The Extraordinary Adventures of Baron Munchausen

Voto recensore:
8,2
Il nome del Barone di Munchausen non dovrebbe avere bisogno di presentazioni, come dice l’introduzione di questo gioco. Le sue avventure improbabili (ma sempre vere!) sono rinomate in ogni angolo del nostro mondo e si spingono anche più in là, fino al Sole e la Luna… e forse ancora oltre. Il gioco che prende il suo nome è un puro sollazzo di narrazione, infatti, non si tratta d’altro che di una sfida di storie. Ed in questo gioco, l’importante davvero non è vincere ma giocare.

L’attrezzatura richiesta per questo gioco non tratta d’altro che di:
- tre o più amici valorosi (meglio se di nobili origini),
- una discreta quantità di vino (o altre bevande), preferibilmente con una bella ragazza a servirle,
- ed alcune monete per il gioco e per pagare il conto al termine dello stesso.
Sarebbe buona cosa avere a portata anche carta, penne e inchiostro, servitori e del buon cibo.
Prima di dare inizio alla partita ogni giocatore deve avere davanti a sé un numero di monete pari al numero di partecipanti e, cosa più importante, si deve creare il personaggio. Si segna su un foglio il titolo di cui ci si fregia, ad esempio Barone, Lord, Conte, Duca, ecc. con ovvia controparte femminile, se necessario. Sotto il nome va segnato il luogo d’origine, e qualsiasi altra particolarità si ritenga necessaria.
A questo punto il gioco inizia.

Il giocatore con il titolo più elevato apre la gara. Per far questo si rivolge al nobile che si trova alla sua destra, e gli chiede di raccontare una delle sue famose avventure. Ad esempio: “Caro Barone, intratteneteci con i vostri ricordi della guerra del 17--, che avete combattuto con una sola mano contro i francesi e vinto.” A questo punto l’interpellato dovrà raccontare la sua storia, con buon ritmo e senza esitazioni e con una durata di circa 5 minuti. Nel libro si trovano almeno duecento spunti da suggerire, per chi avesse una carenza d’idee sul momento.
Un giocatore può rifiutarsi di raccontare una storia ma, come buone maniere richiedono, sarà tenuto a versare (e pagare) da bere per sé e gli altri commensali. Poi chiede al giocatore alla sua destra di raccontare una storia, con lo stesso metodo sopra descritto.
Mentre un narratore racconta la sa storia, entra in gioco la parte più ingegnosa del gioco (come confessa l’autore stesso). Un altro giocatore può interrompere la narrazione, mettendo come posta una delle sue monete, ed interferendo… ad esempio così: “Scommetto, Barone, che oltre la porta che avete menzionato, c’era un intero dragone di fucilieri ad attendervi in agguato”, oppure “ma Conte, è ben noto che l’Imperatrice avesse in odio le giraffe dopo che il suo cagnetto fu mangiato da una di queste”. Se la scommessa o l’obiezione di chi interrompe è corretta, cioè il narratore aggiunge alla storia questo dettaglio, allora questo può tenersi la moneta puntata, ma ovviamente dovrà inserire il nuovo aneddoto nella sua storia.
Se il narratore non si trova d’accordo con l’interruzione può rifiutarla, ad esempio nel caso di prima: “Forse Duchessa, avete bisogno di una rinfrescata alla memoria, perché l’Imperatrice non aveva mai sopportato i cani, e vi assicuro che apprezzò molto le mie giraffe.” Per fare questo deve rilanciare di una moneta. Si può proseguire finché uno dei due non cede, ed accetta la parola dell’altro, prendendo le monete ma passando l’onta d’avere la propria parola messa in discussione.

Una scommessa o un’obbiezione sollevata da un giocatore può a volte insultare la veridicità di un altro, la sua stirpe o il suo titolo. In questo caso è d’obbligo un duello. Si sceglie un arma di comune accordo, degli amici come secondi e poi si raggiunge il cortile, dove la questione d’onore sarà risolta con uno scontro al primo sangue, oppure fino all’incapacitazione.
Il Barone propone come alternativa per i deboli di sangue, un metodo che voleva chiamare forbici-carta-sasso, ma ahimè, ha scoperto di essere stato preceduto. Fidandoci della sua parole e della sua inventiva, gli crederemo, ed utilizzeremo questo metodo per i duelli, come se fosse stato lui a battezzarlo. Si giocano tre mani scartando i pareggi, e chi ne vince due è dichiarato vincitore. Come conseguenza lo sconfitto deve cedere l’intera posta al vincitore.

Terminata la storia (la durata di 5 minuti è vivamente consigliata) gli astanti brinderanno al narratore ed alla sua ottima esposizione (si spera), poi il narratore che ha appena terminato il racconto, chiede al giocatore alla sua destra di raccontare a sua volta una storia. E così via, fino a fare l’intero giro del tavolo.
Alla fine ogni giocatore vota la storia che gli è piaciuta di più, con le monete che gli sono rimaste, ed il narratore che avrà accumulato più monete sarà dichiarato vincitore. A questo punto è buon costume che con le monete ottenute paghi un giro di bevute ai suoi compagni.

A questo punto il gioco a termine, a meno che i giocatori non siano in vena di storie e con il borsello gonfio, nel qual caso si può dare vita ad un’altra partita.
Altre particolarità sulle regole saranno trovate nel manuale.
Pro:
Inutile dire che un simile gioco può essere infilato in molte serate ispirate dalla goliardia. È semplice e veloce, e se giocato con le persone giuste il divertimento è assicurato. Il prezzo è davvero buono, intorno agli 8 euro. Leggere il manuale è divertente, e non potrebbe essere diversamente, visto che è redatto dall’amatissimo Barone in persona. Un elogio anche alle illustrazioni di Gustave Doré.
Contro:
L’unico difetto è trovare la gente giusta con cui giocare. Per ovvi motivi timidi, incerti e persone carenti di dialettica sono pessimi giocatori, che possono togliere l’allegria da tutta la tavola. Trovare un gruppo di persone loquaci (in modo intelligente), ben disposte nei confronti del vino e volenterose di raccontare le proprie imprese può essere più difficile di quanto si pensa e questo ne mina parecchio la giocabilità.
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