A&P Chronicles 2003-2004 (I, 5)

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 3 Maggio 2010

Parte I, Capitolo 5: "Il Fiore Ducale"

Sedute del 30 Settembre e 8 Ottobre 2003

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Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 3 Maggio 2010

Parte I, Capitolo 5: "Il Fiore Ducale"

Sedute del 30 Settembre e 8 Ottobre 2003

"Il Fiore Ducale"

giunti
poco fuori dal villaggio, la nostra misteriosa guida, di cui ancora non
eravamo riusciti a scorgere il volto, ci fece arrestare nei pressi di un
albero. Quindi posò le mani sul tronco facendo scattare un meccanismo che
ne causò l'apertura, e ci trovammo di fronte ad una insospettabile scala a
chiocciola che scendeva sotto terra.

-
Vi porteremo fin sotto la città, attraverso gli scarichi e raggiungeremo la
zona sotto le latrine della biblioteca ducale - ci disse l'uomo mentre si
avventurava nel tunnel sotterraneo. - Da lì salirete per cercare ciò di
cui avete bisogno, e lì ci troverete ad attendervi per riportarvi fuori. E'
tutto chiaro?

Non
c'era bisogno di commenti, era lui il padrone di casa, era da lui che
dipendevano ora le nostre vite e l'esito della missione, quindi non avevamo
altra scelta che fare come diceva. Proseguimmo per un bel pezzo
nell'oscurità quasi totale, rischiando di inciampare ad ogni passo nelle
radici che fuoriuscivano dal terreno, a parte i nani ed Adesir, la sola fra
noi umani che non sembrava risentire dell'oscurità.

Dopo
aver marciato per un lungo tratto, al punto che valutammo di trovarci ormai
sotto le mura di Bor-Sesirim, l'uomo ci bendò gli occhi, a tutti tranne
Thorin che aveva la sua completa fiducia, ma non protestammo comprendendo le
esigenze di sicurezza di quella gente. Quindi marciammo nuovamente, in
condizioni ancor più difficili, per un tempo che mi parve lungo almeno due
clessidre, fino a che fummo privati dalle bende quando raggiungemmo un
locale umido e maleodorante nel quale altri quattro tagliagole erano in
attesa.

Eravamo
sotto le latrine della biblioteca, gli stivali immersi negli escrementi
maleodoranti fino alla caviglia. L'uomo ci indicò una grata superiore,
raggiungibile con una serie di pioli metallici infissi nella parete, che
dovevano servire per il personale di manutenzione. Una fioca luce proveniva
dall'ambiente soprastante, assieme alle gocce di urina che si riversavano
nel locale attraverso i canali di scolo.

Salutammo
la nostra guida in silenzio, con pochi gesti, e ci avventurammo su per le
scale 

ci
ritrovammo nelle latrine scarsamente illuminate da alcune candele poste
lungo la parete di fronte, con l'olfatto offeso dall'acre puzzo che si
emanava dai pisciatoi allineati lungo l'altra parete. Stabilimmo che Polgrim
ci avrebbe aspettati in quel luogo, restando di guardia a coprirci la via di
fuga e pronto a dare l'allarme in caso di necessità, quindi Warnom fece qualcosa su
una manciata di monetine che aveva estratto dalla sua tasca, poi le
consegnò ai nani ed immediatamente constatammo che ogni rumore era cessato,
non riuscivamo in effetti neanche a parlare fra noi. A gesti, quindi, ci
indicammo la sola porta consentiva l'uscita dalla stanza, e dopo aver
origliato per verificare che non vi fosse nessuno nei paraggi, la aprii e mi
avventurai all'esterno seguito da Adesir e dagli altri. Essere silenziosi
grazie alla magia delle monetine di Warnom era un grosso vantaggio,
soprattutto considerata la presenza di Thorin fra noi, ma il fatto di non
riuscire a parlare neanche fra noi era per me preoccupante e iniziai ad
immaginare i vari gesti necessari per comunicare rapidamente un'eventuale
situazione di pericolo...

