Nel corso delle mie peregrinazioni lavorative, oggi mi sono riascoltato tutto l'album
Utopie e piccole soddisfazioni, il mio preferito di Bologna Violenta.
Ricordo ancora quando presi il cd, nell'inverno nel 2012. Ero salito nel negozio del centro a comprarlo, lo ascoltai direttamente nella macchina parcheggiata al freddo: folgorato in Via della Stella (Damasco è lontano da Perugia).
Una mezz'ora potente, potentissima, sin dall'Incipit. C'è poi forse la mia preferita, Vorrei sposare un vecchio (che sono anche riuscito a far passare in radio, una volta), e poi via una cavalcata imperiosa, con tra le tante Costruirò un castello per lei (ispirata alla triste storia d'amore dietro al Coral Castle, l'unica cover dei CCCP che approvo (ovvero Tavor Valium Serenase, cantata da Aimone dei FASK, orgoglio cittadino), la politica di Remerda, l'amorevole Mi fai schifo, la citazione di Esce ma non mi rosica in Piccole soddisfazioni, le atmosfere da film anni '70 di Transexualismo e la conclusione, lunghissima, di archi ma non solo, Finale - con rassegnazione, che forse tanto rassegnato non è.
Fu un ascolto che mi emozionò e che continua ad accompagnarmi, anche anni dopo. Nel 2014 andai a vederlo in un locale piccolissimo di Perugia, il Kandinsky, gli avevo rotto talmente le palle via mail per prendere i vinili che quando arrivai (in netto anticipo) neanche ebbi la necessità di presentarmi. Fu pazzesco, un uomo e la sua chitarra a suonare e sudare e tirare fuori cose che neanche potevi immaginare.
Era il tour di Uno Bianca, un concept album profondo e studiato, lontano dai brani di 26 secondi del primissimo Bologna Violenta o dal fotonico Nuovissimo Mondo, col suo immaginario legato al declino e alla triste sorte del genere umano.
Avevo avuto un incontro con un dio dell'epoca contemporanea.
Qualcuno m'ha chiesto se avessi attaccato l'adesivo dopo aver dato la botta (e che botta), ma era là da prima, da molto prima.
BERVISMO PER PIÙ!