Quanti giochi si pubblicano?

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Troppi giochi.... secondo me è indice ancora di un certo boom di mercato.

Gli editori si permettono di produrre anche le cose meno "nobili" e "interessanti" perchè sanno che in questo momento o riescono a raggiungere "anche quel particolare interesse di nicchia", oppure sono riusciti a scoprire\creare\riconoscere un "gusto" diffuso e omologato che gli permette di identificare facilmente il tipo di prodotto che si può vendere (del resto la disciplina del marketing serve a questo!).

Altro discorso invece, quello che pensa il giocatore esigente (dove aimè credo di rientrare), che è alla ricerca di giochi significativi per qualità o innovazione e non sopporta le scopiazzature, le espansioni, le meccaniche prese in prestito ecc... ;) probabilmente noi esigenti rappresentiamo una nicchia piccolissima perchè il 95% degli utenti si compra comunque tutto quello che esce e non sta qui a discuterne su un forum!!! ;)

Un ultimo pensiero, avete avuto anche voi la sensazione che da Essen 2009 non sia uscito nemmeno un gioco memorabile? (per capirci, non considero Dixit un gioco "memorabile") 8-O :grin:
 

Umb67

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Rayden":v77byybn ha scritto:
L'esatto contrario, invece, è per gli americani tipo GMT, che è un mercato rivolto esclusivamente agli appassionati, che quindi seguono le nuove uscite, si informano, si interessano e preordinano.

E' proprio questo il punto del discorso: quando il "boom" diventa "sboom", quindi il mercato scoppia, RITORNA ad essere per solo rivolto appassionati, e quindi, è costretto a ripiegare su tecniche di distribuzione da appassionati, quindi P500 e simili.

Nessun mercato può reggere 700 giochi nuovi all'anno, nei supermercati, che è appunto dove comprano i giochi le "casalinghe di Voghera", c'è spazio solo per 2-3 giochi, oltre ai classici Monopoli, Risiko e Scarabeo.

Diciamo che sarebbe già un OTTIMO risultato, se al posto di Risiko, Monopoli e Scarabeo, ci fossero altri 3-4 giochi Euro, e questo sarebbe già un mezzo miracolo, ma non di più.
 

Peppe74

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Peppe74
Mi piace segnalare in questa discussione un articolo di qualche anno fà, di Larry Levy (in due parti)

prima parte
seconda parte

ricordo che quando inizia a giocare ai boardgame mi capitò di leggere questo articolo e mi impressionò, al punto che lo tenevo ancora puntato nei link!
Per chi ha voglia di andare fino in fondo alla lettura l'articolo parte dall'esame dell'ascesa e discesa dei wargame per analizzare il boom degli eurogame, con delle considerazioni che trovo ancora oggi attualissime. Riporto una parte delle conclusioni finali.


Esiste un pericolo reale che il mercato europeo non sta prendendo in considerazione, ripetendo lo stesso errore che condannò il mercato delle simulazioni storiche. I produttori e progettisti di giochi europei devono seriamente prendere in considerazione l’ascesa ed il declino dei wargame o saranno condannato a ripeterlo. Il disastro che avvenne poteva essere evitato con un po’ di buon senso e rispetto del consumatore, il giocatore. Lo scorso anno sono stati prodotti molti giochi che hanno goduto del vantaggio scaturito dalla popolarità del mercato dei giochi europei. (Preferisco non fare nomi specifici in questo articolo ma coloro che sono familiari con i giochi capiranno di quali parlo). Una casa produttrice ha pubblicato un gioco che utilizza molte delle meccaniche di Puerto Rico. Posto che questo era il loro primo tentativo di entrare nel mercato europeo, non ci sono scuse per il blando play testing, tanto che il gioco nella sua forma attuale non funziona granchè. Sembra che il gioco sia stato pubblicato prima di essere completato, probabilmente per raggiungere gli scaffali dei negozi in tempo per la redditizia stagione di Natale.

Il secondo esempio è stata una pubblicazione da parte di un produttore con una solido record tra i giochi europei; essendo questa una compagnia con esperienza in questo settore, l’offesa è intollerabile, il gioco potrebbe essere messo sotto chiave e dimenticato! Un fix è stato inserito su BoardGameGeek ma per essere onesti, la stragrande maggioranza dei giocatori non frequenta BoardGameGeek, e quindi inconsapevoli del fix, questi consumatori hanno comprato un gioco rotto.

Per concludere, a causa della popolarità di alcuni progettisti, qualche compagnia ludica ha creduto accettabile pubblicare lo stesso gioco con scatole differenti. Non mi riferisco ai vari Coloni o Carcassonne perché essi sono fondamentalmente cambiamenti di scenario. Né sto dicendo che sia inaccettabile rilavorare un gioco, cambiandolo ed incrementandolo come nel caso di Alhambra. Il gioco in questione è un gioco di carte, che oggi è stato pubblicato quattro volte con soli cambiamenti estetici. Andando su BoardGameGeek, SPielfrieks o Google, il consumatore avrebbe potuto evitare di comprare un doppione per la sua collezione, ma ancora una volta, molti giocatori non visitano questi siti.


