Stratego: la recensione

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Stratego
Voto recensore:
8,0

Gioco di antica origine e solida meccanica, Stratego trae le sue origini storiche nel continente asiatico, in un contesto non troppo distante da quello degli stessi scacchi – del quale, in origine, Stratego rappresentava una versione per animali. Fu la casa olandese Jumbo a ideare quella che di Stratego è ormai la versione classica, caratterizzata da una pronunciata ambientazione di epoca napoleonica.

Componenti e svolgimento del gioco

La battaglia descritta da Stratego si svolge su una griglia di dieci per dieci caselle. Il tabellone classico presenta due laghi di dimensione due per due nella zona di centro mappa; tali laghi, invalicabili per le truppe, rappresentano gli ostacoli naturali presenti – e spesso ricercati – su ogni campo di battaglia dell’epoca.

Ognuno dei due eserciti è formato da quaranta pezzi; quelli mobili sono suddivisi in nove tra gradi e specializzazioni (in ordine di forza: un maresciallo, un generale, due colonnelli, tre maggiori, quattro capitani, quattro tenenti, quattro sergenti, cinque artificieri, otto esploratori) e una spia. A questi vengono aggiunti sei bombe e una bandiera. Ogni giocatore schiera il suo esercito al riparo di uno schermo centrale, che nelle edizioni recenti richiamano le simbologie dei gradi e le regole principali. I pezzi devono occupare interamente le quattro righe antistanti i laghetti, ma – a parte questa regola – non ci sono vincoli al loro posizionamento.

Rimosso lo schermo, ogni giocatore muove uno dei suoi pezzi mobili – bombe e bandiera non possono essere spostate – in una qualsiasi casella adiacente, avanti o indietro, a destra o a sinistra, mai in diagonale. Fa eccezione l’esploratore, in grado di muoversi di più caselle, se il campo è libero. Ogni qual volta un pezzo irrompe in una casella occupata da un pezzo avversario si ha uno scontro, dal quale esce vincitore il pezzo di grado più alto, il quale viene a questo punto rivelato (il retro di tutti i pezzi di un colore è identico, come in un mazzo di carte). Il pezzo sconfitto viene rimosso dal gioco; in caso di parità di grado, entrambi i pezzi vengono eliminati (va sottolineata la possibilità di poter sacrificare un pezzo, finanche il più forte, qualora questa scelta consenta di ottenere un seppur lieve vantaggio strategico). L’unica parziale eccezione è data dal pezzo più debole, la spia, che, a condizione che sia lei ad attaccarlo – e non viceversa – ha la meglio sul pezzo più potente dell’esercito nemico, il maresciallo.

Un pezzo che, attaccando un avversario, dovesse scoprire una bomba, viene rimosso – fa eccezione l’artificiere, che è invece in grado di disinnescare l’ordigno ma che, essendo un pezzo relativamente debole, necessita di particolare protezione.

La partita termina quando uno dei giocatori, con uno dei suoi pezzi, entra nella casella della bandiera avversaria, conquistandola.

Materiali e componenti

Le torrette delle prime edizioni Jumbo, oltreché visivamente bellissime, erano molto efficaci a livello ergonomico: in caso di scontro, era sufficiente impilarle e girarle contemporaneamente, in modo che ciascun giocatore potesse mostrare il proprio pezzo all’avversario. L’attuale edizione sostituisce le torrette con dei supporti rettangolari ai quali vanno applicati degli adesivi e che si rivelano più scomodi da maneggiare in caso di scontro e peraltro meno stabili delle torrette – un pezzo che cade sulla plancia è potenzialmente in grado di rovinare una partita.

I materiali sono ottimi – plastica dura, cartone spesso –, le illustrazioni molto belle; la scatola è lievemente sovradimensionata.

Per quanto riguarda uno degli aspetti per alcuni più fastidiosi del gioco – per altri è un punto di forza –, ossia l’indicazione dei gradi militari, la nuova edizione ha optato per un cambio radicale; se da un lato il sostituire le sagome in bianco con delle immagini a colori è tutto sommato appagante, la scelta di ricorrere ai numeri (dal 10 del maresciallo all’1 della spia) invece che alla simbologia comporta un sensibile raffreddamento quanto all’ambientazione, a favore di una maggior impressione di astrattezza.

