Innanzitutto non posso che evocare il possente
@Sir_Alric_Farrow , sempre prodigo di consigli per i cavalieri sulla via della perdizione.
A causa della mia attuale lontananza da Castel Farrow e di una minor attenzione rivolta alle sfere tecno-mantiche, il prode Sir Alric risponde solo ora al richiamo del guerriero norreno
@Danebed, approfittando per rendergli onore: decisamente interessante la vostra recente disamina su giochi da tabula ed impatto ambientale. Di mio sono più preparato riguardo all’impatto del maglio da guerra, ma posso dire di aver apprezzato molto tale analisi relativa a problematiche del vostro tempo che nel mio medioevo non sono proprio tra le più sentite, ma che invero qualcosa hanno un po’ a che fare anche col tema della presente discussione. Solo un po’.
Il tenebroso Sir Alric è lieto di ritrovare il buon Luke, cavaliere dalle spade luminose che sa far roteare con maestria al pari dei pensieri e col quale ho già incrociato verbi e cammino.
Perciò, grandi savi, mostratemi la via, perché sono turbato e confuso: anche voi vi siete mai posti i miei problemi? Il lato Oscuro del Completismo vi ha mai carpiti? Come siete riusciti a combatterlo?
Il mio istinto raramente m’inganna, buon Luke: voi chiedete consiglio, ma non mi stupirebbe di trovarmi io un giorno, o anche molto presto, a chiederne a voi. Sono stato addestrato a percepire le reali consapevolezze di un interlocutore o di un avversario anche avendo di mezzo un muro di piombo… o il mare della rete.
Magari un giorno saremo avversari. O magari ci troveremo a scrivere un qualcosa insieme, da alleati. Finisco sempre per accumulare una marea degli uni e degli altri. Ma non ci si annoia, a vivere da Farrow. Nel frattempo vi ringrazio, Luke, per aver lanciato ancora una volta un tema di discussione interessante.
Per ora facciamo finta, concedetemi bonariamente quest'espressione, che davvero siate preda e vittima alla mercé del febbrile e famelico behemoth di desiderio che avete sapientemente descritto. Facciamo finta che voi non smetterete esattamente quando lo vorrete davvero e quando non vi darà più piacere continuare. E facciamo questo discorso che, sebbene sembrerà rivolto a voi, magari farà davvero comodo a qualche lettore realmente preda di una dipendenza, non la peggiore possibile in ogni caso.
Per farlo, il tenebroso Sir Alric riprende qualche concetto già espresso altrove. Stanotte mi è concesso di guardare il mare e di attendere l'alba mentre scrivo lontano dai miei parapetti e dalle mie terre.
Andiamo diretti alla foce del problema.
“
Il regno di gioca-da-tabula grazie a Kickstarter” non è più da tempo il parco della festa che ci apre le sue porte per trattarci come ospiti d’onore e riempirci di omaggi. Se vogliamo dire la verità, in questi termini esatti non lo era mai stato.
Ma vi sono stati giorni migliori, di balocchi e dazi più accettabili. Attualmente
“il regno di gioca-da-tabula grazie a Kickstarter” sta diventando sempre più una giungla, ove spesso
si promette attraverso immagini e
si mantiene mediante componenti. Revisione dei manuali, bilanciamento degli scenari e meccaniche solide sovente non sembrano compresi nel prezzo. Un gioco che arriva invece direttamente nei mercati del borgo e nelle botteghe non può permettersi di uscire con delle voragini nelle meccaniche e nelle regole. In quel caso bastano pochi giorni perché se ne parli, diventino note le sue colpe e le vendite vengano condizionate in maniera negativa.
Al contrario alcuni giochi sostenuti da crowfunding sembrano dirti,
“eccoti il gioco, bravo figliuolo che mi hai dato le tue monete d'oro due anni fa; ecco, vedi, le miniaturozze ci sono tutte, ora però la revisione falla tu che sei bravo ed attento; poi facci sapere, così sfruttiamo il tuo controllo qualità per la seconda edizione".
Il problema poi sono
le espansioni. Quando fai all-in su un "kickstarter", l’espansione ti dà più materiale ma (a parte eccezioni) non può correggere i problemi di un gioco, perché esce insieme ad esso. Si sta perdendo l’autentico vantaggio dell’espansione, che in passato usciva molto tempo dopo il gioco base e sfruttava mesi o anni di partite reali per andare a sistemare o migliorare con cognizione di causa un gioco.
