Xarxus
Onnisciente
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Oh, beh, se guardi bene, ogni giocatore, e dico ogni giocatore, massimizza il proprio personaggio. Occhio, non sto dicendo che ogni giocatore che fa un guerriero, lo renda un rullo compressore, ma che ogni giocatore lo rende efficiente. Nessuno genera il personaggio ameba... e sarebbe assurdo che un Master lo concedesse.
Stabilito questo, guardando il giocatore in maniera asettica, vediamo che le scelte che farà sono comunque finalizzate ad ottenere degli scopi. Spesso questi scopi sono allineati al nostro pensiero, a quello che noi avremmo fatto al suo posto. Altre volte no.
Spesso tendiamo a giudicare PP un personaggio (il paladino di prima) che non agisce come noi avremmo pensato, o come noi riteniamo si dovrebbe comportare. E' ovvio che non sto parlando di un paladino che va in giro a sgozzare su commissione di notte, il che sarebbe oggettivamente da assassini, ma di un paladino che decide di eliminare un accampamento di orchi, per quanto momentaneamente innocui, per salvaguardare la pace nella zona. Il giocatore darà una scusa al master che deve essere presa in maniera asettica. Da Master so bene che il giocatore mira ai PX, al tesoro, alla fama o anche solo al gusto dello sfascio del nemico. Lo so. Ma se la motivazione che mi viene data è plausibile, come Master ho il dovere di accettare quella.
Quella del giocatore è ovviamente una menzogna, come lo è l'intera interpretazione di un personaggio. E' il giocatore che ha la facoltà di decidere cosa faccia il proprio PG, e cosa non faccia. Se la scusa è buona, malgrado ben sappia che il giocatore miri a tutt'altro, devo accettarlo, altrimenti mi dovrei sostituire al giocatore stesso nella gestione del proprio PG, con tutti gli effetti che ne conseguirebbero. Ad ognuno il proprio "ruolo".
E ripeto, questo è uno dei motivi per cui tolgo i PX dal gioco. Evito che il giocatore si concentri su quelli piuttosto che sulla storia.
Ovviamente sono un sostenitore della causa/effetto. Se la mia ambientazione prevede che un paladino NON devasti un accampamento d'orchi, nemmeno per salvaguardare la pace, ho mille e mille modi per fare in modo che l'azione gli si ritorca contro. La divinità è offesa, oltraggiata e non concede più i suoi poteri, la nomea dell'eroe è svilita dall'eco delle sue gesta, la sua vita sociale, o la carriera militar ne risentono... eccetera.
Se invece nella mia ambientazione l'unico orco buono fosse quello morto, allora probabilmente il paladino avrebbe semplicemente fatto la cosa giusta. Fatto sta, che il giocatoe sarebbe comunque libero di farlo ed io non premierei, nè punirei le sue gesta (manco fossi un maestrino).
E concludo con una considerazione: spesso vedo che il concetto del comportamenteo di una tipoplogia di personaggi sia un po' stereotipata. In parte lo imputo a sistemi come D&D in cui non solo la classe presenta delle definizioni rigide, ma anche tratti caratteriali rigidi (aborro gli allineamenti). Nella realtà una persona non è mai sempre buona, o sempre cattiva. Se ci si distacca da questo, si scopriranno personaggi molto più affascinanti, profondi e credibili.
Stabilito questo, guardando il giocatore in maniera asettica, vediamo che le scelte che farà sono comunque finalizzate ad ottenere degli scopi. Spesso questi scopi sono allineati al nostro pensiero, a quello che noi avremmo fatto al suo posto. Altre volte no.
Spesso tendiamo a giudicare PP un personaggio (il paladino di prima) che non agisce come noi avremmo pensato, o come noi riteniamo si dovrebbe comportare. E' ovvio che non sto parlando di un paladino che va in giro a sgozzare su commissione di notte, il che sarebbe oggettivamente da assassini, ma di un paladino che decide di eliminare un accampamento di orchi, per quanto momentaneamente innocui, per salvaguardare la pace nella zona. Il giocatore darà una scusa al master che deve essere presa in maniera asettica. Da Master so bene che il giocatore mira ai PX, al tesoro, alla fama o anche solo al gusto dello sfascio del nemico. Lo so. Ma se la motivazione che mi viene data è plausibile, come Master ho il dovere di accettare quella.
Quella del giocatore è ovviamente una menzogna, come lo è l'intera interpretazione di un personaggio. E' il giocatore che ha la facoltà di decidere cosa faccia il proprio PG, e cosa non faccia. Se la scusa è buona, malgrado ben sappia che il giocatore miri a tutt'altro, devo accettarlo, altrimenti mi dovrei sostituire al giocatore stesso nella gestione del proprio PG, con tutti gli effetti che ne conseguirebbero. Ad ognuno il proprio "ruolo".
E ripeto, questo è uno dei motivi per cui tolgo i PX dal gioco. Evito che il giocatore si concentri su quelli piuttosto che sulla storia.
Ovviamente sono un sostenitore della causa/effetto. Se la mia ambientazione prevede che un paladino NON devasti un accampamento d'orchi, nemmeno per salvaguardare la pace, ho mille e mille modi per fare in modo che l'azione gli si ritorca contro. La divinità è offesa, oltraggiata e non concede più i suoi poteri, la nomea dell'eroe è svilita dall'eco delle sue gesta, la sua vita sociale, o la carriera militar ne risentono... eccetera.
Se invece nella mia ambientazione l'unico orco buono fosse quello morto, allora probabilmente il paladino avrebbe semplicemente fatto la cosa giusta. Fatto sta, che il giocatoe sarebbe comunque libero di farlo ed io non premierei, nè punirei le sue gesta (manco fossi un maestrino).
E concludo con una considerazione: spesso vedo che il concetto del comportamenteo di una tipoplogia di personaggi sia un po' stereotipata. In parte lo imputo a sistemi come D&D in cui non solo la classe presenta delle definizioni rigide, ma anche tratti caratteriali rigidi (aborro gli allineamenti). Nella realtà una persona non è mai sempre buona, o sempre cattiva. Se ci si distacca da questo, si scopriranno personaggi molto più affascinanti, profondi e credibili.