Genialmente antitetica rispetto al periodo natalizio in corso, non posso che inserire immediatamente entrambi i librogiochi nella wishlist del 2024, e magari pure il librone di Vollmann (che un po' ho sempre temuto come autore, forse partire da quel mattone non è il massimo...)
Quante volte ho iniziato questa recensione, senza mai finirla? Dinamiche e problematiche personali hanno avuto il loro peso, ma uno dei motivi era senza dubbio l'argomento da trattare. Un argomento scomodo, che nelle sue varie forme sale ogni giorni agli orrori della cronaca, e per i quali sono stati scritti fiumi di inchiostro: la violenza. (Nota: per chi fosse interessato i fiumi di inchiostro a cui faccio riferimento è "Rising Up and Rising Down: Some Thoughts on Violence, Freedom and Urgent Means" di William T. Vollmann: 3352 pagine in sette volumi nell'edizione originale, condensanti poi in un volumetto di circa 1000 pagine, disponibile anche in italiano con il titolo - per una volta ricalcante l'originale - "Come un'onda che sale che sale e che scende").
Quello della violenza è un concetto che permea i libri di storia (peccato il genere umano non abbia ancora imparato a trarre insegnamento dai propri errori) e la nostra quotidianità (oltre ai vari fatti di cronaca, ormai serie come C.S.I. ed N.C.I.S con le autopsie all'ora di cena hanno fatto inevitabilmente alzare l'asticella della sopportazione da parte delle persone), pertanto inesorabilmente legato alla condizione umana.
Ma da dove deriva la parola violenza? Dal lat. violentia, der. di violentus affine a vis «violenza» e a violare «violare» (fonte Treccani). Escludendendo le dinamiche del mondo animale, si tratta pertanto di un abuso di forza che viola la volontà altrui. Ma perchè un cappello introduttivo del genere in un sito che parla di giochi da tavolo? Perchè quella che vado a proporre è una recensione relativa a due libri-game che hanno entrambi come filo conduttore la violenza.
Il lupo del Maine
di Maurizio De Angelis (Little Rocket Games & Tuga Edizioni)
È un libro adatto a tutti? No: il disagio, la violenza e le scelte discutibili da prendere in quasi ogni paragrafo rendono il libro consigliato ad un solo pubblico maturo, anche perché le situazioni sono estremamente realistiche e richiamano fatti che, purtroppo, rientrano nella quotidianità dei fatti di cronaca nera. Mi è piaciuto? Molto, e anche se vi terrà compagnia solo per qualche pomeriggio vi assicuro che la sensazione di disagio non vi abbandonerà così presto. Voto: 8
Le orme rosse
di Alberto Orsini & Aldo Rovagnati (Lambda House)
La struttura del libro è particolare: due parti divise ciascuna in tre capitoli, con una parte scritta in prima persona (cap. 4, 5 e 6) e l'altra in seconda (cap. 1, 2 e 3). A rendere ancora più straniante la cosa, e per infondere l'effetto di assenza di memoria a breve termine di cui è affetto il protagonista, l'ordine dei capitoli è apparentemente errato: si parte, infatti, dal capitolo 6 per proseguire poi con i capitoli 1, 5, 2, 4, 3. Anche in questo caso non c'è alcun regolamento (a parte la solita introduzione per chi non ha mai letto un libro-game) e non ci sono dadi da lanciare. Solo noi, con la nostra morale e tante scelte discutibili da prendere. Ci sono appunti da prendere, a volte indicati in corsivo, mentre altre lasciati alla sensibilità di chi legge, così da rendere ancor di più la problematica della memoria a breve termine. Anche i "game over" sono estremamente rari: se proprio non si è entrati in sintonia con il carattere del personaggio e il mood si verrà rimandati al primo paragrafo del capitolo che si sta leggendo, come se si fosse in un loop temporale.
Come potete vedere, si tratta di un libro destinato ad un pubblico adulto e non impressionabile: vi posso assicurare che ci sono passaggi veramente disturbanti, anche perché alcune decisioni estremamente discutibili andranno obbligatoriamente prese per proseguire la storia. A livello di rigiocabilità non ci sono finali alternativi, anche se si può rileggere seguendo l'ordine numerico dei capitoli per avere una visione differente delle cose. A mio parere la run migliore resta la prima, vuoi per il senso di straniamento alla Nolan (Memento docet), vuoi per la sorpresa sulle situazioni da gestire. Già alla terza run credo si arrivi ad aver letto tutti i paragrafi (io ne ho fatte solo due, ma i paragrafi che alla fine non ho letto sono pochissimi).
Vorrei fare un plauso agli autori: è un bene che ci siano opere del genere, che fanno pensare e ci ricordano cosa non dovrebbe essere l'essere umano. È vero che ci sono tanti film e romanzi che portano al pubblico questo messaggio, ma se in quel caso la fruizione è totalmente passiva, in un libro-game, come in un gioco da tavolo o un videogame (mi viene in mente, in entrambi i casi, This war of mine), c'è interazione attiva e chi ne usufrisce ne è maggiomente coinvolto da un punto di vista emotivo. E se le persone fossero sempre coinvolte da un punto di vista emotivo ed empatico forse, e solo forse, il mondo sarebbe un posto migliore. Voto: 9