Rammento
Cyclades della Matagot, gioco di medio valore all’uscita che però guadagnò un punto in pagella pieno grazie ai peculiari miglioramenti dell’espansione Hades, azzeccati e ponderati in maniera pregevole. Potrei fare esempi di espansioni memorabili sino al prossimo equinozio. Ma chi legge non lo merita.
Il punto è che in moltissime campagne kickstarter le espansioni sono testate molto molto poco. Si comprano plastica e materiali. Per non parlare dei componenti che è possibile ottenere solo partecipando alla campagna, con la minaccia tremebonda che non saranno mai disponibili in retail: quante volte vi è capitato che ne facesse parte un elemento davvero fondamentale?
Orpelli. Si partecipa alla campagna per avere tutto. Per non avere il timore di perdere qualcosa. Che diventi irrecuperabile. Quando poi in due campagne su tre l’unica cosa testata decentemente e già sufficiente per godersi il gioco… è la
scatola base. Vogliamo tutto, anche ciò che mica serve poi tanto. Non la vogliono nemmeno gli autori, quell’espansione. Lo sanno che l’hanno fatta provare soltanto un paio di volte al cugino simpatico. Ma a noi spaventa la sola frase “non sarà disponibile in retail”.
Il prode Sir Alric spesso interagisce con gilde ludiche, comunità e guerrieri di altri regni. Una volta ero in una conversazione, via sfere di cristallo tecnomantiche, difficile da gestire come una certa fase di Sleeping Gods. Parlavano tutti velocemente in simpatici idiomi farciti di accenti mica da ridere. Oppure sarà stato il sidro.
Ad un certo punto un compagno d’arme col nickname di un golem nipponico famoso per il suo attacco solare, mi chiede quali fossero, secondo me,
i pregi peculiari e i difetti ricorrenti dei giocatori da tavolo e di ruolo del nostro regno peninsulare. Silenzio. Tutti ad ascoltare la risposta, pure una giocatrice, esperta e micidiale, ma che ho sempre pensato si provasse una dozzina di abiti prima di collegarsi via sfera di cristallo per quattro chiacchiere con gente distante oceani e continenti. Tutti ad attendere il parere di Sir Alric. Forse perché ero in silenzio da minuti e minuti. Magari mi ero addormentato in stile gargoyle immobile, come quando mi parlano del festival di sanromolo ed io sto cogitando sulla mia prossima discesa in un dungeon.
Parto con una premessa delle mie, lunga mezza clessidra, che si poteva riassumere semplicemente con
“non è giusto fare di tutto un paese un fascio” e “
già mischiare gioco di ruolo e gioco da tavolo mi dovrebbe far cancellare dalla pergamena della rubrica colui che ha posto il quesito”, ma invece io riesco a infilarmi in osservazioni su Stonehenge e sul perché l’umanità classifica gli astri per colore e con buffi soprannomi. Stella nana tutta tana funziona bene solo in lingua italica.
Poi parto a descrivere “mica pochi” pregi e qualche difetto. Il secondo che cito è “nel mio regno purtroppo molti si sentono esperti ma tanti sono fondamentalmente soltanto
collezionisti"; c’è tanta gente che parla di giochi, litiga sui giochi, si interroga, s’informa, attende, si fomenta, chiede, commenta e cose così per molto più tempo di quanto sia quello che effettivamente dedica a giocare davvero.
Entri nelle magioni, ti mostrano interi mobili pieni di giochi, fieri delle collezioni, come fossero medaglie. Roba che compriamo, mica che vinciamo o conquistiamo col nostro valore. Ti avvicini e noti che una buona parte sono incelofanati. Ti propongono di giocare; per non mettere in difficoltà fai scegliere al padrone di casa il gioco: ma lui, di quel centinaio e più di pezzi, ricorda bene e precisamente le regole di cinque o sei. Spesso mischiandole o confondendole. Vedi giochi perfetti nello stato: carte imbustate, nessuna macchia. Ma il collezionista scopre di non rammentare l’avvio della partita. Non le eccezioni. Proprio le regole di base. A domanda, ti rispondono di averlo provato solo quando gli è arrivato, poi più nulla.
Armeggiano sul foglio di aiuto, ma capisci che l’unica sarebbe leggere il regolamento, e allora intervieni in sostegno e proponi di intavolare quel Puerto Ricco, Terra Mysticanza o Terraforming il Pianeta che Vuoi, che almeno quelli li ricorda bene. Bei giochi, lindi, senza un graffio…
e senza essere usati. L’ultima volta mi è venuto da pensare a quel sovrano delle terre del deserto, tutto turbante ed oro nero, che volle per sé ad ogni costo un agile carro del mastro fabbro Ghini Lambor, edizione limitatissima, dodici in tutto il mondo, veloce come brezza e potente come un Farrow, decidendo però di custodirlo in un’enorme stanza della sua reggia. In una stanza. Il vento rinchiuso in un’ampolla. Una meraviglia concepita per solcare le terre come una freccia del destino, murata e immobile. Giochi a malapena aperti per contarne i componenti con una o due partite se va bene. Leoni in gabbia.
