[IMPRESSIONI] Fields of Arle
Rigiocato durante le feste e rivalutato, devo dire, in peggio.
C'è una credenza da smentire su questo gioco: che sia una sandbox. Lo è esattamente quanto lo può essere un Agricola. Le cose da fare sono quelle, tutto (ma veramente tutto) da punti e alla fine della partita è facile che avremo fatto un po' di tutto. La filiera produttiva oltretutto è minima, quindi in ogni partita si finisce per aver assaporato ogni trasformazione e questo rende il gioco un po' bidimensionale. Infatti arrivati a metà partita si ha poi come l'impressione che il gioco t'abbia già mostrato tutto e non ci sia molto altro da esplorare. E in effetti si va avanti, non dico per inerzia, ma in maniera un filo automatica. L'avrei preferito di sicuro con un due/tre round in meno. Altro aspetto che si fa sentire è la ripetitività da partita a partita. Al di là del fatto che può cambiare qualche edificio e il relativo bonus one shot, il setup resta quello. Non ci sono le carte per costruire il proprio motore di gioco con particolari effetti, ma il tutto è demandato semplicemente alla potenza delle azioni, ovvero dei moltiplicatori da migliorare, col risultato che tutto è molto più freddo e meno entusiasmante.
Insomma, non un brutto gioco ma assolutamente prescindibile. Per me Glass Road, fra i Rosenberg che amo, resta solitario in un Olimpo.