A&P Chronicles 2002-2003 (V, 2)

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 30 Gennaio 2006

Parte V, Capitolo 2: Il sepolcro di Felgrim

Seduta del 12/03/2003

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Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 30 Gennaio 2006

Parte V, Capitolo 2: Il sepolcro di Felgrim

Seduta del 12/03/2003

Il sepolcro di Felgrim

la notte passò senza sorprese, ma non troppo tranquillamente, dato che tutti eravamo nervosi ed agitati. Tornato alla stanza che dividevo con Thorin, faticai non poco per prendere sonno, assorto nei pensieri e nelle mille preoccupazioni destate dalle recenti novità. 

Fummo svegliati da qualcuno che bussava insistentemente alla porta. Data l'impazienza rivelata dal ritmo dei colpi, il misterioso ospite doveva trovarsi già da un po' dietro la nostra porta, e probabilmente non era riuscito a svegliarci ai primi tentativi.

- Sono Adesir, ho bisogno di parlarvi - la voce della ragazza ci rassicurò un poco. Ci alzammo, aprendo le finestre per scoprire che doveva essere piuttosto tardi, ed invitammo la nostra compagna ad entrare.

- Thorin, tu che forse conosci meglio la città, sai dirmi quale può essere un palazzo molto bello e lussuoso? - esordì Adesir, prima ancora di entrare nella stanza. Il tono di voce rivelava una certa impazienza, e le occhiaie indicavano un sonno assai più difficile del nostro.

- Beh, così su due piedi, non saprei... - borbottò il nano, cercando di fare mente locale. Lo sguardo e l'espressione generale del viso davano chiaramente a intendere che non fosse ancora del tutto sveglio.

In quel momento ci raggiunse Polgrim, e Adesir rivolse a lui la stessa domanda, quasi senza neanche salutarlo prima.

- A Esembork ci sono almeno una ventina di palazzi di quel tipo - disse, grattandosi la barba con aria interrogativa.

- Forse, se ti spiegassi meglio, potremmo aiutarti più facilmente - dissi, invitando la ragazza a sedersi. Lei fece una breve pausa, come per raccogliere le idee, e si accomodò sulla sedia riflettendo come per cercare le parole.

- Ho fatto uno strano sogno, stanotte - disse, tornando ad un tono di voce meno concitato. - Ero in un palazzo bellissimo, di cui ricordo alcune sale con tappeti favolosi, mobili di gran pregio, marmi colorati... Iniziai a scendere le scale, attraversando alcuni piani, fino a giungere ad una cripta chiusa da una specie di grande porta tonda, lungo la quale erano incise varie iscrizioni in lingue diverse: una doveva essere in nanico ed una era nel linguaggio della magia, mentre la terza aveva forme sinuose e bellissime, ma non ho la minima idea di cosa potesse essere. Ad un tratto, posai la mano sulla porta e nella mia mente ho sentito una voce che diceva
"Felgrim"...

Mi voltai verso Polgrim: era bianco in volto, la bocca semiaperta in un'espressione di sommo stupore come mai avevo visto sul viso di un nano.

- Quella è casa mia... - balbettò, incredulo.

- E la ragazza non è la sola ad aver fatto quel sogno - aggiunse Frostwind dalla porta. Era giunto in silenzio durante il racconto, e ci osservava con aria interessata scrutando
Adesir.

subissammo Polgrim di domande, ben sapendo che Felgrim era un suo antenato, costringendolo a narrarci qualcosa di più sullo strano sogno. In pratica, secondo l'usanza dei più nobili clan nanici, il sepolcro di Felgrim si trovava nei sotterranei del palazzo di Polgrim, ma il suo accesso era sbarrato magicamente. Alla morte di Felgrim, infatti, vi furono grandi cerimonie per la sua sepoltura, cerimonie alle quali intervennero anche alcuni suoi vecchi compagni, i cosiddetti Eroi dei Cristalli di cui avevo letto qualcosa nella storia dell'antica Esmeldia. Fra questi compagni c'era il mezzelfo mago Willard da Apolirt, il guerriero Warna dei nani di Bar-Shamdaar, ed il potente arcimago Magister Perigastus. Polgrim era eccitatissimo al pensiero che forse avremmo potuto aprire per la prima volta la cripta che conteneva i resti di suo nonno.

