Discussione molto interessante. E' bello fermarsi a ragionare su queste tematiche perché in un modo o nell'altro portano anche a riflettere su di sé, sul proprio percorso, sulla propria collocazione in quest'ambito.
Premetto che sono quanto di più lontano possibile dal giocatore consapevole e divulgatore che è stato delineato in qualche post sopra, ossia da chi magari attraverso un'associazione o anche solo per iniziativa personale si propone di far conoscere il gioco da tavolo in tutte le sue forme a conoscenti e non, da chi partecipa a fiere ed eventi o addirittura li organizza, da chi caparbiamente si porta sotto braccio un party game ad ogni serata con gli amici. Non frequento associazioni, non sono mai andato a Lucca/Modena/Essen, e le uniche "ludoteche" che ho conosciuto - di cui riconosco comunque l'importanza per il mio percorso ludico - erano dei pub in cui le carte/regolamenti di giochi come citadels, anno domini o kaleidos puzzavano di fritto e unto come i locali stessi.
Eppure, in un modo o nell'altro sono entrato in questo mondo, ho approfondito gli aspetti che mi interessavano di più, ho affinato i miei gusti e creato una piccola collezione. Riflettendoci, concordo con quanto scritto da altri qui sopra, ma interpreto il tutto molto in chiave molto "personale", mi spiego:
1) Il mondo dei giochi da tavolo (e di carte, ruolo, miniature ecc...) si colloca perfettamente nell'ambito "cultura e hobby" accanto a letteratura, cinema, musica, fumetti, sport, cucina, caccia, pesca, uncinetto, motori, pittura, trekking, astronomia, divulgazione scientifica, bricolage, videogames, rievocazioni storiche, numismatica, modellismo, pure la pornografia, se vogliamo. Il fatto che ci sia gente interessata alle cose più disparate, che dia valore a un certo tema piuttosto che ad un altro, che spenda tempo e denaro per perseguire un certo interesse ignorando completamente il resto, non ci dovrebbe stupire perché è più che normale. Ok è triste se si è proprio delle capre in fatto di musica, se non si è mai preso un libro in mano o se si ignora completamente l'arte, ma personalmente non mi strappo i capelli se invece di visitare l'ultima mostra di Caravaggio arrivata in città si preferisce pensare alla prossima arrampicata o alla nuova serie tv. Perché in fondo il tempo libero è scarso e lo si occupa come si preferisce.
2) Ci si può chiedere come mai alcuni hobby/interessi sono più mainstream, più popolari, mentre attorno ad altri, anche se "sani" o "intelligenti" (per riprendere un recente articolo in homepage), vige ignoranza diffusa, diffidenza, sospetto, repulsione. Beh, non c'è bisogno di un esperto per vedere una chiara correlazione tra TV e popolarità di un certo hobby. Ciò che è mainstream trova spazio in TV, e se trova spazio in TV diventa ancora più mainstream. Ad oggi, non c'è ancora nessun mezzo più trasversale, più incisivo ed efficace del televisore che praticamente tutti hanno in casa. La TV raggiunge la nonna, la casalinga, l'operaio che rientra a casa la sera, i bambini che dovrebbero fare i compiti, la manager stanca del lavoro. Possiamo dire lo stesso della sala cinematografica, dell'edicola, della fiera, della libreria?
3) Ok è chiaro che il mezzo televisivo funziona perché la TV ce l'hanno tutti e perché è facile da accendere. Pur con l'avvento dei programmi on demand, delle smart TV e dei canali di streaming, il televisore ha successo perché è limitato nelle scelte: il calcio c'è e quindi te lo prendi, i programmi di cucina spopolano e i talk show su qualsiasi puttan**a abbondano. Quindi è facile "spegnere il cervello" e scegliere una tra queste poche opzioni. Attenzione: spegnere il cervello tra virgolette, perché se è vero che non abbiamo parte attiva nella scelta, se non minima, il cervello non è mai veramente spento. C'è chi si fa una vera e propria cultura sul calcio, sul gossip, sulle serie TV, sulla cronaca nera, memorizzando nomi, date, risultati, eventi. Non sottovalutiamo lo sforzo mnemonico di chi segue il campionato, la champions, i risultati della Bundesliga o i prezzi del calciomercato. Se finisci in una discussione con loro, passi per un ignorante - e in un certo senso lo sei.
4) Ora, venendo ai giochi e considerando le premesse qui sopra, io considero tristemente normale che non siano diffusi/conosciuti. Non solo presuppongono un accesso all'informazione diverso dalla TV, ma richiedono parte attiva e sforzo da parte dell'utente. Nell'ordine: scoperta che esistono, accesso all'informazione (internet, rivista, associazione...), studio personale per farsi un'idea delle possibilità, scelta del prodotto, acquisto attraverso canali particolari, defustellazione, lettura del regolamento, rilettura del regolamento, tentativo in solitario oppure ricerca di un gruppo di amici/familiari da coinvolgere, spiegazione del regolamento, rispiegazione del regolamento, finalmente gioco. E solo allora ti accorgi magari che il gioco non funziona per te, per le persone che hai coinvolto, o semplicemente per il momento in cui è stato proposto.
La difficoltà sta nel avere il gioco giusto, con le persone giuste, nel posto giusto, al momento giusto. Ci vuole predisposizione, come diceva qualcuno prima di me, interesse personale e capacità di motivare/interessare altri. L'approccio al gioco da tavolo è simile all'approccio alla lettura, devi scegliere personalmente un prodotto, informarti, affrontarlo singolarmente dedicandoci il tempo necessario, e a complicare il tutto si aggiunge poi il livello sociale di coinvolgimento del gruppo. Non è come trovare il libro giusto da leggere, è come trovare il libro giusto e poi goderne con altri. Il gioco presuppone di fermarsi, di ragionare sulla scelta e sullo studio. Guai a non avere le idee ben chiare sul regolamento, se si è babbani. Avrai a che fare sempre con quello che troverà la spiegazione noiosa, troppo difficile anche nel caso di Dixit, e che uscirà con frasi del tipo: "ma scusa non possiamo semplificare le regole e fare così o cosà?".
Personalmente, ritengo che a monte di una serata di gioco di successo, ci sia sempre un percorso lento di ricerca e valutazione che non tutti sono pronti a fare. Il tempo, al giorno d'oggi, scarseggia. Io ho avuto la fortuna di trovare un paio di amici e famigliari con gusti simili ai miei, e mi ritengo benedetto dal Signore. Altri famigliari, pur conoscendo il mio hobby, ancora non capiscono di cosa si tratta e mi descrivono come uno che fa "giochi di ruolo" (mai provato uno in vita mia).
Sinceramente l'idea di mettermi ad evangelizzare e a diffondere per le strade, considerando anche quanto io avrei recepito simili iniziative, mi spaventa. Ma meno male che c'è qualcuno che lo fa.