A&P Chronicles 2003-2004 (II, 6)

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 26 Ottobre 2019

Parte II, Capitolo 6: "L'ospite indesiderato e i suoi danni"

Seduta del 16 Dicembre 2003

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Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 26 Ottobre 2019

Parte II, Capitolo 6: "L'ospite indesiderato e i suoi danni"

Seduta del 16 Dicembre 2003

"L'ospite indesiderato e i suoi danni"

l'improvvisa
e inopportuna scomparsa di Frostwind, seppur prevedibile, lasciò me e
Polgrim con uno stupefatto e balbettante Thorin, incapace di capacitarsi su
come potesse essere finito in quella situaazione. Il nano guardava a destra
e sinistra, quasi paralizzato per il terrore nel trovarsi l'acqua della
stiva che gli arrivava ben al di sopra delle ginocchia. La vista della
miriade di tentacoli che la creatura scagliò verso di noi in quel momento
non lo aiutò a reagire più rapidamente.

-
Gawain, ora tocca a noi - disse Pogrim, levando l'ascia verso l'alto,
preparandosi a respingere la prima aggressione del mostro.

-
Come sempre, Polgrim - risposi, piantandomi sulle gambe in modo da resistere
alla violenza dell'attacco. - Siamo sempre noi che dobbiamo togliere le
castagne dal fuoco agli altri!

I
primi tentacoli, viscidi e flessibili, sibilarono intorno a noi, colpendo le
braccia, le gambe e, fortunatamente, soprattutto le corazze che ci evitarono
il contatto con la sostanza velenosa o perlomeno corrosiva di cui erano
cosparsi.

-
Dobbiamo cercare di raggiungere il corpo della creatura - disse Polgrim,
mentre recideva le prime appendici del mostro.

-
Teniamoci in linea, non troppo distanti - risposi, - e cerchiamo di aprirci
un varco attraverso i tentacoli.

Fortunatamente,
Thorin era riuscito a reagire, e sbuffando ed imprecando occupava ora il
posto centrale del nostro modesto schieramento, tranciando e colpendo a sua
volta i tentacoli che gli turbinavano attorno. Roteando le armi, riuscimmo a
muovere alcuni passi in avanti, aprendoci lentamente una via per avvicinarci
alla creatura, che sapevamo essere il nostro obiettivo, poiché solo la sua
distruzione avrebbe arrestato le mostruose appendici e, probabilmente, i
ragni che sicuramente continuavano a dare filo da torcere agli altri, sul
ponte del magazzino.

La
fatica era immane. Avevamo reciso non so quanti tentacoli, e spesso eravamo
costretti a troncare più di una volta lo stesso, mano a mano che
avanzavamo, poiché anche i monconi si agitavano come pericolosi randelli
attorno a noi. Ad un tratto, dal ponte superiore, si aprì una grata e
qualcuno dei nostri ci diede una mano scagliando una tempesta di schegge di
ghiaccio che aprì un provvidenziale varco del quale approfittammo
immediatamente, lanciandoci in avanti.

Riuscimmo
a giungere fino ad una quindicina di passi dal corpo della creatura, che
inziava a delinearsi nella penombra in tutta la sua mostruosità, ma i
nostri sforzi non erano destinati a diminuire. Anche se i tentacoli erano
meno di prima, mano a mano che procedevamo in avanti essi si facevano più
resistenti e diventava sempre più difficile tranciarli con pochi colpi;
peggio ancora, le mostruose estremità del mostro si ispessivano in
prossimità del corpo, ed erano ora delle dimensioni di piccoli tronchi
d'albero, che se ci avessero colpiti avrebbero potuto causare danni
considerevoli.

Ancora
una volta, una grata più avanti della prima fu aperta ed un'altra tempesta
gelata ci aprì nuovamente la strada, consentendoci di giungere quasi a
contatto con la creatura. Era un enorme ragno bianco, largo oltre dieci
passi, che occupava tutta l'altezza della sentina. Dal corpo, che dal nostro
lato era ormai quasi privo di tentacoli, si protendevano cinque o sei corte
ma larghe zampe da insetto, simili a colonne fra le quali era possibile
passare, poiché le reazioni della creatura sembravano ora in qualche modo
impedite. Balzai in avanti ed iniziai a colpire il corpo, facendone
schizzare densi fiotti di liquame nerastro.

