A&P Chronicles 2004-2005 (I, 5)

Le Cronache della Rinascita

dagli scritti di Aurelian il Vecchio - 19 Giugno 2120

Parte I, Capitolo 5: "Le colline dei tumuli"

Seduta del 06/04/2004

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Le Cronache della Rinascita

dagli scritti di Aurelian il Vecchio - 19 Giugno 2120

Parte I, Capitolo 5: "Le colline dei tumuli"

Seduta del 06/04/2004

Le colline dei tumuli

dopo
dieci giorni di marcia, gran parte dei quali passati senza particolari emozioni
se si eccettua l'episodio dello strano oggetto e del carro in fuga, gli animi
iniziarono a farsi più cupi e il buonumore meno frequente. Complice di tale
situazione era certamente il tempo, che ormai volgeva alla tempesta, con
sporadiche piogge che si facevano via via più frequenti e più lunghe, mentre
verso nord le nubi si addensavano in densi cumuli di colore plumbeo. Ma anche il
panorama contribuiva a questo stato d'animo generale, poiché ora che il gruppo
si trovava molto a nord, lontano da Meldanos e dalla zona più civilizzata, le
cose erano assai differenti.

Già
da qualche tempo le condizioni della Via Settentrionale erano peggiorate.
Dapprima la cosa si era notata per via dei ciuffi d'erba che sporadicamente
comparivano fra le pietre dell'acciottolato, poi per il diradarsi delle locande,
dei posti di cambio e per il traffico sempre più ridotto, infine per la
desolazione in cui il gruppo sembrava trovarsi, quando la strada iniziava anche
a farsi più sconnessa e le pietre miliari erano in taluni casi sparite, forse
per andare a far parte di qualche costruzione che aveva necesità di rinforzi.
Ai bordi della strada, la campagna, prima coltivata e ordinata, si era fatta
spoglia e incolta, e le fattorie erano adesso in prevalenza abbandonate e in
rovina. Di tanto in tanto era possibile notare le tracce dei roghi e degli
incendi che avevano fatto da contorno alla discesa dell'esercito Themanita,
causando la fuga della popolazione rurale verso sud, in cerca di riparo.

Da
giorni ormai non si incontravano più il consueto traffico di mercanti, né le
pattuglie d'ordine delle legioni romeldane, che più a meridione controllavano
il percorso per verificare che la strada fosse sicura. La situazione era
cambiata in modo abbastanza netto dopo che il gruppo si era lasciato alle spalle
le Torri di Guardia da Sud, come se la ricostruzione di Romeldan non fosse
ancora riuscita a estendersi oltre quel limite. Il territorio attraverso il
quale si avventurava ora la compagnia era certamente uno dei più pericolosi,
dove le bande di predoni, disertori e mostri affamati potevano ben sentirsi
liberi di dettare legge, rendendo di fatto potenzialmente pericoloso ogni
possibile incontro, per raro che fosse.

Giunse
anche la pioggia, accompagnata da tuoni e lampi, e da un vento sempre più forte
che fece calare bruscamente la temperatura. In breve, tutti si ritrovarono zuppi
e raffreddati, nonostante le mantelle, poiché l'acqua pioveva loro addosso da
ogni direzione, rendendo difficile anche il cammino, soprattutto per Foraeean
che sempre più veniva trasportato a cavallo da Tandel.

Con
questo umore e questo tempo ingrato, i sei si trovarono ad abbandonare le
pianure interne per inoltrarsi in una regione di colline che increspavano
l'ultima parte del loro viaggio, subito prima dei primi contrafforti meridionali
delle montagne di Bar-Shamdaar.

"Le
colline dei tumuli" - commentò Foraeean, osservando all'orizzonte il
cammino che si prospettava.

"Cosa
intendi dire, vecchio?" - chiese apprensivamente Cedric che, da buon
marinaio, doveva essere dotato di una buona dose di superstizione.

"E'
un posto dove molto tempo fa, prima della storia che conosciamo, si dice fu
combattuta una grande guerra, che disseminò cadaveri in tal numero che l'intera
zona fu usata come cimitero" - chiarì Foraeean, incurante dello sgomento
che si dipingeva sul volto del marinaio. "Migliaia di tumuli, forse decine
di migliaia o anche  più furono eretti in questa regione di colline, che
qualcuno ha anche chiamato 'Le terre dei morti'. Evidentemente il fato ha voluto
che vi passassimo attraverso, dato che non v'è altra strada per raggiungere la
nostra meta..."

