I 100 Giochi - Panzerblitz

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  • Importanza storica: So che quel che state per leggere vi sembrerà un po’ una telenovela, ma ve lo ricordate il nostro Jim Dunnigan, le sue lettere sulle fanzine, il contratto con la Avalon Hill e il nuovo lavoro proprio nella grande casa produttrice di Baltimora? Se non lo ricordate, andate a rileggervi la scheda di Jutland, così potrete godervi la nuova puntata de “Le avventure del giovane Jim”. Quelle che hanno fatto la storia del wargame.
    OK, nel 1967 Jutland viene pubblicato. Successone. Alla Avalon Hill sono tutti contenti, a quanto pare questo ragazzo ci aveva visto giusto. A Jim questa Prima Guerra Mondiale deve piacere davvero, perché “ci intigna”, come diciamo a Roma, e produce, l’anno dopo, 1914 (e poi si ripeterà con “World War One”, ma questa è un’altra storia...). Solo che 1914 non ha lo stesso successo di Jutland, ma proprio per niente. 
    Non che sia brutto, per carità, ma muovere per tre ore una linea ininterrotta di segnalini sul Fronte Occidentale contro un’altra linea ininterrotta di segnalini, in quella che sembra essere la più grande partita di rugby della storia, non ha esattamente lo stesso appeal di un gioco in cui ti prendi a cannonate con le navi corazzate dei primi del Novecento sul pavimento del salotto. 
    Insomma, il nostro Jim comincia a essere un po’ deluso da come vanno le cose, si sente un po’ troppo legato dalle procedure della Avalon Hill, vorrebbe poter sperimentare un po’ di più e magari avere più spazio personale come autore e allora, da buon americano, l’idea di mettersi in proprio comincia a farsi sentire, magari con il suo caro amico, anch’egli appassionato di wargame, il grafico e fotografo Redmond A. Simonsen. E così farà, creando quella che ben presto diventerà la rivale storica della Avalon, la SPI
    Solo che, sempre da buon americano, Dunnigan sa che esistono delle brutte cose chiamate “obblighi contrattuali” e che deve ancora produrre qualche titolo per la Avalon, anche dopo aver fondato una casa concorrente. Cosa dargli in pasto come buonuscita? Magari l’evoluzione di una roba che ha pubblicato su di una nuova rivista di cui è diventato direttore, Strategy & Tactics, un sistema sperimentale ma così sperimentale che non ha neanche un nome: il Tactical Game n. 3. Giuro, è stato pubblicato così, con il sottotitolo “Russia 1944”, giusto per capire di cosa stiamo parlando. 
    Insomma, Jim rivede tutto il sistema, scrive un po’ di scenari, si immagina le mappe, crea i segnalini e ciao, addio e grazie per tutto, vi lascio in regalo quello che è praticamente il primo wargame tattico con scontri tra fanteria e corazzati pronto per il grande pubblico della storia del gioco. Alla Avalon Hill devono essersi guardati in faccia, hanno ringraziato a loro volta e si sono affrettati a stampare quello che diventerà probabilmente il gioco con la più grande tiratura mai prodotto. E quando parliamo di grande tiratura, parliamo di numeri paragonabili al gioco da tavolo di punta sparato nell’universo che avete visto all’ultima Play... solo che tipo 45 e passa anni prima che i giochi da tavolo di punta, i canali YouTube, i Kickstarter e la stessa Play esistessero. Centinaia di migliaia di copie. 
    Grazie, Jim, sei un vero signore, buona fortuna con la tua SPI, noi intanto siamo troppo occupati a contare le banconote.
  • Elementi di innovazione/twist: il segreto di questo successo? Il fatto di aver inventato o perfezionato un po’ di cosette che oggi diamo per scontato. Gli scenari, o “situazioni”, che ti permettevano di avere tipo dodici giochi in uno e che ti incoraggiavano a modificarli come volevi o anche a crearne di nuovi. I valori di armamento e corazzatura diversificati su base storica, come anche le tabelle di organizzazione, utilissime per ottenere organigrammi coerenti. Le mappe geomorfiche, termine che in realtà non significa un granché, se non che fossero componibili tra di loro e quindi capaci di generare una notevole quantità di terreni diversi. Il tutto contenuto in una scatola con la semplice sagoma di un corazzato così bella da parere una locandina cinematografica e che diventerà ben presto praticamente iconica.
