Ode al dado

dadi

Un articolo dedicato ai nostri tanto amati e odiati compagni di gioco rotolanti.

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Provocano gioia e dolore, sono amati e disprezzati, ma i dadi fanno parte della nostra passione e del gioco in generale da prima della nascita della scrittura. In questo articolo parlerò, rapidamente, della storia di questo strumento e di cosa si può nascondere dietro a quei lanci che caratterizzano spesso le nostre serata ludiche.

Roll & roll

È noto come l'uomo abbia lanciato dadi prima ancora di imparare a scrivere, quindi per loro niente roll & write, al massimo roll & roll. I primi esempi di dadi, gli astragali, erano semplicemente delle ossa di animali, con quattro facce su cui venivano incisi vari segni e simboli. Addirittura non si è in grado di discernere in modo netto quando, nel corso della storia, si è passati dagli astragali ai nostri dadi moderni, poichè il termine astragali veniva usato indistintamente per entrambi dagli scrittori antichi.

astragali
astragali
Quello che è certo è che nel corso della storia, prima di lanciare i dadi, abbiamo pregato per un tiro fortunato Horus, Zeus, Giove e Dio. Il dado più vecchio di cui abbiamo i resti risale infatti al 2800 a.C. ed è stato ritrovato in Iran, facente parte di un gioco molto simile al classico Backgammon, ma sappiamo che gli egizi giocavano al Senet, una sorta di gioco di corse (sì, avete letto bene), già da prima del 3000 a.C.

I primi giochi con i dadi quindi non erano essenzialmente d'azzardo come spesso si crede, per quanto sicuramente molto semplici e basati su facili confronti numerici, ma col passare del tempo e l'evoluzione degli stessi siamo arrivati a renderli veicoli di titoli molto più complessi.

Addirittura anche gli amanti dei giochi di carte non possono negare l'importanza del dado, poichè le carte da gioco, inventate in Cina durante la dinastia Tang, sono nate come evoluzione diretta dei giochi di dadi. Una origine simile, sempre in Asia, l'ha avuta il Domino sfruttando, essenzialmente, le stesse facce di un dado da sei.

Dal d4 al d120: quale scegliere?

"Alea iacta est."
Giulio Cesare

I dadi sono stati costruiti nel corso della storia con diversi materiali: osso, legno, pietra ed infine plastica.  Per poterli sfruttare appieno abbiamo anche sfruttato varie forme che esulano dal classico cubo con sei facce. Quelli ispirati ai solidi platonici ci permettono di avere i d4, d6, d8, d10, d12 e d20, rispettivamente sfruttando le forme di un tetraedro, cubo, ottaedro, trapezoedro pentagonale, dodecaedro ed icosaedro, tutti caratterizzati da facce composte da poligoni di forma regolare.

d120
d120
In aggiunta abbiamo anche altre forme, non derivate da solidi platonici, che ci hanno permesso di creare dadi di ogni forma, tra cui il più recente, mostruoso, d120. Avete letto bene, un dado con ben centoventi facce nato dalle menti di Robert Fathauer ed Henry Segerman, sfruttando la bislacca forma dell'esacisicosaedro, descritta per la prima volta dal matematico Catalan nel 1865. Ma non chiedetegli per cosa potrebbe essere usata la loro creazione... perchè non ne hanno idea.

La scelta di quale dado utilizzare è un altro elemento molto importante nella progettazione di un titolo. Il dado infatti permette di scegliere non solo quante facce, ma anche quali valori dare ad ognuna. Una scelta di design che deve necessariamente passare attraverso prove e calcoli combinatori, per poter affinare al meglio questo strumento: come ben sappiamo tutti infatti un dado non perfettamente calibrato per un titolo e le sue meccaniche può distruggere l'intera costruzione.

