Generale L’industria dei giochi da tavolo fa i conti col colonialismo

LorenZo-M

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LorenZo-M
Articolo che tratta di un tema che di tanto in tanto è saltato fuori anche tra vari thread della Tana...

"...la comunità dei giochi da tavolo sta diventando sempre più globale, e giochi che originariamente erano stati prodotti per determinati mercati vengono venduti in tutto il mondo. All’improvviso, giochi come Puerto Rico vengono giocati anche da persone che provengono dalla vera Porto Rico, quindi non dovremmo sorprenderci che ci sia della resistenza..."


Cosa mai può interessare ad un krucco del colonialismo? ;)
 

Elijah

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La questione è nota. Personalmente preferirei una maggiore accuratezza storica (nei giochi da tavolo che affrontano periodi storici), piuttosto che un non affrontare questi temi del tutto (tendenza attuale che di fatto impoverisce la cultura storica e la conoscenza del passato). Far finta che certe cose non siano capitate non so in che modo possa aiutare l'umanità a crescere e maturare.

Detto ciò, l'articolo mi lascia un po' perplesso in alcune parti. Vediamole assieme.

"Normalmente, gli Eurogames hanno una specifica ambientazione storica e geografica, che serve principalmente a fare da sfondo a meccaniche di gioco basate sull’estrazione e l’accumulazione delle risorse. Da tempo, però, sia tra gli accademici che studiano i giochi da tavolo come fenomeno culturale sia tra i critici e gli appassionati che ne discutono su forum specializzati come BoardGameGeek è in corso una conversazione sul fatto che molti di questi giochi siano ambientati al tempo del colonialismo"
(Grassetto mio, per mettere in evidenza ciò che non mi è chiaro).

Leggendo questo pezzo, sembra quasi che "eurogames = giochi al tempo del colonialismo". Una simile sovrapposizione mi lascia un po' basito e mi chiedo quanto possa essere considerata vera in termini anche solo percentuali (escono 3'000 giochi all'anno, come riferiscono nell'articolo: quanti di questi sono eurogames e quanti sono legati al colonialismo? Perché si utilizza il termine "molti"? Cosa sta a indicare esattamente quel "molti"?). A mio parere il termine "molti" è troppo vago per essere accettabile, se si vuole dare un'informazione affidabile e veritiera. Avrebbero dovuto quantificare meglio quel "molti". Ma forse l'intento dell'articolo era creare scandalo e aumentare i clic di visualizzazioni e non soffermarsi su questi dettagli. Dal Post una cosa del genere, onestamente, non me la sarei mai aspettata. Peccato. Mi hanno lasciato un po' deluso.

La mia sensazione è comunque che l'autore dell'articolo del Post abbia preso quest'altro articolo (citato da loro) e riformulato il tutto (come è da sempre prassi nel giornalismo [copia e incolla, riformulando il tutto con parole tue]):

"Many board games — typically known as “Eurogames” — prioritize resource extraction for the player’s gain, which directly mirrors colonial powers that sought to conquer lands and people for economic gain and world domination. Examples of these games are Carcassonne, Puerto Rico, and Catan."
(Grassetto mio, per mettere in evidenza gli aspetti che più mi interessano).

Ma chi ha scritto questo articolo in inglese, sembra non essere molto in chiaro sul mondo dei giochi da tavolo, visto che cita Carcassonne tra i giochi legati al colonialismo (sic!). E inoltre sovrappone estrazione di risorse con colonialismo. Anche questo aspetto è discutibile e una mera semplificazione sicuramente non accettabile. Insomma, la sensazione è che il giornalista del Post si sia rifatto a una fonte non affidabile, senza verificare la veridicità di quanto espresso da altri (articolo in inglese).

Per un tema delicato come questo (che merita sicuramente una riflessione critica), si tratta di un episodio grave, che personalmente gradirei non vedere sui giornali italiani.
 
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iFreddy

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iFreddy
Avevo espresso la stessa perplessità su telegram. Sono contento di non essere stato l'unico a notarlo...☺️
 

giulyghk

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Prima di tutto concordo con quanto scritto da Elijah.

