I costi di spedizione dei giochi da tavolo stanno salendo alle stelle

I prezzi per le spedizioni sono aumentati del 300-400%, un costo che molti editori semplicemente non possono permettersi di assorbire

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Giochi

Quella che segue è una libera traduzione di un articolo di Luke Plunkett, pubblicato qui: Shipping Prices For Board Games Have Gone Through The Roof

I giochi da tavolo hanno passato proprio un brutto 2020, con l'industria pesantemente colpita dal COVID, a causa delle problematiche relative alla produzione e al fatto che le persone letteralmente non potevano incontrarsi a giocare. Nel 2021 sembrava che le cose stessero migliorando, finché i costi di spedizione non hanno cominciato ad alzarsi all'inverosimile.  
Mentre ho visto editori e rivenditori parlarne poco su Facebook durante le scorse settimane, il designer Jamey Stegmaier (la "sua" Stonemaier Games è la casa editrice di Schyte e Wingspan) ha raccolto sul suo blog un'ampia indagine sulla vicenda, accompagnato da alcuni dati dell'azienda di ricerce ARC Global. Anche Cardboard Edison ha interrogato diverse aziende su cose come ritardi e aumenti di prezzo. 

E le considerazioni sembrano essere... davvero brutte!

Alcune delle problematiche emerse dalle scoperte fatte:
- i tempi di spedizione attualmente sono in ritardo di 2-6 settimane rispetto a quanto normalmente previsto dalle aziende;
- nonostante i ritardi, la maggior parte degli editori sta pagando le spedizioni 3-4 volte di più, con un editore che ha detto a Cardboard Edison che "i loro costi di spedizione sono aumentati di nove volte rispetto a prima della pandemia";
- molti editori sono ora costretti ad aumentare i prezzi dei giochi, e stanno tagliando i costi altrove, in aree come la localizzazione, poiché i margini di guadagno si sono ridotti a causa dell'aumento dei costi di spedizione (e dei costi di produzione, anch'essi aumentati). 

Notare che qui stiamo parlando di spedizione di merci. Quindi non il costo che paghi direttamente per una copia di un gioco, ma il costo che editori e produttori devono sobbarcarsi per spedire i container pieni del loro prodotto in tutto il mondo. Ovviamente le due cose sono correlate, e la ragione per cui questo sta rapidamente diventando un problema è che se i prezzi di spedizione per le aziende vanno fuori controllo, come conseguenza ciò avrà un grosso impatto sul prezzo di spedizione di un consumatore, se non sul prezzo dei giochi stessi (e sull'intero guadagno di alcuni degli editori più piccoli).  

È interessante notare che la maggior parte dei ritardi e dei maggiori aumenti di prezzi vengono avvertiti dalle aziende che producono giochi in Cina (che sono davvero tante), mentre quelle che hanno giochi realizzati in Europa segnalano che le cose non vanno così male. Allo stesso tempo, la riduzione dei margini di guadagno sta influenzando le tradizionali vendite al dettaglio più di quanto influenzi le campagne Kickstarter. E, ovviamente, ne sto scrivendo perché questo è un sito di giochi, e la cosa ha impatto sui giochi da tavolo, ciò di cui mi occupo; chiunque spedisca qualcosa in tutto il mondo attualmente sta percependo lo stesso problema.

Anche se questa è una crisi a breve termine, c'è la speranza che, quando i peggiori effetti della pandemia inizieranno a scemare, le linee di approvvigionamento si normalizzeranno. E che, per soddisfare l'aumento della domanda di spedizioni, le aziende di trasporti inizieranno semplicemente a costruire più navi su cui trasportare merci in tutto il mondo.

