L'isola dei senza memoria - Yoko Ogawa

Sveltolampo

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Sveltolampo
Anno nuovo lettura nuova!

Bentornati nel gruppo di lettura più verde che c'è!

Il vincitore, dopo una votazione al cardiopalma, è:



Il buon Sporty ci ha così convinti della sua scelta:

"Il titolo anticipa già tutto: ci sta un'isola, e su quest'isola la gente perde progressivamente la memoria delle cose, che cosa sono, che cosa fanno. Ma il motivo fondamentale che mi ha spinto a proporre questo libro è questa dichiarazione dell'autrice (esponente del postmodernismo, vincitrice di molti premi in patria e considerata uan delle migliori scrittrci del Sol Levante) del suo mestiere di scrittrice: Ogni volta che scrivo un romanzo, la parte del corpo che lavora più intensamente sono le orecchie. Posso sentire il rumore dell’esplosione di una stella che scompare ai confini dell’universo, oppure il lamento di una persona morta tra le ceneri di un forno crematorio in un campo di concentramento. A tutte queste anime offro un posto dove stare, il racconto. Per me scrivere equivale a compiere questa missione."

La lettura inizia mercoledì 3 febbraio 2021!

Tutti ci auguriamo vivamente che non sia una buticchiata :beer::alesisi:
 
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Sveltolampo

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Aspettative altalenanti ?
Un po'mi intriga, un po'ho paura di trovarlo noioso. Non ho mai letto nulla dell'autrice e come sempre è un'occasione per uscire dal conosciuto.
 

kikkatnt

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L'autrice non la conoscevo. Al momento non ho cercato nessuna recensione in merito, e credo che non lo farò perché non voglio crearmi dei pregiudizi. Non so perché ma mi aspetto un libro "lento" con descrizioni lunghe e ricche di particolari. Il tema è interessante, la perdita della memoria. Staremo a vedere!
 

Nynaeve

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Di questo libro hanno parlato tanto sui social e già questo mi rendeva sospettosa. Lo stile dei giapponesi, tanto prolisso e riflessivo, spesso autoreferenziale e solipsistico non fa per me. Non mi piace Murakami e di Ishiguro (che è inglese, lo so, ma sempre giapponese) non mi è piaciuto il capolavoro più osannato.
Quindi mi aspetto di faticare e annoiarmi. Spero che non sia così. Partendo da aspettative tanto basse, potrei rimanere sorpresa.
 

Obione

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Di tanti romanzi giapponesi di cui in giro si parla bene, spesso anche troppo bene (e poi alla lettura si rivelano nella media o meno), di questo non ho mai sentito commenti particolarmente entusiasmanti. Ho il timore di trovare un'imitazione di Saramago, anche poco nipponica, andando a perdere un po' il senso della trama. Ma al contrario, spero di trovare della critica sociale fatta bene, e in tal caso sarebbe una sorpresa positiva.
 

lostruzzo

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Credo che sia la prima volta che leggo un autore giapponese... Non so cosa aspettarmi, anche perché non ho capito nemmeno di che genere sarebbe (e se è di genere). Boh, proverò a leggere. Temo molta noiosità, spero di sbagliarmi. Comunque sono contento di provare qualcosa di completamente diverso, sia mai che mi piaccia...
 

Sportacus

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Avendolo proposto io non posso che nutrire la speranza che il romanzo sia bello, che sia scritto bene, che alla fine ti lasci qualcosa. Il tema della memoria, che per me è parte integrante della costruzione di un individuo e della nostra società, è stimolante.
 
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Sveltolampo

Maestro Goblin
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Aspettative

Non leggo mai la quarta di copertina e non leggo mai le motivazioni...mi lascio trasportare dal titolo e da quello che mi fa immaginare, infatti con l'ultimo libro ho cannato in pieno :chebotta:
Ma stavolta sarà diverso!
 

glokta

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Mi ero dimenticato di scrivere le aspettative. Nel lotto, era il primo libro che avevo scartato, perché era quello che mi ispirava meno... Speriamo bene ...

