi fratelli per la mancanza delle carte, che a quelli danno varianza e spingono alla sperimentazione di direzioni diverse nel tentativo di ottimizzarle. Qua a cambiare sono solo alcuni edifici, che spesso sono più la chiusura di un percorso piuttosto che qualcosa che dia l’impronta ad una strategia: pochissimi quelli che danno bonus non solo immediati.

Personalmente non trovo che il gioco buono sia solo quello che preveda l’accesa competizione e/o la severità dell’approccio, quindi non troverete traccia di queste “mancanze” nel mio voto, su cui pesa maggiormente la mancanza di varietà nel lungo periodo e lo spaesamento causato dalle troppe azioni equivalenti.

E l'espansione per tre funziona?

Dalle regole, le soluzioni proposte, con il the come ulteriore risorsa spendibile per migliorare l'effetto di un'azione fino al suo raddoppio nella versione migliorata, paiono ben concepite in modo da non appesantire troppo il gioco. Ma purtroppo non l'ho ancora provata e non mi è parsa una buona idea aspettare una possibile prova che non pare così vicina all'orizzonte per scrivere questo pezzo.

 

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Commenti

Ultimamente ci sto giocando molto. È uno strano gioco che SEMBRA un sandbox dalle mille possibilità tipo Caverna, ma che si "assottiglia" progressivamente rivelando una insospettata nuce di rigido mini-max strategico. Si ha insomma la strana sensazione di un richiamo all'oculatezza calcolosa pur nell'abbondanza di possibilità e risorse. Da fan di Caverna e Odino non ho ancora capito quanto mi piaccia, ma mi rimane la voglia di capirlo rigiocandoci, il che è già qualcosa.

il miglIOr gIOco pesante di Rosemberg (per me)

È sempre bello vedere nuovi giocatori che approcciano FoA!

Qualche considerazione sparsa da un matto che ha all'attivo centinaia e centinaia di partite tra solo, 2p, 3p e una discreta valanga di sessioni di playtest della mia espansione: 

  • la parentela con Agricola è limitata al tema bucolico e alla necessità di sfamare i lavoratori. Per il resto, giochi concettualmente distantissimi. Tra i due, la mia preferenza per FoA è netta, anche solo per la meccanica di ordine di turno, più elegante, originale e superiore rispetto a quella di Agricola che sente eccome il peso degli anni, nonché alla resa tematica che ritengo tra le migliori partorite da Rosenberg.
  • l'aderenza all'ambientazione aiuta inoltre a rendere il gioco meno complicato, con molti passaggi che risultano intuitivi (vedasi le fasi intermedie di fine round, con la riproduzione di animali e la raccolta risorse, ad esempio, o l'accurata differenziazione degli animali nei loro vari impieghi).
  • il gioco ha sì un aspetto sandbox, ma al salire del livello competitivo si assiste a un lento restringimento dello spazio decisionale, perché alcuni spazi azione sono meno situazionali di altri, anche se posso certificare che nessuno sia veramente "invalidato" al crescere dell'esperienza al tavolo; in questo frangente, l'ordine di turno diventa cruciale e - spoiler - non è certo solo per l'approvigionamento di risorse. Se lo impari a gestire a dovere, il gioco si stringe molto e le scelte diventano ben più sofferte. FoA è un gioco che vinci o perdi proprio sul timing e sullo sfruttamento degli edifici al momento opportuno.
  • a livello di varietà strategica, a dispetto del setup che varia solo in alcune aree, il gioco propone molte strade valide per la vittoria, e a distanza di anni posso dirvi che ancora trovo margine per adottare approcci creativi estremamente soddisfacenti. Non ci sono imbuti strategici netti in FoA, forse giusto una scelta preferenziale che andrebbe operata a inizio partita (non starò qui a dirla, ma la si intuisce quasi subito).
  • il delta tra un giocatore che sa giocare e uno alle prime armi può essere anche molto netto, in realtà; tra giocatori alle prime armi il gioco è rilassante e offre molte sessioni dedicate all'esplorazione, poi si fa sempre più teso e interattivo, pur continuando a lasciare un ampio grado di libertà strategica ai giocatori.
  • l'espansione Tea & Trade di Tido Lorenz lima alcuni aspetti del gioco base introducendo inoltre una nuova dimensione col tè e con le imbarcazioni. Con l'espansione sul tavolo, la sensazione di sandbox riprende quota anche tra giocatori esperti. In 3, infine, il gioco è eccellente e lo consiglio senza remore anche in questa configurazione.

niente, lo devo provare. agricola, odino e le havre li ho consumati.

