A&P Chronicles 2004-2005 (III, 3)

Le Cronache della Rinascita

dagli scritti di Aurelian il Vecchio - 12 Agosto 2120

Parte III, Capitolo 3: "Il Carusal e l'Altopiano del Vespro"

Seduta del 20/07/2004

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Le Cronache della Rinascita

dagli scritti di Aurelian il Vecchio - 12 Agosto 2120

Parte III, Capitolo 3: "Il Carusal e l'Altopiano del Vespro"

Seduta del 20/07/2004

Il Carusal e l'Altopiano del Vespro 

il
mattino dopo la compagnia era pronta a riprendere il viaggio, parzialmente
rinfrancata e ristorata dopo le fatiche del giorno prima, che li aveva visti
sfuggire quasi miracolosamente dalla città degli orchi, grazie al
provvidenziale intervento di un inatteso nuovo membro, Mutumbark. L'orco si era
unito al gruppo di sua spontanea volontà, a seguito di una visione ricevuta dal
suo dio Ugruck che gli aveva affidato la stessa missione volta a contrastare la
minaccia apparentemente rinnovata dei preumani. I tentennamenti e le
perplessità di qualcuno, primo fra tutti Hond, non erano serviti a dissuadere
l'imponente creatura dal suo proposito, così che la compagnia aveva ora un
nuovo singolare componente che, di fatto, prendeva il posto del defunto Gelgoog.

Attorno
alle braci del fuoco di bivacco, nacquero le prime discussioni della giornata,
principalmente volte a decidere le sorti di Adesson. Il ragazzo, rimasto orfano,
appariva assai sprovveduto e indifeso agli avventurieri, in particolare a Merpol,
il quale sembrava essersi eletto suo tutore. Tuttavia, dover badare al ragazzo
contrastava palesemente con i tempi ed i modi che la missione imponeva loro,
così nacque il solito diverbio fra Hond ed il nano, mentre Foraeean sorseggiava
la sua tisana mattutina e gli altri iniziavano a smontare il campo.

-
Credo che Adesson ci abbia tolto ogni dubbio! - esultò Jack sorridente uscendo
dal carro, mentre sventolava un pezzo di pergamena. - Il ragazzo se n'è andato
durante la notte, ed ha preso il cavallo di Gelgoog lasciandoci questo breve
appunto...

-
Che aspetti a leggercelo, allora? - borbottò Merpol, incuriosito.

Il
mezzuomo assunse una posa importante, gonfià il petto e iniziò a leggere il
breve messaggio:

"Cari
amici, 

la mia
presenza è per voi un peso ed un problema per le importanti questioni
che vi attendono. Avete già fatto molto per me e la mia famiglia, ed è
ora che io provveda a me stesso, seguendo le orme che furono di mio
padre durante il periodo della sua giovinezza. Scusatemi pertanto se
prendo uno dei vostri cavalli, ma temo che chiedendovelo non mi
lascereste andare. 

E' mia
intenzione avvisare la milizia locale del pericolo costituito dagli
orchi in questa regione, arruolandomi fra i soldati allo scopo di
ottenere vendetta per la mia famiglia. Non preoccupatevi per me,
imparerò a badare a me stesso anche se vi sono sembrato sicuramente un
ragazzo sciocco e impreparato, gli eventi degli ultimi giorni mi
aiuteranno a crescere e porterò con me il vostro ricordo come modello
di virtù e moralità. Se gli dei vorranno, un giorno ci incontreremo
ancora, e magari potrò allora sdebitarmi con voi per l'aiuto che mi
avete dato e del quale non intendo abusare oltre. 

Con
affetto, vostro Adesson"

 

la
decisione di Adesson pose fine ad ogni incertezza, il gruppo era ora libero di
proseguire per la propria strada senza vincoli morali di sorta. Fu così che,
smontato il campo e rimesso in ordine il carro, tornarono a mettersi in viaggio
verso occidente, sotto il caldo sole della fine di Luglio. All'imbrunire di due
giorni più tardi, si trovavano accampati a poche miglia di distanza dal fiume
che costituiva, in quella regione, il confine naturale fra Ro-Meldan ed il
Carusal. 