-
Fermi, non uccidetelo! - gridò Polgrim alle mie spalle, sorprendendomi - le
zampe sono piantate nella chiglia!. 

-
Ma se abbiamo fatto tutto questo proprio per ammazzare questo orrore! -
gridai, sollevando nuovamente la spada.

-
Le larve si sono dissolte, i ragni si sciolgono in liquido nero, ed anche i
tentacoli che abbiamo reciso si sono decomposti - gridò ancora Polgrim,
facendomi intuire vagamente qualcosa di drammatico nelle sue parole
seguenti. - Se uccidiamo la cosa e anche questa si dissolve, apriremo
numerose falle nello scafo, dove le sue zampe lo hanno penetrato!

Istantaneamente,
mi fermai, con la spada ancora levata a mezz'aria. Il nano aveva visto
giusto. Nella foga del combattimento, non mi ero accorto che le mostruose
zampe del ragno erano veramente infisse nella chiglia, come se vi fossero
cresciute dentro. Esse formavano attualmente una sorta di tappo nei
confronti dell'acqua, ma cosa sarebbe accaduto se le avessimo eliminate?
Solo dal nostro lato ne vedevo almeno sei, larghe all'incirca due palmi,
quante falle avevamo nello scafo?

Ben
più difficile fu convincere Thorin a fermarsi, visto che il cocciuto ed
ostinato nano non voleva assolutamente saperne di sentire ragioni, tutto
preso com'era dall'ubriacatura del combattimento, che come sempre causava in
lui più ebrezza dell'alcol.

-
Bene, allora, stupido ed ottuso che non sei altro - gli gridai infine,
cercando di scuoterlo. - Fai come ti pare, se la nave affonderà io so
nuotare e non mi importa, ma tu che farai allora?

In
qualche modo riuscimmo a fermarlo, anche se occorsero numerosi sforzi in
più di quanto io possa scrivere in questo diario. Alla fine, io e Thorin ci
dedicammo ad abbattere gli ultimi tentacoli rimanenti, in modo da rendere
più agevole la discesa per gli altri, poiché la nostra unica possibilità
di uscire da quella spinosa situazione era la magia e Polgrim e Adesir
stavano già chiamando aiuto.

quando
scesero nella stiva, Adesir, Crassius, Morick, il vescovo Auld di Elendos ed
altri due maghi romeldani rimasero basiti per alcuni istanti, al vedere
l'immane mostruosità che avevamo a bordo. Al momento, la creatura sembrava
inoffensiva, forse resa tale dalle sue stesse dimensioni, che di fatto la
imprigionavano in un ambiente troppo angusto per consentirle di muoversi. Il
problema era  che la cosa sembrava crescere a vista d'occhio, e se non
avessimo fatto qualcosa rapidamente, avrebbe potuto schiantare il ponte
superiore e, probabilmente, lo scafo della Divina Speranza.

Gli
esperti di magia non erano d'accordo sul da farsi e mi parvero alquanto
confusi. I maghi romeldani cercavano una soluzione discutendo dell'una o
dell'altra magia che era possibile invocare con sufficiente sicurezza,
mentre Warnom cercava di trovare nel favore del suo Dio una qualche via
d'uscita.

-
Se potessimo pietrificare la creatura... - dissi ad un tratto, esprimendo un
pensiero ad alta voce. Non avevo mai visto nulla di simile, in realtà,
anche se la magia era ormai entrata a far parte della mia vita, dopo tante
occasioni in cui l'avevo vista all'opera. Più che altro quel pensiero mi
venne in mente al ricordo di certe fiabe spaventose che avevo sentito da
bambino, in cui si narrava di magie così potenti da trasformare una
creatura in pietra per l'eternità.

-
Questa è un'idea eccellente, ed io sono in grado di provvedere - rispose
con mia sorpresa uno dei maghi romeldani. 

Senza
volere avevo forse trovato la soluzione che ci avrebbe consentito di fermare
la crescita del ragno senza rimuovere le zampe dai fori che altrimenti
avrebbero causato l'allagamento della nave. Restava solo da valutare il peso
in più che ci saremmo trovati a bordo, una volta che avessimo trasformato
quel mostro in solida roccia, ma per questo fortunatamente fummo rassicurati
dagli gnomi, che riuscimmo a far ragionare una volta che li richiamammo
all'ordine dall'interesse puramente scientifico che sembravano avere per la
creatura.