L'articolo è di 5 anni addietro, riflettete:
-il numero di giochi pubblicato ogni anno è continuato ad aumentare in questi anni
-Il gioco che esce con il regolamento fallato e la patch poco dopo è "quasi" una consuetudine ormai.
-non parliamo dello stesso gioco coin scatole differenti

....veramente interessanti queste considerazione di Lerry Levy di 5 anni fà:
dove arriveremo e , soprattutto, per quanto si continuerà?
 

Umb67

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Peppe74":2zu3r7ow ha scritto:
...veramente interessanti queste considerazione di Lerry Levy di 5 anni fà:dove arriveremo e , soprattutto, per quanto si continuerà?

Diceva praticamente le stesse cose che ho scritto all'inizio prima, ma vi giuro che non avevo mai letto questo articolo...

Soprattutto il fatto che non si può far finta di non vedere il un collegamento, anche molto stretto, tra Wargames, giochi da tavolo "Euro" e Videogiochi.

Sono mercati in cui è possibile fare gli stessi errori, e sembra che ci stia dando da fare per farli: l'inflazione di titoli sperando di azzeccare il titolo di successo tirando a caso, lo scarso testing e la pubblicazione di "patch", e quando il gioco non è fatto in Italia, ci aggiungiamo anche i problemi creati dalle traduzioni, che comunque ci sono anche quando tentiamo di esportare un gioco italiano all'estero.

Tutti questi mercati hanno una cosa in comune: che almeno una volta sono già crollati, e se qualcosa è sopravvissuto, in genere ritorna dopo qualche anno con una filosofia completamente diversa, cercando di fare tesoro degli errori fatti.

I wargames si sono inventati il P500, i videogiochi per PC si sono buttati a capofitto sulla distribuzione solo online e quelli per console hanno eliminato completamente la figura del piccolo o anche medio publisher, i giochi da tavolo non sono *ancora* crollati, ma si vedono gli scricchiolii...

Intanto, uno come Knizia, che il settore lo conosce molto bene, sta cedendo le licenze di conversione dei suoi giochi (lui è in buona posizione, perchè ne ha progettati centinaia) in versione per iPhone e iPad a destra e a manca, e non è il solo. La Days of Wonder sta spingendo sul gioco online a pagamento, e la GMT realizzerà Twilight Struggle per computer.

Forse è solo un discorso di alternanza di fasi storiche, quando i giochi da tavolo vanno male, risalgono i giochi per computer e viceversa. Nel futuro, la parte "computer" potrebbe essere recitata più dai tablet che dai computer veri e propri, ma alla fine può essere che si tratta solo di corsi e ricorsi.

In fondo, pensate ad un gioco come Civilization: è nato come gioco da tavolo del periodo classico dell'Avalon Hill, poi è diventato un gioco per computer, e uno dei migliori per giunta, e poi è *tornato* gioco da tavolo, a sua volta derivato dalla versione computer!

Forse si può dire che le menti creative del gioco usano di volta in volta i mezzi espressivi che al momento permettono loro di raggiungere il maggior numero di persone, dagli esagoni degli anni '70, agli rpg carta+penna degli anni '80, ai videogiochi per PC degli anni '90, ai giochi "Euro" del decennio appena passato. Il decennio appena cominciato potrebbe essere quello delle tavolette elettroniche.

Se il Microsoft "Surface" costasse meno, direi che quello è il futuro dei giochi da tavolo, guardate qui:

http://www.youtube.com/watch?v=sdUFT01vzyI

Ma purtroppo è ancora presto. Ci dobbiamo accontentare dell'iPad...
 

Radamantis

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A me la situazione sembra meno catastrofica di quanto può sembrare:

Punto 1: più giochi vuol dire più scelta, ergo è più probabile che riesca a trovare quel titolo che faccia proprio al mio caso. E' naturale che se il consumatore lancia un D6 e ne acquista uno a caso non si può poi lamentare se il gioco è una delusione.....

Punto 2: (collegato al punto 1) se il consumatore non ha un atteggiamento ossessivo-compulsivo, se non si lascia guidare nelle decisioni d'acquisto da abili addetti marketing, se sceglie il gioco indipendentemente dal disegnino sulla scatola, ci guadagnano tutti. La casa editrice viene premiata per li sforzi profusi nella pubblicazione e l'acquirente è molto soddisfatto dell'acquisto.

Punto 3: rispetto gli anni 70 oggi esiste internet. Ciò comporta che:
- se un gioco in Italia piace solo a me ma ci sono altre 499 persone nel mondo, esso verrà comunque stampato.
- negli anni 70 era enormemente più difficile reperire informazioni, quindi rischiavo di acquistare titoli che non corrispondessero ai miei gusti. L'inflazione di offerta di titoli degli anni 70 ha portato alla conseguenza che ci casco oggi, ci casco domani, alla terza sai che ti dico? Vado in sala giochi!



Secondo me dovremmo essere felici che ad Essen ogni anno escano 700 titoli. E' vero nessuno di noi singolarmente potrà mai provarli tutti! Tuttavia è più probabile trovare quello adatto ad ognuno di noi.

