A&P Chronicles 2002-2003 (VI, 6)

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 26 Febbraio 2006

Parte VI, Capitolo 6: Passi nel buio

Seduta del 25/06/2003

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Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 26 Febbraio 2006

Parte VI, Capitolo 6: Passi nel buio

Seduta del 25/06/2003

Passi nel buio

ci ritrovammo, io e Frostwind, soli, a circa duecento passi dall'immensa piramide nera che sembrava aver inglobato l'intero campo di battaglia, amici e nemici compresi. Il costrutto alieno era nero come la notte, ed irradiava a tratti dei riflessi bluastri come pulsasse di vita propria, sfrigolando di tanto in tanto come percorsa da fulmini carichi di elettricità. Ci guardammo l'un l'altro, perplessi, indecisi sul da farsi.

- Che diavoleria è mai questa? - balbettai, poggiandomi sulla spada, dato che le numerose ferite subite nel combattimento mi avevano lasciato alquanto indebolito.

- Una specie di prigione per i nostri amici, suppongo - rispose Frostwind, esaminando la situazione.

- Credo che interrompendo in qualche modo il flusso di energia che la genera potremmo riuscire a liberarli - aggiunse, dopo un breve istante di riflessione, iniziando ad avvicinarsi all'oggetto. Raccolsi le poche forze residue e lo seguii, fino a che ci trovammo di fronte ad uno degli spigoli.

La piramide sembrava poggiata sul terreno pianeggiante, ma non v'era traccia dei misteriosi strumenti che erano stati utilizzati per generare l'energia magica che aveva evocato la costruzione. Frostwind mormorò qualcosa, puntando un dito verso la base dello spigolo, quindi mi sorpresi nel vedere che la terrà iniziava a schizzare via dal terreno sottostante, come se un gruppo di minatori invisibile si fosse messo al lavoro.

Ben presto, una buca di circa tre o quattro braccia si venne a creare sotto lo spigolo della piramide, senza tuttavia rivelare alcuna presenza di ciò che poteva tenere in piedi il costrutto misterioso. Esaminandola da sotto, la piramide non si rivelò cava come speravo, e sembrava avere una sorta di pavimento, del tutto analogo alle facce esterne.

Frostwind tentò allora un altro dei suoi incantesimi, grazie al quale riuscì a far svanire l'angolo della piramide, rivelando un buco al di là del quale riuscii a scorgere solo buio e nebbie turbinanti. Ma durò un istante, troppo breve per poter pensare di entrarvi, e subito la costruzione fu nuovamente integra nella sua maestosa presenza.

ad un tratto udimmo dei passi alle nostre spalle.

- Presto, nella buca! - mi incitò il mago, e fummo rapidi a nasconderci in quell'occasionale riparo. Scrutando nella direzione dalla quale avevamo sentito provenire i passi, vedemmo una figura dai contorni umani, che sembrava non avere un braccio.

- E' l'inviato di Uldan... - sussurrai al mago, il quale tuttavia preferì attendere che fosse bene in vista prima di rivelare la nostra presenza. Quando fu chiaro che avevo visto giusto, dato che riconoscemmo anche la benda sull'occhio sinistro, uscimmo dal riparo. L'uomo avanzava lungo uno dei lati della piramide, battendo di tanto in tanto la spada contro la sua superficie, che emetteva un rumore di solida pietra.

- E tu cosa ci fai qui? - fu la prima domanda che rivolgemmo all'uomo.

- Quando si è creato questo... oggetto - rispose, - ha inglobato tutti gli altri, ma io ne sono stato gettato fuori, vista la mia natura strettamente legata a Uldan. E' singolare, dato che tutti coloro che risultano più lontani dal Signore Oscuro sono stati imprigionati, mentre voi due che siete i più vicini a lui ne siete rimasti fuori...

- Che vuoi dire? Cosa c'è lì dentro? - chiesi, indicando la piramide con la spada.

- Quello che Themanis chiama "casa" - rispose, - o almeno una parte, magicamente trasportata nel nostro mondo dal suo...