Un
brivido corse lungo qualche schiena a quelle parole. A parte Jack, per il quale
l'eccitazione per l'interessante esperienza era indubbiamente superiore al
timore, più o meno tutti gli altri rabbrividirono al solo pensiero, poiché si
sa che nessuno di noi ha piacere a camminare in un cimitero. Se poi il cimitero
è grande quanto una regione, e ti ci vogliono giorni per passarvi attraverso,
allora le cose sono anche peggiori!

stabilirono
di passare la zona dei tumuli il più rapidamente possibile, partendo all'alba e
cercando di farcela in una giornata di cammino, cosa che sarebbe stata
possibile, se il tempo non fosse peggiorato durante il viaggio, se le soste
fossero state contenute e brevi, se Foraeean avesse potuto continuare a
viaggiare a cavallo. Troppi  'se', naturalmente, e infatti non andò così.
In questo mi trovo d'accordo con Foraeean, nel constatare che il destino a volte
stabilisce percorsi dai quali è impossibile deviare.

Le
prime alture sembravano normali colline erbose, ma ben presto queste
cominciarono a costellarsi di quanto restava degli antichi tumuli, rinverdendo i
timori della sera precedente. Piccole costruzioni semisepolte dalla vegetazione,
resti di mura perimetrali, affossamenti nel terreno che testimoniavano
costruzioni da lungo tempo crollate, pitere tombali in parte infrante dalle
iscrizioni ormai illegibili, iniziarono a coronare dapprima le sommità e poi
anche i fianchi delle colline. Ben presto la piccola compagnia si ritrovò a
marciare, in rispettoso silenzio, all'interno di quello che sembrava veramente
un antico cimitero dalle dimensioni impossibili. Persino Jack aveva smesso con
il suo petulante chiacchiericcio, sebbene non fosse certo oppresso da oscuri
pensieri.

Cedric
sembrava quello più a disagio, e faceva di tutto per forzare l'andatura,
spronando e incitando gli altri a varcare la cresta successiva, per poi
affrontarne un'altra e altre ancora, quasi infaticabilmente, facendo da guida e
da esploratore al tempo stesso. Ma presto fu chiaro che, nonostante i loro
sforzi, non sarebbero usciti dalle colline prima del giorno successivo, con
evidente sconforto del marinaio, che si ostinava a non ammetterlo.

La
pioggia si fece ancor più incalzante, fino a trasformare i pendii in rivoli di
fango che resero difficile inerpicarsi sulle cime, e pericoloso il discenderne.
Il cavallo affondava affannosamente i suoi zoccoli nel fango sempre più
vischioso, fino al punto che si rese necessario scaricarlo dal peso di Foraeean,
il quale fu costretto a procedere a piedi come gli altri. Il vento si era fatto
freddo, e sferzava il viso senza pietà, facendo rimpiangere il tepore che in
quella stagione era tipico di Meldanos. Chissà quanti dei loro pensieri, in
quell'occasione, andarono al Pesce Baleno ed alla serata di canti e danze di
pochi giorni prima, che sembravano ora così lontani nel tempo!

Il
tramonto si avvicinava, senza che avessero percorso un tratto di strada
giudicato soddisfacente e spossati dalla fatica, raffreddati e doloranti.
Persino gli elfi erano stremati. Furono costretti a trovare un riparo per la
notte, ma l'idea di utilizzare un tumulo in rovina non garbava a nessuno. Alla
fine fu proprio Cedric a decidere d'autorità di fare il campo, nonostante
Tandel e Gelgoog avrebbero preferito proseguire. Il marinaio si fermò in una
zona relativamente piana, dove dei tumuli non restavano che bassi tratti di
mura, spezzati e interrotti in più punti. Cedric estrasse dallo zaino il telo
cerato che aveva portato con sé e lo dispose in diagonale fra la sommità di
uno dei muretti e il terreno, fissandolo con delle pietre, in modo da realizzare
una rudimentale tenda da campo. Invitò gli altri a fare altrettanto e infine si
sdraiò all'interno del momentaneo riparo.

