eriadan
Illuminato
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- eriadan
Su FB inciampo su un post che chiede impressioni su Takenoko. A me non piace, lo scrivo e cerco di argomentare razionalizzando cosa non mi è piaciuto dell'osannato titolo di Bauza.
Una riflessione fatta non mi andava di vederla sparire tra i commenti, ed è anche il motivo principale per cui il gioco non mi piace:
"Il gioco non mi attribuisce un ruolo in cui proiettarmi in esso."
Riflettendo, molti giochi che non siano astratti sottendono una sorta di avatar del giocatore nel gioco, dall'estremamente esplicitato in una personificazione materiale (il Mageknight che zonza e mena per monti, valli e città che è prorpio una pedina) o più sfumata (il clan di lavoratori che cerca prestigio in Caylus di cui diventa facile pensare di esserne il capo) e a volte magari non esplicitato in nessun oggetto o componente ma comunque presente nel gioco come concetto aleggiante (L'investitore di Imperial dove nessun componente del gioco crea un riferimento tangibile del giocatore stesso).
In takenoko cos'è il giocatore? Con quale istanza del gioco dovrebbe crearsi una risonanza empatica? Col contadino? Col panda? Questa sensazione l'avevo già sentita giocando con mia figlia che mi chiedeva chi era nel gioco, ma non ci avevo fatto veramente caso sino ad oggi.
Scartabellando mentalmente nella mia ludoteca non mi vengono in mente altri giochi dove non riesca a proiettarmi in qualcosa di preciso, neanche in quelli più astratti, dove comunque, vedi gli scacchi, c'è l'esercito dei miei contro i tuoi o Hex dove c'è il mio lato che va connesso prima che tu connetta il tuo. Anche un "Hanabi" ti consente di "proiettarti" come "pirotecnico" con un obiettivo con cui empatizzare.
Su questo Takenoko mi risulta un unicum. Qualcuno ha qualche altro titolo che "soffre" di questa curiosa magagna, dove fai punti per cose in concorrenza tra loro e vinci senza aver capito cosa eri dentro il gioco?
Una riflessione fatta non mi andava di vederla sparire tra i commenti, ed è anche il motivo principale per cui il gioco non mi piace:
"Il gioco non mi attribuisce un ruolo in cui proiettarmi in esso."
Riflettendo, molti giochi che non siano astratti sottendono una sorta di avatar del giocatore nel gioco, dall'estremamente esplicitato in una personificazione materiale (il Mageknight che zonza e mena per monti, valli e città che è prorpio una pedina) o più sfumata (il clan di lavoratori che cerca prestigio in Caylus di cui diventa facile pensare di esserne il capo) e a volte magari non esplicitato in nessun oggetto o componente ma comunque presente nel gioco come concetto aleggiante (L'investitore di Imperial dove nessun componente del gioco crea un riferimento tangibile del giocatore stesso).
In takenoko cos'è il giocatore? Con quale istanza del gioco dovrebbe crearsi una risonanza empatica? Col contadino? Col panda? Questa sensazione l'avevo già sentita giocando con mia figlia che mi chiedeva chi era nel gioco, ma non ci avevo fatto veramente caso sino ad oggi.
Scartabellando mentalmente nella mia ludoteca non mi vengono in mente altri giochi dove non riesca a proiettarmi in qualcosa di preciso, neanche in quelli più astratti, dove comunque, vedi gli scacchi, c'è l'esercito dei miei contro i tuoi o Hex dove c'è il mio lato che va connesso prima che tu connetta il tuo. Anche un "Hanabi" ti consente di "proiettarti" come "pirotecnico" con un obiettivo con cui empatizzare.
Su questo Takenoko mi risulta un unicum. Qualcuno ha qualche altro titolo che "soffre" di questa curiosa magagna, dove fai punti per cose in concorrenza tra loro e vinci senza aver capito cosa eri dentro il gioco?