Quale oltraggio. Quale spreco.
Troppe volte sento parlare con più interesse del gioco appena annunciato rispetto a quello consegnato due settimane prima. Troppe volte si ha quasi l’impressione che si riempiano dei vuoti col possesso più che con l’uso. Come se la vera
paura fosse perdere la completezza di ciò che potremmo non essere un domani in condizione di acquisire, più che l’esperienza di quanto apprenderemo e vivremo come sensazioni.
Arriva quel mese lì e il gioco evento è
Monster Hunter. Presentato da quelli di Dark Souls Boardgame. Oh cielo, oh divinità, oh Alric, cosa deve fare qualcuno più di aver concepito Dark Souls per farti chiudere chiavi e chiavistelli quando ti chiede sacchi d’oro con anni di anticipo, più Vat, bat, spedizioni che sembra stiano trasportando un sarcofago egizio, canali bloccati, capodanni coreani, ritardi, test ballerini? Con traduzioni che le faremo se sarete tanti ma tanti, e comunque se ve le daremo in cartaceo, in digitale o ad anni di distanza dalla versione in albionico, lo scoprirete con sorpresa dopo. Dopo averci pagato, dopo anni, ovviamente.
Un altro mese l’evento è
The Witcher. Anni ed anni a criticare i Runebound, i Talisman, i Fortune e Glory, poi tutti famelici su The Witcher, il gioco di cui si è deciso parte del regolamento durante la campagna kickstarter, ascoltando se i sostenitori avessero idee migliori dell’autore. Non lo chiamo gioco di avventura se no Eldritch Horror si offende e mi manda un Grande Antico.
Ti arriva
Drunagor ed è un giocone con le asce da battaglia che vorticano forte. Solo che le espansioni le testeranno domani. Forse. Tu intanto gioca oggi. Bello il Drago Non Morto, vero? Sapessi con quanta attenzione abbiamo testato la mini-campagna in cui compare...
Poi c’è il mese in cui l’evento è
Ankh. Dove paghi il trasporto tipo con stagioni di anticipo e loro ti trattano da persona speciale, ovvero non ti danno nemmeno un codice per tracciare la posizione del pacco, e per facilitare il tutto te lo spediscono nell’ottavo mese dell’anno del signore supremo, quello in cui più probabilmente sarai chissà dove invece che in casa. Un mio compagno d'arme di un'altra regione ancora lo aspetta e noi siamo già alla quinta partita, che ci ha permesso di scoprire la pregevole scelta di differenziare il minimo necessario negli alberi delle divinità, così c'è meno roba da bilanciare e testare. Sempre meglio del Drago di Drunagor.
Adesso l'evento è
Company of Heroes, giocone di guerra testosteronico e pregno di componenti fantastici e massicci, così massicci che la scatola in cartone sottile non riesce a sostenerli tutti. Sì, lo ricevi e devi subito togliere qualcosa dalla scatola, perché altrimenti la scatola si sfalderà, la scatola originale, quella concepita per questo acquisto deluxe, caro e costoso quanto l’Unico Anello o un Gundam intero scala 1:1. Ma tranquillo, le mappe le puoi pure tenere sulla credenza, mica sarai uno fissato che pretende di mettere tutto nella scatola?
Il punto è che a volte diamo veramente troppa importanza a questi nostri scatoloni. Quelle scatole e ciò che contengono sono un insieme di plastica, carta e cartone. Non c’è da andarne così fieri, se prese come meri oggetti materiali.
Ricordi, esperienze, emozioni e persone. E’ questo che attribuisce valore a quel cartone e a quella plastica. Anche più delle meccaniche e delle idee migliori.
E’ l’uso che dà un senso alla spada, il brandirla, il colpire. Una spada leggermente sbilanciata può benissimo stare appesa alla parete e non se ne accorge nessuno. La soddisfazione del solo possesso è un uroboro che chiede nuovamente altro possesso, continuativamente ed incessantemente: l’energia effimera della caffeina somministrata a chi in realtà dovrebbe semplicemente farsi una bella dormita.