Elemento da non dimenticare per alcuni titoli è anche il feeling del dado stesso. Un dado pesante, fatto con buoni materiali, regala sicuramente maggiori soddisfazioni, ma anche la sua forma è un elemento importante. Basti pensare a quanto accaduto durante la fase di creazione di Root, candidato al Magnifico 2019. Nelle sue prime versioni infatti, in fase di test, il gioco prevedeva l'uso di due d4 con valori da zero a tre. Gli autori però, anche grazie ai ritorni ricevuti, pare si siano accorti che tirare un d4 non regala grandi soddisfazioni, poichè è il solo dado, a causa della sua forma, a rollare molto nella mano ma poco sul tavolo una volta lanciato. Hanno così deciso, mantenendo la stessa distribuzione, di passare ad un d12 con i numeri da ripetuti tre volte.

Imbrigliare il fato

"Ogni volta che si parla e si scrive si gioca a dadi con il pensiero: quanto spesso si tira un uno quando dovrebbe venire un sei."
Friedrich Hebbel

Ma cosa ci fa apprezzare così tanto il lancio dei dadi? Come mai, prima ancora di imparare a scrivere, abbiamo sentito il bisogno di lanciare un dado? Probabilmente ciò che ci fa apprezzare così tanto il lancio dei dado è insito in quel brivido, quella sensazione di poter imbrigliare il fato. Sperare, credere in quel sei e vederlo materializzarsi sotto ai nostri occhi, seguendo con lo sguardo quel dado che rotola. Non a caso i dadi venivano utilizzati nell'antichità anche per la divinazione, per cercare di leggere, in loro, il volere degli dei.

La soddisfazione del lanciatore di dadi è probabilmente lì, nel giocare col fato, nel credere di poter in qualche modo prevedere il risultato di un tiro. In quel balletto tra la rabbia nel vedere il proprio tiro andare male e la gioia nel vedere un tiro fortunato. Ovviamente però oltre ad imbrigliare il fato ci piace anche gestirlo, come dimostra il successo di tanti gestionali basati su dadi. Arrrivare a poter gestire il tiro fortunoso come quello sfortunato, ridere in faccia alla sfortuna trovando il modo migliore per sfruttarla a proprio vantaggio e raggiungere lo stesso la tanto agognata vittoria.

Fortuna, sfortuna, tecnica, statistica e percezione

"Einstein sbagliò quando disse: «Dio non gioca a dadi». La considerazione dei buchi neri suggerisce infatti non solo che Dio gioca a dadi, ma che a volte ci confonda gettandoli dove non li si può vedere."
Stephen Hawking

Tutti quanti noi abbiamo avuto la percezione di serate particolarmente fortunate o sfortunate. La realtà dei fatti è che, spesso, a farla da padrone è la nostra percezione. Un sdei tirato da un giocatore noto per essere molto fortunato verrà registrato come evento più importante e per questo memorizzato più facilmente; lo stesso vale per un uno tirato dal giocatore sfortunato. Gli eventi opposti invece perderanno subito di importanza e per questo ignorati. Quante volte avete visto lo sfortunato tirare un sei e declassarlo subito perchè "vabbe', sarà il primo che tiro in sei mesi!"? Ed ecco che così si creano le leggende fortunate o sfortunate.

La realtà dei fatti è che la statistica ci insegna che la distribuzione dei tiri fortunati o sfortunati tende ad essere la stessa. A ogni tiro c'è la stessa probabilità che capiti un sei o un uno e la mano della persona che lo tira non influisce in alcun modo - seppur ci sia più di qualcuno convinto del fatto che, una buona dose di cazzimma partenopea nel lancio, quel modo di lanciare i dadi con determinazione e convinzione, possa fare la differenza nel risultato. Ci piace pensarlo e anche questo fa parte del divertimento.

Giochi e dadi

"lo amo colui che si vergogna quando il lancio dei dadi riesce in suo favore e si domanda: sono forse un baro?"
Friedrich Nietzsche

Tralasciando i titoli in cui i dadi sono presenti ma in misura minore, vi citerò in questo paragrafo alcuni tra quelli più recenti in cui i dadi sono la meccanica principale, spiccando tra gli altri per l'utilizzo che ne fanno e i materiali sfruttati.

