giochi in stile Tedesco... Americano.... e Italiano??

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Anonymous

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Spesso (sempre) si sente parlare di giochi da tavolo tedeschi, giochi americani. Chiaramente non sono le uniche tipologie di gioco, ma in queste 2 grandi famigli si raggruppano giochi con caratteristice simili.
I primi presentano un ottima struttura, solida meccanicha di gioco talvolta a discapito dell'ambientazione, fortuna tendente a zero...
Quelli in stile americano presentano invece regolamenti più complicati e regolamenti contestualizzati con l'ambientazione del gioco.

...ma a parte queste due categorie (evidentemente America e Germania sono paesi dove molto si gioca...) c'è qualche altra tendenza?

a me piacce molto (anche se non ci ho mai giocato :cry: ) i giochi di Vlaada Chvátil cioè giochi che trovo molto fantasiosi e con idee curiose tipo Galaxy Trucker, Space Alert... è un tipo che fa tendenza? ;)
e poi sempre più sento parlare di creatori italiani! Si possono evidenziare caratteristiche simili anche tra i giochi di autori del nostro paese?

I Japponesi che razza di giochi si inventano???
e in Cina sono popolari i BoardGame?
 

fulmine69

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lorenzo_l":1ftb16so ha scritto:
I Japponesi che razza di giochi si inventano???
e in Cina sono popolari i BoardGame?

In Giappone non lo so, ma in Cina (Hong Kong, Pechino e Shanghai) ho visto giochi da tavolo nei mercatini locali. Bang con testo in cinese, Modern Art, Cartagena, Ticket To Ride ed altri famosi. Americani invece solo World of Warcraft in lingua inglese. Molti di questi, sono sicuro al 101%, erano contraffatti, non era difficile capirlo.

Morale della favola, in Cina sono sì popolari i boardgame, ma forse per venderli a noi occidentali.
 

LordYupa

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come tutte le cose (arte, musica, etc..) il paese in cui si vive e la sua cultura hanno impatto sulla creatività... e visto che ultimamente sempre più autori italiani pubblicano giochi anche con case di rilievo...
 
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Angiolillo":1hngr940 ha scritto:
Dell'eventuale esistenza di un Italian Style si è dibattuto a lungo, per esempio qua:
http://www.goblins.net/modules.php?name ... pic&t=5482

grazie della segnalazione... ci sono molti bei punti di vista... e tanti utenti con relativi avatar, che non si vedono più!

in questi giorni lo leggo per bene, poi magari faccio domande qua ;D
 

Angiolillo

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El-DoX

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lorenzo_l":2xkyk60b ha scritto:
grazie della segnalazione... ci sono molti bei punti di vista... e tanti utenti con relativi avatar, che non si vedono più!

tranquillo sono solo meno operativi nel forum ma sempre dietro le quinte...
personalmente non credo esista un italian style. giochi di autori italiani non inventano uno stile ma si appoggiano a stili già esistenti. i giochi sono un mix di generi e meccanismi: gestionali, piazzamento, astratti, aste, aleatori e così via. Il più possibile bilanciati per evitare falle nel gamesystem. A seconda della presenza o meno di questi fattori, o meglio quali aspetti sono in primo piano, vanno sempre a posizionarsi come eurogiochi o americani, che sono le principali scuole di pensiero.
 
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Angiolillo":31j9vf9q ha scritto:
Rispettabilissima opinione... ma non universalmente accettata, come dimostrano le 5 pagine del thread linkato o articoli come questo:
http://boredgamegeeks.blogspot.com/2006 ... lysis.html

wow che bel articolo! del 2006 oltretutto... quindi le cose si saranno evolute...
??


Sono veramente contento che ci siano tanti autori di giochi in Italia, e soprattutto che tanti frequentino la Tana!! YUPPI!! URRA'!!
 

Umb67

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Interessante articolo, e devo dire che sono abbastanza d'accordo con le opinioni dell'autore:

I designer italiani mostrano alcune caratteristiche peculiari, come l'uso di meccaniche/regole talvolta inusuali o comunque "tweakate" da quelli che sono gli standard, e tendono a rivolgersi ad un pubblico piuttosto esperto, che comunque conosce già i giochi da tavolo.

I tedeschi sono un po' più uniformati tra loro e tendono a rispettare di più le convenzioni stabilite e realizzano in genere giochi piuttosto semplici ed eleganti, mentre gli americani qualche volta esagerano con le complicazioni, giusto per fare vedere che "c'è il dettaglio" e sono avvantaggiati dal fatto che nel loro mercato si riesce spesso a produrre scatole più lussuose, mentre i tedeschi hanno fatto dell'ottimizzazione dei pezzi standard (cubetti, pedoni, carte, etc.) un'arte, che ha effetto anche sulle meccaniche di gioco.

Gli italiani sembra che talvolta pendano più per lo stile tedesco (con le dovute differenze) e qualche volta verso lo stile americano, ma secondo me non sono nè l'uno nè l'altro.
 

