Oggi si gioca a Scythe

Buona domenica Goblins, anche oggi prendiamo una pausa dall'abbuffata di anteprime per Essen per lasciare spazio ad un report di "gioco giocato", pennuto ci parla di Scythe, gioco del momento.

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Scythe

Certe volte capita...

Ci sono quei giorni in cui i pianeti si allineano, il sole splende alto nel cielo e per noi boardgamers il tavolo da gioco perfetto prende forma…..   

Sono quei giorni in cui fra un WhatsApp e l’altro ti senti con uno dei tuoi compagni di tavolo preferiti che è disponibile a giocare poi capita che si fa il nome di un altro, e anche lui è possibilista.
Insomma c’è chi guarda al calciomercato e gioisce per l’acquisto del “gonzalo” di turno; e chi invece cerca di trovare i giusti “compagni di puzzillo”, e quando ci riesce è altrettanto contento. Ai posteri stabilire chi è quello più sano di mente   
Ma torniamo a noi….
Ieri si forma un tavolo di quelli spettacolari complice l’arrivo di una delle novità ludiche del momento: Scythe.

Complice una moglie che ha da studiare e quindi acconsente di buon grado a farti uscire a giocare dagli amici. Complice il fato benevolo che permette al più “immobile” di noi di poter arrivare fino a Ciampino per la serata…….
Si gioca a Scythe!


Partecipanti:
-Pennuto77 (ovvero io): che avrò il compito di spiegare e far provare questo gioiello appena uscito, al netto di due partite fatte nei giorni precedenti.
-Sbrecco (alias Lorenzo Conti): uno dei migliori compagni di giochi che si possa desiderare, calmo, attento, simpatico, fortissimo al tavolo e piacevolissimo alla chiacchiera. Fine conoscitore di giochi e grande analista di meccaniche.
-Ditadinchiostro (all’anagrafe Daniele Ursini): un artista della parola scritta e decantata. Eclettico uomo informatico, scrittore di libri, scrittore di blog e da poco autore di giochi (il suo primo “figlio” sarà presto sugli scaffali e ci porterà nel mondo di Zagor). Giocatore forte, grande disquisitore di giochi, piacevole e gioviale.
-Lupigi (ovvero Luigi Ferrini): la vera guest star della serata. Conosciuto autore del capolavoro (almeno per me) che risponde al nome di The Golden Ages, coautore con il succitato Daniele del prossimo GdT: Zagor. Pochi come lui possono vantarsi di saper analizzare e discutere di bilanciamenti e strategie nei giochi da tavolo.

Per inciso: molti sono i giocatori con cui “incrocio volentieri i puzzilli” e non voglio fare torto ai tanti che in queste brevi righe ho lasciato fuori, ma sicuramente i tre sopra descritti rientrano fra i miei preferiti.


Ci si vede dal buon Sbrecco poco prima delle 21. Ditadinchiostro porta la versione “porno-lusso” del gioco  , con tanto di risorse super fiche, tabellone enorme (che però non useremo per questioni di spazio) e soldi sonanti al posto delle solite monete in cartoncino.   Se a questo si unisce la già spettacolare componentistica della versione retail del gioco, non stupirà il generale appagamento estetico di cui tutti godiamo una volta apparecchiato il tavolo.
Davvero posso dire, senza correre il rischio di essere smentito, che si contano sulla punta delle dita di una mano i giochi che possono rivaleggiare con Scythe nella bellezza della componentistica. Che rimane anche estremamente funzionale e fruibile, cosa non da poco per un gioco da tavolo.
Inizio le spiegazioni che, a dispetto delle molte regole da dire, sono fluide e molto semplici da fare. I turni di questo titolo scorrono molto fluidi e senza grandi dubbi, il che per quanto mi riguarda è un notevole pregio.
Sono in compagnia di giocatori seri e di esperienza, non devo mai ripetere nulla, non ci sono dubbi o difficoltà nell’apprendimento e tutti possiamo subito iniziare a giocare senza problemi!  