E grazie ad internet esisterà sempre il modo di rimediare una recensione e farsi un idea del prodotto diminuendo il rischio di buttare i soldi.
Quando la competizione si fa più serrata poi i vantaggi sono tutti per gli utenti finali ossia i giocatori. E ce ne accorgiamo già oggi quando per una scatola con 4 kg di materiale ti chiedono solo 70 €!!!

Ricordate che i problemi sorgeranno quando ad Essen si presenteranno solo 7 titoli in quanto non necessariamente significherà pochi titoli = grandi capolavori, ma che ci saranno solo 3 case editrici e quindi avranno un potere di mercato talmente alto da dire ai giocatori: "o prendi una delle nostre scatole con 1 mazzetto di carte ed un paio di dadi a 200 € o cambia hobby, tanto 500 appassionati in tutto il mondo riusciremo comunque a trovarli..."

Spero che l'anno prossimo ad Essen ce ne siano 1000.........
 

Angiolillo

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>E grazie ad internet esisterà sempre il modo di rimediare una recensione e farsi un idea del prodotto diminuendo il rischio di buttare i soldi.

A mio perere al momento non esiste una critica ludica sufficientemente ampia, come esistono una critica letteraria, una critica musicale, una critica cinematografica, una critica fumettistica.

In rete si trovano facilmente molte opinioni, ciascuna secondo i propri gusti, spesso in contraddizione tra loro (i gusti sono gusti). Arduo trovare recensoni meditate, approfondite, organiche. Esistono molte opinioni di consumatori, utili ma tra cui comunque non è sempre facile orientarsi perché ciascuna secondo canoni e punti di vista individuali. Non esiste "il Mereghetti" o "il Morandini" dei giochi, un recensore noto di cui il lettore conosce le opinioni e che può usare come guida uniforme: da cui magari dissentire, ma sicuramente esperto che usa gli stessi criteri per tutto ciò di cui parla. Io recensisco ristoranti con altre otto persone: lo staff della guida si riunisce spesso per comparare opinioni e criteri, affinare giudizi, rendere omogenee le valutazioni. Qiuesto non avviene ovviamente con i voti del pubblico: il che rende meno affidabili a mia opinione le guide fatte con i voti raccolti su Internet, ove votano clienti dei vari ristoranti secondo criteri teoricamente chiari, ma in realtà applicati da ciascuno per come li ha capiti (se si è dato la briga di studiarli) e per il locale o i locali visitati, senza avere necessariamente averne visitati molti altri e quindi senza necessariamente avere molti termini di paragone. Sempre che a votare non sia il cuoco dello stesso locale, o quello del locale concorrente, o un loro amico e parente... Problemi che hanno anche i voti dati ai giochi dal pubblico ludico - tanto che spesso si attivano strumenti antirtruffa, ma non è solo il voto in malafede il problema.

C'è qualche rivista, magari tedesca, che ha un impianto più analogo a quello della guida che dicevo. Per esempio Spielbox, con recensioni a volte approfondite e più voti comparati e comparabili dei redattori. Ma non così accessibile come recensioni online. C'è il sito della Ludoteca Ideale di Faidutti, che svolge proprio il ruolo del Mereghetti o Morandini almeno per i giochi che lui considera migliori (solo quelli selezionati e che gli piacciono vengono schedati), ma appunto l'alto numero di giochi usciti di recente gli impedisce di proseguire efficacemente questo lavoro di selezione e segnalazione.

Insomma, può essere facile trovare una o anche tante recensioni ma non è così facile rimediare una recensione di cui davvero fidarsi, o capire quale fra quelle trovate è quella utile. E l'incremento dei titoli usciti peggiora questa situazione.
 

Umb67

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Radamantis":39iygyd1 ha scritto:
se non si lascia guidare nelle decisioni d'acquisto da abili addetti marketing, se sceglie il gioco indipendentemente dal disegnino sulla scatola, ci guadagnano tutti.

Il problema che scegliere un gioco in base alla confezione, è esattamente quello che si rischia di fare, con la quantità di uscite è così alta.

Punto 3: rispetto gli anni 70 oggi esiste internet. Ciò comporta che:
- se un gioco in Italia piace solo a me ma ci sono altre 499 persone nel mondo, esso verrà comunque stampato.

Quello che fa la differenza rispetto a prima, è che oggi è molto più semplice realizzare fisicamente un prototipo e quindi un gioco, grazie alla disponibilità di strumenti di desktop publishing alla portata di tutti.

Secondo me dovremmo essere felici che ad Essen ogni anno escano 700 titoli. E' vero nessuno di noi singolarmente potrà mai provarli tutti! Tuttavia è più probabile trovare quello adatto ad ognuno di noi.

E grazie ad internet esisterà sempre il modo di rimediare una recensione e farsi un idea del prodotto diminuendo il rischio di buttare i soldi.

Con 700 uscite in un anno, non siamo neanche più al livello del "non posso provarli tutti", siamo ormai al livello di "non riesco più a leggere le recensioni su internet"

Va a finire che, non potendo certamente leggere tutte queste recensioni, che comunque sono realizzate in maniera discontinua e poco professionale (chi legge le recensioni via internet sono una minoranza, e di questi quanti sono abbonati a Spielbox ???), quello che conta sarà solo il voto finale su BGG o simili.