Il
corridoio aveva una serie di lucernai disposti in alto lungo il lato
esterno, dai quali filtrava una fioca luce lunare. Nessuna delle due
direzioni sembrava ad occhio preferibile all'altra, così presi a destra e,
dopo pochi passi, ci trovammo in uno slargo che portava a due grosse porte
di legno. Rapidamente, Adesir trafficò con la serratura della porta di
destra che fu aperta in un istante, rivelando una sala abbastanza ampia e
piena di finestre, dominata da tavoli di legno ingombri di oggetti. Dalla
presenza di inchiostri, penne, colle, presse e simili arnesi, fu chiaro che
doveva trattarsi del laboratorio dove i libri più antichi venivano
restaurati, e dopo un breve controllo Warnom ci fece capire che quel che
cercavamo non si trovava lì. 

Uscimmo
diretti alla seconda porta, mentre solo Morick si attardava, raccogliendo
vari oggetti per i quali prevedeva chissà quale utilizzo. Anche la seconda
porta fu aperta in pochi istanti, ed entrammo in una stanza simile alla
precedente per dimensioni, ma che aveva molte meno finestre e nessun tavolo,
mentre lungo le pareti erano allineate scaffalature contenenti libri,
talvolta in pessime condizioni, altre volte decisamente nuovi. Dopo un breve
esame, concludemmo che anche in quella stanza non c'era il libro che
cercavamo, doveva trattarsi in fin dei conti di una sorta di magazzino dove
venivano temporaneamente riposti i libri da restaurare nel laboratorio, e
quelli appena rimessi a nuovo.

Non
restava che esplorare l'altra parte del corridoio, che si presentava in
maniera simile, immersa nel buio che i nostri occhi potevano penetrare solo
grazie alla magia invocata da Warnom poco prima. Verso il fondo, a sinistra,
c'era una porta, pochi metri più avanti se ne vedeva un'altra, quindi il
corridoio voltava a destra dove si concludeva con una terza ed ultima porta.
Sempre immersi nell'innaturale silenzio che non ci faceva causare rumore, ma
che del resto non ci permetteva neanche di parlare fra noi, mi spiegai a
gesti, cercando di far capire che non intendevo lasciarmi porte inesplorate
alle spalle, così feci capire ad Adesir che dovevamo concentrarci sulla
prima porta incontrata, quella di sinistra. In brevi istanti, la ragazza mi
fece un gesto per farmi capire che non c'erano trappole, quindi Warnom si
avvicinò per aprire la serratura, mentre con la coda dell'occhio vidi Thorin
fare a pezzi la porta in fondo al corridoio.

Montai su tutte le furie di fronte alla totale mancanza di disciplina del
nano, che tuttavia non potevo rimproverare. Compreso il mio sguardo, Thorin
mi fece cenno, alzando le spalle, che non riteneva di aver fatto una cosa
particolarmente pericolosa, dato che non c'erano trappole e nessuno poteva
sentire la sua ascia abbattersi sulla porta. Lasciai perdere, e mi
concentrai sulla stanza che Warnom ed Adesir avevano appena aperto: una
cucina ed un refettorio allo stesso tempo. Tavoli, panche, credenze,
utensili vari, vasellame e stoviglie, nulla comunque che avesse a che fare
anche lontanamente con ciò che stavamo cercando. In breve, fummo fuori,
avvicinandoci alla sala la cui porta era stata divelta da Thorin che ora
faceva la guardia nei pressi.

Si
trattava di un'enorme salone completamente ingombro di libri. I volumi erano
ammassati ovunque, sugli scaffali e sui tavoli come anche per terra, al
punto che non era praticamente possibile entrare nella stanza senza dover
posare i piedi su qualche libro, in alcuni casi su un'intera pila, al
rischio di scivolare o, peggio, di rovinare i preziosi ed antichi
manoscritti, molti dei quali versavano evidentemente in condizioni  di
conservazione non proprio eccellenti. Lo stupore e l'immensa curiosità si
dipinsero in modo particolare sui volti di Morick e Warnom, mentre osservavo
il resto della sala. Verso il fondo delle due pareti laterali si vedevano
due porte, di cui quella a sinistra sembrava rinforzata, il che mi fece
pensare che potesse dare verso un cortile esterno. Al centro, ergendosi dal
pavimento attraverso gli enormi mucchi di libri, una monumentale scala a
chiocciola in legno si avvolgeva verso l'alto, dando vita ad una costruzione
vagamente ottagonale, le cui spire si interrompevano verso il soffitto, dove
una chiusura metallica sbarrava l'accesso con tanto di enorme lucchetto in
ferro battuto.