Commenti

Sono costretto a smentire alcune cose dette dall'autore di questo articolo e lo faccio con cognizione di causa, visto che mi occupo di spedizioni di container dalla Cina (e dal "lontano oriente") ogni giorno.
La situazione è più tragica di quanto descritto. Il costo del noli marittimi è aumentato di quasi 10 volte rispetto all'inizio della pandemia e questo porterà via soldi dalle tasche di tutti, visto che praticamente qualsiasi cosa acquistiamo viene prodotta in Asia (con rare eccezioni) e, se per molti prodotti un costo del genere può ancora essere sostenibile (andando comunque a erodere il guadagno dell'importatore che, giocoforza, prima o poi aumenterà i prezzi in percentuale), tanti altri hanno un costo d'acquisto pari o addirittura inferiore a quello di spedizione: ciò significa che il prezzo al dettaglio di questi beni semplicemente raddoppierà.

L'autore dell'articolo, inoltre, sembra sicuro che questa situazione sarà a breve termine. Lo credevo anche io, fino a qualche mese fa, ma gli eventi stanno dando torto a entrambi: i costi continuano a lievitare e i porti sono sempre congestionati. In tutto questo, le compagnie di navigazione perseguono con la politica di cancellazione viaggi (se prima i servizi erano settimanali, ormai siamo passati ad averne uno ogni 14 giorni) in modo da poter continuare a utilizzare al meglio la stiva e mantenere i prezzi estremamente elevati: la botte piena e la moglie ubriaca. Nessuno di loro ha interesse che questa situazione migliori e, infatti, all'inizio di agosto Maersk (che muove un quinto dei container globali) ha ritoccato le sue previsioni di bilancio per il 2021 stimando un'ulteriore crescita degli utili per un profitto (da tassare) di almeno 18 miliardi di dollari.

Infine, le materie prime iniziano a scarseggiare e la Cina dà priorità alla produzione per il proprio mercato interno in espansione e successivamente a chi paga di più, ovvero in genere il Nord America.

Confermo quanto detto da Volmay:

I prezzi di spedizione sono alle stelle e non solo per i giochi.

C'è un problema di localizzazione di container (non di numero, semplicemente non sono dove dovrebbero essere e dai porri produttori fittarli costa un rene)

C'è un problema di numero di trasporti.

C'è il problema della produzione cinese nel mercato interno&carenza di manodopera, in cui oltre a quanto detto da Volmay si legge di un deficit di lavoratori nelle fabbriche quantificabike in milioni di posti di lavoro, a causa di lavori impossibili e paghe basse che i nuovi laureati cinesi non hanno intenzione di andare a coprire (interessati più ai servizi).

Mettiamoci pure i problemi registrato da barche mastodontiche a Suez e vedrete come chi può sta iniziando a usare la ferrovia per il mercato europeo: benissimo direte voi? L'alternativa c'è?

Si, ma prima non era competitiva per prezzo! 

Le cose si normalizzazeranno solo a fine pandemia.... Ma il mondo non sarà quello del 2019.

Purtroppo confermo anch'io, la mia azienda compra in Cina, un container che pagavamo dai 3000 ai 5000 euro ora ne costa anche 15000, e spedizioni che richiedevano un mese ora arrivano dopo 2 se ti va di lusso... È un disastro, e c'è anche il paradosso che essere tra quelli che ha spinto per anni per diversificare la produzione in più aree del mondo diventa: "Eccolo l'uccello del malaugurio, avevi ragione, sei contento ora?" :(

Beh, si sta evidenziando che il modello economico attuale (era) è folle. Ovviamente non ho verità in tasca, ma quando vedo che un chilo di pesche che arrivano dalla Spagna costano la metà di quelle nostrane del contadino a 3 Km dalla mia città, qualche domanda me la sono sempre posta perchè nella mia beata ingenuità pensavo dovesse essere l'esatto contrario...

Complimenti per l'articolo.

Molte cose sono state già dette qui sopra, ma sarebbe molto interessante sapere nelle prossime dirette da PLAY come stanno affrontando questa problematica le varie Case editrici italiane e come la vedono nel medio e lungo termine, per la loro azienda e per noi giocatori. 