Chi spesso si ritrova a spiegare le regole dei giochi sa quanto questa non sia una caratteristica da poco in un tavolo da gioco non dover dire mai le cose due volte, non essere interrotti, non sentire a metà partita frasi come “ma questo non lo avevi detto!” (quando magari avevi aperto un capitolo apposito durante la spiegazione); è qualcosa che si avvicina all’Eden dello “spiegatore”  
I turni si susseguono, il gioco scorre, le punzecchiature si sprecano e le finezze tattiche anche (spettacolare Lupigi che quando spiegavo la forza delle carte battaglia e la loro distribuzione numerica nel mazzo commenta intimidatorio dicendo: “allora non sono tutte da 5 come è capitato a me”).
Già dalle spiegazioni, e proseguendo durante la partita, la nostra “anima” di analisti di meccaniche si fa sentire in apprezzamenti o dubbi su quella regola o quella trovata elegante per risolvere una situazione di gioco. Il tavolo discute, si interroga, analizza e apprezza. 
Non tutti godono di queste dinamiche al tavolo, ma io personalmente amo molto discutere dei titoli mentre si gioca, ed al termine di una partita.  Amo le stroncature e le lodi, amo analizzare come l’autore abbia risolto o tentato di risolvere un problema o una situazione, amo parlare del bilanciamento del titolo o della controllabilità dello stesso, amo il contrapporsi di giudizi anche totalmente divergenti sullo stesso boardgame.
Sono gusti.  


Non giudico chi ha pareri ed approcci diversi, "il mondo è bello perché è German”, no scusate volevo dire “vario!”   
Io sono un onnivoro con preferenza German; ma devo dire che sempre più spesso mi trovo ad amare i rari giochi che riescono ad essere degli “ibridi” che si cimentano nella difficilissima arte di restare in bilico sul confine sottile che divide i German dagli American……
Gioisco quando un autore riesce a fare il miracolo di costruire un gioco che, pur restando controllabile ed in mano ai giocatori, mischia anche elementi aleatori e non perfettamente prevedibili. Quando si compone un raro mosaico fatto di gestione risorse, crescita controllata della propria fazione, il brivido di eventi casuali e la tensione data da interazioni dirette che non risultino troppo influenti e distruttive da inficiare una buona pianificazione a medio-lungo termine. Quando tutto questo prende forma in una scatola di cartone, in un mondo in miniatura che ti sa immergere in un sogno di legnetti e statuette che ti astrae per qualche ora dalla vita di tutti i giorni e ti catapulta in una realtà alternativa degna di Matrix……  


Lì, se ti ritrovi insieme ai giusti compagni di giochi, si sublima il sogno di tutti noi amanti di questo passatempo spettacolare, che mi rende fiero di appartenere a questa comunità che è la Tana dei Goblin.
La partita finirà con una schiacciante vittoria da parte mia, complice la mia esperienza pregressa su questo gioco che mi vede alla terza partita in due settimane. Scythe è un gioco in cui si deve correre e fare prima e meglio degli altri le cose, è un gioco in cui l’esperienza paga molto ed in cui la chiusura immediata al conseguimento del sesto obbiettivo non lascia scampo…… 
ma non si gioca (solo) per vincere, bensì per condividere un’esperienza, per far parte di un micro-universo insieme agli amici.
E poi viene il momento della discussione post- partita   
In cui si analizza il gioco, si giudica il lavoro fatto dagli autori, si pensa a come poteva essere migliore, o semplicemente diverso……  
Se fino ad ora poteva sembrare unanime e completo il mio apprezzamento del titolo giocato, ora invece vedremo come Scythe non sia, invece, esente da difetti.  
Premetto che per me il gioco è bello e validissimo. Longevo, interessante, sfidante e con elementi innovativi, oltre a quanto di buono già detto sulle meccaniche, i materiali e quant’altro.
A tutto questo aggiungo che la durata dichiarata di 115 minuti è assolutamente veritiera, specie dopo qualche partita di “rodaggio”.
Ma, come tutti i giochi che finiscono in modo “immediato”, ci sono anche dei problemi.
In particolare di bilanciamento.  
Questo mostro strisciante, questo nemico più o meno invisibile, che affligge tante creature ludiche minando dal interno la solidità di tanti parallelepipedi di cartone che infestano le librerie di casa nostra, in Scythe è particolarmente evidente ed alla portata anche dei meno smaliziati tra noi Gamers.