Avevamo bisogno di parlare, ora, dovevamo stabilire un piano per trovare, in
quella biblioteca e fra le migliaia di libri, quello che ci interessava. Il
vantaggio dell'essere silenziosi ora non compensava più il problema di non
poter parlare e non potevamo continuare a spiegarci a gesti. Così mi feci
consegnare dagli altri le monetine incantate da Warnom con la magia del
silenzio, e andai a posarle sul tavolo della cucina che avevamo trovato poco
prima. Ora, finalmente, potevamo parlare.

thorin
aveva acceso una torcia quando rientrai nella sala, nonostante le mie
rimostranze. In effetti non ci si vedeva a sufficienza per la nostra ricerca
senza una fonte di luce, dato che la grande biblioteca era completamente al
buio e, a parte le porte,  non c'era alcuna finestra o lucernaio.
Iniziammo a dare un'occhiata in giro, più sbalorditi che altro, per via
dell'immensa montagna di volumi che ci trovavamo di fronte. La prospettiva
di esaminarli uno ad uno, alla ricerca delle famigerate "Avventure di Siir
Barjack" lasciava supporre che avremmo impiegato non una notte, ma un anno,
senza un sistema organizzato di ricerca...

- Pericolo! - sussurrò ad un tratto Morick, allarmato. - Gente nel
corridoio!

In effetti, alcuni rumori lasciavano intendere che qualcuno si stesse
avvicinando. Prontamente, Thorin spense la torcia e Warnom invocò
un'illusione che avrebbe mostrato la porta della biblioteca integra ed al
suo posto, invece che il mucchio di assi spezzate in cui era ormai ridotta.
Io impugnai la spada e mi appostai dietro la porta, pronto ad intervenire
qualora la situazione fosse precipitata. Le voci si avvicinarono, fino a che
potei sentire chiaramente cinque o sei uomini che camminavano, poco fuori
dalla sala in cui ci trovavamo, e poco dopo non udii più nulla. Restammo
ancora così, per alcuni istanti, finché Morick non ci confermò che il
pericolo sembrava passato. Ovunque si fossero recati quegli individui, non
costituivano ora una minaccia immediata per noi, ma per quanto tempo?

- Dunque, - dissi sottovoce, cercando di raccogliere le idee e di
organizzare il nostro lavoro - io e Thorin facciamo la guardia all'ingresso
principale ed alla porta interna di destra, mentre due di voi iniziano a
cercare fra i libri ed il terzo escogita un modo per scassinare il lucchetto
ed accedere alla libreria superiore, d'accordo?

Fu subito chiaro che Adesir si sarebbe occupata del lucchetto, così come fu
abbastanza evidente che non era possibile cercare il libro che ci
interessava in quella confusione senza fare rumore e senza metterci
un'eternità. Ovviamente, fu anche chiaro che quella sera Thorin era
particolarmente restio ad agire in modo coordinato con il gruppo, dato che
per la seconda volta, decise di sfondare la porta alla quale faceva la
guardia, senza dire nulla in anticipo.

- Gawain! E' pieno di libri anche qui... - mi disse gesticolando, dopo aver
dato una sbirciata all'interno della stanza. Gli feci cenno di scambiare le
nostre posizioni. Lui avrebbe fatto la guardia all'ingresso principale,
mentre io avrei dato una mano agli altri, iniziando a cercare fra i libri
della stanza laterale, visto che non sembravano esserci altre uscite. Di
tanto in tanto, Morick ci ricordava di fare in silenzio, c'era pur sempre un
allarme che ogni tanto faceva sentire al suo furetto la presenza di
qualcuno, che ora potevamo chiaramente localizzare al di là della porta che
ancora non avevamo esplorato, proprio al fondo del corridoio. Fu proprio in
quel punto, infatti, che Thorin si mise a fare la guardia, impaziente di
venire alle mani, nonostante io lo avessi obbligato a promettere che non
avrebbe tentato nulla di testa sua...

