Riporto un mio intervento fatto qualche tempo fa su questo forum che comparava Cyclades con kemet, ma che potrebbe comunque risultarti utile per meglio comprenderne le dinamiche.
Premetto che Cyclades, dal mio punto di vista, è un capolavoro:
- materiali sontuosi
- grafica spettacolare ed evocativa
- ambientazione vividissima, tangibile
- regole semplici ma, nell'applicarle, si scopre una profondità che oggi, con più di 30 partite all'attivo, ancora mi stupisce.
- possibilità di esser giocato a più livelli sia in riferimento all'età anagrafica sia alla capacità, in caso di pari età, di utilizzo della fatidica materia grigia
- diversità costante delle partite, cioè, longevità
- durata contenuta
Cyclades è, contemporaneamente, un wargame, un gestionale con accumulo risorse (oro), un gioco di piazzamento, un gioco d'aste, un gioco di sviluppo civiltà, un gioco dall'elevatissima interazione.
Le espansioni non sono affatto necessarie. Premetto che le possiedo entrambe.
"Hades" ne completa l'ambientazione: sono presenti, infatti, tutti gli dèi maggiori (soprattutto Ade, appunto) e qualche eroe. Se però ti dovesse piacere il base, non ne potrai fare a meno.
"Titans", sempre a mio avviso, non ha senso. Rende il gioco davvero incontrollabile. Sembra che tutti possano fare tutto. Il gioco viene snaturato (tant'è che cambia la caratteristica plancia di gioco). Alcuni dèi finiscono per perdere mordente: vedi, uno su tutti, Poseidone.
La consiglierei solo a chi ha fatto tante partite e vorrebbe lanciarsi nel gioco a squadre con sei giocatori (Cyclades, normalmente, può essere giocato solo in 5).
Scalabilità: qualsiasi numero. Risulta però meno efficace in tre giocatori, a causa della penuria di dèi attivi influenzabili.
Ora tutto dipende da te, sapendo che (mi cito):
"Avviene così che "il guerrafondaio" americano lo giudichi privo di combattimenti degni di nota (ed in effetti, in Cyclades, la guerra rappresenta uno dei mezzi per conseguire la vittoria, ma non è certamente l'unico);
mentre il "cervellotico" tedescone lo reputi troppo dipendente dal caso (sufficientemente controllabile, in verità) o eccessivamente influenzabile dalle scelte tattiche operabili dagli avversari (evenienza, quest'ultima, che è molto apprezzata guarda caso proprio dagli amanti del genere teutonico)."
Su questi ultimi aspetti, però, devo fare un appunto.
Innanzitutto i dadi in Cyclades ci sono solo formalmente: se io attacco un territorio nemico con una superiorità di almeno due unità (e nelle mie partite questo avviene sempre, almeno che trattasi di un ultimo attacco disperato), il territorio in questione sarà mio.
Chi parla poi di creature mitologiche casuali o sgravate, non mi stancherò mai di ripeterlo, deve tener conto che:
1. Le creature sono uguali per tutti e tutti, almeno potenzialmente, possono accaparrarsele.
2. Non esiste una creatura più forte dell'altra, perché a secondo dello sviluppo del gioco o del momento, anche quella apparentemente più innocua può rivelarsi determinante.
Il fatto che alla fine un giocatore terzo estraneo alla vittoria finale possa, con la sua azione far vincere uno dei contendenti, è un falso problema per due motivi:
A) Se io svolgo bene la mia strategia, non ho bisogno dell'aiuto o della svista di nessuno per vincere, perché otterrei la vittoria comunque. Il segreto in Cyclades è, infatti, quello di arrivare al turno decisivo con la possibilità di conseguire la vittoria finale in diversi modi (che in Cyclades si traduce nella possibilità di influenzare qualunque dio presente sulla plancia).
Tutti possono arrivare all'ultimo turno avendo preparato almeno una strada per vincere, ma è un altro paio di maniche arrivarci avendo imbastito più percorsi, tutti decisivi (del tipo: qualsiasi dio corrompo vinco io oppure ho talmente tanto oro che decido io chi corrompere).
Il più bravo in Cyclades è colui che riesce in ciò, almeno nelle partite col mio gruppo di gioco.
B) E' ininfluente che le mie scelte tattiche possano portare a far vincere Dario o Franco:
- perché comunque sta a loro riuscirci, ammesso che non ci riesca proprio io. Dal mio punto di vista devo sempre pensare a conseguire il meglio per me stesso. In cyclades, infatti, se tento di arrestare l'avanzata di un avversario realizzo due condizioni negative.
1. Mi sacrifico, indebolendomi inutilmente
2. Favorisco il terzo estraneo allo scontro
La soluzione allora è bloccare il "primo della classe" se questo rappresenta un immediato vantaggio per me stesso e per la mia vittoria, altrimenti nisba!
Che si sacrifichino gli altri (stupidamente, per le ragioni che ho testè esposto) oppure che vinca lui direttamente, ammesso che ci riesca. E se ci riesce, tanto meglio!
Significa che è stato il più bravo.
Tanto, se avessi provato a fermarlo incondizionatamente, avrei comunque perso favorendo un altro giocatore.
Ecco perché parlavo di "falso problema". Perché il falso problema si crea sempre tra giocatori inesperti: con tre o meno partite sulle spalle.
Concludendo, cerco di enunciare quelli che potrebbero essere degli aspetti per te "scoraggianti" e che deduco dal richiamo che hai fatto a Kemet (che pure possiedo).
Cyclades non è assolutamente un wargame, ma un gestionale con appetti guerreschi.
Cyclades è un gioco in cui avere più soldi degli altri, soprattutto nelle fasi finali, significa portare a casa la vittoria: sono innumerevoli le partite che ho vinto avendo carpito i favori di Zeus, grazie alla sua capacità di scegliere la creatura mitologica che più mi aggradava. Questo perché avevo una quantità di oro elevata.
Tutta la partita ruota nell'ottenere i favori del dio di turno al minor prezzo, facendo lievitare i costi degli altri dei per depauperare le casse degli altri giocatori, e conservare contemporaneamente per sé quanto più oro possibile, di turno in turno.
Ecco quindi il secondo elemento fondamentale caratterizzante Cyclades, dopo l'oro : l'Asta.
La guerra invece è solo un mezzo, tra i tanti, per conseguire la vittoria. Uno dei più usati forse, ma non il solo.Kemet, invece, basa tutto sulla conquista. Le stesse tesserev divine hanno quella finalità