Sembrava a tutti chiaro che qualcuno, o qualcosa, ci stesse dando una traccia da seguire. In fin dei conti, ora anche Frostwind sembrava dell'opinione che la nostra avventura nel Bar-Arghaal non fosse del tutto conclusa, sebbene il mago non si fosse ancora rimesso completamente in forze. Mancavano ancora tre o quattro clessidre alla seconda colazione, e vi sarebbe stato il tempo per un sopralluogo, cosa sulla quale fummo tutti d'accordo, anche se Frostwind ci invitò caldamente a concordare ogni azione e decisione con lui: ebbi la netta impressione che fosse intimorito o si aspettasse qualcosa di pericoloso per via dei sigilli magici apposti da Willard o Perigastus tanto tempo prima.

Ci avventurammo, seguiti dalla nostra scorta, nella zona alta della città, quella in cui risiedevano i clan più nobili di Bar-Arghaal. Era un quartiere scintillante di metalli pregiati e impreziosito di marmi colorati e pietre lavorate ad arte, i cui palazzi si proiettavano fuori dalla roccia in varie balze sovrapposte, unite da camminamenti, scale e strade lastricate con pietre accuratamente intagliate e rifinite. Eravamo diretti verso la parte più elevata, dove quattro soli palazzi si ergevano sugli altri, possenti e maestosi, a testimonianza dell'eredità secolare che portavano in sé.

Il palazzo di Polgrim era il solo ad avere una porta di legno, e si trattava di un'opera d'arte anche in questo caso, pur non essendo i nani rinomati per la lavorazione del legname. Il maestoso ingresso delimitato da due alte colonne di pietra era alto almeno quattro passi, rinforzato da piastre metalliche e irto di spuntoni nella parte bassa. I possenti cardini sarebbero stati in grado di sorreggere una porta di ugual misura, ma fatta di pietra. Al centro delle due porte, un enorme battente argentato rappresentava un artiglio che costituiva l'emblema della famiglia.

- Benvenuti - disse Polgrim frettolosamente non appena il servitore aprì le porte. Quindi, vinto dalla curiosità, si precipitò all'interno facendo strada attraverso una serie di ampi corridoi e sale sfarzosamente arredate. Nonostante fosse un nano, era difficile stargli dietro, poiché l'emozione lo rendeva alquanto impaziente.

- Incredibile, è proprio il palazzo che ho sognato! - esclamò Adesir soffermandosi brevemente ad osservare i particolari che già conosceva. Frostwind si guardava attorno e annuiva, serio e pensieroso.

Ci affrettammo a seguire il padrone di casa nel suo tortuoso percorso, che ci condusse infine ad una scalinata. Scendemmo di almeno due piani, attraversammo le cantine ed i magazzini, ed infine, ci trovammo nella cripta. Davanti a noi, la grande porta di pietra tonda si ergeva, imponente, con tutto il suo carico di mistero rappresentato dalle strane iscrizioni e dal suo segreto contenuto.

come prima cosa, cercammo di capire cosa significassero le scritte sul portale di pietra. Le scritte in nanico ed in lingua magica si rivelarono facilmente come le solite frasi augurali e propiziatorie che si appongono solitamente sulle tombe dei grandi eroi, piene di titoli onorifici del defunto e di citazioni delle sue gesta più famose. La terza scritta, invece, nessuno riuscì a leggerla, anche se Thorin sembrava piuttosto sicuro che si trattasse dell'antica lingua degli elfi. Tuttavia, a parte le frasi augurali, la scritta in linguaggio magico terminava con un simbolo che Warnom identificò come una protezione, e che sembrava ricordargli qualcosa.

- Guarda questo simbolo, Thorin - il prete si rivolse al nano, - non ti sembra di averlo già visto?

- E' vero... - confermò il guerriero, grattandosi la barba e socchiudendo gli occhi che divennero quasi una fessura, - lo abbiamo visto nel tempio in cui Adesir riuscì a fermare lo spirito che ci consegnò la spada,ricordi?

- E' proprio lo stesso - confermò Warnom, ricordandosi. Dato quanto era accaduto in quel frangente, che ci sembrava ora così lontano nel tempo, non c'era da stare tranquilli. Quando eravamo entrati in quella tomba, infatti, lo spettro del morto era sorto dal sarcofago e ci aveva attaccati senza che noi potessimo riuscire a opporre alcuna resistenza, fino a quando, in qualche modo, Adesir era riuscita a comunicare con lui ed aveva ricevuto la spada dalle sue mani. Bisognava essere cauti, questa volta dovevamo capire prima cosa sarebbe accaduto, non potevamo affidarci alla fortuna.