Nella sala laterale c'erano una trentina di tavoli, sui quali erano
accatastate pile di volumi di vario tipo. Sapendo che "Le avventure di Siir
Barjack" doveva essere un volume rilegato in pelle e con le bordature di
metallo, iniziai a fare una rapida selezione, scartando e mettendo da parte
i libri di questo tipo, trascurando quelli rilegati in semplice budello,
cartapecora, tela, e comunque senza le protezioni metalliche. Ad un tratto
fui raggiunto da Morick, il quale iniziò a lavorare seguendo un altro
ragionamento, e dedusse dopo poco che si trattava di soli libri di teologia,
peraltro solo sulla teologia "buona", per così dire, dato che nulla vi era
sulle religioni malvage, su Themanis in particolare. A quel punto, avevo
isolato una trentina di libri che potevano corrispondere al tipo cercato,
così abbandonammo la sala solo dopo averne verificato i titoli, cosa che
richiese effettivamente poco tempo e confermò l'intuizione del bardo.

quando
rientrammo nella sala principale, Warnom ed Adesir stavano avendo la meglio
sull'enorme lucchetto, che fu scagliato a terra senza che facesse alcun
rumore. Morick era chiaramente attratto da ciò che poteva essere nascosto
nel piano sigillato della biblioteca e si diresse verso di loro,
ricordandomi che fuori c'era comunque qualcuno che doveva aver sentito
qualcosa dei nostri sia pur minimi rumori. Decisi così di lasciare i tre ad
esplorare la parte superiore, mentre io avrei aiutato Thorin a fronteggiare
l'eventuale minaccia che era in agguato.

Thorin, dal canto suo, appostato proprio davanti alla porta nel corridoio,
mi disse di aver udito delle voci all'interno, qualcuno sembrava aver notato
la nostra presenza, anche se invece di dare l'allarme sembrava parlottare
con altre persone. Poggiai l'orecchio in modo da ascoltare a mia volta, e in
breve ebbi conferma dei suoi timori. Con le armi in pugno, ci appostammo
pronti a combattere, il nano dietro l'angolo del corridoio, ed io dal lato
interno della porta sfondata della biblioteca, in modo da poterci vedere e
da poter prendere un eventuale sortita fra due fronti. Notai in quel momento
che Adesir, Warnom e Morick erano spariti, avventurandosi al piano
superiore.

Attendemmo in silenzio, per alcuni istanti, durante i quali ebbiil mio da
fare per cercare di tenere a bada l'impeto del nano, che più di ogni altra
cosa avrebbe voluto irrompere nella stanza ed uccidere tutti. Dal canto mio,
ero ancora dell'opinione che se fossimo riusciti a trovare il libro e
volatilizzarci senza lasciare troppe tracce avremmo fatto la scelta
migliore, quindi preferivo restare in attesa e sperare che a nessuno venisse
in mente di uscire da quella porta. Ma non fu così. Una prima volta,
qualcuno aprì la porta, evidentemente per scrutare nel corridoio, per
richiuderla subito dopo. Forse si era tranquillizzato, pensai, e restammo di
guardia. Ancora una volta mi ero illuso. Dopo alcuni istanti la porta si
aprì nuovamente, e stavolta fu chiaro che qualcuno era uscito e veniva verso
di noi.