  • Roll for the Galaxy: Nato da una costola del famoso Race, riesce a differenziarsi dal fratello toccando aspetti molto diversi. Al suo interno troviamo ben centoundici dadi speciali (sì, avete letto bene) che vi permetteranno di gestire il vostro impero galattico. Roll infatti è, a conti fatti, un gestionale basato sui dadi, in cui starà a voi creare un motore di gioco in grado di sfruttare al meglio i dadi che riuscirete a collezionare. Tocco di classe ulteriore: delle bellissime coppe lanciadado!
  • Dadi Too Many Bones
    Too Many Bones
    Pulsar 2849: I dadi in questo caso pur non essendo stati trattati "bene" a livello di materiali (classici dadi in legno molto leggere), sono il fulcro principale del gioco. Sfruttando un particolare sistema di draft dopo averli tirati, i giocatori potranno selezionare due dadi ogni turno per portare avanti le loro strategie e vincere la partita; è senza dubbio un utilizzo "molto german" dei dadi, come il titolo stesso, ma siamo di fronte ad un prodotto interessantissimo.
  • The Reckoners: Cooperativo ispirato alla saga di Brandon Sanderson dove i giocatori prendono le parti di uno sparuto gruppo di ribelli che ha deciso di ribellarsi al giogo degli epici, degli esseri umani dotati di straordinari poteri e malvagità. Con un sistema classico simile a Pandemia, il gioco cercherà di soverchiare i ribelli che potranno reagire cercando di contenere e uccidere gli epici sfruttando i dadi tirati. Il gioco infatti ha ben quarantadue dadi in resina trasparente (bellissimi) che andranno gestiti con tre ritiri parziali per turno; più ovviamente, varie abilità uniche ed equipaggiamenti speciali.
  • Dice Throne: Come non citare il trono dei dadi? Skirmish uno contro uno (si può giocare anche in quattro, eh; però...) con personaggi completamente asimmetrici. A farla da padrone i trentasei dadi custom presenti da sfruttare per sferrare le varie mosse disponibili, tra cui un temibile supercolpo nel caso in cui si riesca a fare un classico "yahtzee". Sono presenti anche un mazzo di carte contenente sia potenziamenti ai vari colpi sia carte istantanee in grado di gestire un minimo i lanci dei dadi vostri e dell'avversario. Vi consiglio di giocare assolutamente con la variante che fa dividere le due tipologie di carte, in modo da poter decidere quale tipo di carta pescare.
  • Too Many Bones: gioco d'avventura basato essenzialmente sui combattimenti e la crescita e gestione dei personaggi. I materiali di questo titolo (in vendita e produzione solo direttamente dalla ChipTheoryGames) sono stupefacenti. Parliamo di fiche da dodici grammi, carte plastificate, tabellone in neoprene e centotrentasei dadi custom. Il titolo si basa appunto sui combattimenti e la gestione dei vari personaggi, tutti profondamente diversi tra loro. La loro crescita e gestione viene cadenzata dall'utilizzo dei dadi (in media ogni personaggio ne ha venti personali disponibili oltre a quelli base per attacco e difesa), che possono passare dall'essere semplici contatori o veicolare particolari abilità tramite un lancio durante i combattimenti. In particolare voglio evidenziare la meccanica che conferisce il titolo al gioco: quasi ogni dado ha come simbolo del "mancato", un paio di ossa incrociate. Quando un dado lanciato mostra queste ossa si può decidere se "bloccarlo" per tutto il combattimento in una serie di spazi particolari. Questi ultimi permettono, una volta raggiunto un certo numero di ossa, di lanciare colpi particolari o, addirittura, sbloccare permanentemente l'abilità speciale potenziata del proprio personaggio. Ogni dado messo lì però rimane bloccato, potendo portare alla situazione in cui, appunto, ci si trova davanti a "troppe ossa" (too many bones), con diversi dadi abilità bloccati e ben poco da fare.