È sfacciato e baldanzoso, si palesa in tutta la sua arroganza nella fine immediata che non permette a tutti i giocatori di fare lo stesso numero di azioni e nel set-up casuale di fazioni/plance azione/popolazioni dai poteri asimmetrici. 
L’esempio più illustre che mi viene in mente per quanto riguarda noti predecessori delle “fazioni dai poteri differenti” è, ovviamente, Terra Mystica. Capolavoro assoluto che però non nasconde un bilanciamento non perfetto delle sue razze.  
Difficile, se non impossibile, trovare il perfetto bilanciamento quando un giocatore non effettua lo stesso numero di azioni degli altri. Difficile, se non impossibile, rendere fazioni dalle peculiarità profondamente differenti ugualmente in grado di raggiungere la vittoria finale.
A parità di bravura dei giocatori al tavolo, ovviamente.
L’ordine di gioco a Scythe è dato, non già dalle Popolazioni che si giocano (che pure tentano di bilanciare le loro differenti caratteristiche tramite una diversa dotazione iniziale di risorse e carte), ma dalle plancette-azione che si abbinano casualmente ad esse. Questo di per se non sarebbe un fattore sbilanciante se non fosse che ad iniziare il turno (che poi prosegue in senso orario secondo le fazioni sulla mappa), sarà il giocatore con la plancia (data casualmente, lo ricordo ancora) che riporta il numero più basso. Ma andando poi in senso orario potrebbe capitare che quello con il numero immediatamente inferiore a chi inizia si potrebbe ritrovare a giocare ultimo invece che secondo! Dato che chi gioca ultimo farà un’azione in meno di molti altri giocatori in tutti i casi in cui non sarà lui a decretare la fine della partita, e dato che negli ultimi turni di gioco un’azione può facilmente dare 4-10 punti in più, questo non può che generare uno sbilanciamento.
Scythe non ne fa mistero.  
Pur cercando di equilibrare il più possibile le fazioni di gioco. Pur presentando la possibilità di livellare le cose tramite interazioni dirette come le battaglie fra i giocatori. Pur presentando diversi elementi casuali come il valore delle carte battaglia o le diverse ricompense date dalle carte incontro. Pur avendo, quindi, molti fattori che possono serenamente donare vantaggi o svantaggi anche maggiori di una singola azione in meno durante la partita.
Tuttavia può infastidire molti giocatori questo fattore di sbilanciamento ad inizio partita.
Io lo dichiaro apertamente:
pur essendo un amante del controllo, pur digerendo male l’alea al tavolo da gioco, apprezzo moltissimo Scythe.
Al netto delle sole tre partite fatte, e quindi di un giudizio provvisorio e mutevole nel futuro, non sono particolarmente infastidito da questo elemento.
Perché il gioco funziona, diverte, appaga chi vuole la possibilità di elaborare strategie e tattiche, dura poco e quindi non disturba se regala la vittoria a causa di elementi non pienamente controllabili.
Il gioco mi piace.

Come mi piace giocare a Terra Mystica anche usando i Mutaforma o i Fachiri.
Come apprezzo i Coloni di Catan al netto dei dadi.
O amo Dominion in 4, pur giocando probabilmente un turno in meno se estraggo l’ultimo posto all’ordine di gioco.
Voi che ne pensate? 

 

Commenti

Penso che sia un bellissimo articolo e mi trovo d'accordissimo con le tue conclusioni. Apprezzo moltissimo i giochi asimmetrici, (es. StarCraft), anche perché così, se perdo, posso sempre dare la colpa al bilanciamento (ridendo, ovviamente)!

Non so se ho capito bene ma noi per impostare fazione e plancetta facciamo così: Estraiamo la prima fazione da lì in poi le altre. Queste girano in senso orario e si decide a priori il primo giocatore. Poi estraiamo le plancette ma se siamo in 5 al primo andrà sempre la plancia numero 1 e a seguire le altre in ordine numerico crescente. Invece Se siamo in 3 giocatori , ad esempio si può partire escludendo le prime due plance e distribuendo la plancia 3 al primo giocatore la 4 al secondo e la 5 al terzo. In questa maniera ci sono meno combinazioni possibili ma si salvaguardia il bilanciamento in maniera perfetta.
A parte questo discorso Scythe ha scalato la classifica del mio gruppo in maniera rapidissima e si trova ad essere diventato uno dei giochi più apprezzati da tutti i componenti del gruppo. Le ragioni sono la bellezza della grafica unità alla fluidità delle meccaniche e alla rapidità del tutto con un appagamento notevole. Un bilanciamento sottolineato dal recensore davvero impeccabilmente di caratteristiche peculiari. Per me questa è una pietra miliare del gioco, un riferimento al quale i designer dovrebbero sempre guardare quando progettano anche per non sfinire i giocatori dopo due serate. Questo ha un rapporto fruibilità/profondità da droga ludica allucinogena. L'alchimia del tutto rasenta la perfezione per come vedo io il gioco da tavolo ideale, cioè quello che cerchi famelicamente ogni volta che compri una nuova scatola che non sai più dove mettere. Chissà se avrò trovato la mia pace?

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