Il
progetto era di pietrificare la creatura, poiché la nave avrebbe sopportato
il peso, pur riducendo sensibilmente la velocità; per questo, inoltre,
bisognava verificare per quale lunghezza le zampe del mostro si estendevano
al di sotto dello scafo, nei punti in cui lo avevano forato. Una volta
pietrificato il ragno, si sarebbe potuto scalpellare via e rimuovere la
parte del corpo, lasciando le zampe in modo da non causare allagamenti.
Naturalmente, gli gnomi si ricordarono della mia spada e non persero
l'occasione per cercare di ottenerla, ma per fortuna in quell'occasione
Polgrim ebbe la risolutiva idea di raccontare che la lama nera era di sua
proprietà e che quindi io non avevo alcun diritto di disporne. Questo
sembrò tenerli a bada, almeno per un po', tornando a focalizzare la loro
attenzione sul nostro problema.

Fummo
comunque costretti ad allontanare fisicamente gli gnomi dalla sentina,
poiché il loro continuo chiacchiericcio non consentiva al mago di trovare
la concentrazione giusta per lanciare l'incantesimo di pietrificazione. Alla
fine ci riuscimmo, e nel momento in cui la magia fece il suo lavoro,
avvertimmo chiaramente lo scafo scricchiolare e per un istante ci mancò il
suolo sotto i piedi, quando la nave si abbassò per l'improvviso aumento di
peso. Sembrava resistere, tuttavia, e almeno il primo passo lo avevamo
compiuto.

-
Gawain, sei in grado di coordinare tu le attività da questo punto? - mi
chiese ad un tratto Adesir.

-
Penso di si, ma perché?.

-
Devo assentarmi per tre o quattro clessidre, poi ti racconterò... - rispose
la ragazza. Non dubitai delle sue intenzioni né le chiesi altro,
limitandomi ad osservare che comunque la decisione di lasciarmi la direzione
dei lavori doveva essere comunicata da lei agli altri, come se
istintivamente presagissi qualche opposizione. Infatti, fu come temevo. I
nani non ebbero nulla da obiettare, ma Crassius si oppose fermamente alla
cosa, dicendo che non trattandosi di questioni militari, quello era un
compito che dovevamo lasciare al comandante della nave e non c'era bisogno
che fosse un membro del Consiglio di Guerra a dirigere le operazioni.

Sapevo
cosa intendeva. Aveva digerito già malvolentieri Adesir come comandante
della spedizione, figuriamoci se avrebbe accettato di buon grado un secondo
che non fosse un romeldano, lui in particolare! Me la presi, non ho remore
nel confessarlo, la cosa mi dispiacque e mi fece davvero arrabbiare, al
punto che scambiai qualche parola irata con l'ufficiale, prima di ritirarmi
lasciando la stiva. Quando c'era da combattere e rischiare la pelle tutti
avevano le loro paure, i loro timori e si aspettavano sempre che fossimo noi
a risolvere le situazioni più delicate, poi erano pronti a farsi avanti
quando c'era da parlare, da criticare e da ostacolare qualche decisione.
Decisi che ne avrei preso atto e mi sarei comportato di conseguenza in
futuro.

A
peggiorare la situazione, confermando i miei pensieri, quando risalii sentii
un'accesa discussione fra Polgrim e Thorin con gli altri nani che non
volevano saperne di tornare nella stiva per scalpellare il mostro
pietrificato. Quella era davvero ridicola. Erano così ottusi che fino a un
momento prima erano scesi tutti per combattere e ora di nuovo se la facevano
sotto al solo pensiero di scendere sotto il livello dell'acqua! Decisi che
me ne sarei infischiato, che ci pensasse il capitano a risolvere quei
problemi, dissi fra me e me.  

cercando
di sbollire la rabbia, decisi di sedare i nervi mangiando, così risalii
fino alla dispensa, dove intendevo prendere qualcosa da portarmi in cabina,
dove mi sarei riposato un po' aggiornando il mio diario.

- Nobile Gawain - mi venne subito incontro Rethys - posso fare qualcosa per
lei?

- Non ho nulla di nobile, Rethys, almeno in questo momento - lo freddai,
alzando una mano per bloccare eventuali repliche. - Volevo solo qualcosa da
mangiare e soprattutto da bere, Se puoi trovarmi della birra degli AltoColli
e un po' si salsiccia ti sarei davvero grato.