- Prendiamoci tutti per mano - ci invitò Frostwind, con l'aria di chi ha capito qualcosa che non può o non vuole dire agli altri. D'altro canto, trattandosi di magia, non avrei mai potuto comprendere le sue eventuali spiegazioni, così rinunciai a fare qualsiasi domanda e feci quanto ci aveva richiesto, formando con gli altri una specie di anello. Mentre eravamo così riuniti, il mago toccò la superficie della pietra con un'estremità del suo bastone. Non successe nulla.

- Qualcosa non funziona - disse scuotendo la testa, - dobbiamo purificarci, subito, non c'è molto tempo!

Warnom non se lo fece ripetere due volte e iniziò uno dei suoi ormai consueti rituali di purificazione, basati sul racconto delle gesta di Tais-Nokar e dei suoi discepoli. Come sempre, mentre narrava, la sua voce divenne una specie di musica che echeggiava piacevolmente nella testa, infondendo una sensazione di tranquillità e di conforto.

Terminato il rituale, Frostwind ci fece prendere ancora per mano e ripetemmo il tentativo, che tuttavia non sortì alcun effetto.

- Ci siamo quasi - disse questa volta. 

Per me, il risultato era stato lo stesso, e non riuscivo a capire in base a quali informazioni il mago potesse dire che eravamo più vicini alla soluzione di quanto non lo fossimo poco prima, ma sembrava sapere il fatto suo e non avevo alcun interesse a indagare l'origine delle sue sicurezze. L'esperimento fu ripetuto più volte, formando il cerchio senza che vi prendessero parte alcune persone che Frostwind indicava di volta in volta. Eppure, quando toccava la pietra con la staffa, continuava a non accadere nulla, a parte qualche trascurabile vibrazione dei cardini.

Fu allora che Thorin ebbe un'illuminazione e si accorse che i cardini, in realtà, erano posticci e servivano solo a bloccare il portale, nonostante sulle prime nessuno volesse credergli. Quando infine ci decidemmo, svitammo i cardini liberando la grande pietra tonda, e Frostwind tornò a formare un cerchio con Thorin, Polgrim e Adesir. Questa volta, non appena toccò la pietra con il bastone, il portale scomparve, lasciando libero l'accesso alla tomba di
Felgrim. 

- Complimenti, Adesir, si direbbe che tu abbia sangue elfico nelle vene - dissi, poggiando una mano sulla spalla della ragazza. La particolare combinazione di individui che aveva consentito l'apertura del portale non doveva essere infatti un caso. C'era una scritta magica e Frostwind era il mago, c'era la scritta in nanico e oltre a Thorin c'era l'erede di Felgrim: Poi c'era la scritta in elfico... Adesir doveva per forza avere a che fare con quella leggendaria razza, anche se le sue sembianze non ne tradivano nessuno degli aspetti più tipici, per quanto avevo letto dalle cronache antiche, che parlavano di orecchie a punta e occhi allungati.

- Entriamo solo noi, voialtri aspettateci qui - Frostwind mi scosse dalle mie congetture. Ovviamente, aveva indicato solo coloro che avevano aperto il portale, mentre io e gli altri facevamo parte di quelli che avrebbero dovuto attendere. Accettai ancora una volta di buon grado la decisione del mago, convinto che sapesse il fatto suo.

Dopo alcuni secoli, eravamo i primi che stavano per mettere piede all'interno del sepolcro di
Felgrim.

attesi, impaziente, in compagnia di Tervel e Warnom, senza nulla da dire, i sensi tesi per percepire la sia pur minima parvenza di qualcosa che potesse costituire pericolo per i nostri compagni. Passarono lunghi minuti, senza che accadesse nulla. Potevamo udire le voci degli altri all'interno, ma nel loro tono non c'era eccitazione né emozione. Sembrava che la tomba non contenesse nulla di particolare. Dopo un po', Adesir ci raggiunse, perplessa.

- E' solo una tomba, dall'apparenza normale - disse, rispondendo ai nostri sguardi interrogativi. - Sembra del tutto simile a quella del tempio della spada, ci sono perfino i bracieri neri, ma sono tutti spenti. E poi ci sono una serie di statue che secondo Frostwind rappresentano gli eroi dei Cristalli.

Il mago usciva in quel momento, con aria pensosa.

- Ci sono tutti gli eroi dei Cristalli in quelle statue - disse, riflettendo a voce alta, - tranne Raven, il monaco oscuro. Tuttavia c'è qualcosa che non quadra, secondo me manca un erede...