-
Domani entreremo nella mia terra - disse Foraeean mentre consumavano il pasto
serale, sentendo il dovere di avvisare i compagni di cosa li attendeva oltre il
fiume. - Si tratta di una terra molto diversa da quelle che voi conoscete, e che
vi potrà sembrare strana. Per molte miglia, dopo il ponte che attraverseremo,
non troveremo villaggi, paesi, o altri insediamenti, né vedremo boschi e
vegetazione per molto tempo...

-
Proprio un bel posticino - commentò ironicamente Hond addentando un pezzo di
carne salata.

-
Naturalmente, un tempo era una terra rigogliosa e fertile - proseguì il
vecchio, - ma poi l'intenso uso della magia da parte della mia gente ha
impoverito l'essenza vitale della natura, o forse fu qualcosa d'altro che le
leggende vogliono attribuirci come nostro errore all'epoca del conflitto di
magia... ad ogni modo oggi si tratta di una terra che voi definireste brulla,
anche se vi posso garantire che le Terre Brulle sono tutt'altra cosa.

-
Ho sentito dire che nel Carusal tutti fanno uso di magia, anche i bambini che si
divertono a fare scherzi agli innocui viaggiatori... - il nano sembrava
preoccupato dalle voci che si raccontavano circa i carusaliani. La cosa non
mancò di attirare l'attenzione di Mutumbark, il quale, come Merpol, non si
trovava mai a suo agio di fronte alle manifestazioni soprannaturali della magia,
forse la sola cosa che potesse intimorire il gigante.

-
Il dono della magia è da sempre presente e ampiamente sviluppato dai
Carusaliani  - rispose Foraeean, annuendo con il capo. - Nella mia terra,
è vero, tutti hanno il "dono" e ne fanno uso, al punto che un tempo
non vi erano strade né coltivazioni perché tutto poteva essere ottenuto più
facilmente con la magia. Avevamo gilde e congregazioni, scuole e università di
magia, ed i maghi carusaliani erano i soli in grado di stare quasi alla pari con
quelli elfici...

-
Ma poi vi siete annientati con la vostra stessa magia... - aggiunse Hond, con
aria apparentemente distratta.

-
Come sempre, in tutte le razze e in tutte le popolazioni, ci sono individui
buoni e individui meno buoni, persone che badano a sé stessi come agli altri e
persone che sono accecate dalla loro sete di potere - rispose il vecchio,
prendendo il dicorso alla lontana, come se il parlarne gli causasse dolore. - La
grande magia fallì, e vi furono delle gravi conseguenze. Si dice che la
trasformazione del territorio in questa zona e la formazione delle Terre Brulle
sia dovuta a questo, ma non è certo. Certo è invece che si arrivò ad una
situazione in cui il Carusal fu giudicato "pericoloso" dalle altre
nazioni, e uscì fortemente indebolito da quegli episodi, al punto da non
potersi opporre ai provvedimenti che furono presi per evitare che simili
cataclismi si potessero ripetere. Ancora oggi, ad esempio, sono vietate le
corporazioni e lo studio dei tomi di magia arcana e addirittura è vietato
esplorare ed abitare le antiche torri magiche, almeno quelle ancora in piedi... 

Gli
altri ascoltavano con interesse, cercando di fare tesoro di quelle informazioni
sulla regione che si accingevano a percorrere per molti giorni, e sulla strana
gente che l'abitava. Solo Hond sembrava conoscere qualcosa, ma era Foraeean che
ne parlava più dettagliatamente, e il fatto che si trattasse almeno in parte di
leggende e comunque di cose di molti secoli prima, lasciava  ragionevoli
dubbi su cosa fosse realmente vero e cosa frutto delle voci popolari diffuse a
riguardo negli anni. Nondimeno, era certamente utile avere almeno un'idea
generale di cosa si sarebbero potuti trovare di fronte una volta al di là del
fiume... 

era
ancora mattino presto quando la piccola compagnia giunse all'antico ponte di
pietra che sembrava sfidare, con il suo lungo sbalzo, le leggi dell'ingegneria
conosciuta. Il fiume, pur non essendo uno dei più importanti di Terala, era
molto largo, e l'acqua scorreva tranquilla sotto le sue sette arcate, senza
rivelare correnti pericolose, cascate, dislivelli o altre insidie. Dall'altro
lato, una terra desolata, dominata dai colori del giallo e del bruno scuro, si
stendeva a perdita d'occhio, rivelando un forte e brusco contrasto con la sponda
romeldana dove la terra era verde e la vegetazione ancora rigogliosa. Era come
se, al di là del fiume, qualcuno avesse tirato una linea netta, dove la stessa
natura cambiava in modo radicale. In lontananza, verso settentrione, si poteva
distinguere una piccola zona di vegetazione dietro la quale si stagliava il
profilo imponente delle invalicabili barriere montuose che separavano il Carusal
dalle Terre Brulle.