Erano concetti per me difficili da comprendere, ma notai che Frostwind sembrava aver intuito da tempo la reale natura di quell'oggetto. A me bastava sapere che dentro c'erano i nostri amici, e volevo solo trovare un modo per tirarli fuori da quella piramide.

Esaminammo la situazione, facendoci aiutare dalle conoscenze del nostro prezioso alleato, il cui tempo fra noi, tuttavia, volgeva al termine. Avrebbe potuto aiutarci ancora per poco.

- Se tutto questo è in relazione con Themanis - suggerì Frostwind, - forse la tua spada può aprirci un varco per entrare lì dentro,
Gawain.

Ma il mago aveva ragione solo a metà, questa volta. La spada non batteva sulla superficie della piramide, anzi vi penetrava senza alcuna difficoltà, come se le pareti fossero state liquide. Tuttavia, non sembrava capace di praticarvi un'apertura, ed in ogni caso, solo la spada riusciva a penetrare, la mia mano che l'impugnava sembrava urtare la solida roccia.

Alla fine convenimmo che solo le capacità di Frostwind e dell'inviato di Uldan, combinate, avrebbero potuto aprirci un varco. E tuttavia, il mago sembrava dubbioso riguardo al fatto di entrare in quell'oggetto. A causa del suo passato themanita, infatti, era prevedibile che sarebbe stato individuato assai rapidamente in quel mondo alieno, e forse lo stesso poteva accadere per la mia spada. Per me non c'erano dubbi. Non potevo lasciare gli altri all'interno della piramide, non importava cosa vi avrei incontrato all'interno, io sarei comunque entrato. Per fortuna, nonostante i suoi dubbi, il mago decise di fare altrettanto.

- Prima di entrare, dicci come potremo uscire da quel posto - chiese Frostwind all'uomo, mentre già si preparavano per l'apertura del varco che ci avrebbe consentito di invadere quella parte del regno di
Themanis.

- Non ho nessuna certezza a riguardo - fu la risposta. - Poiché la piramide è stata evocata dalla Caccia, suppongo che essa debba svanire se riuscirete a sconfiggerla...

- Ipotesi improbabile - commentò Frostwind, - ti ricordo che c'è un demone della seconda cerchia nel gruppo, non credo abbiamo speranze di poterlo abbattere!

- E' vero - rispose l'uomo, abbassando lo sguardo. - C'è un'altra possibilità. Lì dentro, da qualche parte, si dice che vi sia una torre fortificata che un tempo appartenne ad un potente mago. Al suo interno, nel suo libro di magia, potreste trovare un altro modo per uscire da quel luogo. Ma questa è una leggenda, non so se abbia un fondamento di verità...

Era abbastanza. Ogni minuto che perdevamo poteva essere fatale per i nostri amici, nonostante i due si avventurassero in congetture relative al diverso modo di scorrere del tempo fra i due mondi, che ovviamente non compresi e sulle quali comunque non avevamo certezze. Li invitai ad affrettarsi.

L'inviato di Uldan conficcò allora la sua spada nella superficie della piramide, che subito si infranse in vari punti, producendo crepe che consentirono a Frostwind di aprire una breccia più duratura. Nel frattempo, sentivo i poteri curativi dell'uomo riversarsi su di me, curando le mie ferite e facendomi immediatamente sentire forte e rinvigorito.

Vortici di nubi si agitavano in un mondo oscuro dai contorni indistinguibili, davanti a noi si apriva un buco che sembrava proiettato direttamente nelle immensità di un cielo notturno. Rimasi immobile, stordito dallo spettacolo che si presentava ai miei occhi, contemplandone la maestosità e l'orrore che poteva celare. Frostwind mi afferrò per un braccio e mi tirò all'interno, dietro di lui, mentre lo sentivo salutare l'uomo di
Uldan. 

un tenue chiarore lunare illuminava il nulla in cui ci trovavamo, un orizzonte buio e senza contorni, privo di rumori. Sotto i piedi, che sembravano poggiare su qualcosa di solido, le nebbie si muovevano, pigramente, vorticando nell'oscurità dalla quale, di tanto in tanto, sembravano levarsi mani aperte, braccia imploranti e corpi che si contorcevano. Fui inorridito e la mancanza di riferimenti mi causò un senso di nausea che riuscii a trattenere a stento.