Questo è un argomento che, secondo me, negli ultimi anni ha portato tanti giochi ad avere un tema ambientato "per forza" nel futuro, nello spazio, in mondi fantastici, insomma tutto tranne in epoche storiche reali del passato. Per la legge del "volemosse bene tutti".
Sembra che il passato sia diventato argomento "tabù" (tranne per gli studenti che devono ancora studiarlo, giustamente) e che certe cose debbano fare la fine della polvere messa sotto al tappeto.
Per dirla alla Fantozzi a me sembra una c*****a pazzesca.......
Non è che giocando a Puerto Rico o Mombasa sono razzista o giocando a Risiko sono un guerrafondaio o (peccato) giocando a Monopoly divento ricco sfondato.
Semplicemente "GIOCO" avendo comunque rispetto per tutti. Punto. Tanto meglio se l'ambientazione storica è particolarmente sentita e non solo appiccicata.

Stessa cosa vedo accadere con alcune serie TV o film storici in cui la realtà storica viene spesso distorta per garantire l'"inclusività", che sarebbe comunque garantita se ci fosse rispetto reciproco.
Mi sembrano discorsi di gente che non ha altro da pensare, se non fare polemica. Che giocassero di più: avrebbero meno tempo di pensare a ste cose.
 

Elijah

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Elijah Six

A proposito di Mombasa, nel 2022 è uscito Skymines, titolo di Alexander Pfister che sta avendo parecchio successo. In un primo momento, quando l'avevo adocchiato per la prima volta, mi chiedevo perché nessuno ne parlasse o lo citasse tra le novità più interessanti dell'anno appena trascorso.

Poi ho capito che era una reimplementazione di Mombasa, con ambientazione futuristica spaziale. :memehehe:

Sembra quasi una presa per i fondelli. 😅

Però è un chiaro segnale di come stanno andando attualmente le cose: gli editori preferiscono proporre giochi con tematiche che non creano shitstorm di difficile gestione (soprattutto negli Stati Uniti d'America e pian pianino sempre più anche in Europa).
 

Naftalino

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Se non ricordo male anche qui in Tana ci sono state accese discussioni sulla nuova edizione di Puerto Rico, vedi questo thread
 

aleaiacta

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Discussione ciclica qua in Tana.
Grazie comunque per aver segnalato l'articolo. Mi è sembrato però parli di una situazione del mondo dei gdt che non è quella attuale. Voglio dire, la polemica sul colonialismo, Puerto Rico e tutto il resto è ormai qualcosa di superato nell'ambiente, al limite oggi si potrebbe discutere sul politicamente corretto delle ambientazioni, se sia sempre una forzatura oppure se sia utile per una maggiore inclusività.
Mi ha stupito il fatto che un quotidiano si sia soffermato su qualcosa di superato, senza approfondire la situazione attuale. A che pro?
 

oracolodidelfi

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Ogni tanto tiriamo fuori l'argomento colonialismo. Non è semplicemente una brutta pagina piena di eventi nefasti e dolore, ma una biblioteca intera. È bene quindi approfondirla, non celarla. Via la polvere e tutti a leggere, informarsi e dibattere.
Ricordo però che la storia di tutti gli stati, o nazioni (come va di moda dire oggigiorno), si fondano su sfruttamento e sopraffazione. Di minoranze economiche, etniche o politiche. Di invasori che hanno preso il posto degli autoctoni, i quali avevano sloggiato in precedenza i precedenti abitanti.
Nessuno in Italia fa tante storie sul fatto che gli italici e latini abbiano smammato i preindoeuropei, i celti siano arrivati e mezzi scomparsi; i germanici abbiano fatto cadere le tenebre per due secoli; gli arabi abbiano preso la Sicilia e razziato le coste per secoli; i vichinghi si siano sistemati a loro piacimento imponendosi con forza; Aragonesi - Angioini e francesi in genere - Asburgo si siano piazzati a sfruttare la terra e le ricchezze per i loro fini.
Ci sono state devastazioni, guerre e sfruttamento del popolo. La schiavitù no, negli ultimi secoli per lo meno, ma la posizione dei contadini era comunque dura, soprattutto in certe aree.
Più o meno tutte le entità statali attuali nei loro confini hanno avuto il succedersi di eventi e movimenti simili. Sta alla maturità della società approcciarsi con serenità e senso critico a questi argomenti, in modo da sapere e, si spera, per evitare di cadere in certe situazioni di sfruttamento del prossimo.

