Che bella la foto finale
Qual è il bello del Festival di Cannes? Il suo grande senso di serenità e voglia di divertirsi: a differenza dello SPIEL dove le migliaia di novità presentate e gli hardgamer che corrono per provarle tutte trainando carrelli carichi di giochi (tra cui ci mettiamo colpevolmente pure noi), creano momenti di caos e bolge dal sapore dantesco, al FiJ si passeggia con calma tra gli stand distribuiti in modo più arioso e aperto, i tavoli sono uno accanto all'altro senza demarcazioni nette degli stand: l'importante è giocare, a quale gioco e di quale distributore esso sia, poco importa. I giocatori poi sono principalmente famiglie e bambini e, non crediate funzioni come da noi: non ci sono genitori che "parcheggiano" i bambini ai tavoli, ma le famiglie si siedono assieme e giocano e non solo nella strepitosa area dedicata ai più piccoli, ma ai tavoli di tutti gli editori. E poi ci sono i nonni e le nonne. Che giocano tra di loro, ascoltano le spiegazioni e giocano alle novità proposte, uscendo poi con le buste di giochi acquistati. È un mondo un po' diverso da quello cui siamo abituati eppure, specie per noi piemontesi, siamo davvero così vicini! Non temano gli hard gamer, i gioconi ci sono, dai german duri e puri come Noria, Wendake o Terraforming Mars agli american carichi di miniature e dadi come Star Wars Rebellion, Rising Sun e Jean d'Arc.
Insomma, una fiera per tutti i gusti, bella da vedere e da vivere... Peccato per i troppi francesi! (che, battute a parte, sono gentilissimi e disponibili a spiegare i giochi anche in inglese o italiano), una fiera colorata dove si dà tanta importanza alla scenografia.
Venendo ai giochi giocati, il bottino è di 33 giochi provati e un numero indefinito di prototipi e giochi in anteprima che ci sono stati mostrati e/o spiegati.
I giochi
Kang: gioco astratto per due giocatori, riedizione di un vecchio titolo, nel quale le nostre pedine "saltano" sulla scacchiera in base alla loro altezza, rimbalzando sulle altre pedine. La particolarità è che le pedine sono comuni e si possono muovere solo quelle più vicino a noi sulla scacchiera. Divertente e intelligente.
Twin It!: l'unico finalista dell'As d'Or nella categoria famiglie che non conoscevamo, è un gioco che mescola rapidità e colpo d'occhio e rapidità. Ogni carta ha un pattern coloratissimo e dalle forme strane diverso sul fronte e sul retro. Tutti pattern si ripetono due volte (alcuni tre) e solo aver flippato la carta in cima al nostro mazzetto si deve essere i primi a individuare l'eventuale coppia, potendola rubare anche agli avversari. La rapidità passa in secondo piano quando le carte saranno tante sul tavolo e il gioco funziona bene. Di certo molto al di sotto di Azul, Dice Forge o Flamme Rouge, gli altri finalisti.
Exposition Universelle: edizione francese di World's Fair 1893, gioco di maggioranze che ancora non conoscevamo, ci ha divertito ponendo i giocatori di fronte a scelte spesso sofferte. Una buona interazione e una durata molto contenuta lo rendono un titolo che ricade alla perfezione tra quelli che "piacciono a noi". Dubbi sulla scalabilità in due giocatori ci frenano.
Twelve Heroes: gioco per due giocatori nel quale si schierano truppe per conquistare uno dei tre villaggi centrali e solo chi avrà la forza maggiore all’inizio del proprio turno potrà ottenerne i punti. Ogni giocatore ha un mazzo fazione con carte uniche e poteri asimmetrici ma… il gioco ci annoia. Molto lento, e ripetitivo.
Dreamscape: Kickstarter che verrà lanciato a marzo, è un astratto nel quale raccogliere pietre da posizionare sulla nostra plancia per poter risolvere delle carte obiettivo. Tante regolette da ricordare lo rendono macchinoso e poco fluido. Non ci piace.
Burger Party: Lo giochiamo più volte e ci troviamo anche a spiegarlo ad un paio di famiglie che ci scambiano per membri dello staff. Gioco di rapidità di riflessi in stile Dobble nel quale prendere gli ingredienti per il nostro hamburger con un paio di vincoli e azioni bonus da ricordare. Il vero protagonista è l’hamburgerone da prendere a pugni per prenotarsi. La Giullaressa sta ancora guardando brutto il barbuto che non lo ha voluto comprare.
Huby Woky: quando tutti i tavoli sono pieni e un tavolo campeggia solitario senza neppure uno spiegatore voltatevi e correte il più veloce possibile. Su quel tavolo potrebbe esserci Huby Woky. Carta più alta è più interessante.
Little Big Fish: astratto per due con dei bellissimi materiali, compatto e dal costo contenuto ci ha stregato. Spostandoci sulla scacchiera dobbiamo cercare di mangiare i pesci avversari, nutrendoci di plancton per aumentare di stazza (che ci limiterà nei movimenti) o facendo nascere nuovi pescetti, piccoli ma veloci. È tornato a casa con noi.