Quando la competizione si fa più serrata poi i vantaggi sono tutti per gli utenti finali ossia i giocatori. E ce ne accorgiamo già oggi quando per una scatola con 4 kg di materiale ti chiedono solo 70 €!!!

Questo è dovuto al fatto che la maggior parte dei giochi sono prodotti comunque in Cina, il che ha abbassato di molto i costi di produzione rispetto ad alcuni anni fa. In ogni caso, non cambierebbe assolutamente nulla se, invece di 700 giochi da 1000 copie (in media) l'uno, se ne stampassero 70 da 10 mila copie.

E comunque, non bisogna tralasciare l'aspetto negativo di questa standardizzazione della produzione, perchè in molti più casi di quello che si crede, influisce sul DESIGN del gioco. I giochi "Euro" si sono fatti la fama di essere i giochi dei cubetti di legno, ma non è più tanto una questione di stile, quanto di andare incontro con il design del gioco all'esigenza di ridurre i costi di produzione. Ad esempio, ci potrebbe essere un gioco che è nato nell'idea dell'autore come ideale per 6-7 giocatori, ma viene artificialmente ridotto a 4-5, perchè il fornitore crea problemi (=alza il prezzo) per fornire componenti con tutti quei colori diversi...

Ricordate che i problemi sorgeranno quando ad Essen si presenteranno solo 7 titoli in quanto non necessariamente significherà pochi titoli = grandi capolavori, ma che ci saranno solo 3 case editrici e quindi avranno un potere di mercato talmente alto da dire ai giocatori: "o prendi una delle nostre scatole con 1 mazzetto di carte ed un paio di dadi a 200 € o cambia hobby, tanto 500 appassionati in tutto il mondo riusciremo comunque a trovarli..."

No, perchè le grandi case, per restare grandi devono fare grandi numeri, e grandi numeri non si fanno estorcendo soldi a pochi giocatori fanatici, ma vendendo tanto a prezzi bassi, al di fuori del mercato degli appassionati.

Spero che l'anno prossimo ad Essen ce ne siano 1000.........

7 titoli sono troppo pochi, e 700 sono troppi. Spero che l'anno prossimo ne escano al massimo 100, il che vuol dire che il mercato si sta auto-regolamentando per tornare in una situazione di sanità mentale e, soprattutto, che ci siano almeno 3-4 CAPOLAVORI, cosa che non mi pare di aver notato, con 700 titoli...

C'è un altro aspetto di cui non abbiamo ancora parlato, che rende deleteria l'inflazione di titoli, ed è la difficoltà per gli appassionati, a ritrovarsi con esperienze comuni da condividere.

ANCHE questa è stata citata come una delle tante cause del crollo dei wargames. Quando i wargames erano all'inizio, negli anni '60, c'era (appunto) solo la AH, e il catalogo era piuttosto ristretto. Se un gruppo di giocatori s'incontrava, era molto facile trovare subito spunti di discussione e esperienze comuni, visto che chiunque in quel periodo, se era un giocatore, aveva *sicuramente* giocato a Stalingrad, Battle of The Bulge, Waterloo, Midway o Afrika Korps, perchè quella era praticamente tutta l'offerta all'epoca. Grazie a questa comunanza di esperienze, si poteva discutere di tattiche, di partite memorabili giocate, prepararsi a tornei anno dopo anno, etc. E, ovviamente, tutti conoscevano perfettamente le regole.

Quando il numero di giochi usciti ha cominciato ad aumentare diventava sempre più difficile per due persone incontrarsi, e parlare di un gioco che avevano giocato entrambi. Non c'era più tempo per discutere di cose tipo la migliore tattica e non c'era più tempo per cercare di imparare a giocare al meglio possibile, perchè nel frattempo erano uscite dozzine di nuovi giochi da provare.

Alla fine, è l'hobby stesso che diventa *meno* interessante, quando viene colpito dall'inflazione delle uscite, perchè non c'è più l'approfondimento e la condivisione di esperienze comuni, che è quello che tiene insieme una comunità.
 

Peppe74

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Radamantis":njf7bpt7 ha scritto:
Punto 1: più giochi vuol dire più scelta, ergo è più probabile che riesca a trovare quel titolo che faccia proprio al mio caso. E' naturale che se il consumatore lancia un D6 e ne acquista uno a caso non si può poi lamentare se il gioco è una delusione.....

........
Spero che l'anno prossimo ad Essen ce ne siano 1000.........

Avere 1000 titoli pubblicati non significa che tra 1000 troverai sicuramente quello che fa per te, significa, più plausibilmente, che hai 1000 giochi che sono stati sviluppati non adeguatamente (o almeno una buona percentuale di questi mille), e che ognuno di questi venderà meno copie ancora (perchè alla fine gli utenti si divideranno nelle scelte), mantenendo basse le tirature ed alti i prezzi per copia.

Concordo con il precedente bellissimo post di Umb67 .
 

Radamantis

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Umb67":2ays7574 ha scritto:
No, perchè le grandi case, per restare grandi devono fare grandi numeri, e grandi numeri non si fanno estorcendo soldi a pochi giocatori fanatici, ma vendendo tanto a prezzi bassi, al di fuori del mercato degli appassionati.