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glokta

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libro finito. intanto butto giù i primi pensieri prima che mi sfuggano, come giustamente detto da @Sveltolampo

Ho iniziato il libro tradito dalle sommarie descrizioni trovare in rete, la più quotata delle quali è "distopico".
Certo, secondo me al livello più superficiale pare esserlo: una grande descrizione orwelliana di una sistema chiuso (l'isola) dove la polizia della memoria (il titolo inglese è proprio The memory Police) spadroneggia in lungo e in largo. L'accostamento semplice semplice è ai regimi autoritari più noti ovviamente. (e fin qui non credo si tratti di spoiler, dato che è la prima descrizione che si trova ovunque del libro).

Ma, scendendo più a fondo
non ci si possono che fare delle domande. Se il libro fosse solo una unica e grande metafora dei regimi totalitari sarebbe gran poca cosa, secondo me. A mio avviso l'autrice potrebbe fare riferimento a tantissime cose.
Alla malattia ad esempio. Come l'alzheimer. Che fa dimenticare le cose senza che si abbia memoria che queste cose esistessero. Eppure sono ancora lì. Questa considerazione mi ha fatto entrare nel meccanismo giusto per continuare il libro senza che mi venisse il nervoso. Perchè non riuscivo a capire il meccanismo di come si possano dimenticare delle cose, quando, come il traghetto, esse sono ancora lì.
Quindi, mi pare di aver compreso che quando una cosa sparisce dalla memoria, di fatto cessa di esistere anche sul piano materiale. Una sorta di rescissione.
Qui poi si potrebbe scrivere un libro sulla memoria collettiva, soprattutto ai tempi di internet..... dove qualcosa che sparisce dalla rete, di fatto sparisce anche nella realtà. (anche se il libro è del 94, ed internet era agli albori di fatto)
Non ci sono nomi poi nel libro, sicuramente pochissimi nomi propri, uno dei co protagonisti è semplicemente R (redattore?), quasi a voler disumanizzare ancor più cose e persone, a togliere identità fin da subito.

La polizia della memoria
l'ho trovata un po' posticcia. Di fatto serve a fare pulizia dei residui di memoria, ma l'ho trovata un po' un orpello. Anche in questo casa richiama le squadre fasciste, o il KGB, o la stasi. Forse la Stasi più di tutto mi ha ricordato. E il clima di sfiducia verso i vicini mi ha ricordato il film "le vite degli altri".
Ma di fatto è una cosa un po' etera, va e viene a seconda delle esigenze narrative, per creare della tensione.

non ho ben capito
la neve e l'inverno. Forse una sorta di cappa soporifera che tutto cela? Una coperta che aiuta la perdita di memoria? l'isolamento? Forse perchè spinge a restare chiusi in casa?Questa neve che cresce sempre più e nasconde e copre tutto.....

il libro nel libro
la protagonista sta scrivendo un romanzo. Che guarda caso riguarda la perdita di qualcosa. La voce in quel caso. Ma che man mano che procede si intreccia e salda nel racconto principale, con la stessa fine di fatto. Sicuramente interessante perchè attraverso quel romanzo, l'autrice porta avanti anche i temi del libro di fatto: c'è un carceriere, come la polizia segreta, anche se molto più subdolo, e in entrambi i casi c'è la volontà di non opporsi al proprio destino, ma di accettarlo lentamente, quasi passivamente.

Il finale
Non poteva che essere quello. Altrimenti, sempre a mio avviso, il libro sarebbe stato una ciofeca. La sparizione del sè, dell'io, l'accettazione della scomparsa, a poco a poco. Nel caso del libro principale perchè la perdita della memoria fa sparire, come detto sopra, le cose anche sul piano reale. Che siano le rose o una gamba. Sono pochi quelli che ricordano, e non riescono a risvegliare gli altri, Resteranno solo loro alla fine. Anche qui si potrebbe vedere un allegoria dei regimi autoritari ovviamente: chi resiste, se non viene preso, alla fine rimane.

Insomma un gran bel libro, non semplice, ma assolutamente sopra la media, con picchi di eccellenza.
 