I piagnistei e l'approccio passivo aggressivo dei sacerdoti della storia, autonominatisi, per silenziare chi tratta l'argomento o qualunque medium voglia trattare il punto sono deleteri. È ovvio che alcuni punti fermi, però, ci vogliono. Nella fattispecie non si può rappresentare Cortes o Pizarro come dei buontemponi, a meno che non sia in via espressamente ironica, o elogiare lo sfruttamento della schiavitù o servitù, come le conversioni religiose forzate.

Non mi pare ci siano giochi che abbiano un simile approccio. PR paga la sua notorietà, e la stupidità di quelli Alea che hanno pensato di appiccicare alle meccaniche una ambientazione simil caraibica, e non europeo medievale o moderno. Scegliere poi i dischetti marroni... beh è stata una mezza follia.

L'uomo occidentale deve smettere di essere paternalista, e sentirsi il centro del mondo: tutti i meriti e le colpe sono sue (forse l'origine è il cristianesimo). L'Umanità è buona e cattiva in tutto il globo, con bisogni e desideri simili. Sono diversi gli approcci, ma tutti abbiano alle spalle secoli insanguinati. Studiamo, approfondiamo e cerchiamo di imparare per limitare gli errori del passato, tra cui la damnatio memoriae
 

Elijah

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Mi ha stupito il fatto che un quotidiano si sia soffermato su qualcosa di superato, senza approfondire la situazione attuale. A che pro?

Un tema che mi sembra che sta prendendo sempre più piede è quello della decrescita (che ho voluto approfondire di recente con la lettura di alcuni saggi e la visione di qualche documentario). Volevo scrivere ad un certo punto un articolo per riflettere sul nesso crescita/decrescita-giochi da tavolo, ma per il momento ho lasciato da parte la cosa.
La mia sensazione è comunque che alcuni vedano la situazione critica in cui viviamo oggi come conseguenza del colonialismo effettuato in passato (semplificando molto, ma molto: colonialismo-imperialismo -> globalizzazione -> crisi del sistema, perché viviamo in un mondo finito, con risorse finite, non illimitate).

La domanda è dunque una: cosa fare quando raggiungeremo l'apice?

Abbiamo bisogno di una crescita economica (infinita esponenziale)?

(Ci sono solo le versioni in tedesco, la prima, e in francese, la seconda)

Per quanto riguarda il mondo dei giochi da tavolo, è palese come attualmente ci sia una bolla che prima o poi esploderà. Però i giochi da tavolo esistono da sempre (prima ancora che nascesse la società dei consumi) e non diventano di norma obsoleti con il tempo. Semplicemente il mercato dovrà darsi una regolata e limitare la produzione. Se facciamo un paragone con i videogiochi, il confronto è micidiale: i videogiochi diventano obsoleti in fretta, richiedono strumenti tecnologici all'avanguardia, energia, ecc. Nessuno gioca più a Fifa98, mentre a El Grande molti ci giocano ancora più che volentieri.

Il tema della crescita (è un bene?), non crescita (è un male?), del mercato in espansione (è un bene?), non in espansione (è un male?), meriterebbe sicuramente più attenzione, a mio avviso, della questione del colonialismo nudo e crudo. Ma il mondo dei giochi da tavolo in tal senso, secondo me, ha un ruolo abbastanza marginale. È la politica che dovrebbe prendere certe decisioni, ma i mandati purtroppo o per fortuna durano solo 4 anni, un periodo troppo ristretto per fare riflessioni a lungo termine (cosa accadrà tra 50 anni?). Chiudo qua, visto che di politica è meglio non parlare. 😅
 

LorenZo-M

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Mi ha stupito il fatto che un quotidiano si sia soffermato su qualcosa di superato, senza approfondire la situazione attuale. A che pro?

Superato per noi nerds/geek... Non per chi legge quel giornale.

