ora vi racconto un anettoto, come direbbe Frassica.
Tempi dell'università, quindi 99-2000 o giù di lì. In casa a Pisa eravamo 4, di cui uno, ogni tanto, giocava a poker con altri amici. Poker italiano: la mania del Texas hold'em non era ancora scoppiata.
Io non ho mai giocato di soldi: mi toglie tutto il divertimento. Tuttavia ogni tanto andavo a vedere le partite, da esterno, giusto per passare la serata.
In facoltà con me c'era un tipo, il classico tuttologo, quello che si intende di calcio, di vino, di cinema, di musica (di tutto, guarda caso fuorchè di figa, vabbè...), uno di quelli che la ragione è sempre sua, che l'ultima parola la vuole sempre lui e che le cose come la fa lui non le fa nessuno.
Tra una cazzata e l'altra vien fuori che lui è pure il dio del poker sceso in terra e allora lo invito a una serata coni miei amici.
Due li conosco bene (uno vive con me, compagno delle superiori), l'altro sta sempre lì a Pisa ed anche lui era nella nostra classe, il terzo un amico suo e il quarto, appunto, questo tuttologo, che chiameremo il Viscido.
Insomma, viene a casa mia, mangia qualcosa al volo e poi parte la serata: tavolo centrale con loro 4 e io in un angolo a guardare. La prima cosa che dice il Viscido, che aveva pure portato un bellissimo cofanetto di fiches e un mazzo nuovo, manco dovesse giocare con Trinità, è di tenere ciascuno i propri scarti davanti, così da veder bene ogni volta quante carte si cambiano. E va beh.
La serata decolla e io noto che lui gioca molto aggressivo: rilanci, buio, controrilanci e così via. Com'è come non è, alla fine si porta via un bel gruzzoletto, tipo 60-70mila lire, che per degli studenti dell'epoca non era male.
così io faccio al mio compagno:
- beh, allora aveva ragione, era bravo davvero.
- Marco guarda che il tuo amico bara.
- ...come?
- l'ho visto un attimo ma non ho avuto la prontezza di stopparlo....poi l'ho tenuto d'occhio ma non sono più riuscito a beccarlo.
In pratica il bastardo, per tutta la partita, tamburellava come sovrappensiero con le carte scartate...e da quest poi prelevava quelle che gli servivano, scartando di nuovo quelle inutili. in pratica giocava sempre con 7-8 carte disponibili. Era molto veloce con la mano e stava attento che nessuno lo vedesse nell'attimo dello scambio.
Il mio amico era l'unico dei 3 che era riuscito ad andare in pari, proprio perchè si era accorto della cosa ed aveva limitato i danni, giocando prudente e mai contro il Viscido.
- allora che si fa? - mi chiede.
- facile: il figlio di puttana viene a casa mia, mangia alla mia tavola e poi si incula i miei amici? Si fa che tra un paio di settimane lo reinvitiamo e ci prepariamo bene.
Ora dovete sapere che il mio compagno di stanza, (anche lui non giocava a poker e manco guardava) amico mio sin dai tempi delle elementari, era (ed è tutt'ora) chiamato con tutta una serie di soprannomi che ne denotano le sublimi qualità: John Nerchia, TestaDiRoccia, Punteruolo.
Tuttavia, ai tempi, il più frequente e indubbiamente rappresentativo era "L'Animale".
Il belo è che il viscido, il giorno dopo e per almeno due-tre giorni di fila, all'università me la menava di come aveva spennato i miei amici e di quanto fosse bravo.
Dopo 15, giorni, come programmato, lo invito di nuovo e lui, giulivo, si ripresenta.
Siamo organizzati: Matteo, il mio amico, si mette una mano sula fronte, davanti agli occhi, facendo finta ogni volta di guardare le carte e invece sbirciando attraverso le dita le mosse del Viscido. Io, seduto accanto a lui, con la visione periferica (ovvero fissando un altro punto del tavolo) controllavo le sua mani e, col ginocchio, ero pronto a toccare quello del mio amico per avvertirlo di movimenti sospetti. Questo perchè voleva essere lui a sgamarlo.
A un certo punto lo vedo chiaramente: molto veloce, disinvolto, scambia una carta. Faccio segno ,ma il mio amico non riesce a cogliere. La seconda volta però lo becca subito: si alza ed esclama:
- eh no, le carte non si cambiano: hai barato -
Lui farfuglia scuse, io confermo di aver visto tutto, lui dice che è la prima volta, il mio amico gli dice che pure la volta precedente...insomma, i toni si scaldano un po' ed ecco il colpo di scena teatrale:
si spalanca la porta. Entra l'Animale con in mano un martello da carpentiere. Lo sbatte secco sul tavolo:
- In questa casa ai bari gli spezziamo le dita.
il Viscido sbianca. Farfuglia qualcosa, mi guarda supplichevole.
Ed io interpreto la parte del poliziotto buono: no vabbè, per questa volta, paga il piatto per 10 e rimborsa la vincita dell'altra volta e non ti far più vedere. Lui ringrazia, si scusa, ringrazia di nuovo e se ne va con la coda tra le gambe.
Ovviamente tutta la scena era concordata, anche se l'Animale una martellata gliela avrebbe allungata volentieri.
Non ha più fatto lo sborone (almeno non con me) e del poker non l'ho più sentito parlare.