Se sì, direi che nessun gdr tabletop che riesca a ricordare adesso sia adatto. E' meglio orientarsi sui murder party, cene con delitto et similia.
In Holmes & Co., non a caso di autori che poi si sono dedicati a morder party, gialli teatrali e compagnia, è proprio il giocatore che deve risolvere il caso. Ho solo la prima edizione a portata di mano. "Perché non ideare un gioco che privilegi unicamente le capacità di ragionamento e di deduzione dei giocatori?" si chiedono gli autori a pag. 2. Proseguendo: "Perché non ideare un gioco semplice ma con scenari molto dettagliati per premiare con della vera soddisfazione il giocatore che riesca a risolverli?" (la soddisfazione c'è perché il fallimento è sempre possibile, e per il dettaglio dei casi si veda il primo supplemento di avventura "Delitto a Strasburgo" per un ottimo esempio).
Trovare gli indizi principali e necessari alla soluzione del giallo dipende dalle decisioni dei giocatori (quali luoghi visitare e come, quali oggetti osservare e come, quali personaggi interrogare e come), e solo alcuni indizi accessori sono subordinati a test sulle caratteristiche dei personaggi. Che in effetti sono marginalissimi, come si precisa a pag. 15: "Da quanto esposto nelle pagine precedenti appare evidente che che la funzione del Narratore non si basa assolutamente su una continua serie di tiri di dado. In
Holmes & Company infatti, a differenza di altri giochi di ruolo, i lanci di dado sono MOLTO rari, inalcuni casi addirittura inesistenti."
Se i giocatori falliscono nell'interpretazione degli indizi, non risolvono il caso e il colpevole la fa franca - questo è indubbio. Le regole lo prevedono: "se non farete le giuste mosse e non condurrete le indagini nel migliore dei modi non riuscirete mai a trovare il bandolo della matassa e ad assicurare il colpevole alla giustizia", avvertono gli autori a pag. 3.
(parentesi: ottimo riferimento, sì è Sam Pezzo. Intendevo che non ricordavo se fossero "ripresi" nel senso di rifatti da qualcuno con fedele copia, ma in effetti già il manuale della prima edizione accredita i disegni come di Vittorio Giardino).
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