Su questo permettimi di dissentire in pieno.

Questa è una vecchia storiella che si è raccontata per anni in tutti i settori quando si era in regime di monopolio o di oligopolio.
Si diceva "se siamo meno produttori faremo prodotti migliori". Invece è successo che la qualità del prodotto diminuiva ed il prezzo aumentava.
La mia era chiaramente una provocazione.
In questo settore, AL MOMENTO, le "barriere all'ingresso" sono minime e chiunque di noi può pubblicare un gioco. Ma se un giorno si arrivasse ad avere pochissimi produttori sarebbe perché è successo qualcosa nel mercato che ha eliminato tutti gli altri ed impedito l'entrata di nuovi. A quel punto chi è rimasto avrà la capacità di fare il bello e cattivo tempo.
E a rimetterci saranno i giocatori...



Sul discorso dei 700 titoli, faccio un esempio pratico così almeno ci capiamo meglio. Se ad esempio a me piace un gioco di miniature ambientato nell'antichità, o un gestionale - strategico con ambientazione lupi mannari licantropi, ecc ecc ecc, secondo voi ci sono più probabilità che lo trovi su 700 titoli o su 100?

Suvvia ragazzi, questa è statistica!!
 

Umb67

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Radamantis":2ie0c9hs ha scritto:
Questa è una vecchia storiella che si è raccontata per anni in tutti i settori quando si era in regime di monopolio o di oligopolio.

Il monopolio è sicuramente negativo. Ma questo non significa automaticamente che il suo estremo opposto, cioè l'inflazione indiscriminata, sia una cosa positiva.

C'è un giusto mezzo tra il monopolio e il numero esagerato di uscite che non è, come già detto, 7 titoli all'anno, ma neanche 700.

Ma se un giorno si arrivasse ad avere pochissimi produttori sarebbe perché è successo qualcosa nel mercato che ha eliminato tutti gli altri ed impedito l'entrata di nuovi. A quel punto chi è rimasto avrà la capacità di fare il bello e cattivo tempo. E a rimetterci saranno i giocatori...

Guarda che la riduzione dei produttori non è una cosa che si può decidere di avere o meno, sta già avvenendo, basta vedere a quello che è successo negli ultimi anni in Italia, tra fusioni, ristrutturazioni e fallimenti, il mercato è già in una situazione di quasi monopolio.

Il "qualcosa" che potrebbe succedere che fa scomparire i produttori più piccoli o più nuovi o più di nicchia, può essere PROPRIO l'inflazione di titoli, quello che tu credi sia una cosa positiva, è esattamente quello che può portare, alla lunga, alla situazione peggiore, cioè il monopolio.

Se ad esempio a me piace un gioco di miniature ambientato nell'antichità, o un gestionale - strategico con ambientazione lupi mannari licantropi, ecc ecc ecc, secondo voi ci sono più probabilità che lo trovi su 700 titoli o su 100?

Suvvia ragazzi, questa è statistica!!

Se i giochi fossero solo un problema di design, sarebbe semplice dire che più sono meglio è, ma l'uscita di un gioco non è solo un problema di idea, ma soprattutto di produzione, pianificazione del business, promozione, gestione delle scorte, dei fornitori, e tanto altro.

Certo, il tuo gioco di nicchia potrebbe essere pubblicato OGGI, perché oggi costa abbastanza poco pubblicare qualcosa, e un paio di migliaia di matti che comprano qualsiasi cosa PER ORA si trovano sempre.

Ma non è una cosa che può durare molto, perché è una strategia che a lungo termine è fallimentare sia dal punto di vista aziendale, sia dal punto di vista degli utenti, e i motivi li ho già espressi nei post precedenti.

Continuando ad immettere sul mercato più giochi di quanti questo riesce ad assorbirne, le case prima o poi falliranno, e quindi nessuno ti farà non dico i 700 giochi all'anno, ma neanche i 70.

L'evoluzione possibile l'ho già ipotizzata: non è che i giochi meno popolari (ad esempio il tuo gestionale/strategico sui licantropi) nel futuro non ci saranno più, semplicemente non potranno più essere pubblicati come se fossero un Ticket to Ride, perché questo modello non è sostenibile all'infinito, ma dovranno essere gestiti in maniera più adatta al fatto che sono dedicati ad un pubblico meno numeroso, ad esempio con le prenotazioni, stile wargames.
 

Frost82

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Guarda che la riduzione dei produttori non è una cosa che si può decidere di avere o meno, sta già avvenendo, basta vedere a quello che è successo negli ultimi anni in Italia, tra fusioni, ristrutturazioni e fallimenti, il mercato è già in una situazione di quasi monopolio.

Scusa... In Italia saremmo in regime di quasi monopolio? E chi è questo monopolista che io non lo vedo? Giusto per capire eh.

Per quanto riguarda invece il resto, non mi trovate d'accordo. Non credo ci siano 700 giochi nuovi l'anno, ma credo che il numero di giochi che si assesta sul panorama internazionale (non vado a cercare quelli editi dai Nepalesi e venduti solo nel nord dell'India), siano effettivamente sui 70-100 giochi al massimo all'anno.

