Beh, che dire? Pensavo di averle viste tutte, ma mi sbagliavo. E di grosso.
Piccola avvertenza: non è – né vuole (o può) essere – un thread politico. Al contrario, vuole essere frivolo. Qualunque cosa pensiate sulla guerra in Ucraina, tenetevela per voi. Non è questo il luogo per parlarne. Ora, si disveli la cacata.
Giovedì 21 aprile 2022.
Sembrava una sera come le altre, oscurata da timidi membi che lacrimavano appena. Nulla a che vedere con le intense piogge che vi sarebbero state nei giorni successivi. L'uggiosa pianura padana aveva atteso così tanto la prima abluzione primaverile che nessuno avrebbe osato lamentarsi del continuo impigliarsi degli ombrelli, delle acute cervicalgie o dei pavimenti deturpati da chi incede verso le proprie stanze senza prima privarsi degli stivali fradici e fangosi. Nemmeno chi avrebbe dovuto accomodarsi ai piedi di un tavolino all'aperto. Magari per godersi in compagnia quella rigerante imperial stout che da tempo consigliava ai suoi stolti ma insostituibili amici: virgulti fidati e fedeli, non v'è dubbio, ma troppo pigri per comprendere la profondità delle note fieramente torrefatte, troppo abitudinari per distaccarsi dalle carbonatazioni eccessive delle infantili bionde tedesche, troppo svogliati per imboccare il sentiero che conduce alla comprensione dei sapori più ricercati e maturi. L'invecchiamento in botte, gli aromi persistenti e avvolgenti, il corpo denso e financo oleoso. In una parola, il piacere.
Nelle giornate più pesanti, però, la pigrizia può avere la meglio anche sui più provvidi. E la pur rincuorante visione della pioggia non poté che essermi fatale. Il divano era lì, pronto ad accogliermi ed io avevo comunque l'accesso privilegiato ai nettari più altolocati. Bastava scendere le scale e lasciarsi andare all'indecisione. Torbatura o aroma di cacao? Torrefazione belga o note di caffè? Il cuore però sapeva, sicché l'intuito vide in fretta ciò che l'occhio tardava a notare. Una bottiglia da 50 cl, insolita per la tipologia ma quantomai provvidenziale per offrire un bicchiere alla propria donna, per condividere con lei la medesima esperienza edonistica.
Pure Oak Series. La calorosa torrefazione dei malti pervadeva ogni angolo della bocca mentre la mente e le membra si rincuoravano in un tripudio di sapori dolci mai eccessivi al riparo dalla carbonatazione, morbida e sapientemente dosata. Caramello, frutta secca, vaniglia, miele e note floreali si succedevano l'un l'altra fino a culminare in un superbo sentore di legno. Ah, l'invecchiamento in botte!
L'ebbrezza ci stava pervadendo e lei capì che non era il giorno giusto per ultimare la nostra sfida ad Annibale: Roma contro Cartagine, iniziata il giorno prima. Il cinema avrebbe sostituito – solo per oggi, sia chiaro – le antiche lotte per la supremazia nel mediterraneo. Così, accendemmo il televisore. Da tempo desideravamo vedere un film che tuttavia non era disponibile on demand se non a pagamento. Per fortuna, la mia previdenza ci salvò dalla seconda scelta. Pochi minuti e il file .mkv che da tempo custodivo all'oscuro di tutti (cioè di lei) nel disco fisso del mio computatore fu subito trasferito nella mia chiavetta. Bastava solo inserire quest'ultima nell'apposita uscita del televisore e avremmo potuto gustarci La leggenda del re pescatore. Tuttavia, la trasmissione che continuava incessante in sottofondo, mentre noi indugiavamo sulle nostre faccende, destò la mia attenzione.
