Agiografie Imperiali del X° Secolo: Il Leone ed il Falco
Biblioteca di Lalad-Nor - 26 Aprile 937
Parte II, Capitolo 2: "L'accampamento dell'Alce Bianco"
Seduta del 08/02/2005
L'accampamento dell'Alce Bianco
si
guardarono attorno, per assicurarsi che non vi fossero altri nemici in arrivo, ma
l'ampia piana innevata era ormai piombata nel silenzio e non v'era traccia né
rumore di altri oltre al piccolo gruppo ansimante ed esausto per la dura
battaglia. Polgraam ed Eliars erano ancora a terra, immobili. Il barbaro
sembrava versare in più gravi condizioni, così Lunya si affrettò ad invocare
su di lui i poteri curativi di Silemine, risvegliandolo dall'incoscienza in cui
era piombato nonostante il suo valoroso comportamento durante lo scontro.
Sverken, il meno provato, era nei pressi del corpo di Eliars, ma sembrò non
notarlo o non interessarsi alla sua sorte, mente Exilim e Ser Agraman si
avvicinarono al mercenario con bende e medicamenti nel tentativo di prestargli
le prime cure. Con loro grande sorpresa, prima ancora che potessero sfiorarlo
con una mano, Eliars riaprì gli occhi e si rialzò, apparentemente illeso. Un
accenno di sorriso malizioso comparve sul suo viso, constatando la sopresa dei
compagni.
-
Non abbiamo tempo da perdere - li scosse Zak, scrutando l'oscurità. - Dobbiamo
allontanarci al più presto, questi erano solo un gruppetto sparuto al confronto
di quelli che potrebbero balzarci addosso se siamo nei pressi di un
insediamento!
-
Io non potrei reggere a lungo in un altro scontro - commentò Ser Agraman,
constatando le numerose ferite riportate.
Gli
altri non erano in condizioni migliori, con le sole eccezioni di Eliars e
Sverken. Exilim e Lunya erano esausti e la sacerdotessa lunare aveva dato fondo
ai suoi ultimi poteri per curare Polgraam, il quale non appariva del tutto in
forma neanche lui, nonostante tutto. Comprendendo il pericolo che correvano
restando fermi, rimandarono ogni curiosità sulla misteriosa pronta guarigione
di Eliars, e si rimisero immediatamente in marcia, rimandando ogni altra
considerazione, mentre Polgraam riprendeva la guida del gruppo. Il solo che
tentò una conversazione durante il tragitto fu Ser Agraman, che avvicinandosi a
Exilim gli chiese cosa ne pensasse delle accuse rivolte a Zak dallo spirito di
Nikion. I dubbi del cavaliere furono acquietati dall'assicurazione del
carusaliano, il quale nutriva piena fiducia nel suo consigliere. Tanto bastò a
tranquillizzare l'esmeldiano.
Non
era ancora l'alba quando il barbaro fece arrestare la piccola colonna,
arrestandosi come per ascoltare qualcosa.
-
Tamburi! - esclamò ad un tratto.
Dopo
qualche istante, anche gli altri udirono il suono. Proveniva da qualche parte
davanti a loro, nell'oscurità, come se un folto gruppo di musicisti si fosse
disposto a bloccare la via. Tornando indietro avrebbero rischiato di
ripiombare fra le mani dei Grimlock che avevano alle spalle, mentre andando
avanti non sapevano cosa li attendeva. Scelsero comunque la seconda strada e
proseguirono a passo ridotto, tentando di scrutare nelle ombre mano a mano che
queste si diradavano nella tenue illuminazione che iniziava a filtrare
dall'orizzonte.
Poi,
iniziarono a scorgere alcune sagome, dapprima indistinte, poi via via più
nitide, fino a che la situazione fu chiara ai loro occhi. La grande spianata si
stringeva davanti a loro, fino ad un passaggio che poteva essere largo dieci
passi o poco più. In quel punto, una moltitudine di forme umanoidi sembrava
schierata in attesa, sovrastata in altezza dalla figura di un singolo individuo
dalla sagoma massiccia che pareva essere almeno il doppio degli altri.