Krilzit
e Jack seguirono l'esempio, ben felici, nonostante tutto, di sostare per un po'.
Dopo aver  perlustrato la zona dalla sommità di un'altura prospiciente,
Anche Gelgoog e Tandel si procurarono un riparo allo stesso modo, mentre il solo
Foraeean scelse una via differente. Il vecchio non gradiva impiegare i tumuli
come rifugio, neanche nel acaso dei piccoli muretti che si trovavano nelle
vicinanze. Così scelse un punto pianeggiante al centro della zona, conficcò il
bastone a terra e lo usò per tenervi sopra il telo in modo da far scorrere via
l'acqua, quindi si rannicchiò starnutedo e rabbrividendo all'interno della sua
improvvisata tenda.

Il
piccolo accampamento cadde rapidamente nel silenzio, interrotto solo di tanto in
tanto dalla voce di Jack che aveva sempre qualcosa da dire o da commentare,
mentre la pioggia fuori scrosciava impietosa ed i fulmini cadevano tutt'attorno,
crepitando e rombando sulle cime delle colline. La temperatura calava
rapidamente, e Foraeean era quello che ne risentiva più di tutti, a giudicare
dagli starnuti che provenivano dalla sua direzione. Per trovare un po' di
calore, il vecchio decise di utilizzare un semplice incantesimo che gli avrebbe
procurato una buca nel terreno nella quale accoccolarsi al riparo dal vento che
penetrava sotto il telo.

"Un
affossamento di circa un braccio dovrebbe essere sufficiente" - pensò,
richiamando alla mente le rune che avrebbero realizzato il miracolo,
mormorandone la componente verbale che aveva da tempo memorizzato.

Fu
allora che gli altri udirono un grido, seguito da un tonfo sordo.

Gelgoog
uscì dal suo riparo rapidamente, allarmato.

"E'
successo qualcosa a Foraeean!" - gridò l'elfo, constatando il telo al
centro del campo, che si era afflosciato sul nulla.

sembrava
proprio che il riposo dovesse attendere, nonostante tutto. La mano del fato era
ancora al lavoro e non conosceva soste. Uno dopo l'altro, tutti uscirono dai
loro ripari per constatare quanto Gelgoog aveva anticipato. La tenda di Foraeean
giaceva accasciata a terra, senza rivelare la presenza di un corpo o di altro
sotto di sé. Tandel provò ad avvicinarsi, la spada in pugno, ma presto si
arrestò notando che il terreno sotto i suoi piedi era stranamente cedevole.
Fece un passo indietro appena in tempo per vedere una larga porzione di terra
svanire davanti ai suoi occhi, inghiottita assieme al telo di Foraeean dalla
vasta cavità che si rivelò davanti al gruppo.

Al
centro del campo c'era adesso un buco nel terreno, largo circa due metri,
laddove il terreno, indebolito dalla magia, era crollato in una cavità
sottostante, probabilmente un tumulo che nel tempo era finito per ritrovarsi
completamente sotto terra. Gli elfi sondarono il terreno, constatando che ora
era più compatto nelle vicinanze della voragine, segno che non vi sarebbero
stati ulteriori crolli. Gelgoog si affacciò per scrutare l'interno, mentre Jack
già saltellava intorno tutto contento per la scoperta che intendeva certamente
esplorare. Il corpo di Foraeean gioaceva a terra, sul fondo dell'apertura, ad
una profondità di almeno cinque o sei braccia.

Fu
rapidamente approntata una corda, fissandola ad un piolo saldamente conficcato
in un punto sicuro del terreno, e subito Krilzit e Jack si avventurarono nella
discesa, per constatare le condizioni del compagno. Fortunatamente, il vecchio
era solo tramortito, e fu sufficiente scuoterlo un poco per fargli riguadagnare
conoscenza. Nel frattempo, gli occhi abituati all'oscurità dell'Elfo Oscuro
avevano esplorato la cavità, scoprendo alcune cose interessanti. Innanzitutto,
la volta a cupola consentiva di trovarvi rifugio dalla pioggia, che cadeva al
centro ma lasciava un ampio margine asciutto lungo i bordi, e questa era una
buona notizia. Ma oltre a ciò Krilzit aveva notato che da un lato si trovava
una porta abilmente nascosta nella roccia, e questa non fu per gli altri una
buona notizia.