Frostwind mormorò qualcosa di incomprensibile, e subito le cose migliorarono. Notai che ora vedevo assai più chiaramente, anche se non c'era molto da osservare. Tutto era adesso in due colori, il rosso che caratterizzava le nostre figure e varie tonalità di blu per tutto il resto. Come mi disse Frostwind, ora vedevamo come i nani, distinguendo i corpi caldi come rossi e le cose fredde in blu.

Non v'era traccia dei nostri compagni, che ora avremmo dovuto poter distinguere, se fossero stati nelle vicinanze. Ma nulla sembrava poter indicare una direzione come migliore di un'altra e fummo indecisi sulla strada da seguire. In quel momento, iniziai a provare una sensazione di piacevole calore emanarsi dalla spada, che sembrava pervasa da un nuovo potere.

- Tu hai il modo, Gawain, puoi trovarli - mi sussurrò una voce che il mago non poteva udire. Era la spada che si era risvegliata, forse sentendo l'aria di casa. Subito mi venne in mente la spilla di Shair che già in un'altra occasione avevo utilizzato come una bussola per localizzare i miei compagni. Avrebbe funzionato in quel mondo?

- Guarda qui, Frostwind - dissi, estraendo la spilla che sembrava emettere delle luci dai colori indescrivibili, ma che sembrava chiaramente indicare qualcosa quando la volgevo in una specifica direzione. Il mago annuì e evocò dal nulla due cavalcature spettrali che ci avrebbero consentito di percorrere velocemente la distanza che ci separava dagli altri.

Montammo in sella e ci avviamo, al galoppo, nella direzione che sembrava indicare la spilla. In breve (o almeno a me parve che fosse passato solo poco tempo), inziammo a distinguere le sagome rosse dei nostri amici, evidentemente impegnati a combattere alcuni nemici che dovevano essere i membri della Caccia.

- Da quella parte, Gawain - mi indicò il mago. Rinfoderai la spilla, che ormai non serviva più, e guardai in quella direzione. Poco distanti dalla scena, potevo distinguere i due arcieri che si preparavano a bersagliare i nostri compagni, e più in lontananza vidi la sagoma del gigantesco demone con il mago albino alle sue spalle.

Sfoderai la spada e la roteai in aria, facendole emettere una sorta di ruggito che mi fece venire i brividi, quindi spronammo ancora di più le nostre cavalcature, puntando su uno dei due arcieri, quello più vicino a noi. In un istante gli fummo addosso, e già l'avversario aveva fatto in tempo a scagliarci contro numerosi dardi che fortunatamente si erano infranti senza conseguenze sulle protezioni magiche evocate da Frostwind. Il mago era anche riuscito a scagliare una tempesta di frammenti di ghiaccio contro l'arciere, quando gli fui addosso e lo sentii urlare con voce non umana.

Iniziai a mulinare la lama ruggente, portando colpi a ripetizione, schivando e fintando per evitare di essere colpito, mentre Frostwind iniziò a riversare le sue tempeste ghiacciate contro il secondo arciere, che si stava avvicinando pericolosamente. Nel frattempo, i nostri amici sembravano aver avuto la peggio nello scontro, poiché dal loro lato ora potevo vedere le creature blu avanzare lentamente verso di noi.

Un cavallo al galoppo emerse dall'oscurità alle spalle del mio avversario, e mi trovai affiancato da Warland che evidentemente era venuto in nostro aiuto. Che fine avevano fatto gli altri?

l'arciere era molto rapido e riusciva spesso a schivare i nostri colpi, mentre potevo udire nella mia mente la spada incitarmi alla rabbia, sussurrarmi parole suadenti che mi invitavano ad abbandonarmi alla furia ed all'odio che sempre più montavano dentro di me. Cercavo di resistere a quei tentativi di dominare le mie azioni, ma sentivo di essere al limite delle mie possibilità, mentre ero impegnato nel combattimento.