A me personalmente l'ambientazione di Puerto Rico non mi é mai piaciuta e l'articolo me l'ha segnalato un ragazzo che lo giocò con me 10 anni fa (e che poi non credo abbia mai più giocato ad un gioco da tavolo) che si ricordava le risate fatte a pensare alla mente bacata che aveva scelto lo sfruttamento degli schiavi come chiave principale del gioco.
 

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Superato per noi nerds/geek... Non per chi legge quel giornale.

A me personalmente l'ambientazione di Puerto Rico non mi é mai piaciuta e l'articolo me l'ha segnalato un ragazzo che lo giocò con me 10 anni fa (e che poi non credo abbia mai più giocato ad un gioco da tavolo) che si ricordava le risate fatte a pensare alla mente bacata che aveva scelto lo sfruttamento degli schiavi come chiave principale del gioco.
Guarda se è solo per questo, la prima volta che ho giocato a Puerto Rico e ho capito cosa rappresentassero i dischetti marroni, io non ho riso per niente.
Il punto però è un altro: oggi nessun editore si sognerebbe più di adottare temi scabrosi come quello del colonialismo, l’editoria da tempo sceglie il politicamente corretto per le ambientazioni dei giochi. Per questo l’articolo del Post è inattuale, perché fotografa una situazione che era quella di alcuni anni fa. Il tema oggi, a mio avviso, è piuttosto come il politicamente corretto abbia cambiato il mondo dei gdt: in meglio perché è più inclusivo diranno alcuni, ha introdotto delle storture diranno i più conservatori. Il taglio dell’articolo mi è sembrato volutamente fazioso e carente di una certa onestà intellettuale.
 

paperoga

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chissà perchè nessuno tira mai in ballo il Monopoly quando si parla di etica e di politicamente scorretto
 

oracolodidelfi

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Un tema che mi sembra che sta prendendo sempre più piede è quello della decrescita (che ho voluto approfondire di recente con la lettura di alcuni saggi e la visione di qualche documentario). Volevo scrivere ad un certo punto un articolo per riflettere sul nesso crescita/decrescita-giochi da tavolo, ma per il momento ho lasciato da parte la cosa.
La mia sensazione è comunque che alcuni vedano la situazione critica in cui viviamo oggi come conseguenza del colonialismo effettuato in passato (semplificando molto, ma molto: colonialismo-imperialismo -> globalizzazione -> crisi del sistema, perché viviamo in un mondo finito, con risorse finite, non illimitate).

La domanda è dunque una: cosa fare quando raggiungeremo l'apice?

Abbiamo bisogno di una crescita economica (infinita esponenziale)?

(Ci sono solo le versioni in tedesco, la prima, e in francese, la seconda)

Per quanto riguarda il mondo dei giochi da tavolo, è palese come attualmente ci sia una bolla che prima o poi esploderà. Però i giochi da tavolo esistono da sempre (prima ancora che nascesse la società dei consumi) e non diventano di norma obsoleti con il tempo. Semplicemente il mercato dovrà darsi una regolata e limitare la produzione. Se facciamo un paragone con i videogiochi, il confronto è micidiale: i videogiochi diventano obsoleti in fretta, richiedono strumenti tecnologici all'avanguardia, energia, ecc. Nessuno gioca più a Fifa98, mentre a El Grande molti ci giocano ancora più che volentieri.

Il tema della crescita (è un bene?), non crescita (è un male?), del mercato in espansione (è un bene?), non in espansione (è un male?), meriterebbe sicuramente più attenzione, a mio avviso, della questione del colonialismo nudo e crudo. Ma il mondo dei giochi da tavolo in tal senso, secondo me, ha un ruolo abbastanza marginale. È la politica che dovrebbe prendere certe decisioni, ma i mandati purtroppo o per fortuna durano solo 4 anni, un periodo troppo ristretto per fare riflessioni a lungo termine (cosa accadrà tra 50 anni?). Chiudo qua, visto che di politica è meglio non parlare. 😅
A mia opinione si scambia la causa con l'effetto e, per ripetermi, si pecca di eurocentrismo. Il colonialismo è frutto dell'animo umano: avidità, necessità economica, sete di scoperte, sovrappopolazione, miglioramenti tecnologici (navali, militari e produttivi) e, soprattutto, zeigeist. A suo tempo , quindi, ciascuna famiglia umana è caduta nel desiderio di espansione e sfruttamento di aree e popolazioni circostanti (in gradazioni più o meno forti).
È giusto che noi non riteniamo la nostra cultura, o all'estremo, la nostra nazione (il nazionalismo è il cancro dell'umanità) come faro o come il vertice dell'Umanità. È altrettanto giusto non pensare che tutti i mali del mondo attuale derivino solo da gente che è partita dall'Europa due o tre secoli fa.

