A&P Chronicles 2002-2003 (IV, 5)

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 19 Gennaio 2006

Parte IV, Capitolo 5: Agguato in montagna

Seduta del 08/01/2003

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Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 19 Gennaio 2006

Parte IV, Capitolo 5: Agguato in montagna

Seduta del 08/01/2003

Agguato in montagna

due giorni dopo il nostro scontro con i Troll delle nevi, ci inerpicavamo a fatica fra i monti dell'Aral, sferzati da un vento gelido che spaccava la pelle ed irrigidiva i vestiti, causando una temperatura così bassa da gelare l'acqua anche a mezzogiorno. Frostwind faceva del suo meglio per utilizzare i suoi poteri magici in modo da attenuare il morso del gelo, ma nonostante questo, non avevo mai provato tanto freddo come in quel viaggio.

La neve ci arrivava costantemente alle ginocchia, ed in alcuni tratti anche oltre, rendendo il viaggio penoso e difficile. La marcia era particolarmente faticosa per il Nano, che risultava maggiormente impedito per via della sua bassa statura, anche se la sua resistenza fisica gli permetteva di sopravvivere in condizioni che avrebbero causato la morte di chiunque altro.

La bassa temperatura aveva causato la formazione di uno spesso strato di ghiaccio simile al vetro sotto la neve fresca, che rendeva le cose ancora più complicate per i cavalli. Fummo infatti costretti ad applicare ai loro ferri i ramponi che provvidenzialmente Guglielmo aveva incluso nel nostro equipaggiamento. Nonostante ciò, il carro avanzava a fatica, con una lentezza estenuante, ed in più di un'occasione fummo costretti a spingerlo per superare qualche tratto ghiacciato di maggiore pendenza.

Dal momento che gli altri preferivano stare sul carro, io cavalcavo in testa al gruppo, in sella a Tenebra, e facevo brevi perlustrazioni in avanti per accertarmi del percorso. La cosa non era peraltro semplice, dal momento che nessuno di noi aveva preso informazioni sulla nostra prima meta. Sapevamo di dover valicare all'Ultima Frontiera, noto come ultimo insediamento non nanico su quelle montagne, ma circa la sua reale posizione nessuno aveva un'idea precisa. Poiché tuttavia non c'erano molti sentieri percorribili, soprattutto in quella stagione, cercammo di mantenere la nostra strada sui fianchi delle montagne, laddove sembrava più probabile che un carro e dei cavalli fossero in grado di passare.

nelle prime ore del pomeriggio, superato un basso crinale, avvistai finalmente un insediamento a circa un migliaio di passi dalla nostra posizione, in linea d'aria. Potevo vedere il nostro sentiero giungere ad un gruppo di case apparentemente in legno, dai tetti spioventi, dai cui comignoli si levavano pigre spirali di fumo nell'aria tersa e cristallina.

Non potevo essere certo che si trattasse dell'Ultima Frontiera, ma non avendo altre informazioni su quei luoghi, il fatto che il sentiero proseguisse oltre il villaggio, tornando ad inerpicarsi su per le montagne, mi sembrò sufficientemente rassicurante, così mi affrettai a informare il resto del gruppo, che accolse la notizia con evidente soddisfazione. La prospettiva di un pasto decente e di una notte al caldo di un focolare era quanto di meglio potessimo augurarci dopo tanti giorni di gelo fra le montagne, anche se sapevamo che avremmo dovuto proseguire al più presto.

Animati da nuovo entusiasmo, proseguimmo il cammino cercando di coprire quegli ultimi tratti nel più breve tempo possibile, ma presto iniziai a provare una spiacevole sensazione. Ad un tratto, le mie impressioni furono confermate, quando con la coda dell'occhio fui certo di aver notato qualcuno che ci osservava di nascosto fra gli arbusti al bordo della strada. Dall'aspetto barbuto e tozzo, giurai che si trattasse di un nano, e la cosa non mi insospettì più di tanto, dal momento che non ritenevo improbabile che i nani di Bar-Arghaal sorvegliassero la zona. Ad ogni modo, tornai al carro per informare i miei compagni.

Ad un tratto, una voce profonda e stentorea gridò qualcosa dal folto della boscaglia, evidentemente al nostro indirizzo.

- Sono nani! - esclamò Thorin, confermando le mie prime impressioni. Il nostro compagno ed il misterioso avventore scambiarono qualche incomprensibile frase, mentre noi restammo in attesa osservandoci attorno, ma non riuscivamo a scorgere nessuno.

