Dedicato a Shakespeare

Tania

Tutti i media, prima o poi, hanno preso ispirazione dalle opere di William Shakespeare, i giochi da tavolo non fanno eccezione.

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Shakespeare

Ho da poco fatto riemergere dallo scaffale un bel gioco della Ystari, probabilmente l'unico senza la Y nel titolo: Shakespeare, datato 2015, di Hervé Rigal. Purtroppo il titolo è esaurito dall'editore e quindi rintracciabile solo nell'usato.

Si tratta di un gestionale leggero in cui abbiamo sei giorni (6 turni di gioco) per reclutare i migliori attori, sarti e tecnici di scena, al fine di ottenere il miglior spettacolo teatrale.

Al termine del quarto turno avremo dei punti prestigio, dei bonus o dei malus, dati dalla prova generale, mentre alla fine del sesto e ultimo turno, avremo la rappresentazione con i relativi punti prestigio, bonus o malus. Vince la partita chi ha più punti prestigio.

Il flusso di gioco è il seguente: asta cieca a inizio turno, chi offre meno cilindri sarà il primo giocatore, comunque ognuno farà un numero di azioni pari ai cilindri che aveva offerto. Le azioni sono il far lavorare gli attori e gli artigiani che abbiamo reclutato, piazzandoci sopra uno dei nostri cilindri, badando bene che, al turno successivo, quelli che hanno lavorato saranno tutti a riposo tranne uno.

Tabellone con attori e artigiani pronti per essere assunti
Tabellone con attori e artigiani pronti per essere assunti

Gli attori ci fanno avanzare sui tracciati del primo, secondo e terzo atto, mentre gli artigiani ci fanno decorare il palco e ci preparano i costumi per gli attori. Se abbiamo il gioielliere possiamo anche impreziosire sia il palco sia i costumi con dettagli in oro, che valgono punti prestigio a fine partita. Attenzione a non lasciare troppi elementi di colore viola inutilizzati: abbassano il morale della compagnia teatrale, più il morale è basso e più elementi ci verranno tolti. È noto che il viola porta sfortuna ai teatranti, perché il viola è il colore della Quaresima e, in tempo di Quaresima, una volta i teatri stavano chiusi e gli attori non guadagnavano.

A fine partita dovremo anche pagare tutti coloro che abbiamo ingaggiato: per ogni personaggio che rimane senza paga, due punti prestigio in meno. Va detto che in Shakespeare sono pochini i modi di ottenere monete, ogni tanto meglio fare i conti dei soldi che dobbiamo pagare.

Gioco dalla grafica molto gradevole, si spiega in meno di dieci minuti e si gioca in un'ora/un'ora e mezza, in base al numero dei giocatori.

Plancia personale con attori assunti
Plancia personale con attori assunti

Parlando di abbinamenti cinematografici, ho scelto un film snob e uno più pop, ma entrambi non fanno riferimento solo a un'opera del drammaturgo di Stratford-upon-Avon, bensì girano attorno all'idea di teatro elisabettiano.

Il film snob, di nicchia diciamo, è il mockumentary Looking for Richard (Riccardo III, un uomo un re, 1996) di Al Pacino.

Il dramma più messo in scena di Shakespeare, il Riccardo III (The Life and Death of King Richard III, 1591-1592) appunto, è anche quello che rende di meno sul palco. Qui l'opera viene dissezionata riga per riga, parola per parola, ridando significato a ognuna, togliendo quindi il testo dal palcoscenico e rendendolo così protagonista del film. Un'azione di smontaggio, ricostruzione e riappropriazione del testo del Bardo.

Sottotrama del film è la fatica attoriale di capire Shakespeare per interpretarlo al meglio, soprattutto dal punto di vista degli attori americani, i quali hanno sovente un complesso nei confronti del grande autore. La sottotrama culmina con la trovata di portare tutti al Globe Theatre dove andavano in scena le sue tragedie e le sue commedie.

Al Pacino in Looking for Richard
Al Pacino in Looking for Richard

Interessanti anche le interviste ai newyorchesi, perché il teatro deve piacere al pubblico: senza pubblico, il teatro muore! Al Pacino rispetta tutti i pareri, nessuno viene tagliato o censurato, anche chi dice di non sapere chi fosse Shakespeare o chi afferma che "è noioso".