In ogni caso, vedo molta molta molta poca fiducia nell'editore: l'editore dovrebbe essere un professionista nel suo campo. Nessun professionista ucciderà mai il proprio mercato SE questo sta rendendo bene.
SE il mercato sta rendendo male, potrebbe prendere politiche aggressive e per questo farlo andare ancora peggio.

Sul Wargaming c'è da ricordarsi che causa della distruzione del mercato è stata l'era internet e la mala-politica perpretata dagli editori stessi (soprattutto quelli piccoli). Per sopravvivere, i cari war-editori, sono passati ad una vendita online e alla riduzione progressiva delle scontistiche al negoziante insieme ad un aumento dei minimi d'ordine.

Tutto questo a fatto si che i negozianti che tenevano il prodotto wargame per gli appassionati, piano piano hanno smesso di tenerlo, a favore dello shop online dell'editore che vendeva sempre di più (chiaramente aveva anche prezzi che facevano concorrenza ai prezzi in negozio) (PS chiamo shop online anche la precedente vendita per corrispondenza). Alla fine la soluzione è stata semplice: i negozianti hanno smesso di prendere il prodotto, molti giocatori hanno abandonato per "irriperibilità" dello stesso, e molti giocatori sono rimasti comprando online.

Ma, ovviamente, come già si dice per il mercato del gioco in scatola, il mercato basato sull'acquisto solo online NON produce nuovi giocatori. Infatti lo storico/wargame, si è andato ad assestare ad una manciata di giocatori e non si sta più espandendo (Almeno questo è quello che vedo dando un'occhiata in giro, ma potrei sbagliarmi).

Poi ovviamente ci sono anche una serie di concause notevoli (alcune già esplicate in precedenza da voi) e, tra cui, io mi permetterei di inserire anche questa: nel momento del boom nessuno è stato in grado di presentare un prodotto che per componentistica e per regolamento instradasse giocatori "nuovi" al wargame e creasse degli appassionati. Su questo ultimo punto potrei anche sbagliarmi, ma mi pare che non ci sia niente a quel livello.

Come si può pretendere che siano solo gli "affezionati" a creare nuova clientela? La clientela nuova si crea proprio dai "non affezionati", dalle "casalinghe di Voghera", come qualcuno diceva prima ;)
 

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Frost82":2ihcowpy ha scritto:
Per quanto riguarda invece il resto, non mi trovate d'accordo. Non credo ci siano 700 giochi nuovi l'anno, ma credo che il numero di giochi che si assesta sul panorama internazionale (non vado a cercare quelli editi dai Nepalesi e venduti solo nel nord dell'India), siano effettivamente sui 70-100 giochi al massimo all'anno.

Almeno a contare dovremo trovare un accordo :lol:
La lista dei giochi pubblicati ad Essen la puoi trovare su BGG o direttamente sul sito dell'international spieltage

Comunque per chiudere il discorso (intendo il mio ovviamente, poi mi piacerebbe sentire il parere di molti altri), io come consumatore/utente prenderò delle contromisure

1)Per gli acquisti, che è comunque la cosa più importante, sarò molto più oculato e selezionerò con più cura, anche al corso di perdere qualche buona occasione

2)Nelle votazioni che metterò sulla Tana o su BGG penalizzerò con più severità (e rivedrò anche alcuni voti dati di recente) i prodotti che presentano uno sviluppo inadeguato, errori nel regolamento (anche se poi corretti a posteriori), difetti di fabbricazione incisivi e scarsa originalità.
Non sparo nel mucchio, perchè c'è chi lavora bene ( e c'è chi lavora bene anche in Italia), semplicemente chi lavora bene deve essere premiato e distinguibile dal gruppo.
 

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Peppe74":2kbtim4s ha scritto:
Frost82":2kbtim4s ha scritto:
Almeno a contare dovremo trovare un accordo :lol:
La lista dei giochi pubblicati ad Essen la puoi trovare su BGG o direttamente sul sito dell'international spieltage

per curiosità mi sono messo a spulciare la lista di BGG (che conta 548 giochi e non 700). Non ho completato la conta uno per uno perché è di un noioso!!! ma la metà me li sono fatti.
Eliminando solo i giochi che non sono usciti, le ristampe, l'edizioni tedesche di giochi già usciti, si dovrebbe arrivare a circa 400-450 giochi (includendo molti giochi "nepalesi", per gitare Frost82). Se poi togli le espansioni abbiamo un'ecatombe e si arriva a qualcosa tra circa 200-250 giochi.

La lista delle Fiera di Essen riporta invece i giochi presentati ad Essen, non le novità. Ad esempio, la Da Vinci ha lupusburg, lupus in tabula, e viva il re (che è pure una riedizione).

Non riesco a trovare il libretto del 2009 della fiera per confrontarlo con quello del 2010. Se devo scommettere sulla mia (seppur scarsa) memoria, lista delle novità come spessore di pagine è praticamente identica tra i due anni.

Insomma per quel che vale, la mia idea è che stiamo là come numero di giochi, forse qualcosa di più.
Quello che manca da qualche hanno sono i giochi pesanti, che dominano sugli altri. Per questo la marea di giochini e giochilli risulta più visibile a tutti e i giocatori ne rimangono sconcertati perché sono tanti. Prima semplicemente non si ne accorgevano proprio della loro esistenza.

