Un’occhiata combinata ai regolamenti di UR e Tempus.

Ultimamente mi sono studiato i due regolamenti e ho scoperto interessanti analogie che mi hanno spiazzato.

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Ultimamente mi sono studiato i due regolamenti e ho scoperto interessanti analogie che mi hanno spiazzato.

Da mesi aspettavo l’uscita di Tempus e appena ho potuto ne ho sbirciato il regolamento che mi è piaciuto subito per la sua particolare semplicità. Poi Mesaverde mi ha fatto notare la notizia dell’uscita di UR di cui non avevo mai sentito parlare su IDG e quei pochi clic su foto e regolamento mi hanno incuriosito alquanto e ho provveduto a colmare la curiosità con lo studio del regolamento.
Ne è venuto fuori, a parer mio, che i due giochi si assomigliano parecchio nello stile di gioco. Tanto da rendermi indeciso nella scelta, visto che amo prendere giochi il più possibile diversi uno dall’altro.


Entrambi sono giochi sulla crescita di una civiltà con un approccio più astratto che concreto e con tempi di gioco, penso, limitati.
In entrambi i giochi abbiamo un unico tipo di segnalino per giocatore a rappresentare il moltiplicarsi della popolazione (e di quant’altro possa rendere una civiltà superiore ad un’altra) e degli spazi da occupare il più possibile entro la fine del gioco per guadagnare la vittoria.
In Tempus gli spazi sono esagonali e fisici (montagna, campi, prati, boschi) mentre in UR sono quadrati e astratti, rappresentati da colori/attività (coltivazione, commercio, politica, guerra).
In entrambi i casi esiste una pedina/edificio, la città per Tempus, lo ZIggurat per UR, che va sostituita ad un insieme di pedine per fortificarsi nel gioco e conquistare maggiori punti.


A questo punto le similitudini finiscono e mentre Tempus tiene un approccio più basilare (e banale, in un certo senso) con la scelta di opzioni tipiche quali avere bambini, muoversi, avere idee, UR prende un approccio più astratto e particolare proponendo azioni (peraltro scelte il turno precedente con un originale meccanismo che influisce anche sulle tessere che compongono il piano di gioco) quali agricoltura, commercio, guerra, politica che, benché abbiano un nome “normale” e ben assimilabile da ogni giocatore hanno una applicazione particolare ma simile negli effetti fra di loro.
Tutte le azioni a parte la guerra tendono infatti a far crescere la popolazione, anche se con modalità diverse: l’agricoltura favorisce le tessere verdi e le loro vicine, il commercio le tessere dove la vostra popolazione “tocca” gli avversari e il bordo del gioco, la politica porta favori anche a popolazioni avversarie. La guerra è un meccanismo per spostare pedine in territori avversari come ovvio. Questo sistema di azioni è chiaramente un meccanismo di nascita astratta ma è così ben legato al tema del gioco da rendere piuttosto facile ricordarsi l’applicazione di azioni che di per sé sarebbero complicate per qualsiasi astratto. Il risultato è un regolamento più breve di quello di Tempus e altrettanto efficace. Infinitamente più originale e particolare comunque.


Il passo successivo nella mia analisi è quello di immaginarmi una partita con ognuno dei due sistemi (che io ovviamente non ho mai provato non frequentando fiere né conoscendo i due autori, anche se mi piacerebbe alquanto).
Qui già vedo un’espansione più veloce delle pedine di UR che si moltiplicano più facilmente abbinato però a tempi di riflessioni maggiori da parte dei suoi giocatori fino a quando le civiltà non cominciano a cozzare fra loro.
A questo punto vedo lievitare i tempi di pensata soprattutto in UR dove le combinazioni possibili di azioni aumentano esponenzialmente rendendo i singoli turni più lunghi mentre in Tempus la matematica è più semplice e la posizione sul tabellone defalca le possibilità fino agli ultimissimi turni dove i movimenti incrementano esponenzialmente a causa dei progressi tecnologici.
Entrambi i giochi daranno l’impressione di finire troppo presto levandoci la possibilità di quelle ultime mosse che ci sarebbero servite per la vittoria, ma sarà meglio così: si inizia la rivincita.


Cosa mi piglio? UR è troppo particolare e ben fatto per lasciarlo inacquistato ma quanto mi logorerà il cervello? Quanto della vittoria sarà in mano alle mosse dei miei avversari mai clementi con i miei pedoni? Quanto tempo passerà Massimo a pensare nel suo turno? Tempus è sicuramente più alla portata di tutti e avere delle carte in mano aggiungerà un pizzico di bluff al ben oliato e semplice meccanismo matematico ma confrontato alla particolarità di UR mi sembra ora banale e mi smorza di molto l’entusiasmo per l’ormai uscito Tempus.


L’incertezza rimbalza per le mie congiunzioni neurali e temo presto raggiungerà il portafoglio attingendo risorse più cospicue del previsto...