La decrescita ricade, a mio parere, nel campo del paternalismo. Noi occidentali, dopo aver sfruttato buona parte del pianeta, decidiamo "basta! Fermiamoci tutti!" Non considerando che una buona metà del globo vive ai limiti di sussistenza e giustamente pretende di raggiungere livelli di vita sempre migliori, non badando alla Natura e all'equilibrio. Si veda i casi di Cina, India e sud est asiatico nei vari summit sull'ambiente e sul clima e le loro scelte produttive ed industriali.
Prr dare un'idea, le isole galleggianti di plastica nell'oceano Pacifico sono legate a questi popoli
Oltretutto non si considera che la nostra società occidentale è liberale, e soggetta alle elezioni. Le fasce di popolazione toccate da certe scelte "green" non stanno con le mani in mano e accettano di essere le vittime delle scelte dell'autorità per il bene comune. I gilet gialli sono il simbolo, ma in Italia (per restare nel nostro paese) abbiamo una fortissima fascia che è contro ogni innovazione o scelta dall'alto e se gli si dicesse di adottare delle scelte per il bene del pianeta e della maggioranza dei suoi abitanti, risponderebbe "Che me ne frega a me! Io voglio andare alle Seychelles in aereo e usare tutta l'energia/cibo/ risorse che mi pare!"
Ovviamente ci sarebbero dei partiti e movimenti che raccoglierebbero questo malcontento , fermando tutto...

Mi scuso per la lunghezza. Hai ragione, un sistema chiuso in cui c'è un continuo depauperamento delle risorse contenute è destinato a crollare. Nessuno, povero o ricco, vuole però pagarne il prezzo individualmente o collettivamente.
Il singolo ha forti pulsioni egoistiche, sia positive che negative in vero, che non aiutano a raggiungere lo scopo.
L'umanità inoltre è divisa in molte entità e ciascuna è giustamente libera di perseguire la propria via alla felicità, o per lo meno sopravvivenza.
In caso contrario ci vorrebbe un moloch , un'autorità centrale che impone ciò, ma è difficile da immaginare e impossibile da realizzare.
 

oracolodidelfi

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Il punto però è un altro: oggi nessun editore si sognerebbe più di adottare temi scabrosi come quello del colonialismo, l’editoria da tempo sceglie il politicamente corretto per le ambientazioni dei giochi. Per questo l’articolo del Post è inattuale, perché fotografa una situazione che era quella di alcuni anni fa. Il tema oggi, a mio avviso, è piuttosto come il politicamente corretto abbia cambiato il mondo dei gdt: in meglio perché è più inclusivo diranno alcuni, ha introdotto delle storture diranno i più conservatori. Il taglio dell’articolo mi è sembrato volutamente fazioso e carente di una certa onestà intellettuale.
Credo tu abbia ragione sull'articolo e sul suo contenuto e tono. È abbastanza arretrato, forse una specie di rielaborazione di qualche testo o articolo in inglese, come fatto notare da un goblin.