Ad un tratto, persi il controllo. La spada mi fece abbassare per schivare un colpo, facendo in modo che venisse colpito il paladino di Uldan al mio posto. Warland cadde a terra, forse morto, per causa mia. Nuovo odio affluì in me, e lo lasciai scorrere incontrollato, abbandonandomi a quella sensazione di cieca furia che la spada suggeriva sempre più intensamente. Alzai la spada e urlando la calai sull'arciere, tagliandolo in due dalla testa ai piedi.

- Vedi com'è facile? Guarda quanto puoi essere potente, Gawain... - mormorava la voce che parlava direttamente nella mia testa, mentre sentivo affluire una potenza nuova e smisurata attraverso la lama. Mi costrinsi a pensare ad altro, per non dare ascolto alla voce del buio, e mi concentrai sugli altri.

Frostwind aveva abbattuto il secondo arciere, così lo invitai a prestare il primo soccorso a Warland mentre io avrei rapidamente cavalcato verso gli altri per accertarmi delle loro condizioni. Spronai il cavallo spettrale superando agevolmente i due lenti avversari che si stavano avvicinando, lasciandomi guidare dalle sagome rosse che vedevo a terra. In un attimo riconobbi Adesir, smontai e le prestai le prime cure, grazie alle quali la ragazza fu in grado di riprendersi.

- Pensa tu agli altri - le dissi, osservando quanto accadeva dietro di noi. - Io cercherò di bloccare questi prima che vi siano addosso!

I due demoni rimasti in piedi erano ormai vicini, ne riconobbi uno come una delle due metà in cui avevo diviso il domatore del branco nel combattimento fuori dalla piramide, con la sua frusta e la pesante ascia. Dietro di loro, non vedevo più né Frostwind né tantomeno Warland, segno che qualcosa non era andato come avevo sperato. A peggiorare le cose, il grande demone Zaak si stava avvicinando con i suoi grandi passi che facevano tremare il suolo invisibile.

Mi scagliai all'attacco, facendo ululare la spada ed il suo nuovo potere, subii la frusta, l'ascia e gli artigli dell'altro demone, ma in breve riuscii ad abbattere il domatore, la cui morte causò la scomparsa anche dell'altra orrenda creatura. Adesir aveva rimesso in piedi i due nani, nel frattempo, che già si preparavano a fronteggiare il gigantesco demone. La spada parlava sempre più amichevole alla mia mente, ma tentai ancora di distrarmi, lanciandomi verso Warland e Frostwind, che certamente avevano bisogno del mio aiuto.

Li raggiunsi in un attimo, pericolosamente vicino al demone ed al mago che continuava ad avanzare dietro di lui, allontanandosi da una specie di barriera che non avevo visto prima, ma che ricordava i muri di metallo che tante volte erano stati creati da Frostwind. Mi caricai il paladino in spalla e rimontai a cavallo, intenzionato a trascinare con me l'altra bestia magica sulla quale si trovava il mago, ma non riuscii mai a completare l'azione. Fui avvolto da un'intensa luce blu e venni scagliato a terra da un'esplosione che mi colpì alle spalle.

Warland giaceva a terra, fumante. Le cavalcature erano scomparse ed anche il corpo del mago era riverso a terra, privo di sensi... o di vita. L'imponente creatura degli abissi era ormai vicinissima, con i suoi occhi rossi e l'armatura che emetteva ampie volute di fumi puzzolenti, seguito dall'albino che sembrava concentrato con le mani giunte davanti al viso, gli occhi socchiusi. Evidentemente, era lui che controllava il demone, pensai, dovevo abbatterlo per porre fine a tutto questo.

per la seconda volta mi abbandonai alla volontà della spada, lasciando affluire in me il potere che sembrava così ansiosa di donarmi. "Solo quanto basta per eliminare queste creature", pensavo fra me e me, tentando di limitare il controllo che l'oggetto avrebbe guadagnato su di me da quel momento in poi. L'urlo silenzioso di trionfo che emise la spada mi fece capire che avevo appena compiuto un importante passo verso il buio, dal quale non sarei più potuto tornare indietro. Ma quel che contava ora era avere la possibilità di sconfiggere quei mostri, di salvare la vita ai miei compagni.