Nacque
infatti un'accesa discussione circa il da farsi, fra chi sosteneva di voler
esplorare il complesso sotterraneo, come Jack e Krilzit, e chi non voleva
saperne neanche di usarlo come riparo, come i due Silvani e Cedric. Foraeean era
incerto, fra lo stordimento per la caduta e il dubbio che si insinuava nella sua
mente, che non riusciva a decidere se il fato avesse voluto fargli trovare la
cavità in quanto riparo, oppure se per esplorarla come gli altri due
suggerivano. Alla fine la decisione fu presa, come sempre, da un evento
fortuito. Krilzit aveva trovato il meccanismo di apertura nascosto fra le
fessure della roccia, e la porta segreta si stava aprendo con un rombo di
contrappesi e di catene in movimento. Il meccanismo si inceppò lasciando la
porta a metà, ma rivelando comunque uno spazio sufficiente per accedere alla
scala che scendeva nel buio dall'altra parte, da cui proveniva l'odore di chiuso
dei secoli, tanto familiare alla sola Drow.

In
un modo o nell'altro, Krilzit, Jack e Foraeean si avventurarono attraverso il
passaggio, mentre Cedric scese lungo la corda ma usufruì solo del riparo
offerto dalla cavità sotterranea, senza seguirli. I due elfi silvani non
scesero neppure, preferendo rimanere a sorvegliare il campo, piuttosto che
andare a disturbare le "cose morte", come le avevano chiamate loro.

l'antica
scalinata scendeva verso il basso perdendosi nell'oscurità che solo gli occhi di
Krilzit erano in grado di penetrare senza difficoltà. Jack dovette fermarsi dopo
un po', raggiunto il limite della scarsa luce che penetrava dall'ingresso del
cunicolo, fino a che Foraeean, da dietro, non accese una qualche luce che
permise loro di proseguire. Finalmente si intravedeva il fondo del passaggio,
che sembrava sboccare in un ambiente più grande subito dopo un passaggio ad
arco, come si poteva intuire anche dall'eco dei passi, che via via si faceva più
vicino. Approssimandosi al passaggio, notarono i riflessi della loro stessa luce
balenare su qualcosa di lucido di fronte a loro, al di là dell'arco.

Entrarono in un'ampia sala sotterranea, alta almeno sei passi, dalla sagoma
vagamente quadrata, le cui pareti sembravano levigate ma si rivelarono in realtà
formate da una moltitudine di rocce differenti, che in alcuni punti si
estrudevano dalla parete di qualche breve misura. Il centro della sala era
occupato da uno spoglio altare di pietra, ai cui lati c'erano due bracieri, di
pietra anch'essi, ma completamente disadorni come tutto il resto. Ai due lati
della sala, due archi del tutto simili a quello da cui i tre erano entrati
sembravano condurre a qualche ulteriore stanza dell'insolito complesso, mentre
in alto sulla parete dietro l'altare una scritta in romeldano antico sembrava
essere stata incisa a caratteri dorati, che di tanto in tanto riflettevano la
luce di Foraeean.

"Ehi, guardate qui che roba strana!" - annunciò Jack, che si era sporto verso
l'interno di uno dei due grandi bracieri per osservarne il contenuto. Quando
Foraeean e Krilzit si avvicinarono per osservare, notarono che entrambi i
bracieri contenevano un mucchio di pietre dall'aspetto rotondeggiante, di un
intenso color verde. Si guardarono l'un l'altro con aria interrogativa, ma
nessuno dei due aveva idea di cosa si potesse trattare.

"Vediamo se così funziona..." - in quel momento, Jack stava avvicinando una
candela accesa verso l'interno dell'altro braciere.

"Fermo, Jack!" - gridò Krilzit, allarmata, ma troppo tardi. Una violenta
fiammata si levò improvvisa dal braciere, illuminando quasi a giorno l'intera
sala. Jack era riuscito a ritirarsi in tempo, e a parte la faccia annerita e
qualche capello bruciato, non sembrava aver riportato conseguenze gravi, poiché
riprese tranquillamente a saltellare, felice per la scoperta delle "pitere verdi
che bruciano" come le chiamava lui. Ed in effetti era proprio così, poiché
osservando il braciere acceso, pareva che fossero proprio gli strani ciottoli a
emettere la fiamma, anche se non sembravano affatto consumarsi.