- Dobbiamo fermarci - ci ammonì Thorin, tornando poi a parlare in nanico con l'individuo nascosto tra il fogliame. Dopo qualche scambio di parole, Thorin si frugò e scese dal carro, sorprendentemente disarmato, avvicinandosi agli alberi da cui proveniva la voce. 

Pochi istanti dopo, alcune figure emersero finalmente attorno a noi, e constatammo di essere praticamente circondati da un gruppo di sei o sette guerrieri nanici che indossavano armature di piastre e impugnavano delle asce, anche se il loro aspetto era piuttosto trasandato, contrariamente a quanto avrei creduto. 

- Frostwind, mostra l'oggetto! - gridò ad un tratto Thorin. Ora potevamo vedere il suo interlocutore, un altro nano dall'aspetto simile a quello dei guerrieri che si erano posizionati attorno al carro. Il mago aprì la giacca e ne estrasse la cintura dell'amicizia che ci era stata consegnata, quindi la distese sollevandola in alto sopra la testa in modo che tutti potessero osservarla. Curiosamente, non vi fu alcuna reazione.

lunghi istanti di incertezza passarono, mentre Thorin parlava con il suo interlocutore, senza che potessimo capire alcunché del dialogo. Sentivo gli sguardi dei nani su di noi, ostili, e la loro indifferenza alla vista della cintura era senz'altro un cattivo presagio. Dopo un po', Thorin si voltò e lo vedemmo tornare da noi, pensieroso.

- Abbiamo un grosso problema - esordì non appena fu nuovamente fra noi. - Sembra che questi nani non c'entrino nulla con quelli di Bar-Arghaal, e se ne fregano della nostra cintura di amicizia!

- E che diavolo vogliono, allora? - fu il mio commento, interpretando lo stupore di tutti proprio ora che sembravamo arrivati. Ma l'espressione di Thorin era alquanto corrucciata e potevo vedere le sue dita nodose giocherellare nervosamente con le cinghie del corpetto.

- Vogliono un pedaggio - rispose il nano, - escluso me che sono un nano, vogliono duecento monete d'oro per ciascuno di voi, più cento per ogni cavallo... ci hanno dato due clessidre di tempo.

- Cosa? - esclamò Frostwind, indignato - fanno mille e cinquecento monete d'oro, una somma esorbitante!

- E comunque non abbiamo una simile cifra con noi - aggiunsi, ricordando che tutti avevamo depositato gran parte delle nostre ricchezze da Guglielmo, prima di partire.

- Posso provare a contrattare dicendo che non abbiamo denaro con noi - disse Thorin, - gli potremmo offrire in pegno il carro e pagarli al nostro ritorno da
Bar-Arghaal...

Frostwind già non ascoltava più, preso dalla rabbia. Anche io mi sentivo in collera per quella richiesta così esagerata, ma forse proprio per questo poteva esserci un margine di contrattazione e Thorin si avviò nuovamente a parlamentare. Vedemmo i due discutere e gesticolare, indicando il carro e noialtri come fossimo merce di scambio, poi, infine, Thorin fece ritorno, con la stessa aria dimessa di prima.

- Niente da fare - disse - se non abbiamo il denaro, vogliono il carro e tutte le nostre armi, e dice che una clessidra è già passata!

Era facile rendersi conto della situazione difficile in cui si trovava Thorin. Quel primo contatto con gente della sua razza non gli rendeva certo onore, erano chiaramente dei volgari banditi e oltretutto rinnegati della loro stessa specie. Per noi era ormai evidente che lo scontro fosse inevitabile, ma certo questo causava un pesante conflitto interiore al nostro amico.

- Benissimo - dissi, colto da un'idea improvvisa - Vuole le armi? Andiamo là e diamogli la mia spada, allora! - L'espressione sui volti dei miei compagni mi confermò che avevano capito perfettamente la mia idea. Se il nano avesse toccato la lama nera, infatti, ne sarebbe stato immediatamente bruciato, e la sorpresa ci avrebbe consentito di bilanciare, almeno parzialmente, la situazione di svantaggio numerico.