Ciauz!
Mike
 

Umb67

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Frost82":3t0axefk ha scritto:
Scusa... In Italia saremmo in regime di quasi monopolio? E chi è questo monopolista che io non lo vedo? Giusto per capire eh.

http://www.gioconomicon.net/modules.php ... =0&thold=0

E concludeva con:

Il mercato appare, come dice il nostro titolo, semplificato rispetto al passato. Al momento ci sono due grossi poli di aggregazione a livello di numero di titoli prodotti e di distribuzioni più o meno esclusive ovvero: Giochi Uniti e New Media Stratelibri.

Questa era la situazione a Giugno, che a Luglio già si modificava in:

http://www.gdrzine.com/?p=1679

Quindi i due grandi poli che diventano uno solo. Abbastanza simile ad un monopolio.

In ogni caso, vedo molta molta molta poca fiducia nell'editore: l'editore dovrebbe essere un professionista nel suo campo.

Sul Wargaming c'è da ricordarsi che causa della distruzione del mercato è stata l'era internet e la mala-politica perpretata dagli editori stessi (soprattutto quelli piccoli)

Queste due frasi sono un po' in contraddizione tra loro. Gli editori di wargames avrebbero dovuto essere anche loro professionisti. O almeno lo erano prima del crollo del mercato.

A far fallire i gli editori di wargames non è stata assolutamente l'era internet, visto che il crollo principale è stato quello della SPI nel 1980, e quindi internet non c'entrava nulla, ma principalmente l'inflazione di titoli, che risultava nell'impossibilità di avere un controllo di qualità decente (titoli poco testati, regole confuse, errata, etc...) e impossibilità per gli utenti di seguire tutte le uscite. Poi c'erano tutta una serie di altre cause, come l'inizio dell'era dei videogiochi,

Per sopravvivere, i cari war-editori, sono passati ad una vendita online e alla riduzione progressiva delle scontistiche al negoziante insieme ad un aumento dei minimi d'ordine.

Alla fine la soluzione è stata semplice: i negozianti hanno smesso di prendere il prodotto, molti giocatori hanno abandonato per "irriperibilità" dello stesso, e molti giocatori sono rimasti comprando online.

E' successo lo stesso anche nel campo dei videogiochi per PC. L'unico modo per tenere in piedi la produzione di giochi, è stato cambiare la distribuzione e scavalcare tutti i passaggi intermedi. E' comunque quello che sta succedendo in tutti i settori, dal videogiochi alla musica (già ci sono i brani che escono *solo* su iTunes...).

Ma, ovviamente, come già si dice per il mercato del gioco in scatola, il mercato basato sull'acquisto solo online NON produce nuovi giocatori.

Neanche l'uscita di una quantità enorme di titoli aumenta gli utenti. E anche la tipologia di uscite, dove una buona parte sono espansioni di giochi esistenti, è dedicata più al mantenimento degli utenti esistenti che al cercare di crearne di nuovi.

Quello che potrebbe far aumentare gli utenti, dovrebbe essere un nuovo Coloni di Catan, intendendo un gioco che possa rappresentare oggi quello che è stato Catan al tempo dell'uscita.
 
A

Anonymous

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Umb67":2e16u9b8 ha scritto:
Alla fine, è l'hobby stesso che diventa *meno* interessante, quando viene colpito dall'inflazione delle uscite, perchè non c'è più l'approfondimento e la condivisione di esperienze comuni, che è quello che tiene insieme una comunità.

Condivido appieno.
Mi pare che la priorità sia provare giochi nuovi. Fai una partita se ti va bene. Si commenta sull'onda dell'entusiasmo -o si boccia- ma alla fine cmq si accantona per passare al "prossimo".

Spesso ho un senso di insoddisfazione per non poter approfondire, anche solo periodicamente, certi titoli. C'è sempre il nuovo che incombe. Alla fine, almeno per me, interessa la compagnia di gioco quindi partecipo a quello che passa il convento. Ma c'è amaro in bocca.
 

Frost82

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Gli articoli proposti analizzano la situazione, ma arrivano ad una conclusione secondo me, sbagliata.

La soluzione, ovviamente, non si conforma alla realtà.

Le realtà editoriali in Italia sono parecchie, per citare quelle che mi paiono ormai affermate:
1- Red Glove (si mi metto per primo perchè sono fico :p)
2- Giochi Uniti
3- Raven Distribution
4- Giochix
5- Ghenos
6- Cranio Creations
7- Da Vinci
8- Nexus

non le metto ovviamente in ordine di importanza, ma in ordine di come mi sono venute in mente.

Di realtà distributive ne esistono almeno 6 o 7
1- Red Glove
2- Giochi Uniti
3- Raven Distribution
4- Magic Store
5- Magic Market
6- I Giochi dei Grandi

Le prime che mi sono venute in mente, anche qui.

Poi ogni realtà, decide le sue politiche. Ci sono ditte, come Giochi Uniti, che decidono che la reazione migliore ad un mercato in crisi è sfornare un numero eclatante di giochi a ripetizione come una macchinetta, ci sono ditte, come Red Glove, che scelgono di produrre 3-4 giochi l'anno.

