Ve lo diciamo subito: non aspettatevi un gioco ambientato in Giappone. Bruno Cathala ci propone un gioco astratto per due giocatori compatto e trasportabile che propone una sfida di massimo dieci minuti. Il retro della scatola descrive Okiya (che stando a BoardGameGeek ha come nome principale Niya, chissà perché cambiano il titolo nelle varie ristampe) come un gioco strategico e poetico: la strategia l’abbiamo trovata, la poesia decisamente no. Forse non ci stava in una scatola così piccola.
Il gioco: Okiya in breve
Per prima cosa si mescolano e posizionano in una griglia 4x4 le sedici tessere giardino. Ogni tessera mostra uno dei quattro tipi di vegetazione (foglie d’acero, ciliegio, pino e iris) e uno dei quattro tipi di simboli poetici (pioggia, uccelli, sole e il
tanzaku – il foglietto su cui si scrivono i desideri).
Il primo giocatore piazza una delle proprie geishe a sostituire una delle tessere esterne della griglia determinando quali tessere possono essere occupate dall’avversario. Si può infatti piazzare solo su una tessera che condivide almeno un simbolo con l’ultima tessera rimossa.
Il primo giocatore che riesce a schierare quattro sue geishe in linea (verticale, orizzontale o diagonale) o in un quadrato 2x2, vince. Altra condizione di vittoria è posizionare la propria geisha in modo che l’avversario non possa più piazzare la propria.
Si può scegliere di giocare una partita singola, alla meglio dei tre, o una partita a punti nella quale il vincitore ottiene tanti punti quante sono le tessere rimaste nella griglia al momento della vittoria. In quest’ultimo caso il giocatore che ottiene per primo dieci punti è il vincitore.
Considerazioni
Perché abbiamo deciso di parlarvi di Okiya? Perché, al momento in cui scriviamo, lo abbiamo da cinque giorni e abbiamo giocato già oltre cinquanta partite, facendolo provare anche al refrattario fratello della giullaressa, che lo ha adorato.
Okiya ha dal suo una durata contenuta, ma una buona profondità. Ogni mossa non va pensata sempre in funzione delle possibili mosse dell’avversario. Se ci si trova di fronte ad un forte pensatore, la partita forse può allungarsi, ma nulla che superi i quindici minuti. I materiali sono buoni nella loro semplicità. Le tessere hanno dei disegni che richiamano la cultura e il “tratto” giapponese e anche le geishe sono tutte diverse le une dalle altre. Forse non tutte sono sensuali come dovrebbero: una assomiglia terribilmente ad Herbert Ballerina truccato da donna.
La vera qualità dei materiali sta nella loro compattezza e trasportabilità. Il gioco si può apparecchiare ovunque e può diventare un ottimo titolo da portare in ufficio e giocare in pausa pranzo sulla scrivania.