Diversamente
da quanto sarebbe accaduto presso qualsiasi altro confine conosciuto, non
trovarono una pattuglia di guardie di frontiera a sorvegliare l'attraversamento.
I carusaliani non temevano invasioni, o forse avevano ancora poteri magici a
sufficienza da poter sorvegliare i propri confini senza dovervi dislocare delle
truppe. Ad ogni modo, uscendo da Ro-Meldan la compagnia non poteva più
attendersi un atteggiamento tollerante nei confronti di chi si accompagnava con
un Elfo Oscuro e di un grosso Holog, perciò ritennero opportuno prendere delle
precauzioni. Krilzit aveva fatto uso della cassetta dei trucchi fornita da
Flavius per assumere un aspetto del tutto umano, al punto tale che Merpol e
qualcun altro pensarono che un intruso fosse salito sul loro carro durante la
notte!

Per
dissimulare Mutumbark, invece, i trucchi cosmetici erano evidentemente
insufficienti. Fu necessario ricorrere alla magia di Foraeean, che da quel
momento in poi rinnovò più volte nell'arco della giornata un'illusione che
avrebbe fatto apparire l'orco come un grosso orso bruno incatenato al retro del
carro. D'altra parte, in un paese di maghi, non sarebbe apparso particolarmente
singolare che un gruppo di persone avessero addomesticato e portato con sé una
bestia del genere, ed il solo rischio possibile era che Mutumbark stesso potesse
svelare la sua natura nel caso di situazioni particolari, così che lo
istruirono dettagliatamente sui comportamenti da tenere e sulla necessità di
mantenere sempre la calma. Per quanto queste raccomandazioni possano servire con
un Holog, ovviamente.

Avanzarono
per molti giorni attraverso la desolazione del Carusal, lasciandosi alle spalle
il porto di Media-nos, subito dopo il confine, l'unica boscaglia del Carusal
Orientale, e avventurandosi quindi nella zona interna, sempre brulla e
apparentemente disabitata, fino a superare anche la capitale Carusal dalle
bianche torri sormontate di guglie dorate dalla singolare forma a bulbo
appuntito verso l'alto. Non furono in grado di scorgere gli edifici della
città, poichè si trovavano ad attraversare il Carusal nella zona interna,
intenzionati a non destare sospetti, curiosità o anche solo il contatto con
quella gente che poteva ricorrere alla magia per ottenere qualsiasi informazione
sul loro conto. E comunque, per tutta la durata del viaggio, non videro anima
viva. Né viandanti, né tantomeno insediamenti che potessero tornar utili per
ricostituire le riserve di cibo e acqua che iniziavano adesso a scarseggiare.

Come
Foraeean ebbe modo di commentare durante il viaggio, nel Carusal la gente era
più concentrata nelle poche grandi città, quasi tutte costiere, e non viveva
in villaggi e paesi come nelle altre terre. La cosa era dovuta in parte anche
alla conformazione stessa del territorio, che ovviamente non consentiva lo
sviluppo dell'agricoltura e dell'allevamento in misura tale da giustificare
simili piccoli insediamenti, così la popolazione viveva in prossimità della
costa ed era dedita prevalentemente al commercio.

Solo
la regione nordoccidentale, l'Altopiano del Vespro, era simile agli altri regni,
verdeggiante e popoloso, la cui popolazione forniva la quasi totalità del legno
usato nel Carusal dalle sue grandi foreste. L'Imrèigal o Altopiano del Vespro,
era inoltre la sola via che dal Carusal permetteva di avventurarsi verso ovest,
alla volta delle Terre Brulle o, più probabilmente, del Dorinan e dell'Impero
Auldim, poiché non esistevano altri passi nella catena montuosa settentrionale,
ad eccezione di quello che da tutti era indicato come il punto più pericoloso
del mondo di Terala e dunque evitato con cura.