Ma mi sembra che siamo ben lungi dall'essere in regime di monopolio. Se questa è la sensazione che il cliente ha, beh... Non posso dire niente, ma non mi pare proprio quella ;)
 

Frost82

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Le frasi che citi non sono in contraddizione. Evidentemente:

1) o questi editori che tanto agognate non erano dei professioniti (possibilità 1)
2) oppure il mercato del gioco storico non è in grado di supportare una ditta che fa solo quello. (possibilità 2)

Per professionalità si intendono tante cose ovviamente, è una bella parola generica, ma ovviamente se non sono qui, le possibilità sono le due sovraesposte.

Mi dici, ad esempio, che i troppi numeri di giochi usciti ha comportato un abbassamento del numero delle copie vendute per singolo gioco e quindi ha colpito gli editori professionisti. La mia risposta è semplice: un editore professionista, se ha un gioco come si deve, trova un sistema per far fronte alla situazione, cerca di allargare il mercato, cerca delle valvole di sfogo che portino introiti, fa molte cose.

Oddio magari le hanno fatte, nulla da dire, ma allora fa fede il punto 2 ;)
Però potrei dirti che un editore professionista avrebbe potuto prevedere che il proprio tipo di gioco non funzionava e seguire nuovi stimoli (es. il german game) senza perdere la possibilità di operare nel settore storico tenendosi il nucleo di affezionati.

Almeno tutto ciò dal mio punto di vista :)
 

il_Nadir

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Faccio un brevissimo intervento senza entrare molto nel merito del tema del topic che mi sembra interessante quanto estremamente complesso e che non mi sento di liquidare in un breve commento su forum.

Intervengo in quanto autore degli articoli linkati poco sopra.

Devo dire che dire che al momento in Italia ci sia una situazione di Monopolio nel mercato dei Games è ovviamente una esagerazione giornalistica, ma al contempo è una estremizzazione che indica un fenomeno a mio parere assolutamente reale.

Frost cita una serie di editori e di distributori attivi nel nostro paese e posso aggiungere che ce ne sono molti altri dimenticati in quegli elenchi (come anche Frost dice).

Il punto però è che al momento Giochi Uniti detiene circa l'80% delle produzioni in italia di giochi in questo settore.
Questo è un dato di fatto. Localizza i cataloghi più importanti degli editori internazionali, praticamente tutto quello che fa FFG, e poi Days of Wonder, e giochi KOSMOS, Asmodè, e molti altri ancora. Oltre ovviamente a produrre titoli originali e made in italy (tendenza che l'editore vuole conservare e accrescere stando alle dichiarazioni rilasciate), e in più distribuendo in esclusiva comunque altri editori italiani più piccoli (NGI-Nexus per dirne uno).

Tanto per capirci nel mercato del Software quando una azienda ha l'80% del mercato si parla di sostanziale monopolio della stessa... non mi sembra così scorretto quindi dire che, al momento, Giochi Uniti è l'editore di riferimento per il mercato italiano e ne detiene un quasi completo monopolio, che, ovviamente lascia spazio ad altre realtà di operare, visto che non è un monopolio imposto dallo stato, ma creato sul libero mercato... ma non mi sembra costruttivo negare l'evidenza.


Sulla dicotomia proposta da Frost tra fare pochi giochi all'anno o molti vorrei solo lanciare una osservazione così da restare un po' in tema con il topic.
Il problema non è tanto il modello di mercato che si vuole. Il problema è che se un editore fa 2 giochi all'anno vuol dire che NON VIVE facendo quel lavoro. Ma facendo altro in realtà. Magari perchè fa l'editore ludico solo come secondo lavoro o solo per passione, magari perchè la maggior parte del suo business è in realtà fare il distributore di giochi o il negoziante. Ma comunque non l'editore. Due titoli all'anno che vendano anche mediamente bene nel nostro mercato non permettono a nessuna azienda di stare aperta sul mercato, di pagare le spese, le tasse, i dipendenti (fosse anche uno solo probabilmente) e fare utili.
Scegliere di fare più giochi, per una azienda che vuole fare l'editore come lavoro e non come "secondo lavoro" è una esigenza. E se sbaglia facendo titoli che non vendono alla lunga comunque chiuderà.

Per cui pensateci un attimo e quando comprate un gioco magari cercate anche di capire chi lo ha prodotto. Se un appassionato che lo ha fatto come secondo lavoro, o se qualcuno che ha deciso di dedicare la sua attività professionale completamente a questo settore.
Non sto dicendo che automaticamente i giochi fatti dall'uno o dall'altro siano migliori o peggiori, ma è importante calibrare le aspettative sul prodotto anche tenendo conto di questi fattori a mio avviso.
 

Frost82

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Non sono d'accordo Nadir.

Dipende da come la ditta si imposta: però parlando di queste cose, si finisce di parlare di politiche di ditte concorrenti. Si rischia così di parlarne male, quindi me ne sto zitto. :)

Comunque sono scelte, e te lo dice uno, lo sai, che pur facendo 3-4 giochi l'anno fa solo quello di lavoro. ;)
 
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