- Porterò subito quanto ha chiesto al suo alloggio, non si preoccupi -
rispose il buon uomo, che tutto sommato avevo in simpatia.

Non
so come, ma quando raggiunsi la mia cabina il cibo e la birra erano già
pronti ad attendermi, su un tavolino improvvisato eppure apparecchiato di
tutto punto come solo Rethys sapeva fare anche in quelle situazioni non
proprio ideali. Oltre a quanto avevo chiesto, c'era dell'ottimo stufato
e addirittura delle verdure al tegame, che chissà dove era riuscito a
trovare, dopo tanti giorni di navigazione. L'appetito allontanò ogni dubbio
e mi misi a mangiare di gusto, sorseggiando la forte birra della riserva di
Polgrim, mentre scorrevo le pagine del diario alla ricerca di un'ispirazione
per raccontare gli ultimi eventi nel modo migliore e, possibilmente, non
troppo dipendente dal mio attuale stato d'animo.

Passò
del tempo ed ebbi occasione di scrivere svariate pagine prima che Adesir
venisse a bussare alla mia porta, di ritorno dalla sua misteriosa missione.
Non potei nasconderle il mio pessimo umore, ma ci tenni ad assicurarle che
non ce l'avevo né con lei nè con gli altri compagni del nostro gruppo, in
realtà ero amareggiato per il comportamento delle altre rappresentanze a
bordo, che mi sembrava essere alquanto parassitico nei nostri confronti. Fui
lieto, comunque di dirottare l'argomento su ciò che lei aveva fatto in
quelle ultime clessidre in cui si era assentata.

Adesir
aveva svolto una ricognizione all'esterno e soprattutto sotto la Divina
Speranza, a bordo di uno straordinario congegno detto lo "GnomoScafo",
una sorta di imbarcazione stagna che poteva navigare sotto l'acqua. Grazie a
quella strabiliante invenzione, si era avventurata sotto lo scafo per
constatare i danni prodotti dalle zampe del mostruoso ragno che avevano
perforato la chiglia, ed aveva scoperto che trasportavamo una ventina di
appendici, ormai del peso di altrettante colonne di pietra, lunghe non meno
di venti passi ciascuna, che sicuramente rallentavano la nostra andatura e
rischiavano di aumentare le nostre probabilità di incagliarci.

Ben
presto fummo raggiunti dagli altri, ai quali Adesir raccontò la situazione
con la stessa accuratezza. I nostri compagni, nel frattempo, avevano
escogitato un sistema che ci avrebbe consentito di liberarci del peso
superfluo senza correre eccessivi rischi per l'imbarcazione. Si trattava di
costruire apposite guide di legno attorno ai punti in cui le zampe del
mostro avevano perforato lo scafo, guide che avrebbero consentito di
inserire una sorta di chiusura una volta eliminate le zampe, che sarebbe poi
stata sigillata per impedire l'ingresso dell'acqua. I nani avrebbero
costruito le guide, Warnom con i suoi poteri avrebbe disciolto in fango le
orrende appendici consentendo loro di inserire una lastra di chiusura, ed
infine gli gnomi avrebbero provveduto a saldare metallo su metallo grazie ad
un'altra delle loro portentose invenzioni. Nell'arco di tre o quattro giorni
ci saremmo liberati una volta per tutte dell'inatteso ospite che avevamo
avuto a bordo.

una
settimana di navigazione passò grazie agli dei senza altre sorprese e senza
problemi, consentendoci di eliminare ogni residuo della mostruosa creatura
pietrificata, riguadagnando progressivamente la nostra usuale velocità.
Superammo Ro-Meldan, ci avventurammo nelle acque meridionali e ci portammo
infine al largo del Carusaal, dove avremmo dovuto effettuare una sosta di
rifornimento, poiché ormai i viveri e l'acqua fresca iniziavano a
scarseggiare.

Warnom
passò quasi tutto il tempo immerso in calcoli sulle carte di navigazione,
assieme al comandante, mentre noialtri ci dedicammo per lo più a perdere
tempo passando da una bevuta ad una partita ai dadi o alle carte, anche se
io rimasi di umore piuttosto scontroso rispetto al solito. Quando infine
giungemmo a breve distanza dalla costa, il comandante ci avvisò con il
sistema di comunicazione che iniziavamo a saper utilizzare, invitandoci a
salire sul ponte.