    Ora, non è tutto acciaio quello che riesce a resistere all’impatto di un proiettile da 76mm. Un po’ come i primi modelli di Panther tedeschi e T-34 sovietici che si scontrano al suo interno, PanzerBlitz nella sua prima edizione non è perfetto, i punti “acerbi” si notano un po’ ovunque e soprattutto in quelli che sono i suoi aspetti più innovativi
    Gli scenari, ad esempio, non sono tutti bilanciatissimi. Le regole, per quanto belle e ben scritte, sono davvero troppo diverse rispetto a tutto ciò che c’era prima e quindi hanno qua e là qualche buco. Le tabelle, sì dettagliatissime, ma in alcuni punti davvero troppe... e davvero abbiamo bisogno di una CRT con rapporti di forza anche in un contesto di gioco tattico? Perché non tirare semplicemente sulla probabilità che un colpo vada a segno e faccia danni con numeri bersaglio da ottenere (quelli da “colpisco al 5 o più e danneggio al 4 o più” che già esistevano nei wargame tridimensionali)? Dire “i miei tiri hanno un potenziale offensivo pari a tre volte il tuo potenziale difensivo” avrà anche senso sul piano statistico, ma molto meno su quello narrativo, con anche la distorsione del “mettiamo in massa tutti i carri nello stesso esagono, così quando arriva il colpo di artiglieria il potenziale difensivo sarà più alto e quindi saremo meno vulnerabili ai bombardamenti!”. Ehm, no, non funziona proprio così.
    E poi, la scala. Ogni unità rappresenta un certo numero di veicoli, non proprio chiarissimo. Non c’è il fuoco di opportunità, quindi i carri si sfilano davanti a pochi metri, si fanno marameo dalle torrette e poi corrono a imboscarsi a tutta velocità (che è calcolata su quella nominale dei motori, non quella tattica, quindi troppa) nel primo terreno difensivo che incontrano: da qui il soprannome di “PanzerBush”, o “PanzerCespuglio” che comincia a circolare. 
    Solo che il gioco piace. Piace perché è divertente, lo puoi ampliare come vuoi, è uguale ai film di guerra che vedi al cinema, dà soddisfazione, te lo hanno regalato a Natale perché hai preso buoni voti a scuola e ci giochi ogni sabato pomeriggio con gli amici e allora giù di varianti e aggiustamenti a piacere, alcuni dei quali entrano in quella che sarà la grande novità di PanzerBlitz, oltre PanzerBlitz: un nuovo titolo. 
    Ed ecco a voi Panzer Leader, il secondo gioco della serie, che è un’altra cosa che non si vede proprio spessissimo nel 1970. Portando l’azione sul Fronte Occidentale del post Normandia si aggiustano un po’ di cosette, si rivedono i segnalini, alcuni punti della sequenza del turno... insomma, si arriva a quella che viene considerata la base consolidata del sistema, riconfermata anche dalla terza scatola dedicata alle Guerre Arabo-Israeliane, con altri appoggi aerei, unità speciali e missili anticarro. 
    Con tutto ciò, la situazione è chiara: con PanzerBlitz nasce il wargame tattico come lo intendiamo noi. Nel corso dei decenni successivi sarà migliorato, aggiustato, innovato, ampliato... ma rimarrà sempre debitore all’ultimo adempimento contrattuale di Jim Dunnigan nei confronti dell’Avalon Hill. 
    Abbiamo già detto “Grazie, Jim”?
  • Longevità e alternative: con tutte le critiche che gli abbiamo fatto, verrebbe da dire che PanzerBlitz sì, è un sistema innovativo e fondamentale per la storia del gioco, ma in fondo possiamo anche tenerlo sullo scaffale e lasciarlo lì, dedicandoci al massimo al suo secondo titolo, Panzer Leader, quando vogliamo divertirci a fare un po’ di retrogaming. Nel 1970 la longevità di questo titolo sandbox era praticamente infinita, tra scenari presenti nella scatola, pubblicati successivamente o anche fatti in casa combinando più mappe differenti e perfino originali. Magari oggi, a più di mezzo secolo di distanza, potremmo dire di essere andati un po’ più avanti. 