Cianopanza

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Ricordo che, tanti anni fa, mi sono ritrovato tra le mani un "manualino" che tendeva a spiegare come si inventano giochi da tavolo (forse era un allegato alla funzine "Agonistika News" o ad Excalibur della Stratelibri...)

Che sia stato un tentativo di incentivare il pubblico a sbizzarrirsi a ideare giochi ? ;)
che abbia portato buoni frutti?!?! :grin:
 

Angiolillo

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Io non sono in realtà del tutto d'accordo con le conclusioni di quell'autore... Lo citavo soprattutto come segnale che l'idea che ci sia uno stile italiano aleggia anche all'estero e non solo da noi (quello non è che uno dei punti dove uno straniero ne discute).
Ma quel che dovevo dire l'ho già detto nel thread, non mi ripeto.
Sulla quantità di autori italiani, da tempo c'erano figure come Albertarelli, Colovini, De Toffoli, Donadoni, Obert (e mi fermo sperando di non scordare nessuno) che pubblicavano con prestigiosi marchi all'estero. A metà anni '90 con la nostra Qualitygame/Iperdado abbiamo dato un piccolo contributo all'espansione di questa rosa portando Quioridor di Mirko Marchesi alla Gigamic, Reggi un attimo di Ferrini/Dolfi alla Pressman e poi all'Amigo. Poi è iniziato un fenomeno di globalizzazione, anche qui con la Venice Connection di Randolph/Colovini/De Toffoli come pioniera: giochi che uscivano con editori italiani medio-piccoli e poi venivano venduti all'estero ad altre case editrici che li facevano propri. X-Bugs di Maggi e Nepitello (oggi Micro Mutants) ha avuto diverse versioni in inglese, tedesco, francese, perfino ceco a inizio millennio. Poi c'è stato il fenomeno Bang! di Emiliano Sciarra con 300.000 copie, più 200.000 espansioni, più 1.000.000 di copie pirata cinesi. E giochi come La guerra dell'anello, prima tiratura 80.000 copie in otto lingue. Il tutto, ripeto, a opera di editori medio-piccoli che sono diventati realtà multinazionali. O addirittura di autoprioduttori: da manuale il caso di Ornella che per diversi anni ha fatto il tutto esaurito a Essen dei suoi giochi in versione autoprodotta e poi li ha piazzati a case editrici di massimo livello come Amigo, Rio Grande, Tilsit. Tutto questo ha aperto la pista a molti altri e oggi la scena è vivissima.
Ecco qualche centinaio di giochi italiani:
http://www.boardgamegeek.com/geeklist/1 ... and-beyond
Ecco la scrematura dei più popolari, di quelli cioè che su BGG hanno almeno 30 voti, tolte le espansioni:
http://www.boardgamegeek.com/geeklist/4 ... -100-1000-
 

Angiolillo

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Cianopanza":96wik59z ha scritto:
Ricordo che, tanti anni fa, mi sono ritrovato tra le mani un "manualino" che tendeva a spiegare come si inventano giochi da tavolo (forse era un allegato alla funzine "Agonistika News" o ad Excalibur della Stratelibri...)

Era un manuale di Tom Werneck tradotto da Beatrice Parisi e pubblicato dall'associazione Agonistika, la stessa di Agonistika News, in formato analogo alla rivista (ma con copertina in cartone se non ricordo male). Magari sì, ha dato buoni frutti... ;)
 

Umb67

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Angiolillo":9n7xwomr ha scritto:
Sulla quantità di autori italiani, da tempo c'erano figure come Albertarelli, Colovini, De Toffoli, Donadoni, Obert (e mi fermo sperando di non scordare nessuno) che pubblicavano con prestigiosi marchi all'estero.

A proposito di Donadoni, non si può non citare la sua IT, che secondo me aveva una bella caratteristica tipicamente italiana: la grande attenzione al design grafico di tutti i materiali, in un epoca dove i migliori concorrenti internazionali (AH e SPI) avevano tutti un look molto austero, che sicuramente non era molto adatto ad attrarre nuove leve ai giochi da tavolo, specialmente i wargames.

Anche se non avevi mai visto un wargame prima d'ora, era impossibile entrare in un negozio e non notare le loro scatole con quella forma caratteristica e copertine che erano piccole opere d'arte.
 

Angiolillo

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D'accordissimissimo: tanto che usava anche artisti veri, come il Silvio Cadelo che ha illiustrato VII Legio ed espansioni.

E così la IT rientra in pieno anche nell'Italian Style come definito nel thread sopra linkato, ove l'attenzione alla grafica e all'illustrazione è uno dei cinque pèuntio da cui parto. Anzi, direi che i wargame IT ci rientrano per almeno 4 su 5 dei punti elencati. Solo sul secondo si può discutere, dato che i wargame di norma non brillano per ricerca dell'originalità nelle meccaniche: anche se qualche sperimentazione come quella delle mappe a ottagoni (e delle mappe 3D, anche se queste ultime con impatto scenico e non sulle meccaniche di gioco) la IT l'ha comunque tentata. Inoltre giochi come VII Legio e Magikon avevano un impianto decisamente originale, nella loro mediazione fra goco da tavolo e di ruolo.
 
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