Discussero
animatamente delle dimensioni di quegli esseri, arrivando anche a ipotizzare che
fossero tutti nani e solo quello più grande potesse essere di taglia umana,
oppure che erano tutti delle loro stesse dimensioni e che quello al centro fosse
un gigante. Furono costretti a ricredersi mano a mano che si avvicinavano,
quando a non più di centocinquanta passi fu chiaro che la moltitudine era
composta di altri Grimlock, mentre la grande figura tozza e sgraziata non era
alta più di quattro passi. La creatura mosse un braccio nodoso sollevando una
sorta di clava che somigliava più ad un tronco d'albero che ad altro.
-
Un troll! - mormorò qualcuno, quasi sottovoce.
Si
fermarono, e Zak si confuse nelle ombre morenti per un effettuare un breve giro
di perlustrazione. Quando fu di ritorno confermò che la grande creatura era un
Troll, il che escludeva qualsiasi ipotesi di poter parlamentare, come aveva
inizialmente sperato Ser Agraman, il quale si era offerto per tale scopo. Gli
altri erano Grimlock, e ve n'erano almeno una quarantina, parte dei quali si
teneva al di là del crinale percuotendo incessantemente i loro rozzi tamburi.
Erano troppi per un'azione diretta, soprattutto per le loro condizioni, sebbene
Sverken tentasse di convincere gli altri ad uno sfondamento. Per un momento
sembrarono addirittura considerare l'ipotesi, e Ser Agraman si offrì di
caricare il Troll con la sua lancia da cavalleria per aprire la strada agli
altri, ma non ci misero molto a capire che si sarebbe trattato solo di un'altra
carneficina, stavolta ai loro danni.
La
decisione fu presa da Exilim, che a tutti gli effetti era il comandante della
spedizione. Qualcuno ricordò le singolari caratteristiche dei Troll, che si
diceva fossero in grado di rigenerarsi da qualsiasi ferita se non bruciati con
il fuoco, e che tuttavia si raccontava che non potessero tollerare la luce del
sole. Il terzo protonotario decise di attendere, mentre l'orda davanti a loro
mugghiava e imprecava in lingue sconosciute, di tanto in tanto abbandonandosi in
qualche atto di provocazione. Ma non si mossero, nonostante il crescente
nervosismo degli avversari facesse temere un attacco da un momento all'altro.
Attacco che tuttavia non venne.
Infine,
giunse l'alba a rischiarare con i primi raggi di sole la spianata dove i due
gruppi si confrontavano a distanza. Ad un tratto, il grande Troll emise un
ruggito acuto, quindi si voltò allontanandosi, seguito dopo poco dai Grimlock
che cessarono di battere sui loro tamburi. Quando il sole fece la sua comparsa
all'orizzonte, il valico era libero.
polgraam
andò in esplorazione per accertarsi che non fosse una trappola, ma in realtà
pareva proprio che il piccolo esercito che gli aveva sbarrato la strada durante
la notte fosse scomparso. Il barbaro era riuscito a intravedere, al di là del
crinale, l'imbocco di una caverna che doveva essere certamente la tana dei
mostri, ma tutto intorno non v'era traccia di sentinelle né di esploratori, e
pareva proprio che avessero abbandonato le intenzioni ostili, almeno per il
momento.
Decisero
di approfittare dell'occasione, prima che i mostri potessero ripensarci o
decidere di tornare con altri rinforzi. Ripresero la marcia e dopo pochi istanti
si trovarono sulla cima del valico, una sorta di balconata che si protendeva sul
sentiero sottostante, dalla quale lo sguardo spaziava in ampiezza, attraverso la
bruma del mattino, fino all'ampia distesa verde delle Grandi Pianure che
somigliava ad un mare d'erba. Era uno spettacolo impressionante, che non lasciò
indifferenti coloro che non erano mai stati prima in quelle regioni, come Lunya,
che sembrò restare addirittura senza fiato di fronte a tanto spettacolo.