Ottenuta in qualche modo luce sufficiente, i tre si soffermarono sulla scritta
che si stagliava, ora più evidente che mai, sulla parete dietro l'altare. Doveva
essere molto antica, a giudicare dalle espressioni arcaiche e dai caratteri
stessi, di una foggia che da tempo non veniva più usati nelle incisioni. Ci
volle qualche istante, ma alla fine riuscirono a tradurre l'iscrizione, il cui
significato suonava più o meno così:

Nimarius Terranus, discepolo di Gromdan e Maestro della
Roccia, qui giace alla destra del suo Signore.

Portino rispetto e deferenza coloro che qui giungono per ricevere i
Suoi doni e per renderGli omaggio nell'aldilà.

Soffrano la collera di Gromdan i profanatori.

"Almeno ora sappiamo chi è sepolto quaggiù" - commentò rapidamente Krilzit,
mentre il suo sguardo correva da un lato all'altro della sala, soffermandosi in
particolare sull'arco di sinistra. Jack era quasi completamente assorbito
dall'esame dell'altare e dei bracieri, e gli sembrava davvero impossibile che
non celassero un qualche segreto da scoprire. Foraeean appariva pensoso, forse
stava ancora riflettendo sul significato di quelle parole, alla ricerca di un
segno rivelatore, quando notò la Drow avventurarsi decisamente verso l'apertura
di sinistra.

Krilzit non aveva fatto che pochi passi all'inrterno del passaggio, quando gli
altri due udirono una serie di scatti metallici seguiti dal grido di dolore
della loro compagna.

Il grido echeggiò nella sala rimbombando per le scale, fin su alla porta
segreta, dove fu udito anche da Cedric. Il marinaio si alzò in piedi e, notando
che anche gli elfi si erano allarmati, fece loro un cenno e si precipitò giù per
le scale con le sciabole in pugno.

cedric
giunse nell'ampia sala sotterranea mentre il piccolo mezzuomo cercava
disperatamente di issare il corpo di Krilzit sull'altare, senza che l'aiuto del
debole Foraeean fosse determinante. Constatato che non v'erano nemici da
affrontare, il marinaio rinfoderò le armi e aiutò Jack a completare l'operazione
mentre dalle scale arrivavano anche Tandel e Gelgoog. Non ci volle molto perché
gli occhi acuti dei due elfi mettessero in relazione le ferite di Krilzit con la
scia di sangue nero che sembrava provenire dal passaggio ad arco alla loro
sinistra. Si avvicinarono a quel lato, cauti, mentre gli altri portavano i primi
soccorsi alla Drow che sembrava essere stata colpita da una mezza dozzina di
piccoli dardi metallici.

"Qui c'è una piastra a pressione, sicuramente attiva un congegno, ma non saprei
davvero quale..." - osservò Tandel, che stava scrutando l'ingresso del corridoio
al di là dell'arco di sinistra.

"Forse non è stata abbastanza deferente..." - osservò Foraeean di lato, quasi
senza essere udito dagli altri.

"Avevo chinato la testa, vecchio, per me quella è deferenza" - rispose secca la
Drow, che in quel momento si stava riprendendo grazie alle prime cure prestate
da Cedric. Poi sgranò gli occhi, con lo sguardo fisso verso il passaggio di
destra. Jack stava entrando nel corridoio sotto l'arco, guardandosi attorno come
se nulla fosse.

"Jack, no!" - gridò Cedric, notando la scena. Ma ormai il mezzuomo era già
entrato. Fece due passi guardandosi attorno, ne fece un terzo e non accadde
nulla. Si fermò un attimo voltandosi a guardare gli altri con aria soddisfatta,
quindi tornò a procedere lungo il passaggio.

"Lui è molto deferente e rispettoso..." - commentò Foraeean osservando la scena.

"Certo, è alto quanto uno di noi in ginocchio!" - fece eco Cedric, subito
strabuzzando gli occhi come se si fosse reso conto in ritardo di quanto aveva
detto. Era quella la soluzione? l'indizio dato dalla scritta dietro l'altare
serviva a far capire che bisognava passare in ginocchio per non attivare la
trappola? Gelgoog decise di scoprirlo, e messosi carponi iniziò ad avventurarsi
nel corridoio di sinistra, esaminandone attentamente le pareti.

Non ci volle molto per avere la conferma dei loro sospetti. Per quanto Gelgoog
si fosse sforzato, non era riuscito a trovare alcun foro, da cui potessero
essere scagliati i dardi, che fosse ad un'altezza inferiore a quella che più o
meno era la statura di Jack. Constatata la cosa, l'elfo tornò indietro, sempre
convinto che non fosse opportuno proseguire l'esplorazione dell'antica tomba, e
visto che non c'era altro da fare, dopo una breve sosta nella sala principale,
si diresse nuovamente su per le scale.

