Tanto, tanto tempo fa, un amico mi chiese di prestargli i cinque CD che ritenevo fondamentali per capire il black metal. Cinque dischi per un genere così vasto, che vanta più sottogeneri di qualunque altro nel metal e che è diffuso praticamente in tutti i paesi del mondo, sono veramente pochi. Ogni volta che mettevo dentro qualcosa, ne restavano fuori altri fondamentali.*
Quando il N°12, al secolo Luca “The Lightbringer”, si è unito al nostro gruppo, manifestando la curiosità e la voglia di approfondire il gioco da tavolo ed in particolare i gestionali, si è imposta la necessità di fargli provare i classici e, tra questi, i più rappresentativi, vari, validi e sempreverdi.
La selezione è venuta da sola, spontanea, senza una preselezione. E alla fine di cinque serate, ci siamo guardati negli occhi ed accorti che, senza volerlo, avevamo scelto i Cinque Grandi Classici del Gestionale, i cinque comandamenti, la Bibbia del gioco da tavolo tedesco, il pentagramma ludico, il pentacolo dei cubetti. Da lì, tutto sarebbe stato più facile e da lì, tutto avrebbe avuto per lui una pietra di paragone.
Trovate le sue impressioni nei box.
Imperial 2030
Imperial 2030 ha mostrato la magnificente semplicità della rotella di Gerdts, ha introdotto il conflitto diretto, il concetto di gioco azionario, le nazioni da sfruttare e rubare all'avversario, la corsa a finire, l'ottimizzazione della singola mossa.
«Suono alla porta e Agzaroth mi accoglie con un sorriso più perfido del solito e conducendomi nell'oscura tana ludica declama a gran voce: "Da questa sera si gioca ai grandi classici. Iniziamo con Imperial!!!"
Guardo spaventato il tabellone e mi ritrovo davanti una bella mappa e lì in basso la tanto discussa rotella di Gerdts. Devo ammettere che nella mia ignoranza speravo che almeno girasse. La mappa mi riporta alla mente angoscianti ricordi adolescenziali di interminabili partite a Risiko! ma la mancanza di dadi sul tavolo e la presenza stessa di Agzaroth scacciano subito via ogni paura.
La spiegazione del regolamento scorre via abbastanza bene, le regole sono chiare e non troppo complesse, padroneggiarle è ben altro discorso.
La partita inizia e capisco subito che non c'è storia, qui c'è da sporcarsi le mani, fare scorrettezze oltre che coltivare il proprio orticello, bluffare, attaccare, investire nelle nazioni giuste al momento giusto, è un gioco per persone scaltre. Con qualche agile mossa riesco a perdere nazioni che potrebbero fruttare bene, ad attaccare la persona sbagliata e a bluffare con la capacità di un venditore di pentole. La rotella però prende vita nella mia mente, diventa 3D e gira! Gira sempre più veloce fino a che la partita finisce.
Conto i punti. Ed accetto divertito la sonora sconfitta.»
Puerto Rico
Puerto Rico ha fatto vedere la bellezza e l'eleganza dei ruoli condivisi, le molteplici strategie, il ragionare un round avanti, l'interconnesione di ogni piccola azione e scelta, la profondità ottenuta con la semplicità.
«Venerdì Santo. È quasi mezzanotte quando una voce sicura afferma: "Facciamo Puerto Rico". Sbigottimento, incredulità, timore reverenziale serpeggiano nel gruppo di gioco. Qualcuno con voce rotta dice: "Ma a quest'ora? Ma va giocato con il tempo che merita". Ma oramai la scatola è sul tavolo e non si torna indietro.
Ho detto la scatola ma avrei dovuto dire con maggior precisione "una delle 100 copie di Puerto Rico presenti nello scaffale". Sì perché da quando gioco con loro ho capito che Puerto Rico non è solo un gioco ma anche un modo di vivere, una religione, la risposta ad ogni dubbio, un punto fermo e come tale va onorato acquistando ogni versione uscita sul mercato, dedicandogli un intero ripiano di libreria, e devolvendo il proprio 5x1000 ad Andreas Seyfarth.
Regolamento abbastanza snello e via con la partita.
La tensione al tavolo è altissima, il rito si svolge in assoluto silenzio, persino il cervello non è più abituato a ragionare a 0dB. Se si fa attenzione si può sentire il leggero russare del condomino al piano di sopra che per una volta riesce a dormire al sicuro dalle grida dei giocatori molesti del venerdì sera.
Maneggio le tessere con delicatezza per non far rumore ed imbarco indaco come se non ci fosse un domani mentre gli altri litigano per investire tabacco e zucchero. E come promesso in un’ora e mezzo la partita finisce. E sorpresa (soprattutto mia) ne esco misteriosamente vincitore. Evento probabilmente irripetibile.»
Caylus
Caylus è stato il piazzamento lavoratori, le azioni esclusive, la competizione indiretta ma anche le subdole cattiverie, la profondità e la complessità che fondono il cervello.
«Questa sera il RE del piazzamento lavoratori. Ecco qui Caylus!