Jurassic Snack: stessa collana di Little Big Fish, questo titolo a base di dinosauri per un target più familiare, era solo in anteprima. Un po’ di casualità in più in quanto si rivelano tessere nascoste che danno punti e azioni bonus ai nostri dinosauretti o fanno apparire i t-rex che potranno essere mossi sulla mappa per mangiare gli avversari.
Banquet Royal: altro gioco astratto solo in anteprima nel quale su di una scacchiera esagonale posizioneremo tre tipologie di portate per il banchetto, cercando di completare gli obiettivi in mano. Ma attenzione: saranno validi solo se saremo noi a posizionare l’ultima portata. In due giocatori ci si marca stretti e ci ha divertito molto. In quattro crediamo sia molto più incontrollabile.
The Rise of Queensdale: rimandiamo all’anteprima uscita ieri. In sintesi: anche no.
The Castles of Burgundy the dice game: l’invasione degli ultracorpi continua. Versione di dadi di un gioco di dadi. Si discosta comunque molto dal gioco originale ma… il risultato è pessimo.
Gobblet Gobblers: Come una piccola idea può fare grande un gioco. Il gioco del tris con i pezzi che possono mangiarsi e spostarsi (liberando cosa era stato coperto) è quel tipo di intuizione geniale che rende un gioco banale un gioco fantastico. Dovrà essere nostro.
Dream On!: La sorpresa del Festival. Un party game collaborativo nel quale dapprima i giocatori creeranno un sogno insieme giocando carte e realizzando una storia che andrà, nella seconda parte del gioco, ricordata tutti assieme. Un titolo divertentissimo, fresco e semplice da intavolare. Attenzione. Una partita tira l’altra.
Dècrocher la Lune: titolo di cui avevamo già parlato lo scorso anno, è così bello a vedersi che ci siamo fermati a giocarlo ancora una volta. Veniamo però sequestrati dall’autore che ci obbliga a farne più e più partite di fila sotto il suo sguardo attento.
Kitty Paw: il gioco dei “gattini cubici” altro non è che un gioco di velocità nel quale ricostruire il più rapidamente possibile un pattern. E urlare “miao”. Giocato solo perché una bambina voleva provarlo e non siamo riusciti a dirle di no.
Crokinole: non ha bisogno di presentazioni. Anche qui, l’occhio ci obbliga a fermarci e giocarlo. Finché il barbuto non ne vince una.
Mauw: ancora gatti, che si sa, fanno vendere un casino, per un gioco di prese nel quale giocare carte dello stesso colore davanti a noi o sulle carte avversarie per rubarle. Titolo piatto. Non faremmo una seconda partita.
Orodeloro: altro titolo in anteprima è un mini piazzamento tessere nel quale ogni tessera piazzata ci darà soldi, a volte rubandoli agli altri, in base alle tessere adiacenti che devono essere piazzate allungando il percorso che porta al tesoro. Un titolo semplice ma che funziona e diverte. Forse un po’ troppo piccole le icone.
Micropolis: titolo per casual che ci piace molto. È un collezione set, che otterremo componendo il nostro formicaio una tessera alla volta. Le tessere possono essere scelte pagando una tua unità da lasciare su ogni tessera che salti, aumentandone così il valore per chi la sceglierà dopo; meccanica ereditata da Smallworld o più recentemente da Century o Majesty. Il gioco funziona bene, pone di fronte a belle scelte e scorre molto veloce. Consigliato.
Oliver Twist: facciamo un sacco di coda per provare il secondo gioco della collana nata lo scorso anno con Il giro del mondo in 80 giorni. Quel titolo era una riedizione di The Hare and the Tortoise, questo di Sobek. Le meccaniche sono le stesse ma il gioco “nuovo” risulta molto più lungo e diluito. Non ci piace.
Nom d’un Renard: Proviamo il titolo vincitore dell’As d’Or nella categoria bambini. È un collaborativo nel quale cercare indizi sulla volpe colpevole di un furto. Per ogni oggetto raggiunto potremo vedere se è presente sulla carta estratta a caso all’inizio della partita, posizionandola sul visore che ci dirà se quell’oggetto è del colpevole. Molto simpatico e bello da vedere. Vittoria meritata.
Who did it? Ovvero, il gioco della cacca. Ogni giocatore ha un mazzetto di carte raffigurante i propri animali che dovrà discolpare dall’aver fatto la cacca in salotto. L’ultimo che rimarrà con una carta in mano sarà il “cagone”. Ci siamo divertiti un sacco.
Comme des Rats: chiudiamo il festival provando un titolo a dir poco osceno. Si lanciano due dadi che possono ferirci o darci la possibilità di pescare carte. Le carte che possono essere punti o ferite e un giocatore potrebbe non giocare perché viene ferito dagli avversari prima del suo turno. Bah!
I prototipi
Alla fine della fiera
Cosa ci è rimasto? Oltre ad una copia di Dream On!, una di Little Big Fish e una di Bubblee Pop (con espansione) ci portiamo a casa tante risate, splendidi momenti passati con dei veri amici quali Morg, Teooh, Francesca e Stella e questa foto che rappresenta al meglio lo spirito del Festival e ci ricorda che il gioco non ha età.