Roll & write

"Tre cose solamente mi so 'n grado,
le quali posso non ben men fornire:
ciò è la donna, la taverna e 'l dado;
queste mi fanno 'l cuor lieto sentire."

Cecco Angiolieri

Categoria di giochi, ormai affermata, basata appunto sul lancio di dadi e la scrittura di segni o punteggi su schede apposite, in base ai valori mostrati. In tana potete trovare varie recensioni appartenenti alla categoria di quella che si potrebbe definire come una serie di giochi, essenzialmente in solitaria, che possono fare la gioia sia degli amanti del determinismo a tutti i costi, sia dei lanciatori di dadi. Spesso infatti richiedono ottime capacità tattiche o strategiche per poter raggiungere punteggi alti.

Tra i migliori e più noti non si possono non citare il "matematico" Ganz schön clever (e il suo sequel, Doppelt so clever), molto spartano e basato sul cavare più punteggio possibile da vari dadi, ed il carinissimo Le strade d'inchiostro, in cui vincerà il giocatore che riuscirà a disegnare il maggior numero di strade interconnesse tra loro.

In conclusione

“La vita è giusta. Abbiamo tutti nove mesi di scuotimento nella scatola, e dopo il dado rotola. Alcune persone fanno una serie di sette. Altre persone, sfortunatamente, fanno doppio uno. È solo come va il mondo.”
Stephen King

Impossibile negare come il dado faccia parte della storia dell'umanità e della nostra passione: il gioco. Amato e disprezzato, può essere il punto di forza di un gioco o il suo difetto più grande; è uno strumento e come tale andrebbe giudicato: non in senso assoluto, non rispetto alla sua sola presenza o meno, ma solo in base a come viene utilizzato e gestito nelle meccaniche specifiche del titolo.

Andate quindi e rollate con tutta la cazzimma di cui siete capaci: la vostra vittoria, il destino del mondo, la salvezza del vostro personaggio possono dipendere da questo.

Commenti

Bell'articolo!

Parafrasando il buon Gandalf: "Possiamo soltanto decidere cosa fare con il risultato che ci viene concesso" 

Bell'articolo - e molto vero il discorso sulla percezione.

Un articolo molto bello ed interessante!

Non ne faccio mistero: preferisco, serenamente, tutti quei giochi dove é previsto l'uso dei dadi.

Ciao, Paolo (MPAC71)

I dadi mi amano. Quando giocavo a Warhammer i miei compagni credevano che li avessi truccati, invece no, era il karma che mi ripagava della mia dedizione all'esercito più scarso e bistrattato di quelle edizioni: gli elfi oscuri.

“I don’t like the dice, but the dice like me” , per citare il Reverendo

sono l ' ossatura dei GDR vecchio stile .

Bello! E ho scoperto il dado da 120. Ora posso dimenticarlo nuovamente :)

Il D120 è l'unico che mi manca. Però ho il D30, più tutta una serie di altri dadi particolari (ad esempio un dado trasparente con dentro un altro dado, così lanci 2D6 insieme!).

Piccola nota: il D10 non ha poligoni regolari.

Da grande amante dei giochi contenenti dadi ho apprezzato l'articolo. Grazie. Bella lettura.

 

Tremenda la citazione di Stephen King!

E i 130 dadi di Quarriors! dove li mettiamo? :D

Bell'articolo comunque :3

Ritratto di CoB

Bel pezzo, ma non risponde alla domanda che mi tormenta da anni: qualcuno ha mai incollato 20d4 per creare un mega d20?

Bel pezzo, ma non risponde alla domanda che mi tormenta da anni: qualcuno ha mai incollato 20d4 per creare un mega d20?

 

in quel caso non si rischia la distruzione del continuum spazio-tempo come quando si divide per zero con successo?

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