Acquattato contro la parte, nell'oscurità quasi totale che i miei occhi,
pervasi di magia, potevano penetrare, vidi la testa di un uomo anziano fare
capolino, come nel tentativo di controllare che tutto fosse in ordine. Non
reagii, pensando che lui non potesse vedermi. E stavolta avevo ragione. Dopo
poco si voltò, ma fu allora che il vecchio dovette notare Thorin, e fu
l'ultima cosa che vide. L'ascia del nano lo squarciò in due, abbattendolo
come un sacco di stracci, quasi senza rumore. Ormai era fatta, pensai,
uscendo nel corridoio dove rimproverai il mio amico con il solo sguardo,
quindi ci precipitammo nella stanza la cui porta era rimasta aperta e che
appariva debolmente illuminata. Si trattava di un dormitorio, dove cinque
uomini tutti anziani sembravano alloggiare, visibilmente impauriti per la
nostra irruzione.

- State tutti calmi e non cercate di urlare, se ci tenete alla vita -
intimai, risoluto. - Fate come vi diciamo e a nessuno di voi sarà torto un
capello.

Lasciato Thorin di guardia con la sua ascia e la sua aria truce che ritenni
più che sufficiente per intimorire i vegliardi, rapidamente mi diedi da fare
con le lenzuola per ricavarne legacci e bavagli con i quali resi inoffensivi
i cinque occupanti, evitando così il rischio di un allarme. Poi, soppesando
la situazione, ebbi un'idea. Data l'età di quelle persone ed il fatto che
non fossero armati, forse si trattava dei bibliotecari, il che poteva
costituire un imprevisto aiuto per la nostra ricerca. Così scelsi quello che
mi sembrava il più tranquillo e gli slegai il bavaglio, facendogli capire
che non avrei tollerato un suo grido.

 - Come ti chiami? - chiesi all'uomo che tremava di timore.

- Grossom, signore...

- Bene, Grossom, non aver paura, non ti farò nulla - lo tranquillizzai,
cercando di ottenere la sua fiducia. - Da quanto tempo lavori qui?

- Da tre anni... da quando le cose sono cambiate, insomma - evidentemente
l'anziano si riferiva al cambio della guardia che doveva essere avvenuto
quando Themanis aveva conquistato Bor-Sesirim. Peccato, pensai, avevo
sperato che si trattasse di uno dei custodi precedenti della libreria, il
quale sicuramente avrebbe potuto esserci d'aiuto. Comunque non mi persi
d'animo.

- Sei in grado di trovare un libro nella biblioteca? - chiesi, venendo al
dunque.

- Non so, forse... forse no, ci vorrebbe il mastro bibliotecario, ma lui
è... è... - indicò con lo sguardo l'uomo più vecchio, quello abbattuto
dall'ascia di Thorin. C'era da aspettarselo. L'unico che avevamo ucciso era
proprio il mastro bibliotecario, quello che avrebbe saputo tutto, che ci
avrebbe sicuramente trovato il libro in pochi istanti...

- Comunque, conosci la biblioteca - provai ad insistere - quindi puoi darci
qualche indicazione. Ora ci accompagni di sopra e...

- No! Di sopra no! E' pericoloso! - mi interruppe, sinceramente impaurito,
più ancora di quanto non lo fosse stato al nostro ingresso con le armi in
pugno.

- Cosa c'è di sopra, Grossom? - chiesi, cercando di vincere le sue
resistenze.

- Non so, non sono umani... hanno gettato incantesimi, voi non capite! -
balbettò, senza quasi articolare un discorso coerente. - Per questo noi
veniamo rinchiusi la notte e il piano superiore viene sigillato! Per
impedire che scendano... solo il mastro bibliotecario sapeva...

Ci guardammo negli occhi con Thorin, perplessi. Se era vero, i nostri amici
erano in pericolo. Dovevamo avvertirli. Il nano controllò le legature ed i
bavagli degli altri quattro, quindi li chiudemmo nella stanza sprangandola
dall'esterno, ammonendoli di non attirare l'attenzione se volevano essere
liberati. Quindi, ci precipitammo di sopra, trascinando con noi il
riluttante Grossom, visibilmente preoccupato.

