Una piccola premessa: prima di entrare nel mondo del gdt, molto prima, ho lavorato per anni in quello dei videogiochi. Facevo recensioni per alcune delle riviste più importanti in Italia.
Ho vissuto così la fase a cavallo fra anni novanta e primo duemila in cui i videogiochi smisero di essere ‘roba da nerd’ e divennero mainstream.
Forse proprio perché per me erano diventati lavoro e non gioco, me ne allontanai proprio quando ormai le console erano diventate dominatrici del mercato.
Dopo molti anni di lontananza, nell’ultimo periodo ho deciso di riavvicinarmici.
Volevo qui aprire una spunto di conversazione su alcuni aspetti.
Innanzitutto, la questione prezzi.
Ho appena comprato su Steam 4 videogiochi e ho speso 50€ in tutto. Consideriamo pure lo sconto Black Friday, ma si tratta di titoli di assoluto primo piano come Civilization VI (con contenuti aggiuntivi a pagamento).
Se il gdt ti mette in mano un elemento fisico che va prodotto, credo sia innegabile che allo sviluppo di un videogioco lavorino incomparabilmente più persone, e per più tempo. Eppure, anche quando il mercato dei videogiochi era embrionale, negli anni 90, non percepivo mai quella sproporzione di prezzo che ormai sento così spesso nel gdt.
Trovo enormemente più sproporzionato un gdt da 100€, magari nemmeno ben playtestato, rispetto a un videogame che magari costa lo stesso.
Non è solo un discorso di prezzo, però: mi fa pensare anche il confronto con la durata dell’esperienza che offrono.
A parte una manciata risicatissima di titoli che vengono giocati più di 10 volte, per me e per quasi tutti i giocatori che conosco un gdt si considera di successo quando viene giocato 5 volte. Siamo nell’ordine di circa 15/20 ore di gioco. Non parliamo della massa di titoli che non vedono il tavolo che un paio di volte in tutto.
Penso che qualunque videogame ormai offra per una frazione di quel costo un tempo di gioco davvero molto superiore.
Anche la tipologia di esperienza mi fa pensare.
Su tutta una tipologia di gdt non percepisco più questa gran distanza che sentivo un tempo rispetto ai videogiochi. È lontano il tempo in cui mettersi davanti a un monitor significava necessariamente isolarsi da tutti, e francamente nel modo di giocare al tavolo di tanti non vedo poi tutta questa differenza - se fossero davanti a un monitor cambierebbe davvero poco.
Quello che ne esce profondamente alterato, per me, è il senso che dò alla parola ‘competizione’. Che si aggiunge alla stanchezza di valutare acquisti per decine e decine di euro di giochi che al 90% vedranno il tavolo così poco.
Non credo davvero che sia un caso che, dopo anni di gdt (e 250 titoli in collezione), mi sia tornata la voglia di mettermi davanti a un pc. Specie considerando che adesso si aprono nuovi scenari - diversi nuovi titoli che ho preso sono in realtà virtuale.
Che ne pensate?
Ho vissuto così la fase a cavallo fra anni novanta e primo duemila in cui i videogiochi smisero di essere ‘roba da nerd’ e divennero mainstream.
Forse proprio perché per me erano diventati lavoro e non gioco, me ne allontanai proprio quando ormai le console erano diventate dominatrici del mercato.
Dopo molti anni di lontananza, nell’ultimo periodo ho deciso di riavvicinarmici.
Volevo qui aprire una spunto di conversazione su alcuni aspetti.
Innanzitutto, la questione prezzi.
Ho appena comprato su Steam 4 videogiochi e ho speso 50€ in tutto. Consideriamo pure lo sconto Black Friday, ma si tratta di titoli di assoluto primo piano come Civilization VI (con contenuti aggiuntivi a pagamento).
Se il gdt ti mette in mano un elemento fisico che va prodotto, credo sia innegabile che allo sviluppo di un videogioco lavorino incomparabilmente più persone, e per più tempo. Eppure, anche quando il mercato dei videogiochi era embrionale, negli anni 90, non percepivo mai quella sproporzione di prezzo che ormai sento così spesso nel gdt.
Trovo enormemente più sproporzionato un gdt da 100€, magari nemmeno ben playtestato, rispetto a un videogame che magari costa lo stesso.
Non è solo un discorso di prezzo, però: mi fa pensare anche il confronto con la durata dell’esperienza che offrono.
A parte una manciata risicatissima di titoli che vengono giocati più di 10 volte, per me e per quasi tutti i giocatori che conosco un gdt si considera di successo quando viene giocato 5 volte. Siamo nell’ordine di circa 15/20 ore di gioco. Non parliamo della massa di titoli che non vedono il tavolo che un paio di volte in tutto.
Penso che qualunque videogame ormai offra per una frazione di quel costo un tempo di gioco davvero molto superiore.
Anche la tipologia di esperienza mi fa pensare.
Su tutta una tipologia di gdt non percepisco più questa gran distanza che sentivo un tempo rispetto ai videogiochi. È lontano il tempo in cui mettersi davanti a un monitor significava necessariamente isolarsi da tutti, e francamente nel modo di giocare al tavolo di tanti non vedo poi tutta questa differenza - se fossero davanti a un monitor cambierebbe davvero poco.
Quello che ne esce profondamente alterato, per me, è il senso che dò alla parola ‘competizione’. Che si aggiunge alla stanchezza di valutare acquisti per decine e decine di euro di giochi che al 90% vedranno il tavolo così poco.
Non credo davvero che sia un caso che, dopo anni di gdt (e 250 titoli in collezione), mi sia tornata la voglia di mettermi davanti a un pc. Specie considerando che adesso si aprono nuovi scenari - diversi nuovi titoli che ho preso sono in realtà virtuale.
Che ne pensate?