Io non ho problemi ad accostarlo ai grandi capolavori di Rosenberg: Agricola, Le Havre e Ora et Labora.

Non lo vedo come una seconda scelta e di sicuro tenderei a consigliare questo al posto di A Feast for Odin, che è forse il gioco con il quale condivide più caratteristiche.

Dopo molte partite mi viene da dire che la longevità è l'ultimo dei problemi, le variabili di alcuni edifici (verdi, gialli e blu) sono ciò che ti spinge a provare cose diverse, credo che in 28 partite ho fatto 30 strategie (tra strategie vere e proprie e varianti). A parte gli scherzi, siamo di fronte ad un gioco mostruoso per vastità, col vantaggio rispetto a A Feast for Odin che qua c'è una divisione in azioni da compiere nelle differenti stagioni e tutto risulta meno dispersivo.

 

Ero contento di esserne lo levato dalla testa leggendo la recensione, sono meno contento mi ci sia stato spinto nuovamente dentro a forza dai commenti qui sopra.

Mi attira solo per la modalità a 3, dato che non gioco mai 2p. 

@odlos @enavico lo consigliate davvero anche solo per il player count di 3p?

MarioRossi scrive:

Ero contento di esserne lo levato dalla testa leggendo la recensione, sono meno contento mi ci sia stato spinto nuovamente dentro a forza dai commenti qui sopra.

Mi attira solo per la modalità a 3, dato che non gioco mai 2p. 

@odlos @enavico lo consigliate davvero anche solo per il player count di 3p?

Senza dubbio alcuno. Vale la pena prenderlo anche solo per giocarci sempre in 3.

Gran bel gioco di cui non ho l'espansione. Ed è un peccato poiché le occasioni per giocarlo in 2 sono pochissime mentre in 3 vedrebbe il tavolo molto più spesso. Vedrò di rimediare.

Per me recensione ingenerosa: se parti dall'assunto che Agricola sia indiscutibilmente il capolavoro di Rosenberg e lo poni fin dalle prime righe come metro di paragone, è normale che leggendo sembri che Fields of Arle sia una versione sbiadita o addirittura un'operazione commerciale per sfruttare il tema agreste.

Sempre secondo me, è un gioco in cui è più soddisfacente giocare per cercare di ottimizzare i vari aspetti della vita del contadino di Arle e creare la più bella fattoria possibile che non vincere

C'è poco da dire... veramente un gran bel gioco!

Non parto dall'assunto che Agricola sia il meglio. E lo pongo come paragone perché è il suo gioco più conosciuto... e perché essendo il tema simile attirerà gli stessi giocatori. Nè mi sembra una versione sbiadita. Anzi mi sono piaciute diverse soluzioni adottate. Trovo che sia un bel gioco, come vedi dal voto. Ma sono in un periodo della mia vita dove penso che è meglio giocare "spesso" agli stessi bei giochi piuttosto che assaggiare a destra e manca. E quindi faccio una selezione molto più severa perché mi dà fastidio avere giochi che mi "costringano" a dividere le mie attenzioni (e quelle dei miei amici) fra troppi titoli. Finché non mi stufano quelli migliori. E preferisco i titoli citati nella recensione perché hanno cose che mi spingono a provare partite diverse. Poi ovviamente invito ugualmente MarioRossi e Timeglich a provarlo online su Yucata (con o senza di me).

MarioRossi scrive:

Ero contento di esserne lo levato dalla testa leggendo la recensione, sono meno contento mi ci sia stato spinto nuovamente dentro a forza dai commenti qui sopra.

Mi attira solo per la modalità a 3, dato che non gioco mai 2p. 

@odlos @enavico lo consigliate davvero anche solo per il player count di 3p?

Io, sì, l'ho giocato in solitario e in 3 giocatori, mai in 2 che dovrebbe essere il player count preferibile e ho apprezzato le partite, è vero che per godersolo appieno, come ogni gioco, è necessario che tutti al tavolo lo abbiano assimilito bene.

Se ben ricordo invece Rosenberg lo sconsigliava in 3.

odlos scrive:

Se ben ricordo invece Rosenberg lo sconsigliava in 3.

Non mi stupisce: la modalità a 3 è stata voluta e sviluppata direttamente dall'editore (Frank Heeren). Una scelta editoriale felice.

Possiedo in vesione "full". Davvero un bel titolo

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