il
piano superiore della biblioteca aveva una pianta ottagonale, più o meno
delle stesse dimensioni della tromba delle scale, e su ogni lato
dell'ottagono si trovavano grandi sale quadrate ingombre di libri, un paio
delle quali erano chiuse, mentre le altre avevano le porte aperte e
lasciavano intravedere il contenuto. Nell'insieme, l'intera struttura
ricordava vagamente una margherita di cui le sale erano i petali, il che mi
fece comprendere, dopo tanti anni, perché la biblioteca fosse soprannominata
"Il Fiore Ducale". Alzando lo sguardo, notai che la scala, che sembrava
interrompersi a quel piano, proseguiva in realtà ancora oltre, solo che era
stata ritirata verso l'alto e sicuramente doveva esserci un meccanismo per
farla scendere che in quel momento Adesir stava cercando.

I nostri compagni erano in giro per l'ambiente, alcuni indaffarati a
scartabellare nelle sale laterali, mentre altri sfogliavano quelli che
dovevano essere i libri mastri o d'indice che si trovavano al centro della
margherita, uno per ogni sala attigua, che si riferiva ad un diverso
argomento. Salendo per le scale, avevo rivelato a Grossom il titolo che
cercavamo, la qual cosa non sembrava aver suscitato in lui particolari
intuizioni o ricordi. L'uomo si era limitato a dare per probabile la sua
collocazione nella sala "Storie del mondo", ma non poteva esserne sicuro
senza consultare i libri mastri. Non furono particolarmente impressionati
dal pericolo che sembrava incombere in quel luogo, ed inoltre Warnom ci fece
chiaramente capire di essere in grado di interpretare i libri mastri, il
solo problema era la loro voluminosità. Senza un aiuto ci sarebbero volute
ore ed ore per trovare il nostro libro.

Quando gli parlammo del capo bibiliotecario che Thorin aveva ucciso, Warnom
ebbe un lampo negli occhi. Il fatto che l'uomo fosse morto non sembrava
costituire un ostacolo alla possibilità di ottenere da lui le informazioni
che ci servivano, anche se non potevo immaginare quale arcano potere degli
dei avrebbe concesso un simile prodigio. Ma non vi fu il tempo di
riflettere. D'improvviso, la porta di una delle stanze chiuse esplose in
frantumi e ci trovammo di fronte una sorta di statua animata di oltre due
braccia di altezza, le cui sembianze umanoidi avevano tuttavia le fattezze
di un drago; gli artigli di pietra si muovevano e sembravano in grado di
raggiungerci anche ad una certa distanza, mentre il simbolo di Themanis
campeggiava inciso sul petto della pietra animata.

- La bestia di alabastro di Niglon! - urlò Grossom con voce distorta dal
terrore. In preda al panico, l'uomo si gettò per le scale tentando di
raggiungere il piano inferiore, ma perse subito l'equilibrio e precipitò di
sotto sfondando una delle balaustre, giungendo al suolo con un tonfo sordo.

- Adesir, alle nostre spalle! - gridai, portandomi a fianco di Thorin che
già si preparava a fronteggiare la creatura alabastrina. Speravo di poter
proteggere la ragazza in modo che, non impegnata nel confronto ravvicinato,
potesse darci una mano con il suo arco. Ma non fu possibile. Alle nostre
spalle, la scala stava scendendo, e dal piano superiore alcuni monaci
themaniti saltarono giù per aggredire gli altri nostri compagni.

Io e Thorin combattevamo finaco a fianco, cercando di esporci il meno
possibile alla creatura che sembrava dotata di un'aura magica all'interno
della quale le nostre forze sembravano essere risucchiate nel nulla. Le
nostre armi spezzavano e scheggiavano l'alabastro producendo piccoli segni
che non sembravano impensierire il mostro, che fendeva l'aria con i suoi
artigli di pietra, nel tentativo di dilaniarci. Sembrava un confronto
impari, il martello di Thorin sembrava assai più adeguato della mia lama a
penetrare nelle difese della statua animata, ciononostante continuavamo ad
attaccare e schivare, talvolta portando dei colpi così violenti che
avrebbero abbattuto una vacca, e tuttavia la bestia era sempre davanti a
noi, impassibile.