L'Altopiano
del Vespro era anche la terra natale di Foraeean. E naturalmente la compagnia
era diretta proprio in quella direzione, poiché avrebbe dovuto attraversare il
Passo Sabbioso per attraversare un breve tratto di Terre Brulle e piegare quindi
verso nord alla volta dell'Auldia.

agosto
era già inoltrato quando infine la Compagnia delle Razze terminò
l'attraversamento della sconfinata distesa di nulla che costituiva il centro
della regione interna del Carusal. Di fronte a loro si trovava il fiume Vesperin,
che delimitava nella porzione settentrionale la regione dell'Imréigal,
verdeggiante e montuosa, dall'aspetto assai più familiare di ciò che nelle
ultime settimane aveva costituito il solo panorama visibile. A sud, gli erbosi
Colli del Vespro ondulavano dolcemente il territorio, che nella zona centrale
era quasi interamente occupato da grandi boschi di albero ad alto ed altissimo
fusto, simili solo a quelli che Hond conosceva nella sua terra natale. A nord le
cime innevate delle Montagne di Giada celavano il solo passo percorribile, il
Valico Sabbioso, cui si poteva accedere solo dalla città di Reigal, posizionata
nell'estremità nordoccidentale della regione, in una posizione difesa dalla
natura che l'aveva provvista di due corsi d'acqua che la isolavano dal resto del
territorio. Come Foraeean ebbe modo di raccontare, la capitale della piccola e
ridente provincia non era affatto una piccola città, poiché contava non meno
di un migliaio di edifici, e la popolazione era dedita alla lavorazione del
legno ed all'estrazione del ferro bruno, due importanti risorse che solo
l'Altopiano del Vespro produceva per tutto il Carusal.

Dopo
aver marciato per tanti giorni nel nulla, il gruppo si trovò finalmente ad
avanzare lungo quello che aveva almeno l'apparenza di un sentiero battuto, una
sorta di strada di campagna che si snodava dapprima fra le colline ed i prati,
per poi avventurarsi nel folto della vegetazione, fra gli immensi alberi
secolari che né il grande conflitto né la dominazione themanita avevano
intaccato. presto, davanti a loro, comparve in lontananza la città di Reigal,
ampia e distesa all'interno di una sorta di radura naturale di grandi
dimensioni. Gli edifici, tutti evidentemente in legno, erano stati eretti con
grande cura, badando all'armonizzazione con la natura. Nessuna costruzione si
ergeva oltre le cime degli alberi, secondo un'antica legge feudale in vigore in
quella provincia, con la sola eccezione della torre di pietra della baronessa
Karel Eececk, che si stagliava verso l'alto proiettando verso il cielo un
gonfalone che sventolava le insegne dell'Altopiano del Vespro.

Man
mano che seguivano il sentiero verso la città, iniziarono a notare  alcuni
punti in cui il vapore si levava verso l'alto, dalle numerose sorgenti di acqua
calda sulfurea che costituivano un'altra delle singolari caratteristiche della
regione. A quanto raccontava Foraeean, sorgive di quel tipo erano un po' ovunque
nell'altipiano, al punto che molte erano state condottate in modo da costituire
fontane pubbliche e private nelle piazze e in molte delle abitazioni di Reigal.
Dopo un po', l'aria era completamente impregnata dell'odore di zolfo e la
visuale si offuscò a causa del vapore che sorgeva anche dal terreno ai lati
della strada. Improvvisamente, dopo una svolta a sinistra, il sentiero terminava
nel nulla.

- E
adesso? - chiese il nano, arrestando i cavalli che trainavano il carro.

-
Strano - commentò Jack, mostrando una delle sue mappe a Foraeean, - qui non è
indicato nulla del genere!

-
Questo è un posto particolare - commentò il vecchio grattandosi il mento,
perplesso. - Già una volta, da bambino, mi persi in questi boschi...

Fecero
rapidamente il punto della situazione, e orientandosi in base alla torre della
baronessa, che continuava ad essere visibile in lontananza, decisero di tornare
indietro per un tratto, considerando che probabilmente dovevano aver sbagliato
una svolta precedente. Ma dopo aver ripercorso alcune centinaia di passi
nell'altro senso, si resero conto che il sentiero non sembrava affatto lo stesso
che avevano percorso pochi istanti prima.

-
Per la barba di Morgrim, questo luogo è stregato! - esclamò Merpol, il cui
commento fece correre un brivido lungo la schiena dell'enorme Mutumbark.

