Libri-game: Il lupo del Maine e Le orme rosse

"Chi combatte con i mostri deve guardarsi da non diventare egli stesso un mostro. E se guarderai a lungo nell'abisso, l'abisso guarderà dentro di te." (Friedrich Nietzsche) E voi, siete pronti a guardare nell'abisso dell'animo umano?

Voto recensore:
8,5

Quante volte ho iniziato questa recensione, senza mai finirla? Dinamiche e problematiche personali hanno avuto il loro peso, ma uno dei motivi era senza dubbio l'argomento da trattare. Un argomento scomodo, che nelle sue varie forme sale ogni giorni agli orrori della cronaca, e per i quali sono stati scritti fiumi di inchiostro: la violenza. (Nota: per chi fosse interessato i fiumi di inchiostro a cui faccio riferimento è "Rising Up and Rising Down: Some Thoughts on Violence, Freedom and Urgent Means" di William T. Vollmann: 3352 pagine in sette volumi nell'edizione originale, condensanti poi in un volumetto di circa 1000 pagine, disponibile anche in italiano con il titolo - per una volta ricalcante l'originale - "Come un'onda che sale che sale e che scende").

Quello della violenza è un concetto che permea i libri di storia (peccato il genere umano non abbia ancora imparato a trarre insegnamento dai propri errori) e la nostra quotidianità (oltre ai vari fatti di cronaca, ormai serie come C.S.I. ed N.C.I.S con le autopsie all'ora di cena hanno fatto inevitabilmente alzare l'asticella della sopportazione da parte delle persone), pertanto inesorabilmente legato alla condizione umana.

Ma da dove deriva la parola violenza? Dal lat. violentia, der. di violentus affine a vis «violenza» e a violare «violare» (fonte Treccani). Escludendendo le dinamiche del mondo animale, si tratta pertanto di un abuso di forza che viola la volontà altrui. Ma perchè un cappello introduttivo del genere in un sito che parla di giochi da tavolo? Perchè quella che vado a proporre è una recensione relativa a due libri-game che hanno entrambi come filo conduttore la violenza.

Il lupo del Maine

di Maurizio De Angelis (Little Rocket Games & Tuga Edizioni)

Primo, e al momento unico, volume della serie Killer Book, è un libricino brussurato in formato tascabile (165x120mm) composto da 160 paragrafi. Narrato in prima persona, come se fosse un diario o una sorta di lascito ai posteri, mette il lettore nei panni di Simon, un ragazzino un po' problematico che si definisce "gracile e un po' testardo... Ma la verità è che un fuoco mi pulsa nella testa...". La narrazione si svolge su due piani temporali: la prima parte, che occupa un terzo circa dei paragrafi, è ambientata durante un'uscita di Simon col padre quando aveva quattordici anni; la seconda è invece ambientata due anni dopo e presenta una situazione che porterà Simon a essere sempre più instabile... e il lettore sempre più a disagio.
La struttura del libro è delle più classiche: nessun regolamento, nessuna alea dovuta a lanci sfortunati di dadi, ma solo scelte da compiere... e ogni scelta sarà un pugno allo stomaco. La difficoltà di questo libro risiede proprio in questa sua capacità di creare un disagio sempre crescente, rivivendo le umiliazioni e le esperienze traumatiche che porteranno Simon a creare, e sfamare, il Lupo. E se non si riuscirà a calarsi perfettamente nei panni di un adolescente disagiato ed estremamente problematico, la parola "fine" è dietro l'angolo. Se invece saremo bravi ad entrare nella testa di un serial killer in erba e faremo le scelte "giuste", potremo trovare, disseminati nel testo, degli indizi in corsivo che ci porteranno al capitolo finale. Capitolo finale che, nonostante la brevità del libro, richiede almeno tre/quattro letture per essere scoperto, in quanto non si sa quali e quanti indizi saranno alla fine utili.


È un libro adatto a tutti? No: il disagio, la violenza e le scelte discutibili da prendere in quasi ogni paragrafo rendono il libro consigliato ad un solo pubblico maturo, anche perché le situazioni sono estremamente realistiche e richiamano fatti che, purtroppo, rientrano nella quotidianità dei fatti di cronaca nera. Mi è piaciuto? Molto, e anche se vi terrà compagnia solo per qualche pomeriggio vi assicuro che la sensazione di disagio non vi abbandonerà così presto. Voto: 8

 

Le orme rosse

di Alberto Orsini & Aldo Rovagnati (Lambda House)

Uganda, 1999. Siete Sean Pelle, mercenario asservito al dio denaro, pagato dal governo per infiltrarsi nel Lord's Resistance Army e contribuire a mantenere alto il livello di crimini contro la popolazione civile. Già così si capisce che non ci si trova di fronte ad un libro-game che tratta argomenti leggeri. E neanche la statuetta in legno che sogghigna in copertina (un volume brussurato di 200 pagine per 210 paragrafi), con le sue impronte rosso-sangue, è di buon auspicio (tranquilli, alla fine anche la copertina svelerà il suo mistero).