Il film popolare è Shakespeare in Love (id, John Madden, 1998), commedia romantica di gran classe e con un brillante sceneggiatore, preso in prestito dal teatro: Tom Stoppard, geniale autore di Rosencrantz e Guildenstern sono morti (Rosencrantz and Guildenstern Are Dead, 1964), ovvero Amleto dal punto di vista di due personaggi minori. Stoppard è un profondo conoscitore delle opere di Shakespeare, al punto tale di essere in grado di prendere in prestito spunti dal Bardo per eccellenza per creare stratificate opere postmoderne.

Un giovane William Shakespeare (Joseph Fiennes) trova l'ispirazione nell'intraprendente e affascinante musa Viola (Gwyneth Paltrow), in un turbinio di trovate e colpi di scena che intrecciano la trama del film con la commedia de La dodicesima notte (Twelfth Night, or What You Will, 1599-1601) e la tragedia di Romeo e Giulietta (The Most Excellent and Lamentable Tragedy of Romeo and Juliet, 1594-1596). Un film in cui i dialoghi fanno la parte del leone, dialoghi che trasudano wit, quel termine (in)traducibile con arguzia/ingegno, quel wit che è il marchio di fabbrica della produzione shakespeariana e dell'epoca elisabettiana. Viola è una nobildonna che vorrebbe recitare, ma a quel tempo era permesso solo agli uomini: le parti femminili erano affidate ad attori giovani ed esili, con voce aggraziata e volto dai lineamenti fini. Ella decide di sfidare le regole imposte, travestendosi da uomo.

Viola travestita da uomo
Viola travestita da uomo

Questo mi ha fatto riflettere sulla frase detta dalla bambina Trudi a Rick Dalton in Once Upon a Time... in Hollywood (C'era una volta a... Hollywood, 2019). Tarantino le fa dire che lei è un attore, perché "the word actress is nonsensical", come a significare che chi recita dovrebbe essere un essere plasmabile e al servizio della sceneggiatura.

Questo film è zeppo di richiami nascosti alle opere shakespeariane: scovarli tutti è un gioco e una sfida per gli appassionati di teatro.

Commenti

Splendido articolo. Bravissima Elena. Grazie delle segnalazioni.

"Io non credo nell'Inghilterra!" "...vuoi dire che è solo un complotto dei cartografi?" su Rosencrantz e Guilderstern sono morti ci sarebbe da parlare, ridere e pensare per ore e ore...

Grazie IJ per questo articolo: al top come sempre! ;)

Una cosa che apprezzo degli articoli di Infinitejest è il fatto che spesso porta all'attenzione giochi passati in sordina e che pure, magari, hanno tanti elementi interessanti (a partire dal tema).

Interessante come sempre.

@tutti: grazie! 

@Thegoodson: sì, devo dire che questo Shakespeare è passato davvero tanto in sordina, nonostante sia un buon peso medio. Alla prossima GobCon facciamo un tavolo sciccoso con Shakespeare, Obsession e Legacy Testament of Duke DeCrecy! XD

Bel pezzo.

Credo che, a livello internazionale, Shakespeare abbia avuto il successo che si meritava (alla fine è ancora ancorato alla posizione 573 del ranking di BGG, e sono passati più di 6 anni). Forse in Italia è stato un po' snobbato (magari per l'assenza di una localizzazione, anche se è indipendente dalla lingua). Ergonomicamente, purtroppo, non è il massimo, il che non aiuta.

@dimarco70

Sinceramente emozionata per il commento. Confermo che mi riferivo alla diffusione italiana di Shakespeare, all'epoca ho fatto fatica a reperirlo (l'avrò comprato nel 2016/17). Oltre al fatto di non essere localizzato, c'è da dire che anche la Ystari non ristampa granché...

Bellissimo pezzo. Shakespeare in Love l'ho sempre adorato soprattutto per i dialoghi, come scrivi tu. L'altro titolo invece non l'ho mai visto, da recuperare...

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