Qualche tempo fa nella chat su Telegrammo e sul canale sul Tubo dei Goblin si è parlato delle varie
classifiche relative ai giochi da tavolo preferiti da ciascuno. Il monolitico Sir Alric
si è sorpreso nel mettere istintivamente in cima a tutti non il gioco che reputa superiore come valore assoluto, per meccaniche, concezione, innovazione e funzionalità… bensì uno al quale in pagella darebbe un sei, ovvero l’
Era di Conan (dei maestri Maggi, Nepitello e Di Meglio), ma che prodigiosamente gli ha riportato alla mente innumerevoli partite giocate con i tre fratelli di spada che sono anche tre suoi veri amici: le nottate, le libagioni… le emozioni e i ricordi. Penso al gioco e penso a noi quattro attorno al tavolo, non alla componentistica, non al possesso. Ai momenti. Alle serate.
Siamo portati a dare troppa importanza alle collezioni quando l’elemento più prezioso di questo mondo sono le
esperienze dirette, il divertimento e le
persone. Quelle con le quali giochiamo o anche quelle con cui possiamo condividere la passione.
Messe così possono sembrare vuote parole. Porto,
col massimo rispetto, un esempio diretto: il tenebroso Sir Alric si era iscritto al forum della Tana dei Goblin nell’anno del signore supremo 2015, ma aveva sempre scritto pochissimo. Una cosa come un centinaio di messaggi in un lustro. Leggevo, fruivo, interagivo poco e solo con alcuni goblin e guerrieri. Poi otto mesi fa sono successe diverse cose, tra le quali una in particolare.
Scrivevo poco ma leggevo. Tra gli utenti di cui leggevo gli interventi e con i quali avevo interagito un po’ ce n’era uno con un soprannome da forum tratto dalla stessa saga delle Guerre Stellari che ha ispirato probabilmente anche il tuo. Un goblin pieno di passione e vitalità col nome di un cacciatore di taglie. A volte non ero d’accordo con quello che scriveva, ma quante volte l’ho letto... sì, leggevo altri ed anche lui! Quante volte qualcosa che aveva scritto, giunto a me sul filo della passione per il gioco, mi aveva fatto riflettere.
Poi purtroppo a dicembre il destino lo ha chiamato a sé. La sua scomparsa mi ha colpito molto. Ho pensato parecchio a quanto la partecipazione di alcuni permettesse ad altri di fruire di linfa e passione. A questa passione di continuare a vivere. E al tempo che corre lesto, fugace. A quanto sia prezioso ogni istante.
E’ uno dei motivi che mi ha spinto gradualmente ad interagire di più anche qui e a condividere la mia esperienza e le mie conoscenze, in particolare con chi avesse bisogno di consiglio. Ogni tanto adesso non mi pesa togliere mezza clessidra all’allenamento o ad altro, per lasciare qualcosa, per gettare qualcosa anch’io
nel falò della passione e delle energie condivise.
In passato ho perduto uno dei miei fratelli di spada, un amico col quale avevo giocato tanto sin dai tempi di Heroquest. Mi ritengo fortunato per i tanti ricordi, le partite, i viaggi, le prime damigelle … tutto rimane impresso a vivo fuoco nel mio animo. Ma lo giuro, quanto darei via ora in un colpo tutta la mia collezione per riaverlo qui!
La verità è che i giochi sono oggetti. A volte intercambiabili. I grandi giocatori, ovvero non quelli che vincono sempre ma quelli con i quali ogni partita diventa un ricordo immortale, sono più rari. Ed i veri amici sono
insostituibili.
A molte cose ci si abitua. Ai fiori che appassiscono al sole, nei vasi di cotto appoggiati sui balconi. Alle ombre che fanno un mezzo giro intorno a tutto, strascico del sole che volteggia in un arco troppo ampio per poterlo vedere. Alle rondini che danzano in volo come impazzite al tramonto, disegnando traiettorie che servirebbe una vita intera per poterle soltanto ammirare. Al tempo che passa e noi che mutiamo assieme a lui. Alle storie che nascono e poi finiscono. A quasi tutto ci si abitua. Ma alcune cose
vanno ricordate sempre. E va trovato il modo di tenerle vive. Perché, per una storia che si chiude, mille altre nel mondo ne cominceranno magari proprio grazie ad essa e come sua eredità. E’ questa la vera magia di cui possono essere capaci gli uomini giusti.
Post Farrow Scriptum:
se qualcuno che legge dovesse essere in contatto con i cari di Boba... e se pensasse che la cosa non genererà ulteriore dolore, ditegli pure che a distanza di mesi viene sempre ricordato per la bella persona che era anche da coloro che non hanno potuto conoscerlo profondamente.