AkioSix

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Partiamo col dire una cosa: finalmente un bel libro ?
Un libro che ti lascia tanto da pensare, che fa evolvere il lettore durante lo scorrere dei capitoli. Inizia come una metafora dei regimi totalitari, ma andando avanti viene quasi da chiedersi se quella polizia che fa sparire le persone che ricordano, non sia invece un organo positivo che cerca di salvare il salvabile.
Ho cominciato poi a pensare alle malattie neurodegenerative e così a caldo, finito ora ora di leggere, mi viene da pensare sia questa la chiave di lettura del libro. Si cominciano a perdere le piccole cose, tanti pezzi del puzzle che alla fine, nel loro insieme, compongono il proprio io. Tutto sotterrato da una bianca coltre di neve.
Il romanzo nel romanzo, o cmq lo stile della protagonista, che parla sempre di perdite, potrebbe essere una presa di coscienza del proprio stato, descrivibile solo in modo onirico, non a parole concrete. Un malato di Alzheimer ha sprazzi di coscienza, capisce di non stare bene, ma non è in grado di dare forma concreta a questo malessere, una disperazione cui non si può dare voce.
 

kikkatnt

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io sono arrivata a metà del libro, scrivo qui le mie impressioni a caldo.
Per fortuna le mie aspettative non sono state esaudite. Il racconto è scorrevole e chiaro.
L'idea in generale che mi ha lasciato fino adesso è che l'autrice voglia sensibilizzarci al non perdere la memoria verso il passato, soprattutto verso i fatti dovuti alla persecuzione razziale.
Tutto il racconto sembra che abbia questa patina di apatia in cui la gente accetta sommessamente gli eventi che accadono in quest'isola. Nessuno si ribella, tranne forse alcune persone.
Al momento non sappiamo ancora:
- perché si cancellino/si vogliano cancellare i ricordi
- perché ad alcune persone queste cancellazioni non avvengono
- cosa sia e da dove venga questa polizia segreta

sicuramente sono invogliata ad andare avanti e spero che le mie domande trovino una risposta alla fine del libro.
 

Sveltolampo

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Sveltolampo
Finito!!!
Questa notte non ho resistito e ho finito alle 3 circa o_O

Sono molto combattuto...diciamo che il viaggio è stato più interessante della fine a mio parere perchè...

...sono abituato a leggere una storia, dove i personaggi giungono ad una conclusione invece qui resta troppo in sospeso per me e troppe cose non sono concluse.
Mi aspettavo un romanzo classico e invece mi ha stupito a partire dai personaggi senza nome; perchè solo uno ha un riferimento? il famoso R? Non capisco :piange:
Devo dire che a forza di cose che sparivano (sia oggetti che esseri viventi) immaginavo che anche le persone sparissero anche se non in questo modo, è stato bello ma anche rapido l'ultimo passaggio, in poche pagine sparisce una gamba, poi un braccio, pupoi tutto ed infine la voce...
Ok è tutta una metafora e non concreto come me lo immaginavo.
Ho due visioni di questo libro, una riguarda una malattia grave che ti toglie tutto, pian piano ti toglie colori, sapori, persone, luoghi,...cancellando la memoria, la storia che ci portiamo dentro; la seconda visione riguarda banalmente una metafora delle conquiste di un popolo rispetto ad un altro con l'annullamento di una cultura (mi vengono in mente i romanzi dimenticati).
Alla fine propendo per la prima visione, una cosa più introspettiva di una vita vissuta e consumata.
Facendo questa scelta non ha senso chiedersi cos'è la polizia segreta o cosa c'è al di la del mare dell'isola.
Interessante la doppia storia, il libro nel libro, che si concatenano e si concludono allo stesso modo.
Alla fine il libro mi è piaciuto, scorrevole e intrigante, non è il mio genere perchè mi ha lasciato un po' di tristezza...anche se riflettere sull'animo umano fa sempre bene!
 

Nynaeve

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Nynaeve
Libro finito.
Mi sforzo di scrivere un commento esaustivo. Prima però riassumo il concetto base, questo libro è un'ottima prova ma non mi ha colpita.

La Okawa lo dichiara, i suoi critici lo riconoscono e nell'opera prolifica.
  • La storia nella storia.
  • La mancanza dei nomi.
  • Il valore della parola in sé ma non dell'unicità.
  • L'atteggiamento del nonno verso i romanzi della signorina: non li legge per non finirli. Sono oggetti con una storia prigioniera.
  • Il parallelismo fra macchina da scrivere / scrittura e voce / memoria.
  • Il luogo dell'isola che è anche luogo dell'animo.
  • l'incomunicabilità
E questi sono i primi elementi che mi vengono. Si pone perciò in un filone in cui le storie non servono per mettere ordine nella vita, ma per mostrare intrecci stratificati e colmi di simbolismo.