Tattica e strategia

A dispetto dell’idea strategica, ogni battaglia combattuta sulla plancia di Stratego è fondamentalmente dominata dalla tattica – aspetto questo che, a suo modo, favorisce la pur sempre debole ambientazione del gioco (che rimane un astratto): la disposizione dell’avversario, al pari della propria, condiziona inesorabilmente le partite. Proprio lo schieramento iniziale è la fase più delicata della partita: una buona disposizione deve garantire un’adeguata difesa della bandiera e, almeno per le prime fasi, degli artificieri. Deve inoltre garantire libertà di movimento ai pezzi col grado maggiore e prevedere una collocazione intelligente – possibilmente vicina all’azione ma non esposta – per la spia.

A livello strategico, particolare attenzione va posta alle tempistiche di attacco: un’azione troppo rapida potrebbe schiantarsi contro una difesa ancora forte, retta da pezzi di alto grado; viceversa un attacco tardivo, quando i pezzi rimasti in gioco sono relativamente pochi, spesso non consente di mantenere una copertura adeguata alle proprie posizioni difensive.

Considerazioni finali

Del gioco a cui viene spessissimo accostato (appunto, gli scacchi) Stratego presenta diverse caratteristiche: innanzitutto la griglia a quadretti, simmetrica per i due giocatori; e poi gli stessi eserciti, a loro volta simmetrici nel valore globale – ma non nella disposizione iniziale.

L’elemento caratterizzante rispetto ai classici giochi da scacchiera è la mancanza di una visione d’insieme della battaglia; anzi, proprio la non conoscenza dello schieramento avversario è il cuore di una partita: Stratego è probabilmente uno dei primi giochi a riuscire a coniugare l’informazione non completa con la totale assenza dell’elemento casuale.

Stratego è un gioco vecchio e, come tale, soffre ovviamente di alcune problematiche che, negli anni, sono progressivamente sparite dai giochi da tavolo. Tuttavia, la totale assenza di alea e la possibilità di variare gli schieramenti iniziali lo rendono un titolo decisamente più attuale, se confrontato con altri giochi dell’epoca pionieristica.

La variabilità strategica data dallo schieramento delle forze consente al gioco di avere una longevità decisamente importante. Inoltre, trattandosi di un astratto di stampo scacchistico, Stratego presenta un’interazione pressoché totale. Di contro, come detto, l’ambientazione napoleonica può risultare posticcia, soprattutto se non supportata adeguatamente dalle scelte editoriali, come avviene per le ultime edizioni. Va sottolineato come, tuttavia, le meccaniche di gioco intervengano in direzione opposta: gli artificieri per le bombe, la velocità degli esploratori, le velleità della spia sono tutte scelte che avvallano la scelta dell’ambientazione.

Il gioco è indipendente dalla lingua, regolamento a parte.

Il prezzo, che oscilla attorno ai trenta euro, è tutto sommato accettabile e in linea con i prodotti più recenti. D’ogni modo, per la sua natura astratta, Stratego si presta moltissimo all’implementazione informatica ed è tuttora molto giocato su internet, peraltro con decine di varianti rese possibile dall’intelligenza artificiale.

Degne di nota, per i collezionisti, le edizioni speciali di Stratego – tra le tante, si segnalano la Star Wars – saga edition e la versione basata su Il Signore degli Anelli.

Pro:

- Incidenza nulla della fortuna

- Meccanica datata, ma efficace nel simulare uno scontro bellico

- Rapporto complessità-complicatezza decisamente alto

- Materiali solidi, indipendenza dalla lingua

- Forte interazione di stampo scacchistico (per chi la gradisce)

 

Contro:

- Per quanto ambientato, è fondamentalmente un titolo astratto

- Difficoltà mnemonica per chi non ha dimestichezza con i gradi (ma ci sono comunque i numeri)

- Forte interazione di stampo scacchistico (per chi non la gradisce)

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