    Questo perché, in effetti, le alternative non ci mancano, anche in quella scala di mezzo un po’ strana in cui ogni pezzo rappresenta non un veicolo, ma un plotone di più mezzi (tralasciamo volutamente Advanced Squad Leader e similari, ancora più “tattici” nella scala di rappresentazione). Verrebbe da pensare subito a titoli come Tide of Iron o la serie Nations at War della Lock ‘n Load, solo per rimanere nelle uscite più recenti, anche per il fatto che esse sono in effetti debitrici, se non altro per l’impostazione modulare e “componibile” (alias geomorfica). Tuttavia, e qui sta il bello, PanzerBlitz ritrova la sua longevità nelle sue stesse alternative, o meglio in quelle alternative che ancora oggi portano il nome di PanzerBlitz
    Comincia la MMP con un titolo ambizioso “il nuovo PanzerBlitz: Hill of Death, il gioco che riporterà in auge il sistema proprio come fece il suo glorioso predecessore!”, come ritroviamo nel regolamento di quella che sarà una versione riveduta e (forse troppo) corretta del sistema pubblicata nel 2009, probabilmente facendosi forza dell’utilizzo del nome ottenuto nell’ambito del “pacchetto di diritti” sui wargame Avalon Hill, acquisiti da quello che è, a oggi, il produttore della linea Advanced Squad Leader. Il sistema non è affatto male, anzi ha innovazioni interessanti come il comando alternato a zona o le procedure molto più snelle e moderne, ma non funziona, non è proprio il PanzerBlitz che tutti conoscono, e finirà ben presto la sua storia.
    Ma il sistema era davvero versatile, no? Possibile che nessuno abbia pensato di rimodularlo a dovere, partendo magari da Panzer Leader? Certo che sì, e anche in tanti! Solo che non sono produttori, bensì i fan del sistema, le stesse migliaia di ragazzini che lo avevano ricevuto in regalo a Natale nei primi anni Settanta, che ora sono cresciuti e continuano ad amarlo non solo tenendolo in vita, ma facendolo restare ancora oggi uno dei sistemi più attivamente giocati
    Se andate su BGG troverete una mezza dozzina di siti, ognuno con la sua versione del regolamento, adattata e aggiustata su misura. E se vi mancano le unità, fatevi un giro su Wargame Vault e troverete appassionati che hanno realizzato veicoli e unità non solo per tutte (ma proprio tutte!) le nazioni della Seconda Guerra Mondiale, ma anche per gli eserciti più moderni, compreso l’immancabile scenario NATO contro Patto di Varsavia. 
    E infine, anche in Italia, cercate Tanks in Combat, una versione migliorata e avanzata del sistema creata dai suoi maggiori estimatori in Italia e che danno bella mostra del loro lavoro a ogni convention con una serie di moduli e scenari giocabili, corredati da notizie e ricerche storiche di primo piano.
    Insomma, a cinquant'anni dalla sua uscita, i carri armati di PanzerBlitz continuano a viaggiare sui nostri tavoli!

Commento

In chiusura, PanzerBlitz è stato un gioco fondamentale per l’evoluzione del settore. Uno dei primi wargame a essere non solo apprezzato quantitativamente dal grande pubblico grazie alle sue enormi tirature, ma anche ad aver qualitativamente affermato la natura personalizzabile e flessibile, da vero sandbox, del wargame e del gioco storico in generale.

Le sue innovazioni nelle meccaniche sono tante, come fondamentale è la sua apertura del gioco storico bidimensionale a scenari che fino ad allora erano quasi esclusivamente trattati dal gioco con le miniature.

Ma la sua eredità più ricca è stata proprio quella di aver dimostrato come un wargame potesse essere storicamente dettagliato, semplice nelle meccaniche, attrattivo anche per i più giovani e davvero alla portata di tutti.

Proprio per questo, PanzerBlitz è uno di quei giochi che, una volta usciti, hanno davvero cambiato le linee evolutive di un intero settore per tutti i decenni successivi, dal 1970 fino ad oggi.

Commenti

Interessante come sempre, grazie Riccardo 

Bello. Non la conoscevo la storia di questo titolo. Non sono particolarmente amante dei tattici, ma sicuramente andra provato in una delle sue incarnazioni

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