Peggio
ancora, dopo l'ennesima svolta il sentiero terminava nuovamente, e si
ritrovarono ancora di fronte, sullo sfondo, la torre di Reigal, sebbene i loro
sensi dicessero che essa doveva trovarsi in realtà da tutt'altra parte.
Foraeean era chiaramente a disagio. Merpol e Mutumbark, invece, erano
evidentemente preoccupati.

Ancora
una volta tentarono di invertire la direzione, ma il risultato era sempre lo
stesso. Sembrava che non riuscissero a percorrere due volte lo stesso tratto di
sentiero, era come se tutto cambiasse continuamente, come se la disposizione
stessa della strada e del bosco si modificassero per confondere gli
avventurieri.

-
Cosa c'è sotto la quercia? - una voce dal tono basso ma risoluto echeggiò fra
gli alberi ad un tratto, udita solo da Krilzit mentre gli altri discutevano
animatamente il da farsi. Foraeean sembrò colpito da quella frase quando la
Drow intimò loro il silenzio raccontando ciò che aveva udito.

-
Cosa c'è sotto la quercia? - tuonò nuovamente la stessa voce, in un tono
lievemente più marcato. Stavolta la udirono tutti. Dopo un attimo di
esitazione, Foraeean tentò di dire qualcosa, provando varie risposte senza
molta convinzione, ma la voce tornò ad insistere, ignorandolo, ripetendo la
domanda due, tre, quattro volte.

-
Cosa c'è sotto la quercia?

Alle
prese con il singolare fenomeno, il gruppo era rimasto immobile in quel punto
dove il sentiero terminava, senza sapere cosa fare. Poi, improvvisamente,
un'immagine si formò nella mente dI Foraeean, un ricordo forse, che gli disse
cosa doveva fare. Si avvicinò ad un grosso tronco e lo osservò per un istante.

-
Devo andare qui - mormorò, dopo un istante, muovendo un passo in avanti verso
la fitta vegetazione al margine della strada. Come d'incanto, i tronchi, gli
arbusti e le fronde si mossero, aprendosi di lato per rivelare un passaggio che
fino ad un istante prima non c'era.

-
Non da solo! - rispose Krilzit seguendo il vecchio che già si inoltrava nel
bosco. Immediatamente dopo di lei, Mutumbark, Hond e Merpol siavventurarono per
la stessa strada, mentre Jack restava di guardia al carro, in attesa del loro
ritorno.

il
bosco si era improvvisamente animato attorno a loro. Mano a mano che Foraeean
procedeva in avanti, la vegetazione si spostava lateralmente, formando lo
stretto sentiero che era la sola via percorribile nell'intrico boscoso. Alle
spalle di Merpol, gli arbusti si richiudevano, facendo scricchiolare il legno
contorto con un rumore che diede i brividi al nano, i cui pensieri si fecero
cupi al timore che il sortilegio in atto potesse intrappolarlo per sempre in un
viluppo di fogliame e rami dal quale non sarebbe uscito mai più. Cedendo al suo
atavico timore di fronte a quelle manifestazioni soprannaturali, Merpol
accelerò il passo e con un paio di balzi in avanti superò Hond, lasciando che
fosse l'esmeldiano a chiudere la fila. L'orco non era meno intimorito del nano,
e procedeva cautamente, per quanto la sua mole potesse permetterlo, evitando
accuratamente di sfiorare o essere sfiorato dai rami e dalle foglie animate in
virtù di qualche oscuro sortilegio.

Dopo
alcune centinaia di passi, si ritrovarono ad emergere in una radura
profondamente immersa nel fitto del bosco, al cui centro si trovava una bassa
costruzione di pietra avvolta da un rigoglioso rampicante. Sulla sommità della
costruzione, una quercia millenaria dal tronco smisurato affondava le radici per
proiettarsi verso l'alto, oltre le fronde degli alberi vicini, sparendo
nell'intrico oltre la portata della loro vista. Davanti alla piccola
costruzione, un uomo incanutito e vestito di grigio, sembrava attenderli.

-
Sono qui, maestro - disse Foraeean in una lingua antica che gli altri non
compresero.

-
Ti attendevo - rispose l'altro, al cui confronto Foraeean sembrava un fanciullo
poiché doveva aver vissuto assai più a lungo di quanto un uomo normale possa
fare. Quindi si voltò verso gli altri scrutandoli con bianchi occhi ciechi che
pure sembravano penetrare profondamente in ciascuno di loro.