- Un erede? - gli feci eco, pensando si riferisse agli eredi di Felgrim che, per quanto ci fosse dato sapere, aveva come unico discendente il nostro compagno
Polgrim.

- Dobbiamo provare anche se è rischioso - proseguì il mago, senza curarsi della mia domanda, - entriamo tutti, venite anche voi.

Qualunque fosse stata la sua intuizione, Frostwind aveva visto giusto ancora una volta. Feci appena in tempo a osservare la ricca ornatura del sepolcro e le bellissime statue che circondavano il sarcofago istoriato, notando che quella che rappresentava l'arcimago Perigastus portava una staffa straordinariamente simile a quella di Frostwind. Appena l'ultimo di noi mise piede all'interno della tomba, vi fu un rombo sordo e subito i bracieri si accesero di una calda luce bluastra, mentre la pietra circolare ricomparve al suo posto, chiudendoci dentro.

Ma non vi fu il tempo di sentirsi in trappola. Quasi subito un sibilo acuto che divenne una specie di fischio si diffuse per la cripta, proveniente dal sarcofago che aveva iniziato a brillare di un'intensa luce, blu anch'essa. La luce sfavillante sembrava emanarsi da un oggetto che fuoriusciva dalla lastra superiore del sarcofago stesso, come se fosse stato al suo interno per secoli in attesa di quel momento. L'intensità del bagliore non consentiva di vederne chiaramente la sagoma, e presto la luce iniziò a balenare in varie direzioni, scagliando fasci blu che andarono a colpire tutte le statue intorno.

Restammo immobili, attoniti di fronte al portento che si rivelava ai nosti occhi, incapaci di muoverci, di parlare o anche solo di preoccuparci che quelle manifestazioni potessero costituire una minaccia. Poi, lentamente, i fasci che illuminavano le statue si ritrassero, e la luce sul sarcofago iniziò a spegnersi fino a lasciare, ben visibile, un grande cristallo sfaccettato che sembrava aver inglobato la luce blu all'interno della sua perfetta superficie. Prima ancora che potessimo emettere un sospiro, una voce profonda e tonante riempì la sala, echeggiando nelle nostre menti, come seppi solo più tardi, nella lingua che ognuno di noi comprendeva meglio.

 

"Io sono il custode. Io sono stato creato per difendere e conservare in attesa del momento.

Io vi ho percepito; Voi siete giunti a me per diversi percorsi.

Adesso ascoltate.

In principio era il Caos, poi venne il Conflitto delle Potenze. 

Mentre i Popoli Nuovi, appoggiati dai Draghi e dalle Potenze Minori, davano battaglia alle razze preumane, i Giovani Dei ed i Quattro lanciarono la loro sfida agli Dei Proibiti.

Gli Dei Proibiti, divisi da odio insanabile, non riuscirono ad opporre una resistenza ai Giovani Dei, e vennero lentamente sopraffatti.

Quando questo terribile conflitto volgeva oramai al termine e tutto sembrava perduto, Vong-Sharam, uno degli Dei Proibiti, si rivolse ai Dimenticati perché forgiassero un artefatto in grado di minare il potere degli Dei Giovani e minacciare la loro stessa esistenza. Fu così che i Dimenticati crearono in segreto, nascosti agli occhi di tutti, i Cristalli del Potere. Questi erano quattro artefatti intrisi del potere dell’Antico e, se usati in modo appropriato, potevano scatenare la primordiale energia del caos. Contro un simile potere anche gli Dei Giovani nulla potevano. 

Ma il Conflitto delle Potenze ebbe fine prima che Vong-Sharam potesse usare tale risolutiva arma ed i Cristalli andarono perduti nei giorni della sconfitta dei preumani. Per secoli nulla si seppe di loro finché gli Elfi Selvaggi non trovarono casualmente uno di essi: il cristallo chiamato Yogath, padrone del tempo. 

Il Cristallo, tuttavia, si rivelò nella solamente in una porzione infinitesimale della sua potenza perché sapeva che il momento non era ancora giunto. Fu in quel momento che uno degli Dei Giovani, il sommo Hoadun, si accorse di una piccola frattura nel tempo e percepì il pericolo. Esso vide chiaramente quanta malvagità e quanto pericolo vi era in quel piccolo artefatto. Egli, che è conoscenza pura, venne poi a scoprire il pericolo rappresentato dai Cristalli nella sua interezza e rabbrividì.