Ma
non c'era tempo per soffermarsi a godere delle bellezze paesaggistiche che in
altri momenti avrebbero catturato la loro attenzione ben più a lungo. La grotta
dove si erano probabilmente ritirati i Grimlock ed il Troll era a poca distanza,
troppo vicina perché si potesse sostare con tranquillità. Si affrettarono
lungo il declivio che li avrebbe condotti dall'altro lato, rinunciando ancora al
riposo, e quando venne la sera erano ormai oltre la metà del percorso senza
aver incontrato né avvistato altre possibili minacce. Il giorno seguente
terminarono la discesa e si avventurarono nel mare d'erba delle Grandi Pianure
che tanto era familiare a Polgraam e, in minima parte, al suo amico esmeldiano.
Dopo tre giorni, infine, si ritrovarono ad avvistare l'accampamento della tribù
dell'Alce, la loro meta, raggiunta appena in tempo. Quella notte vi sarebbe
stata la luna nuova, l'evento previsto per l'appuntamento con il misterioso
Uster di Theves.
Inutilmente
Exilim aveva provato, spesso durante le notti, ad esaminare la gemma che aveva
trovato sul corpo del paggio Nikion, di cui fino a quel momento non aveva
parlato con nessuno. Ormai era convinto che quella gemma, di chiara origine
lagaritiana, racchiudesse la spiegazione sui grandi poteri magici che il loro
avversario aveva mostrato di avere, fornendo al possessore una sorta di riserva
di potere magico dal quale attingere per potenziare i propri incantesimi. Se
fosse stato possibile utilizzarla correttamente, forse avrebbero avuto un'arma
in più al momento dell'incontro con il prete di Lerion, ma purtroppo il
carusaliano fu costretto a riconoscere che avrebbe dovuto spendere ancora molto
altro tempo e studio prima di poterne padroneggiare le grandi e sorprendenti
capacità..
Durante
il viaggio avevano anche cercato di mettere a punto un piano in vista
dell'arrivo, poiché una volta lasciati alle spalle i pericoli della montagna il
problema più pressante era capire chi avrebbe dovuto presentarsi
all'appuntamento e come avrebbe dovuto comportarsi, senza compromettere le
speranze di poter fare luce sull'intera vicenda. Una prima ipotesi era stata
quella di mantenere la finzione precedente sulla morte di Exilim, in tal caso
Eliars avrebbe potuto presentarsi all'appuntamento con tutta la storia già
architettata, incluso eventualmente anche l'eliminazione di Zak, portando con
sé Polgraam come guida. Tuttavia, non era plausibile che il misterioso Uster
fosse al corrente di tutte quelle storie, poiché come aveva fatto notare lo
stesso Zak, se i due avessero potuto comunicare in altro modo, di certo non si
sarebbero dati appuntamento ricorrendo ad una missiva. Questo cambiava un po' le
cose, e dato che anche Zak era un prete di Lerion come Uster, tanto valeva che
facesse parte del gruppo che sarebbe andato all'incontro, così almeno avrebbe
avuto la possibilità di controbilanciare i poteri che di sicuro il loro ospite
avrebbe messo sul piatto della bilancia.
Stabilito
chi sarebbe andato all'appuntamento, gli altri avrebbero fatto in modo di
trovarsi nei paraggi, pronti ad intervenire per ogni eventualità. Restava
comunque un dubbio importante: cosa avrebbero detto o fatto i tre una volta al
cospetto di Uster? Molto dipendeva da come avrebbe reagito il prete di Lerion
non trovandosi di fronte Nikion, come si aspettava. Se li avesse
sorvegliati da lontano, avrebbe anche potuto decidere di non mostrarsi affatto,
in assenza di colui con il quale aveva preso accordi. D'altra parte, se si fosse
presentato ugualmente all'appuntamento, molto dipendeva da quanto sarebbe stata
convincente la storia di Eliars e Zak, soprattutto considerando che il dio
dell'inganno gli avrebbe certo permesso di individuare facilmente ogni finzione,
se solo fosse stato indotto a sospettare. E comunque, anche se si fosse
presentato, e anche se la storia avesse retto, restava ancora il dubbio
sull'argomento riguardo al quale l'appuntamento era stato fissato.