 

Credo sia il normale scotto per chi da anni produce al costo più basso infischiandosene (o facendo finta di non vedere) delle condizioni dei lavoratori in questi paesi e, per di più, inquinando a livello inverosimili (15/20 navi cargo, inquinano quanto tutte le auto del pianeta).

Azy01 scrive:
Mettiamoci pure i problemi registrato da barche mastodontiche a Suez e vedrete come chi può sta iniziando a usare la ferrovia per il mercato europeo: benissimo direte voi? L'alternativa c'è?

Alcuni pensano che la ferrovia sia la panacea di tutti i mali, ma, oltre a costare in genere il 30-50% in più del servizio marittimo, non riuscierebbe mai a gestire tutto il traffico necessario.
Quanti vagoni può essere lungo un treno? In genere ogni vagone porta 2 container, uno piccolo (20') e uno grande (40') oppure due grandi, quindi tra 3 e 4 TEU (il sistema di misurazione dei container 1 TEU = 1 container da 20').
Una portacontainer porta 20/30 mila TEU... quanti treni servono per pareggiarne una sola?
Il solo porto di Shanghai movimenta annualmente più di 45 milioni di TEU (sì, ok, in questo conteggio ci sono pure i traffici asiatici e americani), e non è neanche il porto che ne movimenta di più. Possono tutti questi contenitori muoversi su ferrovia? Semplicemente no: ci vorrebbero chissà quante linee ferroviarie che si muovono per tutta l'Asia fino all'Europa (devono anche tornare indietro, eh), motrici e vagoni.

È semplicemente arrivato il momento di lasciare perdere la produzione in Cina e tornare a farla in Europa. 

io che sull'argomento mi sento abbastanza ignorante mi domando, ma la concorrenza c'è tra gli spedizionieri? voglio dire... se la mia flotta serve l'acquirente più velocemente e a prezzi più vantaggiosi, tutti verranno da me fino a quando i prezzi delle altre compagnie si livelleranno ai miei... e tutto questo per rimanere competitivi, corretto? Da come si descrive sopra sembra un monopolio dato da una confederazione

volmay scrive:

 

Azy01 scrive:Mettiamoci pure i problemi registrato da barche mastodontiche a Suez e vedrete come chi può sta iniziando a usare la ferrovia per il mercato europeo: benissimo direte voi? L'alternativa c'è?

 

Alcuni pensano che la ferrovia sia la panacea di tutti i mali, ma, oltre a costare in genere il 30-50% in più del servizio marittimo, non riuscierebbe mai a gestire tutto il traffico necessario.
Quanti vagoni può essere lungo un treno? In genere ogni vagone porta 2 container, uno piccolo (20') e uno grande (40') oppure due grandi, quindi tra 3 e 4 TEU (il sistema di misurazione dei container 1 TEU = 1 container da 20').
Una portacontainer porta 20/30 mila TEU... quanti treni servono per pareggiarne una sola?
Il solo porto di Shanghai movimenta annualmente più di 45 milioni di TEU (sì, ok, in questo conteggio ci sono pure i traffici asiatici e americani), e non è neanche il porto che ne movimenta di più. Possono tutti questi contenitori muoversi su ferrovia? Semplicemente no: ci vorrebbero chissà quante linee ferroviarie che si muovono per tutta l'Asia fino all'Europa (devono anche tornare indietro, eh), motrici e vagoni.

