Ma non c'è molto di che, davvero. Sulle distribuzioni delle carte, come dicevo, più che alle regioni mi rifarei agli stati dell'Italia pre-napoleonica (e tutto sommato anche post). Secondo me non è una questione culturale ma fiscale: sui mazzi si pagava una tassa marcata con un bollo (da qui il "buco" sull'asso di denari, per esempio, per far posto al timbro) - una tassa che quando ero bambino c'era ancora, e infatti per i bambini si facevano carte più piccole perché dal bollo erano esenti. Un po' tutti gli stati, credo, avevano da un lato una forte regolamentazione della fabbricazione delle carte, dall'altro tasse sui mazzi fabbricatio e importati: immagino fosse quindi più concorrenziale un mazzo fatto e tassato sul posto che uno fatto altrove, tassato altropve, poi importato e ritassato. A parte che credo ci fossero anche protezionismi di vario genere per le fabbriche locali. A quel punto immagino che gli stampatori si specializzassero più in mazzi di tradizione locale che in mazzi di altre zone.
La mancanza di carte "romane" e l'uso delle "piacentine" nello Stato Pontificio è forse perché la Chiesa non vedeva di buon occhio la fabbricazione delle carte nella città santa?
Le famiglie di semi, è risaputo, dipendono dalle dominazioni straniere... Ma magari anche le cose che dico qua sopra sono risapute, basterebbe studiare i testi deghli iperspecialisti...