-
Io ed il vostro compagno dobbiamo parlare, abbiate pazienza - disse ad un
tratto, in modo che tutti compresero le sue parole, indicando l'edificio alle
sue spalle.

-
Tu non entri da solo - protestò Merpol, accennando a muoversi in avanti,
seguito da Hond. Il vecchio uomo cieco sorrise lievemente, quindi aprì le
braccia in un gesto distensivo, dicendo loro che non avevano nulla da temere.
Improvvisamente, i due si calmarono, convinti profondamente di quanto il vecchio
aveva detto loro, mentre con Foraeean sotto braccio i due sparirono all'interno
della costruzione.

Passò
meno di una clessidra, ed infine Foraeean riemerse, solo.

-
Qui ho finito - disse agli altri con aria grave. - Ma prima di andare, è bene
che io vi dica una cosa.

Erano
tutti pronti ad ascoltare, incuriositi per il singolare incontro, per le
rivelazioni che quell'occasione poteva aver dato loro.

-
Quell'uomo era il mio mentore, il Maestro Segip - disse Foraeean - e mi ha
rivelato alcune cose su di me che ritengo sia bene sappiate tutti, affinché la
nostra missione non venga compromessa da cosa di cui non eravate a conoscenza.

Trasse
il respiro, come fa chi si accinge a dire qualcosa per cui è difficile trovare
le parole giuste. Quindi proseguì, mentre estraeva dal suo zaino il misterioso
oggetto dallo stelo sottile e la sommità bulbosa che per caso era finito in
mano loro quando per la prima volta si erano avventurati lungo la Via
Settentrionale Romeldana, quando ancora c'erano Tandel e Gelgoog.

-
Tutti voi vi sarete certo chiesto cosa mi è accaduto quando dopo l'agguato a
Meldanos io avrei dovuto essere morto. Ebbene, questo ancora non è chiaro
neanche al mio maestro, ma qualcosa in me è cambiato e la mia sorte è legata
in maniera assai forte a questo oggetto che porto con me. Per qualche oscura
ragione, esso racchiude tutte le risposte, poiché la mia vita sembra esservi
legata, infatti dovete sapere che per nessuna ragione io dovrei essere separato
da questo oggetto. Se ciò avvenisse, probabilmente verremmo a conoscenza di
tutto, ma le conseguenze potrebbero essere gravissime, e potrebbero comportare
anche la mia morte. Non che questo sia importante, se il fato così decide,
tuttavia ritengo che per la nostra missione sia importante il mio apporto, come
Hoadun mi ha fatto capire. Quindi, mentre il mio maestro cercherà di scoprire
di più, noi dovremo proseguire con il nostro incarico, per il quale è bene che
tutti si faccia attenzione affinché questo oggetto non sia mai separato dalla
mia persona.

Probabilmente
Mutumbark non comprese tutto ciò che il vecchio disse in quell'occasione, ma la
gravità con cui gli altri ascoltarono annuendo lo indusse a fare altrettanto.
La rivelazione non faceva che confermare qualche sospetto già ipotizzato almeno
da Krilzit e Hond in precedenza, pertanto non vi fu bisogno di fare domande,
sebbene fosse in discussione la stessa esistenza di uno dei membri del gruppo.

Con
calma, infine, ripercorsero all'indietro il sentiero nel bosco, che tornò ad
aprirsi dinanzi a loro per richiudersi, stavolta definitivamente, alle loro
spalle. Quando ritrovarono il carro, jack era lì che li attendeva, intento ad
incidere un pezzo di legno con un coltellino.

-
Ben tornati, tutto bene? - disse il mezzuomo sorridente.

-
Ehi, quello è il mio coltello! - protestò Hond. Ancora una volta Jack doveva
aver frugato fra i suoi bagagli. Poi riconobbe l'oggetto di legno e sbarrò gli
occhi, incredulo.

-
...e quello è il mio simbolo sacro di Elendos!

Mentre
l'esmeldiano cercava di afferrare Jack con tutta l'intenzione di castigarlo
severamente, il sole tornava a sorgere sull'Altopiano del Vespro. La notte non
era calata, sebbene fosse imminente quando erano entrati nel bosco. Si stava
facendo nuovamente giorno.