Concordo! La cosa assurda è notare come sia diventata un'alternativa solo per i costi folli del trasporto marittimo attuale..
Impronosticabile fino a 2 anni fa

matteonarde scrive:
io che sull'argomento mi sento abbastanza ignorante mi domando, ma la concorrenza c'è tra gli spedizionieri? voglio dire... se la mia flotta serve l'acquirente più velocemente e a prezzi più vantaggiosi, tutti verranno da me fino a quando i prezzi delle altre compagnie si livelleranno ai miei... e tutto questo per rimanere competitivi, corretto? Da come si descrive sopra sembra un monopolio dato da una confederazione

Attenzione: gli spedizionieri non hanno navi (salvo rari casi) e si fanno concorrenza in altro modo.
Le compagnie di navigazione sono quelle che fanno i prezzi, ma siamo in una situazione in cui TUTTI hanno le navi piene e pertanto, anche chi fa pagare un nolo marittimo USD 2000 in più degli altri, fa comunque overbooking. Di conseguenza, tutti continuano ad aumentare e, la loro politica di cancellazione viaggi, continua a mantenere la situazione di navi tutte in overbooking.

Se volessero, il problema potrebbero risolverlo: reinserendo i servizi settimanali e un po' alla volta i porti si decongestionerebbero e le navi tornerebbero ai livelli normali... quindi con la concorrenza dei prezzi "bassi" (non credo torneremo mai più sotto ai USD 5000 per un container da 40').

Lavoro per un corriere aereo, la situazione come per il marittimo è la stessa troppa domanda rispetto all'offerta, oltre ad infrastrutture non adeguate rispetto ai volumi di spedizioni.  Le infrastrutture , es. gli Hub, non li metti in piedi e funzionanti in pochi mesi ci vogliono grossi investimenti e tempi lunghi...

Inoltre con la Cina dove prima era permesso di tutto, sia UE sia USA stanno effettuando una "guerra economica". Non credo che a fine pandemia finisca il tutto, o si trovano strade alternative alla produzione cinese o pagheremo i nostri amati giochi sempre di più....

Se hanno diminuito le spedizioni ed aumentato i prezzi dei viaggi e hanno un conseguente aumento dei profitti difficilmente torneranno alle condizioni precedenti.
Vuoi mettere fare 2 spedizioni al mese invece che 4 e ricevere gli stessi soldi. Meno manutenzione, meno costi di equipaggio. Per loro è una soluzione vincente.

In un mercato libero l'unica soluzione sarebbe quella di non usare più quel servizio, ma in questo caso la soluzione prevede anche di non vendere più quel prodotto. Di conseguenza... fino a che non ci sarà o un 2nd plant per la produzione o un 2nd source per il trasporto i prezzi continueranno a salire. E' la legge del mercato che lo impone.

volmay scrive:

 

matteonarde scrive:io che sull'argomento mi sento abbastanza ignorante mi domando, ma la concorrenza c'è tra gli spedizionieri? voglio dire... se la mia flotta serve l'acquirente più velocemente e a prezzi più vantaggiosi, tutti verranno da me fino a quando i prezzi delle altre compagnie si livelleranno ai miei... e tutto questo per rimanere competitivi, corretto? Da come si descrive sopra sembra un monopolio dato da una confederazione

 

Attenzione: gli spedizionieri non hanno navi (salvo rari casi) e si fanno concorrenza in altro modo.
Le compagnie di navigazione sono quelle che fanno i prezzi, ma siamo in una situazione in cui TUTTI hanno le navi piene e pertanto, anche chi fa pagare un nolo marittimo USD 2000 in più degli altri, fa comunque overbooking. Di conseguenza, tutti continuano ad aumentare e, la loro politica di cancellazione viaggi, continua a mantenere la situazione di navi tutte in overbooking.

Se volessero, il problema potrebbero risolverlo: reinserendo i servizi settimanali e un po' alla volta i porti si decongestionerebbero e le navi tornerebbero ai livelli normali... quindi con la concorrenza dei prezzi "bassi" (non credo torneremo mai più sotto ai USD 5000 per un container da 40').

 

Argomento interessantissimo, che su altri settori fa la combo con l'aumento di alcune materie priem (legno e ferro sono quasi raddoppiate nel giro di 1 anno).