Un giornalista, nello spiegare come fosse strutturata l'acciaieria Azovstal, indicava un'immagine strana. Sembra quella di un videogioco, pensai. In fondo, già in precedenza era successo che alcuni canali di informazione importanti spacciassero cutscenes di videogiochi come scene esclusive riprese grazie all'intrepido coraggio di ignoti reporter. Mi dissi, però, che probabilmente ero io ad essere prevenuto. In fondo hanno indicato pure la fonte, no? Scacciai questi inutili pensieri e smisi di farmi distrarre da Formigli. Jeff Bridges e Robin Williams mi attendevano. Ci attendevano. E così, ci abbandonammo a loro.
Ironico e persino comico in certi momenti, ma con una inaspettata crudezza che lo rende spietatamente amaro. Un capolavoro adatto ad una serata favolosa, pur ricavata da un pacco agli amici. Per favore, non giudicatemi troppo duramente per questo: mi sarei fatto perdonare la sera dopo. Sempre al solito pub (ma stavolta al chiuso), sempre i soliti fedeli amici, sempre le solite diatribe sulla giusta birra su cui meditare.
Arriva così il venerdì mattina. L'ultima fatica prima di quell'effimera libertà che ad alcuni viene concessa ogni settimana. Un giorno che inizia fin troppo presto per me. Per qualche ragione, mi sveglio con i primi, tiepidi lumi e allora capisco di avere il tempo di guardare qualche notizia su Twitter prima di dover iniziare a prepararmi. Scorro, leggo, scorro. Tanta roba inutile di cui non ricorderò nulla. Anche le notizie più tragiche, a cui, pare, tutti ormai ci stiamo vieppiù abituando. Ma ad un tratto, vedo un thread che parla di ciò che aveva trasmesso Formigli. E allora, mi permetterete, mi abbandono alle sghignazzate più convulse.
Per chi non lo sapesse, questa immagine è presa dal fondo della pagina Kickstarter di Blackout: Journey into Darkness, progetto tristemente noto ai più per averci ricordato quanto esposti siamo noi (finti) finanziatori sulla piattaforma di crowdfunding. E niente, fa già ridere così. Quantomeno, questa occasione potrebbe fare pubblicità al mondo dei giochi da tavolo.
E voi che ne pensate? Quale sarà il prossimo titolo ad essere pubblicizzato in questo bizzarro modo?
Piccola avvertenza: non è – né vuole (o può) essere – un thread politico. Al contrario, vuole essere frivolo. Qualunque cosa pensiate sulla guerra in Ucraina, tenetevela per voi. Non è questo il luogo per parlarne. Ora, si disveli la cacata.
Giovedì 21 aprile 2022.
Sembrava una sera come le altre, oscurata da timidi membi che lacrimavano appena. Nulla a che vedere con le intense piogge che vi sarebbero state nei giorni successivi. L'uggiosa pianura padana aveva atteso così tanto la prima abluzione primaverile che nessuno avrebbe osato lamentarsi del continuo impigliarsi degli ombrelli, delle acute cervicalgie o dei pavimenti deturpati da chi incede verso le proprie stanze senza prima privarsi degli stivali fradici e fangosi. Nemmeno chi avrebbe dovuto accomodarsi ai piedi di un tavolino all'aperto. Magari per godersi in compagnia quella rigerante imperial stout che da tempo consigliava ai suoi stolti ma insostituibili amici: virgulti fidati e fedeli, non v'è dubbio, ma troppo pigri per comprendere la profondità delle note fieramente torrefatte, troppo abitudinari per distaccarsi dalle carbonatazioni eccessive delle infantili bionde tedesche, troppo svogliati per imboccare il sentiero che conduce alla comprensione dei sapori più ricercati e maturi. L'invecchiamento in botte, gli aromi persistenti e avvolgenti, il corpo denso e financo oleoso. In una parola, il piacere.
Nelle giornate più pesanti, però, la pigrizia può avere la meglio anche sui più provvidi. E la pur rincuorante visione della pioggia non poté che essermi fatale. Il divano era lì, pronto ad accogliermi ed io avevo comunque l'accesso privilegiato ai nettari più altolocati. Bastava scendere le scale e lasciarsi andare all'indecisione. Torbatura o aroma di cacao? Torrefazione belga o note di caffè? Il cuore però sapeva, sicché l'intuito vide in fretta ciò che l'occhio tardava a notare. Una bottiglia da 50 cl, insolita per la tipologia ma quantomai provvidenziale per offrire un bicchiere alla propria donna, per condividere con lei la medesima esperienza edonistica.