La struttura del libro è particolare: due parti divise ciascuna in tre capitoli, con una parte scritta in prima persona (cap. 4, 5 e 6) e l'altra in seconda (cap. 1, 2 e 3). A rendere ancora più straniante la cosa, e per infondere l'effetto di assenza di memoria a breve termine di cui è affetto il protagonista, l'ordine dei capitoli è apparentemente errato: si parte, infatti, dal capitolo 6 per proseguire poi con i capitoli 1, 5, 2, 4, 3. Anche in questo caso non c'è alcun regolamento (a parte la solita introduzione per chi non ha mai letto un libro-game) e non ci sono dadi da lanciare. Solo noi, con la nostra morale e tante scelte discutibili da prendere. Ci sono appunti da prendere, a volte indicati in corsivo, mentre altre lasciati alla sensibilità di chi legge, così da rendere ancor di più la problematica della memoria a breve termine. Anche i "game over" sono estremamente rari: se proprio non si è entrati in sintonia con il carattere del personaggio e il mood si verrà rimandati al primo paragrafo del capitolo che si sta leggendo, come se si fosse in un loop temporale.


Le due parti del libro si svolgono in luoghi diversi
: una nave (cap. 1, 2 e 3) e il territorio ugandese (cap. 4, 5 e 6), mantenendo comunque gli stessi personaggi in ruoli diversi (ad esempio, se sulla nave un personaggio lavora in sala macchine, quando la narrazione si sposta in Uganda potrebbe essere un nostro commilitone). Mentre noi lettori cerchiamo di capire cosa è il sogno e cosa la realtà e i capitoli si intrecciano senza un senso apparente, il nostro alter ego imbarcato sulla nave dovrà indagare per scagionarsi da un presunto omicidio, mentre quello in Uganda... quello in Uganda si macchierà dei crimini e delle stragi più efferate tra stupri, politici e soldati corrotti, pazzi santoni che vivono di traffico di droga e armi, bambini rapiti per rimpolpare i ranghi del Lord's Resistance Army e innocenti massacrati per puro e sadico piacere.

Come potete vedere, si tratta di un libro destinato ad un pubblico adulto e non impressionabile: vi posso assicurare che ci sono passaggi veramente disturbanti, anche perché alcune decisioni estremamente discutibili andranno obbligatoriamente prese per proseguire la storia. A livello di rigiocabilità non ci sono finali alternativi, anche se si può rileggere seguendo l'ordine numerico dei capitoli per avere una visione differente delle cose. A mio parere la run migliore resta la prima, vuoi per il senso di straniamento alla Nolan (Memento docet), vuoi per la sorpresa sulle situazioni da gestire. Già alla terza run credo si arrivi ad aver letto tutti i paragrafi (io ne ho fatte solo due, ma i paragrafi che alla fine non ho letto sono pochissimi).


Vorrei fare un plauso agli autori: è un bene che ci siano opere del genere, che fanno pensare e ci ricordano cosa non dovrebbe essere l'essere umano. È vero che ci sono tanti film e romanzi che portano al pubblico questo messaggio, ma se in quel caso la fruizione è totalmente passiva, in un libro-game, come in un gioco da tavolo o un videogame (mi viene in mente, in entrambi i casi, This war of mine), c'è interazione attiva e chi ne usufrisce ne è maggiomente coinvolto da un punto di vista emotivo. E se le persone fossero sempre coinvolte da un punto di vista emotivo ed empatico forse, e solo forse, il mondo sarebbe un posto migliore. Voto: 9

Puoi votare i giochi da tavolo iscrivendoti al sito e creando la tua classifica personale

Commenti

Genialmente antitetica rispetto al periodo natalizio in corso, non posso che inserire immediatamente entrambi i librogiochi nella wishlist del 2024, e magari pure il librone di Vollmann (che un po' ho sempre temuto come autore, forse partire da quel mattone non è il massimo...)

Vollmann è purtroppo un autore un po' "prolisso", è difficile trovare delle sue opere che non siano voluminosi. Potresti però cominciare da una delle sue raccolte (I racconti dell'arcobaleno oppure L'atlante), così da avere una sorta di panoramica.

Per scrivere un commento devi avere un account. Clicca qui per iscriverti o accedere al sito

Accedi al sito per commentare