Da quello che dite voi, che siete "nel settore", sembra un mix di due fattori:

1) manipolazione del mercato da parte delle compagnie di navigazione, che in regime di quasi monopolio/cartello provocano "scarsità" (in senso microeconomico) e quindi cambiando la curva di offerta spostano il prezzo più su. Questo unito ad una "scarsità" reale, contingente data dalla logistica ed i problemi del periodo covid.

2) lato domanda c'è stato un incremento (e quindi a sua volta la curva si è spostata) ed il prezzo è salito pure.

Sul punto 1) non c'è nulla di nuovo, avviene in molto settori e mercati (commodities come caffè, rame, cacao, dove vengono immaganitate e tolte dal mercato immense riserve dalle 10/15 società che detengono tutto il mercato si shifta la curva di offerta ed il prezzo schizza).

La novità è che questo è un mercato che è trasversale a tutto ed ha impatti molto più estesi di qualsiasi mercato "gonfiato" precedente.

Da ignorante di politiche macroecomiche, scambi commerciali etc, mi chiedo se a livello di UE, USA, CINA, qualcuno abbia interesse a sgonfiare la bolla (ma mi chiedo come perché non può almeno direttamente costringere le compagnie a raddoppiare la frequenza nelle navi). Ad intuito mi sembra sia sconveniente per tutti (tranne le compagnie di navigazione), in quanto la CINA rischia che le fabbriche vengano spostate altrove (processo lento comunque) e gli stati importatori occidentali (che consumano o trasformano) vedono comunque le loro economie danneggiate da questi costi.

Ma la situazione sarà molto più complessa di come la sto B/analizzando io

Da un punto di vista logistico, mi pare che il modello attuale non avesse senso: inviare i file per la stampa non costa nulla, spedire i giochi invece sì. 

Mi pare che, finalmente, l'economia si stia appaiando alla realtà, almeno su questo fronte: la produzione decentralizzata è evidentemente la soluzione. Sbaglio? 

Sottoscrivo tutto quello che ha scritto Azy01 e volmay, i containers a causa pandemia sono stati lasciati nei porti "non previsti" dalle società di trasporto e ora rimettere in moto il circuito del noleggio container richiede molto tempo.

I costruttori di container non seguono la domanda a suffcienza al momento, e quindi la catena della logistica ne soffre di conseguenza.

Quanto sopra in aggiunta alle altre motivazioni che contribuiscono anch'esse alla "tempesta perfetta", già citate da loro.

Nessuno si sbilancia con sicurezza sui tempi di normalizzazione del problema, si ipotizza una metà del 2022, ma molti pensano anche oltre.

Quanto sopra perchè ci sono molti fattori coinvolti che contribuiscono.

In ogni caso, anche se i problemi di logistica venissero risolti nel 2022, questo non significa che i prezzi della logistica tornerebbero a calare con la medesima velocità...

In merito al tornare a produrre in Europa, non penso che sia così rapido e indolore.

In Cina ci sono aziende di professionalità ed esperienza consolidata, non sostituibili velocemente.

Penso che a un produttore di giochi di "composizione complessa" convenga limitare i danni per 7-8 mesi piuttosto che creare una nuova filiera in europa.

Per composizione complessa intendo un gioco che ha miniature di plastica, unitamente a tabellone, carte, inserti in plastica e altro. quindi la necessità di creare stampi e avere come partner un produttore con esperienza nel campo.

Un gioco di sole carte magari è sostituibile più facilmente, con produttori europei.

Ovviamente sono mie considerazioni personali.

 

 

Da ignorante completo sul tema, ho trovato molto interessante questo articolo. E inquietante il fatto che se ne parli su un sito di giochi da tavolo e non ai telegiornali, visto che mi sembra un affare dall'impatto rilevante e più o meno ubiquo.

turing70 scrive:

Beh, si sta evidenziando che il modello economico attuale (era) è folle. Ovviamente non ho verità in tasca, ma quando vedo che un chilo di pesche che arrivano dalla Spagna costano la metà di quelle nostrane del contadino a 3 Km dalla mia città, qualche domanda me la sono sempre posta perchè nella mia beata ingenuità pensavo dovesse essere l'esatto contrario...