Allora Hoadun convocò Uldan e Themanis, i suoi fratelli. Li mise al corrente del pericolo.

I tre Dei decisero dunque di porre fine a questa nuova, grande minaccia. Scelsero un gruppo di campioni tra i popoli di Terala e li inviarono a cercare e distruggere i Cristalli.

Gli Dei non potevano, infatti, intervenire personalmente perché troppo forte era il potere dei Cristalli, al punto di mettere in pericolo la loro stessa incolumità.

I campioni vagarono per il mondo per anni alla ricerca dei Cristalli e, trovati infine i potenti artefatti, li radunano per distruggerli nella grotta del destino. Da quel giorno essi furono chiamati gli Eroi dei Cristalli.

Ma uno degli Dei aveva tradito i fratelli. Themanis, nel momento della distruzione dei cristalli, usò il suo potere per divergere parte dell’energia liberata dagli stessi e creare un nuovo artefatto da rivolgere, un giorno, contro gli altri Dei Giovani. Grazie al potere di Turlang, suo araldo e demone in terra, diede vita al Cristallo Blu. Nessuno degli altri Dei si accorse, in quel momento, di questo infausto evento.

Passato del tempo, Themanis diede inizio all’invasione del continente sud di Terala e, grazie al potere del Cristallo Blu, impedì agli altri Dei di interferire; troppo grande era il rischio per Hoadun, Uldan e gli altri dei di venir distrutti dalla malvagia essenza di quel che rimane dell’Antico. 

Proprio quando tutto sembrava volgere a favore di Themanis, l’arcimago Perigastus si rivolse contro il suo patrono, rubò con l’inganno il Cristallo a Turlang e lo nascose, all’insaputa di tutti, nella tomba di uno degli Eroi dei Cristalli: Felgrim. In quel frangente egli mi incaricò di vegliare sull’immondo oggetto.

Ma torniamo alla nostra narrazione.

Del Cristallo Blu andò persa ogni traccia e così di Perigastus, braccato dall’irato Turlang e dai suoi sgherri. Sono passati secoli da quegli eventi, ma Themanis non ha mai smesso di cercare il cristallo.

Ma nel frattempo anche gli Dei Giovani hanno cercato anch’essi il potente artefatto.

Ed è stata in questa ricerca che Elendos, luce onniveggente, fratello della dolce Eldena, scoprì che alcuni degli eredi degli Eroi dei Cristalli avevano ereditato una frazione dell’energia dell’Antico; grazie a questa eredità – che si manifesta solo a volte nella linea ereditaria degli eredi di quei grandi eroi – è possibile controllare il Cristallo Blu.

Ma purtroppo quando Elendos si recò da Uldan e Hoadun per portare la notizia anche Themanis ne venne a conoscenza. Trasformatosi in un insetto, Themanis entrò non visto nel giardino di Hoadun ed ascoltò avido i racconti di
Elendos.

Negli anni che vennero si scatenò la ricerca ai nuovi portatori. 

Allora Hoadun, nella sua immensa saggezza, decise di occultare agli occhi di Themanis gli eredi degli Eroi dei Cristalli, nascondendo le loro origini e agli occhi del mondo.

Voi siete stati nascosti al drago nero perché egli non si avvedesse di Voi.

Ora Voi siete entrati nella tomba e il Cristallo Blu Vi ha riconosciuto ed a Voi si è rivelato. Questo non è il compimento di un percorso, ma il suo inizio.

Il Cristallo Blu deve essere distrutto, ma solo il popolo che un tempo fu il custode del mondo ed adesso ha abbandonato le altre razze al loro destino porta con sé la conoscenza per un tale e delicato processo. 

Voi oggi siete nominati custodi del Cristallo e portatori del grande male. 

Se accettate il Vostro destino sappiate che il cammino sarà irto di difficoltà e neppure io, il custode, riesco a vedere oltre le nebbie del futuro che vi attende.

Ma attenzione, anche Themanis ha reclutato – con l’inganno o con la promessa di un grande potere – alcuni degli eredi degli Eroi dei Cristalli e quindi cercherà di impossessarsi del Cristallo Blu per soggiogare ciò che resta del mondo libero e liberarsi dei suoi fratelli. 

Cercate le risposte vicino a Voi perché la soluzione degli enigmi è spesso talmente prossima che uno non se ne avvede.

Addio, che Hoadun e Uldan Vi proteggano e guidino".