È un discorso enorme.
Appunto perché i giochi da tavolo presentano una marea di sfaccettature diverse, che richiedono a loro volta una marea di "skills", attitudini e capacità diverse.
Mi sono ritrovato molto nella frase che ho sottolineato.
Anch'io penso che ogni gioco da tavolo è un microcosmo a se stante e perfettamente funzionante (in teoria), con le sue regole e il suo ecosistema.
Ogni gioco da tavolo presenta una sfida diversa, che richiede diverse competenze da parte di chi ci si sta interfacciando.
È banale dirlo ma essere fortissimo all'eurogame X non significa essere forti allo skirmish Y 1vs1, no?
Ci sono GdT che richiedono competenze diametralmente opposte tra loro.
Ho visto persone fortissime in giochi strategici a bassa interazione ma che poi si perdono in un gioco molto tattico e mutevole di turno in turno.
Oppure, parlando di meccaniche, ci sono persone che fanno una fatica tremenda ad interfacciarsi con determinati tipi di esse. Per la mia esperienza le aste sono sicuramente una delle più divise, tra chi ci si barcamena e chi invece non ha idea di cosa fare. E magari quello che non ha idea di cosa fare poi ha l'80% di winrate a Caylus.
Strategia, tattica, intuizione, capacità di analisi e di calcolo, capacità di lettura degli avversari, capacità di rispondere a situazioni avverse (io lo chiamo "avere un piano B"), concentrazione costante, ottimizzare.
Ci sarebbero tantissime cose da dire, è difficile in questo caso riassumere tanti concetti in poche parole senza essere prolissi.
Fermo restando che poi ogni gioco fa storia a se. Appunto per tipologia, scopo e meccaniche, ripetendomi.
Anche io ti rispondo entrambe.
Sicuramente la predisposizione naturale esiste, a mio modo di vedere.
Ma è innegabile che, come giustamente detto anche dagli altri, l'esperienza insegna.
Più giochi conosci, meglio giocherai (in teoria
)
L'esperienza di ciò che vedi e che provi, ti aiuterà a comprendere sempre più velocemente le nuove sfide che ti si proporranno.
Inoltre, come detto, i giochi potrebbero in un modo o nell'altro riproporti problemi che hai già visto e analizzato, magari in salsa diversa, ma dello stesso sapore. Questo succede soprattutto in giochi di generi/meccaniche similari, per forza di cose.
Quindi esistono bravi giocatori? Certo.
Ma si diventa bravi in generale giocando, e si, dato che dici "singoli", si può ovviamente diventare bravi in un gioco specifico senza esserlo per forza in generale a qualsiasi GdT.
Secondo me quindi, per rispondere all'autore del topic.
In linea generale e teorica è difficile dare una risposta univoca e soprattutto utile, oltre a quanto già detto. Bisognerebbe almeno scendere nel campi specifico dei generi, ritengo.
__________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Chiudo con due pensieri personali.
-Il primo è il "tempo" e la "paralisi da analisi", un tema a cui un po' tengo.
Mettiamo che il giocatore Z vinca spesso, è ritenuto bravo e forte da tutti. Ma i suoi turni sono spesso interminabili, analizza veramente tanto, troppo tempo, durante il suo turno.
Lo riterreste un bravo giocatore?
Personalmente no.
Ritengo che un buon giocatore sia colui che ha una buona capacità di lettura, d'insieme, in un tempo di gioco umano, e che porta comunque a casa il risultato.
Ovvio che delineare in modo univoco il confine di quanto sia questo tempo è complesso. Ma ad ognuno il suo giudizio.
NDR: ci sono giochi che per tipologia e meccanica si prestano molto a questo tipo di approccio ed altri meno.
-Il secondo pensiero riguarda un giocatore "onnivoro" o specifico di titolo.
Intendo banalmente che un giocatore che ha fatto 500 partite ad un titolo si presume ne sia diventato esperto e sia un bravo giocatore di quel gioco.
Ovvio che all'interno di questo confronto, esisterà il giocatore A con 500 partite che è un giocatore mediocre, e il giocatore B con 500 partite che è un giocatore ottimo, quindi sicuramente è un giocatore forte il B e non A, e tanto di cappello a B.
Personalmente però do più valore al giocatore onnivoro, quello che magari vince spesso, a giochi diversi, potenzialmente "nuovi" per tutti.
Quello che riesce in poco tempo ad elaborare il problema (il gioco nuovo) e a risolverlo più in fretta (questione paralisi da analisi) e meglio degli altri (vince spesso).
Mi affascina di più, diciamo così.
Spero si capisca
EDIT: con questo mio ultimo pensiero non voglio sminuire l'approfondimento di un titolo specifico, anzi. È una cosa che ammiro e che vorrei fare sempre di più.
Però ecco se Mario ha fatto 500 partite a Puerto Rico e io ne ho fatte 4, non è che lo guardo con stima se vince sempre, penso
"grazie al ca***"
In rapporto a questo ultimo discorso, una cosa che nella mia "carriera ludica" ho apprezzato, sono stati i giochi in cui l'esperienza al tavolo è cresciuta insieme per tutto il gruppo, sempre gli stessi partecipanti, possibilmente in un lasso di tempo non troppo dilazionato.
Cito Terra Mystica che per me ne è stato l'esempio massimo.
Farci 50 partite in un anno, sempre gli stessi 4 giocatori, è stato molto gratificante da un punto di vista competitivo, e li penso che i "bravi giocatori" vengano fuori, e siano gli esempi più veritieri di questa disamina, per i miei gusti.