 

Si chiama globalizzazione...scelte economiche fatte a suo tempo che, in situazioni particolari come quella attuale, si convertono in un impatto pesante sull'economia in toto...

Ad ogni modo alcuni editori già si sono mossi, ad esempio Lookout ha prodotto l'espansione e l'edizione deluxe di Grand Austria Hotel totalmente in Europa.

Molto interessante tutto quanto ma la cosa poco chiara nei punti evidenziati da  Mrdauthia è perchè dovrebbe aumentare la domanda dei consumatori.

Io credo che molti settori non primari compresi giochi da tavolo se continuano ad avere questa tendenza all'aumento dei  prezzi indiscriminato subiranno una netta contrazione della domanda.

Di questo passo il ciclo di vita del prodotto gioco da tavolo andrà (o è già?) in  declino irreversibile. 

Per quanto mi riguarda prima del 2019 compravo un titolo ogni mese adesso sono 5 mesi che non ordino nulla.

Facciamo un passo indietro. Verso la fine degli anni 80 i prezzi dei giochi erano bassi, il numero di giochi era basso e le copie vendute per ogni gioco molto alte. Poi i giochi alla tedesca hanno sviluppato un nuovo settore, con un numero di titoli più alto, meno copie per titolo (a parte mostri sacri come Coloni e Carcassonne), ma prezzi sempre bassi grazie a una componentistica standard. Il trend è durato per qualche anno, con continua espansione del mercato e conseguente aumento del numero di titoli, soprattutto dovuto all'aumento del numero di editori. Le piattaforme di crowdfunding hanno accelerato questo processo, dismettendo la componentistica standard e introducendo costi molto elevati, sostenuti grazie a massicce campagne di marketing. Nel corso dei decenni, anche la produzione di giochi si è delocalizzata, seguendo il modello della globalizzazione. Un unico sistema produttivo di livello mondiale permette alta concorrenza, ma risulta scoperto in caso di problemi di livello mondiale: se negli anni sessanta una epidemia bloccava la produzione in Italia, si poteva ricorrere all'importazione da altri paesi. Dato che non esistono fabbriche sulla Luna, oggi non si può fare (ecco perché le compagnie private spingono per la colonizzazione di altri pianeti: differenziare sul lunghissimo periodo). Cosa succederà? Dipende da quanto dura ancora la pandemia, o meglio da quanto i governi decidono che debba durare il blocco dovuto alla pandemia. Se la Cina si mostrasse troppo previdente, potrebbe emergere l'India. Ma scommetterei sulla riconversione dell'Africa (a opera dei cinesi, che la stanno colonizzando da tempo) a fabbrica mondiale. Ovviamente la Cina vorrebbe usare l'Africa per elevarsi da produttore a consumatore, ma USA e in parte UE non staranno a guardare e non appena l'Africa sarà operativa non mancheranno le offerte che non si possono rifiutare (gli USA con dollari ed esportazioni di democrazie varie, la UE con l'apertura dei porti ai migranti economici, con l'implicita promessa che i paesi africani possano in questo modo alleggerirsi e provare i primi passi di mercato interno, nella prospettiva di emanciparsi dalla Cina). Tuttavia, il ritorno delle fabbriche nostrane non è impossibile. Forse non in modo esclusivo, ma da qualche parte dovremo pur tornare a produrre ricchezza, e non solo amministrarla. Alla fine mi aspetto meno titoli, qualche casa editrice in meno, fine del crowdfunding come lo conosciamo ora, leggera riduzione dei prezzi, enorme riduzione della componentistica (magari tornando a quella standard) e aumento delle copie per singolo titolo. Il che significa il ritorno della torneistica di livello.

volmay scrive:

Attenzione: gli spedizionieri non hanno navi (salvo rari casi) e si fanno concorrenza in altro modo.
Le compagnie di navigazione sono quelle che fanno i prezzi, ma siamo in una situazione in cui TUTTI hanno le navi piene e pertanto, anche chi fa pagare un nolo marittimo USD 2000 in più degli altri, fa comunque overbooking. Di conseguenza, tutti continuano ad aumentare e, la loro politica di cancellazione viaggi, continua a mantenere la situazione di navi tutte in overbooking.