Cedric, invece, a questo punto era decisamente più curioso, e visto che ormai
avevano capito come passare sotto l'arco senza farsi trafiggere dai dardi, diede
una rapida occhiata, si mise sulle ginocchia e iniziò lentamente a passare
dall'altro lato per vedere cosa vi fosse. Quando riuscì a guadagnare nuovamente
la posizione eretta, si trovava in una seconda sala, lievemente più piccola di
quella centrale e completamente spoglia, fatta eccezione per un pesante cofano
che sembrava addossato alla parete opposta. Con cautela si avvicinò, scegliendo
accuratamente i propri passi in modo da non far scattare qualche nuova trappola
di cui sospettava la presenza, incurante degli altri che da fuori gli gridavano
di lasciar perdere. Ma non accadde nulla di pericoloso e il marinaio arrivò di
fronte al pesante cofano di legno, che mostrava evidenti rinforzi di metallo.

"Ehi, questo baule ha due grossi lucchetti, ma non hanno serratura!" - gridò
agli altri, stupito per l'inusuale scoperta. Iniziò quindi a esaminare il cofano
da vicino, tirandolo, spingendolo, cercando di spostarlo in ogni modo senza
alcun esito, evitando tuttavia di forzarne l'apertura. L'oggetto doveva essere pesantissimo o ancorato al pavimento,
poiché non vi fu verso di smuoverlo dalla sua posizione neanche di un'unghia. E
se ho ben capito di cosa si trattava, credo che Cedric dimostrò grande saggezza
evitando di forzare l'apertura del baule.

jack
era giunto al termine del breve corridoio di destra, che come l'altro portava ad
una stanza vagamente quadrata un po' più piccola di quella centrale. Aveva
sentito la piastra muoversi sotto i suoi piedi quando aveva iniziato a muoversi
nel passaggio, ma per qualche ragione i dardi non erano partiti come era
accaduto a Krilzit. "Nessuno pensa mai a noi piccoli di statura" aveva pensato,
giustificando in tal modo l'avventatezza del suo gesto, che pure si era rivelato
efficace.

"Wow, grande!" - esclamò ammirato entrando nella stanza, quando vide che essa
era quasi interamente occupata, al centro, da un'enorme statua di pietra.
Riproduceva un essere dalle fattezze umanoidi, nel senso che aveva due braccia e
due gambe, ma i lineamenti erano duri e grossolani, la corporatura
incredibilmente massiccia e dalle forme pesanti. Sembrava che la statua non
fosse di pietra solo nel senso del materiale che la costituiva, agli occhi del
mezzuomo l'impressione fu che chiunque l'avesse realizzata volesse dare proprio
l'impressione di un essere fatto di roccia, terra e sassi. La cosa assorbì per
qualche istante le attenzioni di Jack, che cercò di scoprire se per caso la
statua non nascondesse qualche incisione o meccanismo, un segreto di qualche
tipo.

"L'iscrizione diceva 'siede alla destra del suo Signore', magari intendeva dire
che dobbiamo venire qui, a destra" - aveva pensato, per giustificare la sua
solitaria esplorazione di quella stanza. Ma la statua non rivelò nulla, così
Jack passò ad esemimare le pareti. Era quasi annoiato dall'infruttuosa avventura
in solitario, quando infine il suo sguardo si posò su qualcosa di singolare. In
un angolo della parete interna, tre piccoli anelli di metallo pendevano dal
muro, uno di fila all'altro, come appesi alla testa di un lungo perno conficcato
nel muro.

"Forse si girano..." - pensò il mezzuomo, afferrandone uno a caso e ruotandolo
senza alcun esito.

"Beh, ciò che non va girato, spesso deve essere tirato..." - ragionò quindi,
provando invano a tirare l'anello.

"Oh, interessante. Forse bisogna tirarne due assieme?" - disse ancora,
afferrando i primi due anelli e tirandoli verso di sé. Con sua sorpresa, i perni
vennero avanti e sentì un meccanismo che scattava, più o meno sopra la sua
testa. Sentì il rumore dei dardi metallici che rimbalzavano a terra prima ancora
di rendersi conto di quello che gli si era conficcato nella spalla, che per la
verità non aveva provocato una ferita preoccupante, attutito dallo spallaccio
del corpetto di cuoio. Ignorò la cosa con sufficienza.