La signorina perde prima la quotidianità, poi la libertà di movimento infine la vita stessa e resta solo una voce, cioè parola senza però carne. In contrasto la protagonista del romanzo perde prima la voce e poi tutto il resto.
Si crea così una sorta di parallelismo inverso che è certo significativo e portatore di alcuni aspetti tipici.
I giapponesi conoscono la letteratura Occidentale, la Ogawa stessa dichiara di aver letto tanti occidentali e di prendere spunto da essi.
Il post-modernismo rompe le barriere e mescola culture, storie, miti e quotidianità tutto però per mostrare immagini e sensazioni più che per raccontare storie. Inoltre c'è l'aspetto giapponese della calma da considerare. Noi ci aspettiamo l'azione, invece qui c'è molta riflessione. Vedo un legame a esempio con Non lasciarmi di Ishiguro (letto e considerato dall'autrice) in cui la distopia è sfondo per esplorare profondità anche spaventose della società e dell'uomo.

Riconosco che si potrebbe dire moltissimo di questo romanzo, è un testo quieto e non va consumato con una fiammata in attesa di avere in mano una narrazione, è un giardino da contemplare per vedere se con il tempo cambia.
Con il tempo quindi anche l'impressione che mi è rimasta cambierà, facendo crescere o diminuire il gradimento.


Quindi mi è piaciuto?
e un'opera interessante. Leggo i giapponesi perché oggi sono fra i massimi esponenti della nuova ondata letteraria,
ma non mi piacciono. Mi affaticano perché non sono al servizio del lettore ma dell'impressione che vogliono ritrarre. (e qui si apre tutta una questione personale, cosa cerchiamo nei libri?)

Alcune scelte narrative (niente nomi, parallelismi, simbolismo) fanno muro e impediscono l'empatia.
Aristotele diceva che in una storia ciò che conta sono pietà e paura.
La pietà sarebbe il nostro interesse per il personaggio. Ci interessa ciò che gli accade. Viviamo in tensione, conosciamo i suoi difetti, vogliamo che li superi e ne esca migliore.
Perciò proviamo paura per lui, paura che non riesca a farcela.
In un libro come questo invece non ho provato interesse per i personaggi, sono arrivata anche a desiderare qualcosa di tragico a patto che accadesse qualcosa! Non c'è un difetto fatale da superare, né un conflitto per crescere ecc. La protagonista discende inesorabile verso la fine e la sua separazione da R si aggrava. Rispetto a questa sua condizione è passiva.
Un personaggio passivo non funziona. Affatica. Agisce nel proteggere R per un suo istinto e un affetto che non arriva mai a destinazione, ma non combatte.
Nel suo atteggiamento c'è qualche significato, un insegnamento, tutta una serie di aspetti che possiamo evidenziare. Però a conti fatti è qualcuno che non agisce. Perché dovrebbe interessarmi la sua vicenda se non per il gusto di fare riflessioni più o meno psicologiche?
Personaggi così sono immagine di ogni individuo ma per questo non sono a loro volta individui e noi non proviamo empatia verso un concetto astratto ma verso le persone.
Ho sentito da vari commentatori una certa delusione nei confronti del romanzo. Per me il punto sta qui. Non si costruisce la relazione con qualcun altro, non c'è incontro.
(I momenti che ho preferito infatti sono stati alcune parti del romanzo nel romanzo dove la violenza psicologica dell'insegnante sulla dattilografa è rappresentata con efficacia. Come essere umano e come donna provavo un moto di ribellione, una risonanza dentro di me verso la situazione di dipendenza e dolore. )

Se i personaggi non mi interessano, il mio cervello abbastanza abituato alla narrativa coglie tutte le belle operazioni, ma il resto è noia.
La lettura cerebrale non fa per me.
Gli autori che costantemente vogliono farci rendere conto che leggiamo e obbligarci a imporre la ragione sulla narrazione non sono il mio pane.

Ho apprezzato però la prosa minimalista che è un altro aspetto molto contemporaneo e che i nostri italiani ancora barocchi dovrebbero imparare.
 