Se volessero, il problema potrebbero risolverlo: reinserendo i servizi settimanali e un po' alla volta i porti si decongestionerebbero e le navi tornerebbero ai livelli normali... quindi con la concorrenza dei prezzi "bassi" (non credo torneremo mai più sotto ai USD 5000 per un container da 40').

Ciao, non sono del settore, ma leggevo qualche giorno fa un articolo sul Post. Di fatto sembra trattarsi anche di problemi portuali. Attualmente i porti sembrano non essere in grado di smaltire tutte le merci in arrivo e, pertanto, le navi restano a lungo ferme in attesa di scaricare. E questo è uno dei motivi per cui fanno viaggi non più settimanali. Tu ne sai qualcosa?

Peraltro anche le supernavi non risolverebbero il problema perché per accogliere una supernave serve un superporto e, di questi, ce ne sono pochi.

Jul1us scrive:
Ciao, non sono del settore, ma leggevo qualche giorno fa un articolo sul Post. Di fatto sembra trattarsi anche di problemi portuali. Attualmente i porti sembrano non essere in grado di smaltire tutte le merci in arrivo e, pertanto, le navi restano a lungo ferme in attesa di scaricare. E questo è uno dei motivi per cui fanno viaggi non più settimanali. Tu ne sai qualcosa?

Peraltro anche le supernavi non risolverebbero il problema perché per accogliere una supernave serve un superporto e, di questi, ce ne sono pochi.

I porti si sono congestionati via via causa Covid (come Shenzhen e Taiwan) e per i viaggi che le compagnie continuano a non fare: se le navi non toccano un determinato porto, i container che la stavano aspettando restano là e nel frattempo devono arrivare quelli per la nave successiva. Al momento quelli messi peggio pare siano Ningbo (dove, tra l'altro, un terminal è rimasto chiuso quasi una settimana a causa di un portuale risultato positivo al Covid) e Shanghai, da cui MSC e Maersk fanno una toccata sì e una no.
Questo causa anche il problema, già citato su, della mancanza dei contenitori vuoti: se si trovano tutti pieni sulle navi e nei porti, diventa più diffile reperirli per poterli caricare. Questo problema era però maggiormente presente un anno fa, quando, dopo la quarantena mondiale, tutti hanno ricominciato a spedire tutti insieme, quindi i contenitori erano praticamente tutti utilizzati... era una tragedia.

nemonemon scrive:

Facciamo un passo indietro. Verso la fine degli anni 80 i prezzi dei giochi erano bassi, il numero di giochi era basso e le copie vendute per ogni gioco molto alte. Poi i giochi alla tedesca hanno sviluppato un nuovo settore, con un numero di titoli più alto, meno copie per titolo (a parte mostri sacri come Coloni e Carcassonne), ma prezzi sempre bassi grazie a una componentistica standard. Il trend è durato per qualche anno, con continua espansione del mercato e conseguente aumento del numero di titoli, soprattutto dovuto all'aumento del numero di editori. Le piattaforme di crowdfunding hanno accelerato questo processo, dismettendo la componentistica standard e introducendo costi molto elevati, sostenuti grazie a massicce campagne di marketing. Nel corso dei decenni, anche la produzione di giochi si è delocalizzata, seguendo il modello della globalizzazione. Un unico sistema produttivo di livello mondiale permette alta concorrenza, ma risulta scoperto in caso di problemi di livello mondiale: se negli anni sessanta una epidemia bloccava la produzione in Italia, si poteva ricorrere all'importazione da altri paesi. Dato che non esistono fabbriche sulla Luna, oggi non si può fare (ecco perché le compagnie private spingono per la colonizzazione di altri pianeti: differenziare sul lunghissimo periodo). Cosa succederà? Dipende da quanto dura ancora la pandemia, o meglio da quanto i governi decidono che debba durare il blocco dovuto alla pandemia. Se la Cina si mostrasse troppo previdente, potrebbe emergere l'India. Ma scommetterei sulla riconversione dell'Africa (a opera dei cinesi, che la stanno colonizzando da tempo) a fabbrica mondiale. Ovviamente la Cina vorrebbe usare l'Africa per elevarsi da produttore a consumatore, ma USA e in parte UE non staranno a guardare e non appena l'Africa sarà operativa non mancheranno le offerte che non si possono rifiutare (gli USA con dollari ed esportazioni di democrazie varie, la UE con l'apertura dei porti ai migranti economici, con l'implicita promessa che i paesi africani possano in questo modo alleggerirsi e provare i primi passi di mercato interno, nella prospettiva di emanciparsi dalla Cina). Tuttavia, il ritorno delle fabbriche nostrane non è impossibile. Forse non in modo esclusivo, ma da qualche parte dovremo pur tornare a produrre ricchezza, e non solo amministrarla. Alla fine mi aspetto meno titoli, qualche casa editrice in meno, fine del crowdfunding come lo conosciamo ora, leggera riduzione dei prezzi, enorme riduzione della componentistica (magari tornando a quella standard) e aumento delle copie per singolo titolo. Il che significa il ritorno della torneistica di livello.

Si e no, più no che sì.

Il commercio è prevalentemente rivolto a chi ha una ricchezza (del resto è così che si sviluppò l'impero romano)  e quindi il mercato è tutt'oggi, ancora, Europa+Nord America, perché negli altri Paesi si margina di meno e si deve vendere di più. Il prezzo del trasporto dalla Cina non è destinato a scendere, non solo per volontà imprenditoriale interna, ma anche per pressione esterna. Difatti, più si alzano i costi e più sarà incentivata la riallocazione produttiva. Dici il vero che la Cina punta ad essere anche consumatore globale e non solo produttore, ma questo è più connesso alla sopravvivenza di una dittatura che ha cambiato modello economico da economia pianificata a socialismo di mercato (sorvolando che fu un'invenzione italiana), con la corollaria necessità di costruirsi colonie estere.

Alla fine però, si ricollocherà la produzione, senza rivedere la molteplicità dei titoli. Anzi, è proprio l'eccesso di crowfounding che incentiva la riallocazione, poiché senza economie di scala, produrre in un posto piuttosto che un altro è abbastanza indifferente.

Il futuro è proprio il presente

Da vari clienti, anche loro a secco con un sacco di componentistica elettronica (robe assurde, con ditte in cassa integrazione con commesse per mesi perché gli mancano scede elettroniche ordinate 6 mesi fa) mi giungono voci che le multinazionali tedesche in primis stanno pensando a una riconversione di stabilimenti, ricominciando a fare elettronica qui da noi.

In fondo, non è una brutta notizia... certo, per anni avremo altri mercati emergenti (Africa, come si diceva sopra?), ma tra qualche decennio stipendi e costi industriali non avranno quel divario enorme di 20 anni fa, e  i costi e le difficoltà logistiche permetteranno forse una ripresa della manifattura qui da noi in Europa.

Per ora, si mangia patate e si aspetta...

P.S.: penso stiano gongolando quelle case editrici che fan tutto in Europa (mi pare anche Red Glove?) e di fabbriche come questa: https://www.youtube.com/watch?v=uvrmG7G7XqU&t=57s

Articolo interessante e commenti eccellenti. 

Seguo interessato. 

Non leggevo una discussione tanto interessante da... Forse da mai. Con gente che ne sa poi! ❤️ Seguo anch'io super interessato. 

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