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ninja

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Lucca e' cultura? Xme è un ottimo spaccato del modo di vivere e di pensare e di divertirsi di tanti ragazzi e non solo, xchè io ho 35 anni non mi reputo più un ragazzo, sono anche padre di famiglia (e da quello che capisco la maggior parte di voi è almeno mia coetanea). Dunque, Lucca, propone quello che vogliamo x svagarci, quello che vuoe l'uomo del 2013. Questo per me è cultura, ovvero quello che viviamo, ammiriamo, coltiviamo come interesse. (nb cultura deriva dal termine coltivare "interesse" per)

Per sfatare il mito di scrittori vecchi e nuovi. A scuola alle elementari molte antologie prendono i libri di HarryPotter come esempio di scrittura pulita e virtuosismo linguistico. Le antologie sono piene di "brani presi da Harry Potter", messi vicino a scrittori inglesi di altri tempi. Harry Potter è cultura? Sicuramente non è cultura prendere lo zaino con la faccia di Harry, ma è cultura "il fenomeno HarryPotter".
 

Johan

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ilGianni
@LordDrachen:

Fabio Volo non è cultura, non lo è la Troisi

Credo che il succo del discorso, che ci separa, sulla questione di definizione di cultura stia tutto qui. Per quanto io detesti Volo e Troisi, devo prendere atto che parlando di loro parliamo di cultura, mentre tu non lo fai.

Tu invece insisti solo solo sul discorso che cultura = studio, erudizione, complessità che richiede dedizione (e certe capacità mentali di comprenzione, quindi elitarietà). Il discorso non è così facile come lo fai tu.

Finché non si trova una piattaforma comune di confronto è inutile continuare a parlarne.

Mi piace la tua capacità di argomentazione, non i tuoi modi (a quanto pare non sono l'unico) quindi alla luce di quanto detto non vale la pena continuare a discutere.
Peccato.
 

LordDrachen

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LordDrachen
Johan":3fhffpvj ha scritto:
Finché non si trova una piattaforma comune di confronto è inutile continuare a parlarne.
La piattaforma comune è adeguarmi alla tua definizione di cultura, nel contesto specifico di questa discussione? 8-O

Mi piace la tua capacità di argomentazione, non i tuoi modi (a quanto pare non sono l'unico) quindi alla luce di quanto detto non vale la pena continuare a discutere.
Succede e me ne dispiace. Ma fino ad un certo punto.
Guarda caso chi tira in ballo il lato personale (i modi) non sono mai io per primo.
Chi fa le pulci sulla forma, non sono mai io per primo.
Sono assolutamente polemico, indiscutibilmente, ma io non mi permetterei mai di fare le pulci al prossimo sul suo modo di esporre.
Né mi sentirai mai criticare "i modi" di qualcuno, o il "tono" a meno che questo "tono" non sia espressamente andato a toccare la persona.

Scusa ma a me interessa il contenuto, e la percezione che posso dare su un forum non è il primo tra i miei pensieri. Ed essendo mio completo disinteresse chi sta dietro al monitor, in linea generale, per me resta tutto confinato al confronto (anche duro) di idee.
Dei toni, sinceramente, mi interessa poco.

Tanto qualcuno qui che mi ha conosciuto di persona c'è.
Non credo siano rimaste traumatizzate. ^_^

Per il resto, la mia opinione l'ho già espressa. Chiudo.
 

yon

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YonHQ
Avrei voluto ribattere ma Lord Drachen mi toglie sempre le parole di bocca. :)
Vorrà dire che per vendicarmi lo suonerò ad Antike la prossima volta che vengo in associazione e comunque si sappia che la sua conoscenza mi ha traumatizzato :lol:


Per tornare sulla discussione, non esiste artista riconosciuto che non abbia dovuto studiare e spendere un sacco di tempo per perfezionarsi. Il mito del talento creativo è una balla, puoi avere una sensibilità innata ma se non hai passato tempo a studiare con frutto i meccanismi di un romanzo, le tecniche di scrittura, la grammatica e la sintassi, i tempi di narrazione e quant'altro non riuscirai mai ad esprimerti. Un discreto scrittore mio amico una volta fece un paragone molto efficace, assumendo che il talento fosse un cavallo poderoso che corre molto, poi scopre che senza la strada (cioé tutto il percorso di studi, eccetera) si è perso in mezzo alla prateria; è bello far scorrazzare il proprio talento, ma se non si impara a canalizzarlo non vai da nessuna parte. Ragazzi, io suono (si fa per dire) il flauto traverso e vi posso assicurare che uno può pure essere Ian Anderson in persona ma se non sudi per almeno dieci ore al giorno non vai da nessuna parte. Anche il talento più scapestrato del pianeta come, che so, Jimi Hendrix, alla fine si è dovuto mettere a studiare e a sudare. Tutti sono partiti ricopiando quintali di cose già fatte.

Ecco perché la Troisi non è cultura, perché non conosce (o non riesce a capire) le tecniche base di come si narra (e se non le conosci non le puoi nemmeno infrangere). Ma veramente qui in mezzo c'è qualcuno che pensa che Mac Gerdts o Vlaada non abbiano passato e non passino un sacco di tempo a studiare tutti i giochi che vengono prodotti sul pianeta prima di sfornarne uno nuovo con un'idea originale alla base?

Cosa c'entra questo con Lucca? Eh, c'entra eccome. Perchè il discorso della Troisi e dei libri è lo stesso di Lucca. Il mercato (e non il mecenatismo, che è differente. Diversi film italiani neorealisti senza un po' di sano mecenatismo da parte di cineasti seri non avrebbero mai visto la luce) ha preso il sopravvento su tutto e segue semplicemente la logica nella quale noi viviamo: produrre, produrre, produrre. Alla fine non ci siamo allontanati molto dal fordismo di quasi cento anni fa.
Produrre in modo fordista significa, ad esempio, che nel tuo catalogo devi per forza avere un dungeon crawler che arricchisca la tua offerta, e certi risultati anche italici sono lì a dimostrarlo. Significa che devi bruciare i tempi e questo va sempre a discapito della qualità. Oggi una casa editrice sopravvive se sforna titoli che vendono parecchio, perciò ha due strade: o sforna 1.000 titoli che vendono 10 copie o sforna un titolo che vende 10.000. Ovviamente la seconda strada è molto più rischiosa mentre la prima sottende una qualità minore. Il pubblico si adegua a quello che trova. Perché? Perché sì, sennò tutti avrebbero spento da tempo la televisione.

La cultura è snob? Diverse volte snob è un aggettivo che viene usato per qualificare chi chiede di più; allora sì, è snob. Perché l'opera d'arte, la cultura, viaggia in due direzioni e se costa fatica a chi la produce spesso costa fatica anche a chi ne usufruisce, in modo da apprezzarla appieno. Per fortuna che l'arte, quella vera, spesso fa cortocircuito e appare in quasi tutto il suo fulgore anche a chi ha meno mezzi. Però pure un capolavoro universale come la Pietà di Michelangelo ha bisogno di un minimo di introduzione.
Non entro nella discussione sul significato di cultura, dato che occorrerebbe capire se per cultura ci si riferisce al fatto culturale di per sé o a qualcosa che eleva. Nel primo caso tutto contribuisce a definire la cultura di un determinato popolo in un determinato momento (vale anche, ad esempio, per le "culture" preistoriche), nel secondo avrei molte più riserve.

E Lucca? Lucca si adegua a tutto questo discorso. Ho trovato appropriato il commento che paragonava Lucca allo specchio del mondo che gli ruota attorno: lo riproduce fedelmente. Quindi molto spazio al lato commerciale della manifestazione, a certe produzioni e tipi di intrattenimento. E' fisiologico che Lucca si comporti da summa del contesto ludico-fumettistico-eccetera? Forse sì e certo se sceglie questa strada le conseguenze sono bancarelle invase da prodotti medi(ocri?) e una ristretta percentuale di prodotti di valore. Ma forse anche no: a Lucca oppongo e preferisco il Play di Modena, che è nato come manifestazione che ti fa giocare e provare giochi e meno come gigantorme mercato. E' una logica differente.
 
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