"Questo non va. Proviamo con il primo ed il terzo, allora" - disse spostandosi
di lato, calcolando la verticale dei dardi in modo da non esserne colpito una
seconda volta. Tirò i due anelli e udì un altro scatto metallico, ma questa
volta si accorse del dolore, poiché un singolo spuntone metallico scattò fuori
dalla parete trapassandogli l'altra spalla. Il mezzuomo storse la bocca,
contenendo il dolore, mentre si sfilava dall'asta, che fortunatamente non
sembrava aver leso alcuna parte vitale. Osservò gli anelli, fece una smorfia
risoluta e aggrottò le sopracciglia, intenzionato a andare fino in fondo con
quella storia. Afferrò quindi gli ultimi due anelli della fila e li tirò con
forza, ascoltando il rumore di un contrappeso che si spostava all'interno della
parete.

In quel momento, coloro che si trovavano nella sala principale, videro aprirsi
un passaggio segreto nella parete dietro l'altare.

con
comprensibile sorpresa, Foraeean, Krilzit e Cedric osservavano ancora la parete
che si era improvvisamente aperta, quando Jack tornò a unirsi al gruppo nella
sala principale della tomba, vantandosi di essere stato probabilmente lui a
ottenere quell'effetto. Fu necessario insistere perché il mezzuomo si lasciasse
medicare le ferite, poiché la sua smania di esplorare il nuovo passaggio che si
era aperto era quasi incontenibile. Alla fine lo lasciarono andare e lo
seguirono all'interno del nuovo passaggio, ancora una volta in ginocchio per
evitare brutte sorprese.

Come le due precedentemente esplorate a destra e sinistra della sala centrale,
anche questa stanza era di sagoma quadrata, ma dalla cura per occultarla era
evidente che si dovesse trattare di qualcosa di particolare, probabilmente il
posto più importante dell'intero sotterraneo. La porzione centrale della camera
era occupata da un grosso e pesante sarcofago di pietra, deposto su un
piedistallo di poco rialzato dal suolo, che metteva ulteriormente in risalto
quello che doveva essere l'ultimo luogo di riposo del defunto Nimarius. Ai suoi
lati, si trovavano due grossi bracieri, del tutto uguali a quelli della sala
centrale, anche per il contenuto che venne subito dato alle fiamme da Jack,
illuminando l'ambiente. Sulla parete alle spalle del sarcofago, una scritta
simile a quella precedente venne messa in risalto dal dardeggiare delle lingue
di fuoco emesse dalle strane pietre verdi.

O viandante che onori il grande Nimarius Terranus della
tua visita,

una tua preghiera sarà qui gradita, e il maestro ti compenserà allora
con i suoi doni,

se saprai recarti con umiltà al suo forziere.

Il riferimento all'umiltà ed al forziere non erano ormai più un mistero per il
piccolo gruppo, che subito intuì il significato di queste parole. Mentre Jack e
Cedric osservavano le pareti ed il resto della stanza, alla ricerca di qualche
altra cosa interessante, Foraeean stette per qualche istante davanti al
sepolcro, le mani giunte, come in concentrazione. Quindi si schiarì la voce e
pronunciò alcune parole di rispettoso saluto, invocando una breve preghiera
all'indirizzo di colui che giaceva in quel luogo da tempo immemorabile. Qualcuno
depose una pietra sul piedistallo del sarcofago, un gesto simbolico che
avvicinava allo spirito di Nimarius un simbolo di quell'elemento che sembrava
aver tenuto in così alta considerazione nella sua vita terrena.

Non appena Foraeean finì di invocare la benevolenza degli dei, uno scatto
metallico, secco e improvviso, echeggiò all'interno del sepolcro, provenendo
dalle loro spalle.

"Si è aperto il forziere!" - esclamò Cedric, immaginando a cosa fosse dovuto il
rumore. Alla spicciolata, il gruppo lo seguì verso la stanza di sinistra, mentre
il marinaio passava inginocchiato per evitare la trappola, fino a trovarsi di
fronte al pesante cofano che fino a quel momento era rimasto un mistero per
tutti.

I pesanti lucchetti privi di serratura erano adesso aperti.

