swordsman
Babbano
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15 anni con i goblins!
Volevo esprimere un parere su Gemini, il romanzo di Vincenzo Spina ambientato nel mondo di Elish, che ho appena terminato. Lo faccio qui, brevemente, e non mi offenderò se qualche moderatore sposterà il mio thread in un'altra area del forum.
Inannzitutto la storia. Oltre 330 pagine che potevano essere molte meno, se solo l'autore, che ricordo con simpatia per averci giocato insieme quando aveva superato solo di poco la soglia dell'età della ragione, non si fosse autocompiaciuto in barocchismi lingusitici ed eccessi descrittivi che non si riuscirebbe a perdonare nemmeno a Tolkien (più sobrio).
Innamorato dell'autobiografico personaggio di Jordis, poi, manca di tratteggiare con sufficiente profondità tutti gli altri protagonisti della storia, inclusa Julienne, lasciando loro un triste ruolo di comprimari destinati ad essere dimenticati dopo pochi giorni dall'aver finito il libro.
La veste grafica, spartana al punto di non aver voluto gratificare il lettore con gli stacchi all'inizio di ogni capoverso, utili per riprendere fiato di tanto in tanto, non aiuta. La copertina e il titolo stesso, poi, sembrano messi lì a caso. Ho letto il volume con attenzione ma mi sfugge il riferimento a Gemini, appunto. Sarà inteso nella sua traduzione letterale latina di gemelli o cosa? Vincenzo, spiegacelo, per favore.
Lodevolissima invece l'iniziativa di devolvere il ricavato della vendita al Bambin Gesù di Palidoro, in memoria del papà dell'autore. Personalmente ricordo meglio la dolcissima e affettuosa mamma di Vincenzo, e le sue mitiche merende, ma il fine benefico mi sembra apprezzabile e, nel mio caso, ulteriore spinta motivazionale ad acquistare il volume senza nemmeno badare al prezzo (15 euro da Strategia & Tattica di Roma), degno di un'edizione rilegata molto più curata.
Peccato dunque. Al giovane autore, che mostra una vena creativa comunque degnissima di nota, suggerisco di trovare il coraggio, nel corso della sua prossima opera, di sfrondare almeno il 30% di quello che la sua fervida fantasia partorisce, alleggerendo in questo modo i periodi.
la letteratura fantasy d'evasione richiede una dinamica vivace, un alternarsi di sorrisi e dramma che catturi il lettore fino all'ultima pagina, senza sfinirlo.
E, per favore, si lascino fuori certi termini coloriti d'uso moderno, del tutto fuori luogo in un contesto fantasy medievaleggiante, sia pur particolare come il Dima.
In soldoni, confesso che non credo che avrei portato a termine la lettura se non fosse per la stima e la conoscenza personale dell'autore e per il fine benefico al quale lo stesso ha deciso di devolvere l'intero ricavato della vendita del libro.
Se Vincenzo è in ascolto, spero che vorrà argomentare anche lui, e magari regalare una chiave di lettura diversa.
Questa mia recensione estemporanea, ovviamente, si basa su percezioni soggettive e sul mio gusto personale, amante come sono di atmosfere meno circonvolute, dove l'autore spenda qualche rigo in più nel dare un senso a molte azioni dei suoi protagonisti.
Sono certo che là fuori è pieno di gente che non la pensa come me e spero di poter leggere presto le loro opinioni in merito.
Inannzitutto la storia. Oltre 330 pagine che potevano essere molte meno, se solo l'autore, che ricordo con simpatia per averci giocato insieme quando aveva superato solo di poco la soglia dell'età della ragione, non si fosse autocompiaciuto in barocchismi lingusitici ed eccessi descrittivi che non si riuscirebbe a perdonare nemmeno a Tolkien (più sobrio).
Innamorato dell'autobiografico personaggio di Jordis, poi, manca di tratteggiare con sufficiente profondità tutti gli altri protagonisti della storia, inclusa Julienne, lasciando loro un triste ruolo di comprimari destinati ad essere dimenticati dopo pochi giorni dall'aver finito il libro.
La veste grafica, spartana al punto di non aver voluto gratificare il lettore con gli stacchi all'inizio di ogni capoverso, utili per riprendere fiato di tanto in tanto, non aiuta. La copertina e il titolo stesso, poi, sembrano messi lì a caso. Ho letto il volume con attenzione ma mi sfugge il riferimento a Gemini, appunto. Sarà inteso nella sua traduzione letterale latina di gemelli o cosa? Vincenzo, spiegacelo, per favore.
Lodevolissima invece l'iniziativa di devolvere il ricavato della vendita al Bambin Gesù di Palidoro, in memoria del papà dell'autore. Personalmente ricordo meglio la dolcissima e affettuosa mamma di Vincenzo, e le sue mitiche merende, ma il fine benefico mi sembra apprezzabile e, nel mio caso, ulteriore spinta motivazionale ad acquistare il volume senza nemmeno badare al prezzo (15 euro da Strategia & Tattica di Roma), degno di un'edizione rilegata molto più curata.
Peccato dunque. Al giovane autore, che mostra una vena creativa comunque degnissima di nota, suggerisco di trovare il coraggio, nel corso della sua prossima opera, di sfrondare almeno il 30% di quello che la sua fervida fantasia partorisce, alleggerendo in questo modo i periodi.
la letteratura fantasy d'evasione richiede una dinamica vivace, un alternarsi di sorrisi e dramma che catturi il lettore fino all'ultima pagina, senza sfinirlo.
E, per favore, si lascino fuori certi termini coloriti d'uso moderno, del tutto fuori luogo in un contesto fantasy medievaleggiante, sia pur particolare come il Dima.
In soldoni, confesso che non credo che avrei portato a termine la lettura se non fosse per la stima e la conoscenza personale dell'autore e per il fine benefico al quale lo stesso ha deciso di devolvere l'intero ricavato della vendita del libro.
Se Vincenzo è in ascolto, spero che vorrà argomentare anche lui, e magari regalare una chiave di lettura diversa.
Questa mia recensione estemporanea, ovviamente, si basa su percezioni soggettive e sul mio gusto personale, amante come sono di atmosfere meno circonvolute, dove l'autore spenda qualche rigo in più nel dare un senso a molte azioni dei suoi protagonisti.
Sono certo che là fuori è pieno di gente che non la pensa come me e spero di poter leggere presto le loro opinioni in merito.