Alle nostre spalle, un altro combattimento infuriava e si sentiva il
clangore del metallo, le voci ed i lamenti dei combattenti. Ad un tratto, la
stanza fu rischiarata da un'esplosione che avvolse per un attimo nelle
fiamme ciò che si trovava alle nostre spalle. Più volte finimmo a terra, sia
io che la creatura, spingendoci e sbilanciandoci a vicenda, cercando di
approfittare della situazione di vantaggio data dalla posizione prona
dell'avversario. Fortunatamente, la mia agilità, notai, era infinitamente
superiore e mi consentiva di riguadagnare la posizione eretta più
rapidamente, mettendomi in condizione di portare i miei attacchi quando la
statua era ancora china nell'atto di rialzarsi.Ma ad un tratto Thorin fu
colpito così duramente che rimase a terra privo di sensi e mi sentii
perduto. Fu in quel momento che raccolsi tutte le mie forze e vibrai un
ultimo colpo che infranse definitivamente la pietra di alabastro. Vi fu
un'esplosione tremenda e schegge di alabastro volarono in ogni direzione,
ferendomi anche se non gravemente.

Mi affrettai a prestare il primo soccorso a Thorin, il quale riaprì gli
occhi quasi subito. Per forutna le sue ferite non erano gravi. A poco più di
un passo da me, Adesir era affrontata in corpo a corpo da due monaci neri,
mentre altri tre si aggiravano per la stanza. Non c'era traccia di Warnom né
di Morick. Mi gettai in aiuto della ragazza, mentre Thorin si avventava
sugli altri, e con un solo colpo uccisi uno dei due avversari. Ma non
prestai attenzione al secondo, che poggiandomi una mano sul braccio mi
intimò di fermarmi. Non capirò mai perché ma ubbidii.

Mi ritrovai immobilizzato, mentre attorno a me tutto vorticava confuso
proiettando davanti ai miei occhi scene del combattimento ancora in corso.
Vidi allora Warnom, vidi un'esplosione di fuoco e fiamme, sentii qualcuno
che cercava inutilmente di sottrarre la spada nera alla mia presa,
irrigidita dal comando magico. Poi era tutto finito, e mi sentii nuovamente
libero, mentre Warnom era intento a curare Thorin e Adesir che erano a terra
privi di sensi. Anche Grossom, dolorante e malconcio, fu oggetto delle cure
del nostro amico, e si mostrò assai sorpreso nel constatare che era un uomo
di religione.

ci
volle qualche istante per riprenderci, per capire cosa era accaduto, ma non
avevamo tempo da perdere. Ormai il combattimento doveva aver allarmato
quanti erano nelle vicinanze, e presto avremmo avuto visite. Ora dovevamo
recuperare il libro, ricorrendo ad ogni mezzo possibile, così Warnom mi
invitò a seguirlo al piano di sotto, dove avrebbe interrogato lo spirito del
bibliotecario morto.

Non potrò mai descrivere quell'incredibile rituale al termine del quale una
voce di oltretomba rispose alle nostre domande, facendomi correre i brividi
lungo la schiena. La sola ipotesi che fosse possibile parlare con i defunti
sfuggiva alla mia mente e mi arresi all'evidenza solo per via dell'estrema
urgenza che provavo in quel momento, ma il solo ricordo di quel momento
turbò i miei sogni per molte notti da allora. E tuttavia fu cosa veritiera,
poiché nella sala della "Letteratura e Poesia", scaffale numero sei, settimo
ripiano, trovai il libro che cercavamo, esattamente come indicato dallo
spirito del bibliotecario! Lo afferrai e mi precipitai trionfante giù dalla
scala, mentre i primi rumori iiniziavano a provenire dal piano inferiore.

Corremmo giù per la grande scalinata e passando nella sala principale
comprendemmo che uomini armati stavano cercando di entrare dalla porta
rinforzata che dava verso l'esterno. Ci affrettammo lungo il corridoio,
cercando di raggiungere le latrine dove Polgrim ci faceva cenno di
sbrigarci, mentre udimmo la porta aprirsi e numerose voci riversarsi negli
ambienti alle nostre spalle.