La prima impressione con materiali e tabellone è di incredulità. Certo, avevo visto immagini in rete ma non pensavo che alla vista nel reale il gioco potesse apparire ancor più arcigno urlandoti in faccia: “Non pensare di gratificarti con belle illustrazioni o materiali lussuosi! Quella roba è per teenager! Qui la gratificazione avrai solo se più degli altri astuto sarai!!!”
Anche in questo caso il regolamento non è complicatissimo ma ci sono parecchie cose da ricordare. Per fortuna il tabellone, nonostante il suo discutibile aspetto, è ricco di simbologia sufficientemente chiara per sopravvivere alla prima partita.
Dopo aver vinto l’iniziale timidezza con le meccaniche di gioco inizio a costruire palazzi che mi vengono puntualmente occupati prima ancora che il mio turno inizi. E quando finalmente riesco a produrre quelle due maledette risorse mi rendo conto che Agzaroth ha preparato la bomba per chiudere definitivamente la partita acquistando l’edificio più costoso e facendosi avanzare anche qualche risorsa in segno di sfida.
Bello e cervellotico. Chissà quante strategie da esplorare... prima di fare un punteggio dignitoso!»
El Grande
El Grande ha spinto la competizione al conflitto diretto, al controllo del territorio, alla gestione della propria mano, ai vantaggi e svantaggi della posizione nell'ordine di turno, al pensare nel breve, medio e lungo termine.
«Già prima di iniziare la partita, nell'attesa del quarto e quinto giocatore, uno sguardo al tabellone ed ai materiali mi dà la sensazione di essere di fronte ad un classico anzi forse IL CLASSICO. I cubetti di legno sembrano portare con loro la storia di anni di sfide e sono sicuro che annusandoli potrei chiaramente sentire l’odore di tabacco e di polpastrelli sudati. Ma, come è facile immaginare, preferisco evitare.
Il regolamento è davvero snello e pulito per un gioco di questo tipo. Ma funziona, funziona dannatamente bene.
La partita non ha tempi morti e anche se ogni tanto si sente il grido: “Chi è che blocca?”, si va avanti senza intoppi fino ad una tesissima parte finale. Se penso che il gioco in questione è del ‘95 mi rammarico di non avere scoperto il gioco nel momento della sua uscita... avrei avuto un’adolescenza migliore.»
Alta Tensione
Alta Tensione ha fatto conoscere la ferocia delle aste, la rilevanza del timing, i meccanismi di recupero e bilanciamento, la gestione della fortuna, l'importanza di un singolo dollaro in più o in meno, la spazialità della costruzione e del posizionamento.
«Al solo sentire la parola “Asta” mi ritornano in mente i momenti terribili in cui mi cimentavo nel fantacalcio nelle cui aste riuscivo a spendere la metà dei “fantamiliardi” per comprare solo i portieri. ‘Ma ora sono certo che tutto sarà diverso’ penso e, fortunatamente, ho avuto ragione.
Alta tensione è un altro gioco di cui ho sempre sentito parlare e che ho sempre desiderato provare. Aledrugo aveva richiesto a gran voce la “Mappa La Spezia” ma purtroppo non riuscendo a prototipare il tutto in tempo ci siamo dovuti accontentare di una più inflazionata Germania.
Le regole sembrano intricate ma dopo un round tutto scorre in modo naturale.
La partita sembra non avere fine e non mancano intorno al tavolo commenti contrastanti del tipo: “Questo gioco di alta tensione ha solo il nome” (non ero l’unico nuovo iniziato al gioco).
Il gioco è appagante ma i soldi, come nella vita, non bastano mai e quando ti rendi conto che per un elettron non puoi alimentare tutte le tue centrali temi che la luce della cantina possa staccarsi per mancanza di risorse.
Fortunatamente l’Enel di La Spezia non aveva finito il carbone (ahinoi...) e la luce è rimasta accesa fino al termine della partita... e oltre per accompagnarci in un delirante viaggio ad Avalon. Ma questa è un’altra storia…»
Questi i Big Five. Certo dopo ci sono altri classici da giocare e verrà anche il battesimo Splotter Spellen, per “salire di livello”, ma questi cinque sono emersi spontaneamente dal mare dei gestionali come pietre angolari su cui basare la propria carriera ludica.
E visto che viviamo in un mondo dove un articolo perde di interesse se non c’è una classifica ecco a voi la mia personalissima top five non richiesta:
- El Grande
- Puerto Rico
- Alta Tensione
- Caylus
- Imperial 2030
E dei tematici/american, cosa scegliereste? Degli ibridi? Se qualcuno vi chiedesse la stessa cosa per i family? O per i wargame? O i party game? Se avete voglia, rispondete qua sotto... oppure scriveteci un articolo.
* Naturalmente alla fine non riuscii a scendere sotto ai dieci. Dieci gliene diedi e dieci gli imposi di ascoltare. Fu l'inizio di un lungo cammino. Non interesseranno a nessuno, ma la colonna sonora di questo articolo è la seguente:
- Burzum: Det Som Engang Var
- Mayhem: De Mysteriis Domini Sathanas
- Gorgoroth: Antichrist
- Emperor: In The Nightside Eclipse
- Darkthrone: Panzerfaust
- Immortal: Pure Holocaust
- Satyricon: Nemesis Divina
- Marduk: Opus Nocturne
- Dissection: Storm of the Light's Bane
- Ulver: Nattens Madrigal