Il
porto di Adesil si parava dinanzi a noi, con le sue torri ed i suoi edifici
bianchi com'era consueto un po' in tutto il Carusaal, dove merli e
fortificazioni non esistevano come noi li conoscevamo, preferendo sagome
architettoniche che prediligevano forme tondeggianti e larghe cupole a forma
di bulbo appuntito verso l'alto. Non ero mai stato in quel paese, e tutto
ciò che ne sapevo lo dovevo a Warnom, il quale, nelle occasioni in cui
avevamo conversato, mi aveva raccontato un po' degli usi e costumi di quella
gente fra la quale la magia era una realtà di tutti i giorni, e non un dono
di pochi eletti come nella mia terra.

Era
pertanto con grande curiosità che mi accingevo a visitare per la prima
volta il Carusaal, anche se si sarebbe trattato di un breve soggiorno in un
piccolo centro portuale, non certo una delle grandi città dell'interno di
cui il mio amico dipingeva immagini stupefacenti nei suoi racconti.
Tuttavia, il comandante ritenne opportuno farci una raccomandazione che
ritenni assai utile, a posteriori. Il Carusaal era terra libera, quindi non
avremmo dovuto stupirci di incontrare gente di tutti i tipi, inclusi anche i
themaniti; tuttavia, ci ammonì, non dovevamo temere nulla da loro e non
dovevamo a nostra volta aggredirli, poiché quelle erano le regole del posto
e nessuno le avrebbe infrante, anche se ciò avrebbe inevitabilmente
comportato numerosi dispacci sulla nostra posizione verso l'Oscuro
Signore...

Dopo
qualche incertezza, alla fine scendemmo tutti a terra, anche i nani che
temevamo avrebbero sofferto più di noialtri del mal di terra, dopo tanti
giorni a bordo; fortunatamente, Rethys offrì una soluzione ricorrendo alla
magia, che consentì anche a Thorin e Polgrim di godersi qualche clessidra
di tranquillità a terra. Adesir era un po' preoccupata perché, scendendo
tutti, di fatto lasciavamo Crassius al comando militare sulla Divina
Speranza; in realtà non ci aspettavamo situazioni pericolose e quindi
probabilmente non sarebbe stato necessario alcun intervento da parte del
romeldano, essendo sufficiente il comandante per le varie operazioni di
routine. Anche se mi indispettiva, non potevo negare a me stesso di nutrire
una certa cameratesca ammirazione, sotto il solo profilo professionale,
verso Crassius, ed ero sicuro che, anche in caso di necessità, avrebbe
saputo fronteggiare al meglio un' emergenza.

Appena
giunti a terra, ci separammo. I nani si infilarono con la rapidità di un
fulmine nella prima bettola di cui scorsero l'insegna, fermamente
intenzionati a farne l'unica tappa del loro breve soggiorno a Adesil, dopo
aver solennemente promesso di tenere la bocca chiusa e di non causare
disordini..Io e Warnom accompagnammo dapprima Rethys nelle sue commissioni
alla ricerca di viveri e acqua, quindi ci separammo, ciascuno per seguire le
proprie faccende.

Dopo
tanto tempo, infatti riuscii finalmente a dedicarmi un po' al mio
equipaggiamento, e trovai l'occasione giusta per sostituire la mia vecchia
protezione di cuoio che ormai ero costretto a rammendare dopo ogni
combattimento, nonostante la indossassi sotto la cotta di maglia nanica. Ora
che avevo gemme per un discreto valore, mi decisi a cercare una protezione
più efficace, magari magica, visto che in quel luogo gli oggetti magici
dovevano abbondare. Riuscii nell'intento, e non credo di essere stato
imbrogliato quando mi sottoposi alla valutazione delle mie gemme;
sicuramente, da buon commerciante, l'uomo che conobbi avrà un po'
sottovalutato i preziosi che offrivo in pagamento, ma di fronte all'oggetto
che mi mostrò decisi che potevo sopportare anche una valutazione non
particolarmente vantaggiosa.

Dopo
un po', uscivo dal negozio indossando una nuova corazza di cuoio magico
rinforzato, il cui peso era addirittura inferiore a quella, ben più
leggera, che avevo lasciato. Avevo utilizzato solo tre delle gemme in mio
possesso ed avevo ottenuto anche una bella manciata di monete di platino
come resto. Ero soddisfatto e mi accorsi che anche l'umore tendeva a
migliorare.