La didattica nel gioco

Angiolillo

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DioBrando":37v7o9fn ha scritto:
Infatti Angiolillo hai confermato ciò che dicevo, ovvero che dei giochi sono stati usati specificatamente a scopi didattici, non che siano nati con quella finalità.

Ok scusa, ho equivocato il tuo

>Un gioco ha funzione didattica solo se progettato allo scopo o usato allo scopo.

Comunque ci sono anche giochi fatti appositamente per la didattica scolastica, la formazione aziendale o magari la promozone di prodotti (sempre veicolare concetti devono fare, anche i giochi promozionali). Il problema è che spesso vengono fatti da chi di giochi non ne sa nulla, e finiscono per scoprire presto gli altarini.

Ciao!

A.
 

magobaol77

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donbega":3id2ljw4 ha scritto:
Comunque, ricordo a tutti, che il gioco è stato il primo ed unico canale di apprendimento fino all'età scolare. Infatti un bambino di due anni impara solo ed esclusivamente facendo esperienza di "gioco". Se un'attività non è gioco, per lui non è interessante. E quindi, lungi da me di sminuire la straordinaria efficacia dell'apprendimento attraverso i libri, ma dobbiamo sempre aver presente che solamente l'esperienza connessa al gioco riesce ad arrivare "in profondità". Infatti, è esperienza comune che il mero apprendimento "tradizionale" spesso si ferma in superficie poichè di natura "passiva" e non coinvolgente. Al contrario, l'esperienza ludica è più "totale" e gratificante, per sua stessa natura, e non ci deve sembrare strano che il gioco sia un ottimo veicolo di apprendimento. Ovviamente deve essere un gioco che ha "qualcosa" da dire. Ma questo è un altro paio di maniche.
Quoto in pieno
Il gioco è, in qualunque caso ed in qualunque forma, strettamente legato ai processi formativi. Può anche essere legato alla didattica classica sia se progettato come strumento educativo (ma qui Angiolillo ha ragione sul fatto che spesso i giochi di questo tipo vengono prodotti senza una cultura ludica alle spalle), sia nel caso di giochi commerciali utilizzati in specifici progetti educativi, ma, paradossalmente, anche se giocati al di fuori dei processi educativi intenzionali. Mi capita spesso che un bambino giochi ad un gioco di tavoliere, magari a casa con la famiglia o con gli amici, e poi riscopra gli stessi elementi nella lezione a scuola. E, magicamente, trovi maggiore motivazione ed interesse nell'ascoltare e nello studiare (senza pretendere miracoli, certo), e questa motivazione aggiunta produca un percorso formativo più produttivo ed efficace. Naturalmente questo è solamente un esempio banale, ma ce ne possono essere molti altri.
 
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