Pure Oak Series. La calorosa torrefazione dei malti pervadeva ogni angolo della bocca mentre la mente e le membra si rincuoravano in un tripudio di sapori dolci mai eccessivi al riparo dalla carbonatazione, morbida e sapientemente dosata. Caramello, frutta secca, vaniglia, miele e note floreali si succedevano l'un l'altra fino a culminare in un superbo sentore di legno. Ah, l'invecchiamento in botte!
L'ebbrezza ci stava pervadendo e lei capì che non era il giorno giusto per ultimare la nostra sfida ad Annibale: Roma contro Cartagine, iniziata il giorno prima. Il cinema avrebbe sostituito – solo per oggi, sia chiaro – le antiche lotte per la supremazia nel mediterraneo. Così, accendemmo il televisore. Da tempo desideravamo vedere un film che tuttavia non era disponibile on demand se non a pagamento. Per fortuna, la mia previdenza ci salvò dalla seconda scelta. Pochi minuti e il file .mkv che da tempo custodivo all'oscuro di tutti (cioè di lei) nel disco fisso del mio computatore fu subito trasferito nella mia chiavetta. Bastava solo inserire quest'ultima nell'apposita uscita del televisore e avremmo potuto gustarci La leggenda del re pescatore. Tuttavia, la trasmissione che continuava incessante in sottofondo, mentre noi indugiavamo sulle nostre faccende, destò la mia attenzione.
Un giornalista, nello spiegare come fosse strutturata l'acciaieria Azovstal, indicava un'immagine strana. Sembra quella di un videogioco, pensai. In fondo, già in precedenza era successo che alcuni canali di informazione importanti spacciassero cutscenes di videogiochi come scene esclusive riprese grazie all'intrepido coraggio di ignoti reporter. Mi dissi, però, che probabilmente ero io ad essere prevenuto. In fondo hanno indicato pure la fonte, no? Scacciai questi inutili pensieri e smisi di farmi distrarre da Formigli. Jeff Bridges e Robin Williams mi attendevano. Ci attendevano. E così, ci abbandonammo a loro.
Ironico e persino comico in certi momenti, ma con una inaspettata crudezza che lo rende spietatamente amaro. Un capolavoro adatto ad una serata favolosa, pur ricavata da un pacco agli amici. Per favore, non giudicatemi troppo duramente per questo: mi sarei fatto perdonare la sera dopo. Sempre al solito pub (ma stavolta al chiuso), sempre i soliti fedeli amici, sempre le solite diatribe sulla giusta birra su cui meditare.
Arriva così il venerdì mattina. L'ultima fatica prima di quell'effimera libertà che ad alcuni viene concessa ogni settimana. Un giorno che inizia fin troppo presto per me. Per qualche ragione, mi sveglio con i primi, tiepidi lumi e allora capisco di avere il tempo di guardare qualche notizia su Twitter prima di dover iniziare a prepararmi. Scorro, leggo, scorro. Tanta roba inutile di cui non ricorderò nulla. Anche le notizie più tragiche, a cui, pare, tutti ormai ci stiamo vieppiù abituando. Ma ad un tratto, vedo un thread che parla di ciò che aveva trasmesso Formigli. E allora, mi permetterete, mi abbandono alle sghignazzate più convulse.
Per chi non lo sapesse, questa immagine è presa dal fondo della pagina Kickstarter di Blackout: Journey into Darkness, progetto tristemente noto ai più per averci ricordato quanto esposti siamo noi (finti) finanziatori sulla piattaforma di crowdfunding. E niente, fa già ridere così. Quantomeno, questa occasione potrebbe fare pubblicità al mondo dei giochi da tavolo.
E voi che ne pensate? Quale sarà il prossimo titolo ad essere pubblicizzato in questo bizzarro modo?
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