Frostwind iniziò a concentrarsi su qualche oscuro potere, mentre Adesir aveva già l'arco pronto fin da quando erano comparsi i guerrieri nemici. Dissi loro qualcosa, intendendo di stare pronti, anche se probabilmente sul momento non mi espressi nel modo giusto e Frostwind dovette interpretare diversamente le mie parole. Quindi, con Thorin, ci recammo dal nano che sembrava il capo del gruppo, lui a piedi ed io ancora a cavallo, recando la spada in atteggiamento pacifico.

eravamo appena giunti di fronte al nostro interlocutore, e già stavamo per invitarlo a prendere la spada, quando d'improvviso questi si trasformò in un porco che subito prese a correre in cerchio grugnendo sonoramente. Quasi immediatamente, udimmo il rumore di un'esplosione alle nostre spalle, il rumore di legno schiantato e grida di dolore. Con la coda dell'occhio vidi una colonna di fiamme rovesciarsi sul carro dove si trovavano i nostri compagni!

- Per Morgrim, dobbiamo combattere! - esclamò Thorin, mentre venivamo assaliti dagli avversari, evidentemente già pronti a quel che stava accadendo. Scattò contro il guerriero di sinistra levando il poderoso martello, mentre io lanciai il cavallo contro quello di destra, roteando in aria la spada.

Feci un primo passaggio assestando un colpo violentissimo al mio avversario, che tuttavia, protetto dalla pesante armatura, restò in piedi e tentò di abbattere Tenebra. Lo superai, saltando giù dal cavallo gravemente ferito, che si accasciò a terra con uno squarcio su un fianco. Mossi nuovamente incontro al mio avversario levando ancora la lama, mentre le prime frecce di Adesir cominciavano a piovere copiose dal cielo con rapidità impressionante.

Thorin aveva intanto abbattuto un primo avversario e si accingeva ad affrontarne un secondo, mentre anche il mio veniva raggiunto da un compagno e mi trovai così ad affrontarli assieme. Dietro di loro, Adesir era stata evidentemente sbalzata giù dal carro ora in fiamme, ma era riuscita a riprendersi in fretta, mentre non potevo vedere Frostwind e Warnom, né avrei potuto raggiungerli senza concedere ai miei avversari un mortale vantaggio.

- Sono solo dei poveracci! - cercava intanto di dirmi Thorin. Poi alzò la voce, gridando - veniamo in pace, non vogliamo farvi del male! - evidentemente stava cercando solo di stordire gli avversari, piuttosto che ucciderli. Il grugnito del maiale che correva attorno alla scena gli fece da paradossale sottofondo.

Una cortina di fiamme, dapprima basse e bluastre, poi alte almeno cinque passi e rosse di calore, si accese tutt'attorno al carro, avvolgendo anche Adesir al suo interno, così che non potevo più vederla. Ero preoccupato per le sorti dei miei compagni, ma non potevo correre in loro aiuto se non mi liberavo prima degli avversari che mi incalzavano. 

- Uccidi questi maledetti, Thorin! - gridai, irato - I poveracci non vanno in giro a scatenare fiamme e fuoco dal cielo! - ed intanto continuavo a vibrare colpi contro i miei avversari, che tuttavia sembravano avere un vantaggio insormontabile per via delle pesanti corazze. Ogni volta che affondavo, uno dei due cercava di sbilanciarmi per farmi perdere l'equilibrio, mentre l'altrop approfittava per colpirm meglio. Il maiale continuava a correre in giro grugnendo, passando fra i piedi dei combattenti terrorizzato, al rischio di farci cadere, poi d'improvviso non lo udii più.

Mi accorsi allora di avere un terzo avversario alle spalle, e d'istinto feci un mezzo passo indietro in modo da offrirgli il fianco, cosa che lo fece andare a vuoto. Il nano trasformato in porco era ora tornato alla sua forma originaria, e mi aggrediva aggiungendosi agli altri due. Raccolsi tutte le forze e lo abbattei con un colpo violentissimo che squarciò carne e metallo tagliandolo in due quasi di netto, offrendo però un certo vantaggio agli altri avversari che mi colpirono facendomi quasi mancare il fiato.

Le fiamme attorno al carro si erano spente, per fortuna, e potevo nuovamente vedere Adesir, dagli abiti bruciacchiati e fumanti, combattere con un altro guerrieri. Raccolsi la lama con entrambe le mani e, con un ultimo sforzo, la roteai urlando, colpendo entrambi i miei nemici ed allontanandone uno di qualche passo. L'altro riuscì invece a colpirmi, facendomi perdere i sensi. 

dopo non so quanto tempo, riaprii gli occhi e mi tirai faticosamente in piedi. Uno dei miei avversari giaceva morto lì accanto, ed anche Adesir era a pochi passi da me, bruciacchiata e priva di sensi. Un urlo mi fece voltare in tempo per vedere Thorin, coperto di sangue, abbattere l'ultimo degli avversari, quello che era stato trasformato in maiale.