Mi sentii improvvisamente invincibile, e fui avvolto da una nube di oscurità che compresi mi celava agli altri, mentre a me consentiva di vedere chiaramente ogni cosa. 

- Ora non ti possono vedere, agisci! Colpisci il mago! - suggerì la spada, con voce sempre più trionfante, assaporando la sua vittoria sulle mie difese mentali.

Mi mossi rapidamente, facendo un ampio giro, portandomi alle spalle del mago albino che non si accorse di me se non nel momento in cui affondai la lama nella sua carne, uccidendolo all'istante. Troppo facile, pensai. Infatti, il demone era ancora lì, ed era ormai impegnato in combattimento con i nani.

- Ora colpisci il demone, alle spalle, Gawain - mormorava la spada, certa sul da farsi. - Colpiscilo al di sopra delle gambe, dove la sua difesa è minore!

Mi avvicinai e vibrai un primo colpo che penetrò nelle scaglie della creatura, poi un secondo e un terzo che andarono ugualmente a segno. Mi sentivo pervaso dal potere della spada e continuavo a trarne in quantità sempre maggiori, ormai preda della sua volontà superiore.

Vi fu una scarica di energia che mi avvolse, emessa direttamente dal corpo della creatura, ma sentii chiaramente la spada tenermi saldamente in piedi, laddove un simile colpo avrebbe dovuto scagliarmi a metri di distanza, lasciandomi stordito. Tornai alla carica, vibrai nuovi fendenti contro il demone che ora tentava di voltarsi per fronteggiarmi, offrendomi il fianco e levando l'enorme ascia nera. Ad un tratto il mostro crollò, abbattuto dai colpi della lama themanita che sembrava invincibile in quel mondo che l'aveva forgiata. L'urlo della spada sembrò assordante.

tentai di riprendere il controllo dei miei pensieri, evitando il contatto mentale con la spada, che ora si faceva più pressante, nel tentativo di far cedere definitivamente i miei ultimi baluardi difensivi. Mi concentrai sui compagni, tentai di parlare con i nani, che tuttavia sembravano alquanto innervositi. Recuperai i corpi di Warland e Frostwind, e i chierici utilizzarono le ultime briciole del proprio potere per curare le ferite più gravi, anche se nessuna magia fu in grado di rimettere in sesto il mago.

In effetti, avevamo sconfitto la Caccia, eppure non eravamo ancora tornati nel nostro mondo. L'ipotesi suggerita dall'inviato di Uldan circa l'esistenza della torre misteriosa si riproponeva come possibile soluzione, ma fu proprio in quel momento che vidi scomparire tutto ciò che avevo intorno.

Improvvisamente, eravamo di nuovo nella pianura. Della piramide non restava nulla, solo la buca che aveva scavato Frostwind prima che riuscissimo ad entrarvi. In qualche modo ce l'avevamo fatta. Forse, ricorrendo al potere della spada, avevo fatto irrevocabili passi nel buio che avrebbero condannato irrimediabilmente la mia anima, ma era servito a salvare i miei amici e questo mi convinse che avevo agito giustamente.

Stanchi e feriti, approntammo il campo per concederci il necessario riposo, e quelli di noi che ne avevano bisogno presero la dose giornaliera dell'antidoto che ancora era necessario per sopravvivere. Poche furono le parole che scambiammo, dato che poco c'era da dire. Eravamo confusi, stremati, ancora una volta avevamo vinto non per le nostre capacità ma grazie a qualcosa di esterno, che era finora sempre intervenuto a nostro vantaggio. Cosa ne sarebbe stato delle nostre vite se si fosse stancato di giocare con noi?

Ora, anche la spada sembrava tacere. Forse il suo potere era diminuito tornando nel nostro mondo, allontanandosi da Themanis, ma sapevo che sarebbe tornata a farsi sentire. La prossima volta sarebbe stata di sicuro assai più insistente e, temevo, più convincente che mai...