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AkioSix

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Per me la genialità di questo libro è la perfetta metafora che riproduce la condizione di un malato di Alzheimer. Prendete tutto l'insieme isola come il cervello di una persona malata, i vari protagonisti come i diversi livelli di io del soggetto: la protagonista della storia è la superficie esterna, quella che vive la condizione. Il nonno è l'io "arcaico", quello del fare, che continua a saper fare le cose di sempre fino a che non avviene il tracollo (terremoto e tsunami). L'io più profondo, il vero protagonista è R, l'unico ad avere quantomeno l'iniziale del nome. Lui cerca invano di salvare il salvabile, di analizzare ciò che prova l'io più superficiale a cui rimane come mezzo di comunicazione il livello onirico dato dal romanzo (il nonno neanche li legge, non è sua competenza farlo).
Questo spiega anche il tipo di sparizioni, è l'unica spiegazione logica in cui puoi dimenticare nonostante le cose ti rimangano sotto gli occhi, la malattia ti brucia i neuroni e le loro connessioni che portano il ricordo di tutto, degli oggetti, del sapere, del sè.
Come narrativa posso quindi essere d'accordo, ma in questa chiave di lettura l'ho davvero trovato incredibile. Poi se mi son fatto tutto un pippone mentale pazienza ^^
 

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aggiungo una cosa sulla polizia segreta
lo sapete cos'è la microglia? no? nemmeno io! poi però ho letto questo articolo https://www.lescienze.it/news/2010/03/22/news/il_contributo_della_microglia_all_alzheimer-556648/
"via via che la malattia progredisce le cellule sotto stress produrrebbero un messaggero chimico che attrae microglia. Le conseguenti reazioni infiammatorie portano all’eliminazione dei neuroni. Ciò implica che la segnalazione chimica tra cellule nervose e microglia svolge un ruolo importante nella mediazione dei processi di perdita dei neuroni nel decorso della patologia. [....] la perdita di cellule nervose in topi viventi e di riscontrare come essa sia preceduta dall'attivazione della microglia"

mi pare interessante l'analogia. E questo permetterebbe anche di non spiegare cos'è la polizia segreta, di fatto. E' qualcosa che c'è e che si attiva. fine.
 

Nynaeve

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Per me la genialità di questo libro è la perfetta metafora che riproduce la condizione di un malato di Alzheimer. Prendete tutto l'insieme isola come il cervello di una persona malata, i vari protagonisti come i diversi livelli di io del soggetto: la protagonista della storia è la superficie esterna, quella che vive la condizione. Il nonno è l'io "arcaico", quello del fare, che continua a saper fare le cose di sempre fino a che non avviene il tracollo (terremoto e tsunami). L'io più profondo, il vero protagonista è R, l'unico ad avere quantomeno l'iniziale del nome. Lui cerca invano di salvare il salvabile, di analizzare ciò che prova l'io più superficiale a cui rimane come mezzo di comunicazione il livello onirico dato dal romanzo (il nonno neanche li legge, non è sua competenza farlo).
Questo spiega anche il tipo di sparizioni, è l'unica spiegazione logica in cui puoi dimenticare nonostante le cose ti rimangano sotto gli occhi, la malattia ti brucia i neuroni e le loro connessioni che portano il ricordo di tutto, degli oggetti, del sapere, del sè.
Come narrativa posso quindi essere d'accordo, ma in questa chiave di lettura l'ho davvero trovato incredibile. Poi se mi son fatto tutto un pippone mentale pazienza ^^
Questa interpretazione mi piace.
 

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aggiungo una cosa sulla polizia segreta
lo sapete cos'è la microglia? no? nemmeno io! poi però ho letto questo articolo https://www.lescienze.it/news/2010/03/22/news/il_contributo_della_microglia_all_alzheimer-556648/
"via via che la malattia progredisce le cellule sotto stress produrrebbero un messaggero chimico che attrae microglia. Le conseguenti reazioni infiammatorie portano all’eliminazione dei neuroni. Ciò implica che la segnalazione chimica tra cellule nervose e microglia svolge un ruolo importante nella mediazione dei processi di perdita dei neuroni nel decorso della patologia. [....] la perdita di cellule nervose in topi viventi e di riscontrare come essa sia preceduta dall'attivazione della microglia"

mi pare interessante l'analogia. E questo permetterebbe anche di non spiegare cos'è la polizia segreta, di fatto. E' qualcosa che c'è e che si attiva. fine.
Esatto, infatti passata la prima parte, si capisce che la polizia non è poi un organo negativo, potrebbe anche essere positivo, ma alla fine fa semplicemente quello che deve fare. Esattamente come avviene nel corpo umano.
 

glokta

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Su tapatalk gli spoiler tipo quelli che ho messo io restano spoiler, gli altri invece sono visibili. Occhio

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