Ci affrettammo a soccorrere la ragazza, che presto riaprì gli occhi confermandoci che non era in gravi condizioni. Mi prese un braccio e lo strattonò violentemente, richiamando la mia attenzione. 

- Corvo, un nano ti ha rubato qualcosa ed è fuggito da quella parte - mi disse, indicando il folto della boscaglia. Mi accorsi allora di avere lo zaino aperto, quel maledetto nano mi aveva preso la sacca delle monete! Mi alzai, e subito mi lanciai all'inseguimento, osservando le facili impronte lasciate nella neve dal mio assalitore.

Presto avvistai il nano, la cui corsa nella neve era fortunatamente più difficoltosa della mia, ma ad un tratto lo vidi scomparire come inghiottito dal terreno. Mi avvicinai cautamente per trovare una specie di scivolo di ghiaccio che conduceva all'apertura di una caverna sotterranea. Fissai un paio di chiodi nel ghiaccio e vi assicurai rapidamente una corda, che usai per calarmi lungo lo scivolo in modo da avere una via di ritorno, ma quando giunsi all'imbocco, mi trovai di fronte una buia apertura dalla quale risuonava l'eco dei passi.

Quella caverna era ovviamente il rifugio dei banditi, ma nelle condizioni in cui mi trovavo sarebbe stato impossibile avventurarmi nell'oscurità con qualche probabilità di successo. Potevano esserci altri nani ad attendermi, e l'esplorazione dei cunicoli avrebbe potuto rivelarsi molto più lunga del previsto, perciò decisi di tornare indietro e informare gli altri della scoperta.

quando tornai al campo, trovai gli altri intenti a rimettersi in sesto, con Thorin che si profondeva in cure di cui tutti avevano bisogno in larga misura dopo lo scontro che avevamo sostenuto. Per quanto mi riguardava, rinunciai alle cure in favore di Tenebra, che aveva perso molto sangue e non sarebbe sopravvissuto a lungo altrimenti, infatti mi ero già affezionato a quello straordinario animale e l'idea di perdere un cavallo di tale qualità non mi andava giù.

Il carro era ridotto in cenere e la maggior parte del nostro equipaggiamento aveva fatto la stessa fine. Dei sei cavalli due erano morti, ed altri due erano stati recuperati dopo una breve fuga che li aveva fatti allontanare di poco. Ma la notizia più grave riguardava Warnom. Quanto restava del nostro compagno era un ammasso carbonizzato e disgustoso che solo lontanamente poteva ricordare un essere umano. Era rimasto intrappolato nel carro quando era stato incendiato, ed a nulla erano valsi gli sforzi di Adesir nel tentare di tirarlo fuori da quell'inferno di fiamme.

Una cappa di tristezza calò su di me, al pensiero di quante volte quell'uomo ci aveva aiutati, con le sue preghiere, le sue cure, le benedizioni invocate su di noi. Mi aveva anche salvato la vita in un'occasione, ed era stato lui a recuperare la mia spada quando ero caduto in acqua, tanto tempo prima. Piansi senza vergogna per la sua morte, come già avevo pianto per la morte di Agherwulf, pensando a quando sarebbe stato il turno di un altro amico, o magari il mio turno, anche se la spada sembrava volermi tenere vivo ad ogni costo. Forse l'assurdo potere della spada richiedeva quel prezzo, il vedere morire uno ad uno i miei amici, restando sempre il solo testimone di tanto dolore... una maledizione, più che un potere.

Quando finalmente mi ripresi, cercai di raccontare del nascondiglio sotterraneo che avevo trovato, riscuotendo tuttavia ben poco interesse nei miei compagni. Non riuscivo neppure a farmi ascoltare, dal momento che ognuno sembrava preso da qualche altra cosa più importante. Lo stesso Thorin, che pensavo interessato a sistemare definitivamente quei rinnegati della sua razza, era molto più concentrato su un suo macabro rituale che riservava ai corpi degli sconfitti la decapitazione e l'infissione delle loro teste su una serie di pali, così non trovai di meglio da fare che iniziare a scavare una fossa per seppellire quanto restava di
Warnom.

Alla fine, seccato, presi il mio zaino e mi allontanai in segno di protesta, dicendo che sarei andato da solo a esplorare la caverna. Ben sapendo che non ne avrei avuto la forza, in realtà feci solo pochi passi, portandomi alle spalle del campo in una posizione da cui potessi vedere cosa accadeva, quindi mi distesi sulla neve, solo con i miei pensieri.