C'era
la massima incertezza su ogni punto. Eppure, non v'era altra possibilità che
presentarsi all'incontro e vedere cosa sarebbe accaduto. Decisero quindi di
avvicinarsi all'accampamento sfruttando la notte, così avrebbero potuto ridurre
di molto la distanza, il che avrebbe consentito a Zak di utilizzare nuovamente
quell'incantesimo che gli aveva permesso di restare in contatto mentale con gli
altri al Bosco degli Impiccati.
poco
prima del tramonto, avvistarono un gruppo in avvicinamento. Si trattava di
cinque cavalieri, probabilmente barbari dell'accampamento, anche se sembravano
montare delle grosse alci anziché cavalli, tenendo fede al nome della tribù.
Se avessero scorto l'intero gruppo, il piano di avvicinamento notturno sarebbe
andato in fumo. Inoltre, sapevano che nonostante fosse un barbaro Poglraam
poteva essere di scarso aiuto, dati i rapporti non proprio eccellenti che
correvano fra le due etnie barbariche.
-
Voi tre andategli incontro, e speriamo che non vedano noialtri - disse
prontamente Exilim, spronando Eliars, Zak e Polgraam.
Intanto
gli altri cercarono di nascondersi nell'erba facendo accovacciare i cavalli. Se
non erano ancora stati avvistati, forse Exilim aveva trovato un buon modo per
far entrare i tre che dovevano andare all'incontro, senza rivelare tutto il
resto del gruppo, che sarebbe stato libero di muoversi durante la notte.
A
circa una ventina di passi dal punto in cui gli altri si erano nascosti, i
cinque barbari intimarono ai tre di fermarsi. Polgraam si fece avanti in
qualità di guida ed interprete, iniziando a tradurre per i due compagni. Come
avevano sommariamente concordato, chiesero ospitalità per la notte presso
l'accampamento, presentando Zak con il falso nome di Angionax, un prete che si
trovava in viaggio per visitare un lontano tempio e che aveva assunto gli altri
due come guida e scorta. Fu difficile capire se i barbari avessero creduto o
meno alla storia di Polgraam, dato che i loro visi induriti dalla vita nomade
non sembravano tradire particolari emozioni.
-
Dove sono gli altri? - chiese quello che sembrava il comandante del gruppo,
nella sua lingua aspra.
-
Quali altri? Noi viaggiamo da soli... - abbozzò goffamente.
L'uomo
coperto di pelliccia che sedeva in sella al grande alce diede uno sguardo in
giro, quindi accordò ai tre l'ospitalità richiesta purché fossero venuti in
pace, come si premurò di sottolineare. Anche in quel caso fu impossibile capire
se avesse creduto o meno alla menzogna inventata da Polgraam per proteggere gli
altri compagni, ma la cosa fu chiara poco dopo, quando il piccolo drappello si
divise. Due dei barbari scortarono Zak, Eliars e Polgraam verso l'accampamento,
mentre gli altri tre rimasero a pattugliare la zona, forse ancora cercando di
individuare le figure che probabilmente avevano scorto da lontano.
La
prima parte del piano aveva funzionato, ed almeno i tre che dovevano presentarsi
all'appuntamento avevano trovato il modo di entrare nell'accampamento dell'Alce
Bianca. Restava da vedere se il resto del gruppo sarebbe riuscito a non farsi
scorgere, in modo da essere pronti per l'evento notturno che racchiudeva ancora
tanti interrogativi.