Dipende cosa intendi per "correzione". Ad esempio un aspetto che secondo alcuni è "migliore" in Altiplano è il maggior controllo di ciò che metti e hai nel sacchetto visto che prima inserisci le risorse in una cassa per poi, solo quando il sacchetto è vuoto, le rimetti dentro (dunque aumenti la gestione del sacchetto rispetto a Orléans dove peschi tra tutto ogni volta).
Però trovo sia anche una questione di gusti: a me piace di più il sistema di Orléans perché mi piace l'idea di "dover lavorare" di più nell'ottimizzazione del sacchetto In Altiplano invece conta molto l'organizzazione totale di ciò che si ha bisogno e l'incastro delle risorse nei posti e nei momenti giusti.
Altiplano lo trovo quindi più arzigogolato (maggiormente brain burner se vuoi). Esco più "esausto" dopo averci giocato. La sua maggiore peculiarità è quella dell'incastro con il tempismo e la sequenza giusti. Ha dalla sua una grande varietà di possibilità e ciò rende le partite più varie di Orléans (del base almeno). Allo stesso tempo però, l'interazione indiretta è molto più blanda. In Orléans il bello è anche che non puoi dimenticarti di ciò che fanno gli altri, anzi, è necessario essere sempre sul chi vive. Inoltre una gestione sbagliata di cosa metti nel sacchetto ha conseguenze più pesanti perché, essendo un po' più aleatorio, è anche più facile ingolfare il sacchetto e rendere più frustrante la partita (questo per me è un pregio).
In generale posso dire che l'autore è stato capace, pur mantenendo l'ossatura "originale", di cambiare gioco sia nelle micromeccaniche connesse sia nella sensazione che si prova al tavolo. Detto ciò io gli preferisco ancora Orléans, che trovo un gran gioco. Non potrei dire però se tale preferenza è anche condizionata dal fatto che Orléans è stato cmq il primo bag building (insieme a Hyperborea) a cui ho giocato, e dunque il mio giudizio è anche legato ad aspetti di tipo "affettivo".