Alcune considerazioni: si dice che escono 3000 giochi all'anno e che c'è un gran problema di colonialismo, ma si citano meno di dieci titoli pubblicati in ca 20 anni.
Mi sembra una percentuale bassa.
Si cita Spirit island, come gioco che affronta bene il tema, ma non ha senso, visto che gli spiriti della Natura si coalizzano per scacciare gli europei invasori. Peccato che nella realtà gli "Spiriti della natura" spazzassero via le popolazioni con siccità, terremoti, alluvioni, tempeste di vento, tsunami...
Si cita il caso di Scramble of Africa. Il titolo del gioco è brutto, ma è il nome della fase peggiore del colonialismo in Africa. Quindi realtà successa: se le meccaniche avessero esaltato tale sfruttamento sarei stati il primo a condannare, se invece fossero state implementate per far capire a grosso modo i fatti ed il dolore dietro tutto, allora sarebbe stata un operazione da approvare.
Non mi pare che ai giorni nostri l'Africa non venga sfrutta e, anche se gli occidentali si ritirano, c'è chi ne sta prendendo il posto

Un gioco che ha fatto una buona operazione è il nuovo Endeavor. Per quanto sia astratto (ma tutti i giochi lo devono essere, più o meno) ha previsto che chi segue la via della schiavitù alla lunga ci rimette. Come fu nella realtà. È brutto che una cosa così terribile sia trattata in via materialistica, ma la ragione principale fu quella
 

aleaiacta

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Non mi pare che ai giorni nostri l'Africa non venga sfrutta e, anche se gli occidentali si ritirano
Non si ritirano. Il "land grabbing" in Africa è praticato in primis dalle multinazionali europee dell'agroalimentare e solo in seconda battuta dai cinesi.
 

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. Il taglio dell’articolo mi è sembrato volutamente fazioso e carente di una certa onestà intellettuale.
Che vantaggio avrebbe avuto il Post nello scrivere in modo fazioso e poco onesto su questo tema scusa? Non mi sembra proprio sia una testata che ha velleità nostalgiche, anzi mi sembra talvolta scivoli un po’ in quella stessa retorica del “peccato originario europeo” di cui scrivevate sopra.

secondo me, come scriveva @LorenZo-M , il 99% dei lettori italiani che leggono il Post conoscono solo il Monopoli e guarderebbero le pippe che si tirano i 4 gatti di bgg come curiosità pittoresche piuttosto inedite.
 

LorenZo-M

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l’editoria da tempo sceglie il politicamente corretto per le ambientazioni dei giochi.
Da quanto tempo scusa? Lo chiedo senza vena polemica.
Non tantissimissimissimo, dal mio punto di vista, ma non vorrei sbagliare... La Wizard, con un atteggiamento discutibile ed ipocrita, ha cominciato il suo "repulisti" solo dal clamore suscitato dopo l'assassinio di George Floyd, quindi poco più di 2 anni fa...
Per questo motivo credo l'articolo, sebbene fotografi una situazione di qualche anno fa, per chi non è dentro al mondo sei giochi, e non ha mai affrontato o addirittura immaginato possa esistere un tale problema, potrebbe comunque essere interessante e dire cose nuove.
Io l'ho linkato solamente perché, non arrivando dalle solite fonti e trovandolo interessante, pensavo fosse il posto giusto dove segnalarlo.
 

LorenZo-M

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Non si ritirano. Il "land grabbing" in Africa è praticato in primis dalle multinazionali europee dell'agroalimentare e solo in seconda battuta dai cinesi.

Io penso a Cristoforo Colombo, navigatore ed esploratore di indubbia fama tanto che Spagna, Italia, Croazia e Portogallo si contendono la sua natalità... Ma non proprio ben visto dai nativi di Nord e Sud America, sterminati e soggiogati per secoli che vedono in lui il precursore dei metodi oppressivi applicati successivamente dai coloni europei.
D'altro canto sulle Peseta spagnole, fino all'introduzione dell'Euro, c'erano le eleganti immagini di Hernán Cortés e Francisco Pizarro, due bontemponi... chissà che "buena onda" per tutti i turisti nativi sudamericani.
O per esempio... io mi stupisco esistano ancora vie dedicate a Luigi Cadorna, eppure. Chissà se esiste pure un gioco dedicato a lui ;)

Ah... comunque molti molti anni fa, aveva suscitato un po' di disappunto la mia idea, proposta qui in Tana, di creare un gioco che si chiamasse "Italian Manager" e che prevedesse il peggio nella gestione di un azienda, tra ciarlatani e quaquaraquà. In Germania sono sicuro un titolo del genere spopolerebbe. ;)

... questo per dire che molto dipende dal punto di vista di chi osserva.
 
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