- Prendeteli, presto! Li voglio vivi! - gridava una voce familiare alle
nostre spalle. C'era Ob Dentrix, mio padre, al comando di quel gruppo! Non
volevo assolutamente che si accorgesse della mia presenza, ammesso che la
spada e le sue arti magiche non gli avessero già reso evidente la cosa.

Entrammo nella piccola stanza maleodorante e iniziammo a scendere nelle
fogne, uno dopo l'altro, mentre Thorin chiudeva la porta alle nostre spalle
e rintuzzava con il martello i primi colpi della lama nera che penetrava
nelle fessure fra le assi cercando di svellere l'incardinatura della porta.
Morick fu l'ultimo a scendere, buttandosi  a peso morto nel pozzo
proprio mentre i themaniti entravano nelle latrine. Il bardo cadde malamente
e perse i sensi nella caduta, ma Thorin era pronto e se lo issò in spalla,
mentre riprendevamo a correre immersi negli escrementi, dietro alla nostra
guida.

I themaniti non abbandonarono l'inseguimento e li sentimmo scendere nei
condotti dietro di noi, uno alla volta, tuffandosi nella melma maleodorante.
Correvamo senza quasi più fiato in corpo, consapevoli di quanto fossimo
vicini al completamento della missione, seguendo quell'uomo misterioso che
ci faceva voltare a destra e sinisitra, sicuro di sé, nel tentativo di far
perdere le tracce agli inseguitori. Ad un tratto, aprì un vano segreto in
una parete e ci fece rifugiare all'interno, imponendoci di fare silenzio,
per un tempo che sembrò interminabile. Quando ne uscimmo, le voci erano così
lontane da farci capire che ce l'avevamo fatta e potemmo riprendere la fuga
con più calma.

Vi fu anche il tempo per una breve sosta che ci permise di tirare il fiato,
prima di riprendere lungo il percorso sotterraneo esterno che ci avrebbe
ricondotti alla locanda da cui eravamo partiti. Fu in quel breve momento che
non fummo in grado di resistere alla tentazione e ci ritrovammo a sfogliare
"Le avventure di Siir Barjack", per vedere se la mappa c'era veramente. Ed
in effetti c'era, ma non come ce l'eravamo aspettata. Si trattava di una
sola pagina completamente piena di lettere alla rinfusa, prive di
significato, con una sola misteriosa indicazione:

"Gli occhi dischiuda il segno della croce

al pittore ramingo per il mondo corrotto.

Da due per quattro il legame ad otto

sia errare sicuro dei custodi alla foce".

Certo, la strana mappa era piena di 'X' che potevano essere il cosiddetto
"segno della croce", così come il riferimento ai "custodi" poteva essere
riferito all'antico popolo degli Elfi a cui ci avrebbe dovuto guidare, ma il
resto era buio pesto. Ci ritrovammo a interrogarci con gli sguardi carichi
di stupore e incredulità di fronte a quello straordinario enigma, mentre il
solo Morick sembrava seguire un qualche filo logico di ragionamento sul
quale non indagai. Il tempo a disposizione era poco, e ci avremmo pensato
nei giorni di viaggio che ci avrebbero ricondotti al cantiere della Divina
Speranza, sperando che l'oscuro significato di quella mappa si rivelasse in
qualche modo ai nostri occhi.

Riprendemmo la marcia dopo il breve riposo, uscimmo dai cunicoli in modo da
non dare nell'occhio, poiché Morick ci ripulì magicamente di ogni traccia
della melma puzzolente che ci aveva lordati fin quasi al collo, quindi
tornammo rapidamente alla locanda dove avevamo lasciato la nostra roba,
cercando di dare nell'occhio il meno possibile. Mentre preparavamo il
bagaglio per ripartire con la nave che ci attendeva chiacchierammo un po'
della mappa misteriosa e di altre cose. Fu allora che mi accorsi  che mancava qualcosa.

Il
mio frammento di stellaria era sparito.