Il contenuto del forziere era finalmente a disposizione di chi aveva saputo
interpretare le parole di Nimarius, premio per coloro che avevano saputo
comportarsi in modo rispettoso e non da semplici sciacalli profanatori di tombe.
All'interno del baule, il premio che attendeva da tanto tempo era costituito da
tre oggetti.

Il primo oggetto era un rotolo di pergamena, custodito in un contenitore d'osso,
le cui scritte non fu possibile comprendere del tutto neanche quando Foraeean e
Krilzit lo esaminarono con una certa attenzione. Entrambi concordarono sul fatto
che l'antica pergamena invocasse un qualche potere, di certo proveniente
dall'elemento terra, che presumibilmente si sarebbe riversato sull'utilizzatore.
Si poteva supporre che, una volta attivato tale potere magico, il rotolo si
sarebbe distrutto, come spesso accadeva in quei casi, consumandosi nel rilascio
dell'energia in esso imprigionata. Per questo forse preferirono non utilizzare
la magia alla cieca, preferendo attendere un momento in cui sarebbe stato
possibile scoprire qualcosa di più sui suoi reali effetti, e  Foraeean fu
incaricato di custodire il rotolo.

Un secondo oggetto era contenuto all'interno di una piccola sacchetta di tela,
che fu aperta da Gelgoog. Rovesciandone il contenuto sul palmo della sua mano,
apparve un monile dalla fattura particolare, composto di una catena metallica
dal fine intreccio, che sosteneva una pietra scura al centro. La catena non era
di metallo prezioso e la pietra non era di alcun tipo di gemma conosciuta,
sebbene fosse certamente di un tipo particolare per via delle diverse luci che
rifletteva quando le fiamme dei bracieri vi si riflettevano. Pareva di colore
cangiante, che appariva diverso a secondo dell'angolazione da cui la si
osservava, riflettendo ora il blu, ora il rosso, il verde, il giallo e molti
altri colori ancora. Con cura, Gelgoog la ripose all'interno della sacchetta che
la custodiva e la conservò, in attesa di un momento in cui avrebbero potuto
scoprire qualcosa di più sul monile.

Vi era infine una piccola sacchetta di velluto verde, che una volta aperta
rivelò al suo interno due dadi a sei facce, dall'apparenza piuttosto normale. Si
trattava di due dadi di pietra, uno rosso ed uno bianco, che subito attirarono
l'attenzione di Jack e Cedric. Sebbene ad un loro esame apparissero normali sia
nella distribuzione dei numeri che nel bilanciamento (cose nelle quali il
marinaio sembrava piuttosto esperto), i dadi rivelarono presto un comportamento
piuttosto bizzarro, quando i due presero a lanciarli. Sulle prime non accadde
nulla, poi vi fu una specie di piccolo lampo seguito da un crepitio che causò a
Cedric qualche ferita, poi i dadi tornarono a non fare nulla di particolare, e
infine presero sistematicamente a fermarsi sugli spigoli. Per quanto provassero
e riprovassero, i due non ebbero modo di trovare una spiegazione né a quel
singolare comportamento, né tantomeno furono in grado di immaginare l'impiego di
tali oggetti, che smisero di far rotolare solo quando il gruppo decise che era
ora di tornare a pensare alla missione per cui erano partiti.

Messi momentaneamente da parte i premi ed il loro misterioso significato, i sei
si ricongiunsero al di fuori del sepolcro, nella caverna dal soffitto a cupola
nella quale era precipitato Foraeea, che forniva il miglior rifugio possibile,
in quel momento, per la pioggia che ancora cadeva. Incuriositi per i molti
segreti caduti nelle loro mani, ma ancor più stanchi per la lunga marcia e per
non aver potuto riposare, decisero di attendere là che smettesse di piovere,
prima di riprendere il cammino, lasciandosi alle spalle l'anrico sepolcro.
Stesero ancora una volta le loro coperte ed i loro teli, quindi tornarono a
riposare, mentre i due elfi silvani si alternavano alla guardia, in attesa che
la tempesta passasse.

Il sepolcro di Nimarius Terranus tornò lentamente al silenzio, mano a mano che
gli avventurieri si addormentarono. Dapprima cessarono le voci, poi anche i dadi
smisero di rotolare, quando Jack si stufò di non ottenere alcun risultato
apprezzabile. Infine, rimase solo il tamburellare della pioggia ed il rombo di
qualche tuono sempre più lontano, che preannunciava la fine del temporale.