A&P Chronicles 2002-2003 (I, 1)

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 25 Settembre 2005

Parte I, Capitolo 1: Prologo

Seduta di Ottobre 2002

Act'n Play

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 25 Settembre 2005

Parte I, Capitolo 1: Prologo

Seduta di Ottobre 2002

Prologo

non ero
riuscito a dormire molto, quella notte, oppresso come spesso mi accadeva dai
miei pensieri. Mi ero girato e rigirato nel letto, mi ero alzato, avevo
passato qualche ora davanti alla finestra a ripercorrere con la mente gli
eventi che avevano sconvolto la mia vita negli ultimi tre anni. Il corvo era
tornato, dopo giorni che non si faceva vedere, e lo avevo osservato a lungo
beccare le briciole che spezzavo per lui da un tozzo di pane avanzato dalla
mia cena, come aspettandomi da lui delle risposte, che non avevo ottenuto.

E tuttavia, riesaminare per la prima volta in modo completo la mia vita mi
era stato d'aiuto. Per due volte ero sopravvissuto miracolosamente agli
eventi in cui il fato aveva voluto coinvolgermi, ed ero arrivato a pensare
che questo fosse un segno del destino. Dovevo tornare ad accettare il mondo
esterno e la gente, solo così avrei potuto comprendere qual'era il vero
scopo della mia esistenza finora così difficile...

scii di buon'ora dalla mia abitazione di Bor Sesirim, con un ronzio nella
testa dovuto al sonno perduto, ma con una nuova sensazione in corpo. Mi
sembrava di vedere nuovi colori e nuovi aspetti in tutto ciò che, in fin dei
conti, avevo già osservato per quasi tre mesi. Per la prima volta mi
intrattenni con le persone che erano solite salutarmi e che io non omaggiavo
solitamente con altro che un semplice cenno della testa, discorrendo con
alcuni di essi di argomenti futili eppur piacevoli.

Raggiunsi la bottega di Fraeth, il fabbro, dove ero solito dare una mano nei
lavori più pesanti in cambio di poche monete, stancandomi fino a tardi in
modo da non restare solo con i miei pensieri. Ma quel giorno mi sentivo
diverso, forse per la mia decisione notturna, forse perché sentivo nell'aria
che qualcosa stava per accadere. Chiacchierai a lungo con Fraeth, scherzammo
e ci dilungammo in commenti sulle ragazze che passavano, quindi, prima del
solito, tornai a casa.

Avevo voglia di mangiare qualcosa e poi fare un giro per le strade della
città, magari fermandomi a bere una birra in una delle tante taverne alle
quali non mancavano rifornimenti, dato che i mercanti continuavano a
svolgere i loro affari quasi indisturbati anche in quei tempi di guerra. Un
tuono preannunciò un improvviso temporale e presto la pioggià iniziò a
cadere copiosa, frustrando le mie intenzioni per quella sera.

qualcuno
bussò alla mia porta.

- Chi è? - chiesi sfoderando la spada e preparandomi al peggio. Non avevo
mai ricevuto visite da quando ero a Bor Sesirim, e non avevo detto a nessuno
dove alloggiavo.

- Sei tu Gauìn? - chiese una voce delicata, femminile, storpiando malamente
il mio nome. La cosa mi infastidì, ma ero ancor più preoccupato che qualcuno
mi stesse evidentemente cercando.

- Il mio nome non si pronuncia così - risposi - quindi dubito che ci
conosciamo, chiunque voi siate!

Nonostante la prudenza cui mi ero ormai abituato, l'istinto mi indusse ad
aprire la porta. Sotto la pioggia, una figura esile di donna, ammantata e
zuppa sotto la pioggia scrosciante attendeva sull'uscio. Era molto bella,
dai lineamenti delicati e sottili, la carnagione molto chiara ed i lunghi
capelli neri raccolti a fatica sotto il cappuccio della mantella.

- Ti ho seguito da molto tempo - disse lei senza tradire alcuna particolare
emozione. - Devo parlarti di cose importanti.

La feci entrare, perdendo ogni barlume di buon senso e di prudenza,
incuriosito da quel nuovo e singolare evento che, ancora una volta, si
verificava per conto proprio, a dispetto di quanto io avessi fatto per
mantenere un'anonimato. Si presentò con il nome di Shair.

La feci accomodare sulla sola sedia che avevo, accanto al camino, e lei si
riscaldò le mani prima di parlare. Mi rivelò di essere a conoscenza delle
mie precedenti avventure, dal massacro di Arl-Raverim ai Falchi d'Esmeldia
di cui anch'ella faceva parte, come mi dimostrò mostrandomi una spilla
identica alla mia. Mantenni tuttavia un po' di diffidenza nei suoi
confronti, in fondo la spilla poteva essere stata rubata a qualcun altro, e
la ascoltai cercando di interromperla meno possibile. Il corvo era intanto
tornato e beccava i resti del pane secco sul davanzale della finestra. Lei
sembrò non curarsi dell'animale.

shair
parlò a lungo, rivelandomi la sua intenzione di costituire un nuovo gruppo
di resistenza, simile a quello dei Falchi d'Esmeldia, ma con una veste meno
ufficiale, che lo rendesse più indipendente, meno individuabile e quindi
anche meno soggetto ai fenomeni di tradimento che ormai avevano minato le
altre organizzazioni. L'idea mi piaceva, era l'occasione che attendevo per
tornare a combattere l'oscuro invasore themanita che tanto odiavo. Ascoltai
con interesse, anche se mi chiedevo fino a che punto avrei potuto fidarmi di
quella donna.

Aveva seguito le vicende della mia vita a lungo, mi disse, perché era
convinta che sarei stato utile nel gruppo che voleva costituire. Aveva già
in mente altre persone, ma non volle rivelarmi i loro nomi, e quando percepì
la mia diffidenza, mi invitò a darle fiducia, così come lei intendeva darne
a me chiedendomi di far parte di quel gruppo.

Ero perplesso, dopo le ultime vicende mi era difficile fidarmi di qualcuno,
malgrado quella donna avesse un qualcosa che mi induceva a crederle
istintivamente. Così, alla fine decisi di accettare la sua proposta. Posi
una sola condizione: i membri del gruppo avrebbero dovuto essere di mio
gradimento. Dopo le ultime esperienze infatti, le persone che avrei avuto al
mio fianco avrebbero dovuto essere in grado di ispirarmi fiducia così come
era successo con Shair. Non volevo trovarmi ad affrontare un altro
traditore...

- Sta bene, Gawain - concluse Shair alzandosi dalla sedia. - Sono felice che
tu abbia accettato e vedrai che la tua fiducia non è mal riposta. Ora devo
assentarmi per qualche tempo, ho degli affari da sbrigare a nord, ma tieniti
pronto fra un mese da oggi: allora avremo il nostro primo incontro con il
gruppo.

La accompagnai alla porta e, quando fu sull'uscio, si voltò e disse alcune
parole per me incomprensibili all'indirizzo del corvo, che in risposta
sbatté le ali come in segno di aver inteso.

- Conosci il corvo? - domandai alquanto sorpreso.

- So che è qui per te, ma non chiedermi di più - anticipò le numerose
domande che avrei voluto farle. - Non è ancora il momento, ma se mi seguirai
in questa impresa, presto maturerai e comprenderai il significato del
corvo...

Si allontanò nella pioggia e svanì rapidamente alla mia vista. Chiusi la
porta, diedi un'ultimo sguardo al corvo che sembrava quasi ridere di me,
quindi andai a letto e presi subito sonno.